
Al termine del lungo periodo di gestazione, il Registro elettronico nazionale per la tracciabilità dei rifiuti (Rentri) ha mostrato per l’ennesima volta il potere negativo della burocrazia. Il registro elettronico potrebbe essere alla portata di tutti, fin dall’iscrizione; tutto parte dall’identità digitale (Spid, Cns o Cie) e molti dati sono già pre-caricati dalla Camera di Commercio; dopo di che le registrazioni in carico e scarico seguono la stessa traccia del registro cartaceo.
A rendere tutto più difficile è l’impostazione adottata dal ministero, che privilegia i programmi commerciali rispetto al servizio pubblico (che si paga...): il portale è stato volutamente reso incompleto per favorire chi acquista un gestionale, che controlla i dati inseriti prima dell’invio. Le tre date di partenza per potersi iscrivere al Rentri sono quelle del 15/12/2024, 15/06/2025 e 15/12/2025, entro il termine di 60 giorni di calendario dalle rispettive date; i 60 giorni sono stati portati a 120 giorni dalla legge di conversione del decreto “Milleproroghe”. Il ripensamento tardivo, i cui motivi sono da ricercare nella debolezza dell’infrastruttura digitale, che già a pochi giorni dalla prima scadenza era andata in crisi, sta creando ulteriore incertezza. Le nuove scadenze per iscriversi si portano al 14 aprile prossimo, per le imprese che operano nel settore dei rifiuti e per i grandi produttori; al 13 ottobre, per i medi (con oltre 10 dipendenti) e al 13 aprile 2026 per i piccoli produttori di rifiuti pericolosi (con meno di 10 dipendenti).
L’allungamento del termine per adempiere all’obbligo di iscrizione dovrebbe valere anche per la dismissione dei precedenti registri di carico e scarico e dei vecchi formulari di identificazione dei rifiuti (prestampati e rilegati): questo avrebbe dovuto avvenire automaticamente. Invece non è così, perché la proroga concessa a fine febbraio diventa operativa solo con il decreto ministeriale correttivo del regolamento di applicazione approvato con decreto ministeriale 4 aprile 2023, n. 59, previsto per gli ultimi giorni di marzo.
Una proroga incompleta e difettosa, quindi, quella concessa dal legislatore, che sembra fatta apposta per indurre le imprese (che non avevano rispettato il termine del 13 febbraio) ad affrettarsi. La fretta del ministero, così come la lentezza del sistema sotto scadenza, induce a pensare che sia mancato il contatto con le Camere di Commercio, che attraverso il modello unico ambientale (Mud) conoscono il numero esatto di ciascuna categoria di imprese soggette al Rentri.