18Con il Dm 8 agosto 2023 è stato tracciato il quadro di riferimento per la concessione degli aiuti stabiliti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) per l’innovazione nei settori agricolo e alimentare, per la parte relativa alla meccanizzazione; la quota di 100 milioni destinata ai frantoi oleari è in corso di definizione e ci si augura che possa uscire entro la fine del mese.
Il decreto scaturisce da un lungo processo, che ha visto la nostra Confederazione schierata in prima linea, a tutti i livelli, per estendere gli aiuti agli agromeccanici e per indirizzarli verso investimenti veramente innovativi ma effettivamente realizzabili. La prima versione, presentata all’inizio dell’anno, era inapplicabile, perché stabiliva requisiti difficili da realizzare: a parte i robot, già in commercio per alcune colture, l’alimentazione a biometano e quella elettrica sono disponibili in numeri limitati e non avrebbero consentito di utilizzare tutte le risorse. Grazie alle correzioni apportate, anche per merito di Cai Agromec, il provvedimento supporta gli investimenti dei seguenti settori, certamente più facili da realizzare:
- macchine e attrezzature per l’agricoltura di precisione.
- sostituzione di veicoli “non stradali”, come le macchine per agricoltura e zootecnia;
- innovazione dei sistemi di irrigazione e gestione delle acque.
A tal fine si dovranno presentare alle regioni e alle province autonome, incaricate di ricevere le domande, erogare i fondi e fare gli indispensabili controlli, dei progetti di investimento sostanzialmente simili a quelli per lo sviluppo rurale, anche se – ci auguriamo – più semplici da gestire. La grande novità, di cui Cai Agromec rivendica orgogliosamente il merito, è l’ammissione delle imprese agromeccaniche fra i beneficiari diretti dei contributi: non resta che augurarsi che gli enti si astengano dall’introdurre vincoli e priorità che potrebbero poi creare un difficile contenzioso.
I requisiti delle imprese ammesse
Per questo il ministero si è premurato di stabilire fin dal principio i requisiti soggettivi delle imprese ammesse a presentare i progetti di finanziamento:
- a) devono rientrare nella definizione di Pmi (micro, piccole e medie imprese)
- b) essere iscritte alla Cciaa ed essere titolari di Partita Iva;
- c) avere il Fascicolo Aziendale confermato e aggiornato;
- d) le imprese agricole e le loro cooperative e associazioni non devono essere considerate “in difficoltà” in base alle relative norme;
- e) non essersi macchiate di reati gravi in danno dello Stato e dell’Unione Europea;
- f) nel caso di investimenti in veicoli “non stradali”, devono impegnarsi a sostituire un altro veicolo di proprietà del medesimo soggetto beneficiario.
L’entità dei contributi varia a seconda del tipo di investimenti oggetto della domanda di aiuto:
- per le macchine ed attrezzature per l’agricoltura di precisione, o per i sistemi e impianti di irrigazione, la somma massima ammissibile è di 35.000 euro; per gli importi superiori (nel limite massimo di 70.000 euro) il contributo viene calcolato sempre sui 35.000;
- per la sostituzione di veicoli non stradali, sono finanziabili gli investimenti fino a 70.000 euro; se superiori, il contributo viene calcolato sempre su 70.000 euro.
La percentuale massima di contributo è molto elevata: si va dal 65% della somma investita, per la generalità dei richiedenti, al 80% per i soli giovani agricoltori; le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano possono ridurre le percentuali per allargare la platea dei possibili beneficiari.
Chiaramente dovranno stare attente a non ridurre troppo, perché un’adesione insufficiente a terminare le risorse comporta la restituzione dei fondi non spesi, oltre al rischio di entrare in concorrenza con altre agevolazioni, come il credito d’imposta 4.0. Per esempio, se la percentuale venisse portata al 35% per fare entrare più aziende, il contributo massimo sarebbe di 24.500 euro: se il trattore costasse oltre 122.500 euro, converrebbe più il credito d’imposta, a parità di altre condizioni.
Leasing e usato “vietati”
Ha destato una certa sorpresa, considerata l’attuale tendenza dei costruttori a proporre il leasing anche per importi modesti, il divieto di acquisizione secondo tale formula: è infatti ammesso solo l’acquisto. Il “divieto” al leasing potrebbe però nascondere la volontà di dare i contributi soltanto alle aziende più floride, in possesso dei fondi necessari o facilmente affidabili; questo non accade a chi è molto esposto e non ha alternative al leasing (molto più sicuro dal punto di vista della solvibilità).
Come per altre agevolazioni (Nuova Sabatini, Inail, credito d’imposta, ecc.) non è finanziabile l’acquisto di beni usati, né gli interventi semplice sostituzione che non comportino un miglioramento tecnologico e un minore impatto ambientale, così come gli interventi di manutenzione.
Alle imprese che non ottengono prodotti agricoli primari (come agromeccanici e trasformatori) il contributo può essere erogato nei limiti stabiliti dalla disciplina comunitaria “de minimis”: gli aiuti di Stato non possono superare il limite di 200.000 nel triennio precedente alla domanda. Il credito d’imposta 4.0 non rientra nel calcolo di tale limite, essendo una semplice agevolazione fiscale; contano invece i contributi derivanti dai bandi Inail, e quelli stanziati dalle regioni Lombardia ed Emilia Romagna nei bandi riservati agli agromeccanici. La limitazione ha suscitato qualche malumore da parte delle imprese più attente ad approfittare di aiuti e agevolazioni; ma lo spirito del provvedimento sembra ben diverso e orientato a una più ampia e capillare distribuzione delle risorse disponibili che, lo ricordiamo, non sono poche.
Fra le tante motivazioni che hanno spinto il legislatore ad abbandonare la primitiva impostazione verso robot, elettrico e biometano, c’è quella dell’inarrestabile invecchiamento del parco macchine.
Accanto a un nucleo di aziende “di punta” (agromeccanici e agricoltori) che investono e innovano continuamente, ce ne sono tante che continuano ad impiegare trattori, macchine e attrezzature che avrebbero dovuto essere state da tempo dismesse ed uscite dal ciclo produttivo. In questo sterminato patrimonio ci sono le eccezioni dei “pezzi” maniacalmente tenuti e restaurati, che potrebbero ben figurare in un museo anche se vengono impiegati tutti i giorni da uno stuolo di appassionati, ma il grosso è purtroppo composto da macchine in cattive condizioni.
Risorse disponibili dopo l’apertura dei bandi regionali
Le statistiche sugli infortuni mortali collegati all’impiego di macchine agricole continuano a dominare la scena mediatica e hanno sicuramente influenzato le scelte del legislatore. Le norme comunitarie impediscono agli Stati membri di finanziare gli adeguamenti alle leggi in materia di sicurezza, per cui un provvedimento per la sostituzione delle macchine più pericolose sarebbe stato bocciato, a differenza di uno destinato a ridurre l’impatto dell’agricoltura sull’ambiente. Poiché le macchine nuove permettono di rispettare entrambe le esigenze, il Fondo per l’innovazione è stato volutamente limitato per consentire l’accesso al massimo numero possibile di aziende.
Come accennato, le risorse saranno effettivamente disponibili solo dopo l’apertura dei bandi da parte delle regioni, che dovranno stabilire quali criteri di selezione adottare sulla base di quelli stabiliti dal governo e dall’Unione europea. Gli stessi enti dovranno curare la raccolta e l’istruttoria delle domande che, una volta controllate, verranno pagate; controlli più completi verranno effettuati successivamente, recuperando, in caso di dichiarazioni false, le somme indebitamente percepite.