La Pac, ormai da diversi anni, sostiene il reddito degli agricoltori tramite pagamenti ad ettaro, allo scopo di tutelare il reddito degli agricoltori e allo stesso tempo tutelare l’ambiente, mediante delle rigide regole di condizionalità a cui tutti gli agricoltori europei sono soggetti per ricevere tali pagamenti.
In effetti, secondo dei dati della Commissione europea (fig. 1), la Pac incide sul reddito degli agricoltori per circa il 28% in Italia e il 38% nell’Ue, una percentuale piuttosto rilevante considerando che rappresenta un quinto di tutta la redditività.
Tuttavia, questa percentuale non è la stessa in ogni settore agricolo; ci sono alcuni settori in cui la Pac incide meno sulla redditività e settori in cui la Pac incide molto di più: un classico esempio è il settore del grano duro.
Il grano duro è la coltura cerealicola più rappresentativa dell’agricoltura italiana, nonché la base di una delle filiere più importanti dell’agroalimentare italiano: quella delle paste alimentari.
L’Italia è la seconda produttrice mondiale di frumento duro in termini quantitativi (dietro solamente al Canada): produce, infatti, circa 4,4 milioni di tonnellate su una superficie media di 1,2 milioni di ettari ogni anno: è la coltura cerealicola più importante in termini di superfici in Italia. Di fronte a tali numeri, la necessità di una politica forte e affidabile è indispensabile.
La politica Ue “vale” oltre il 50%
Nella tabella 1 è rappresentata l’incidenza dei finanziamenti della Pac nel settore del grano duro nelle aziende italiane che hanno coltivato tale coltura dal 2008 al 2016, con una superficie maggiore di 5 ha.
I dati sono stato estratti dal campione della Rica (Rete di Informazione Contabile Agricola).
Le redditività hanno avuto valori altalenanti negli anni; si è passati da un minimo di 492,74 €/ha di Reddito Lordo nel 2009 ad un massimo di 660,22 €/ha nel 2012; tuttavia, l’importo dei pagamenti diretti sono stati piuttosto stabili, aggirandosi ad una media di circa 342,92 €/ha.
Senza tali aiuti, si passa da un valore medio di Reddito Lordo di 608 €/ha a un valore di 265 €/ha, una differenza abbastanza notevole, che incide in termini percentuali del 57%.
In parole povere, dal 2008 al 2016, il reddito dei coltivatori di grano duro è stato sempre garantito, per più del 50%, dagli aiuti della Politica agricola comunitaria.
Oltretutto, un dato interessante è il Reddito Netto senza Pac, che ha mostrato in tutti gli anni presi in considerazione un valore negativo: ciò indica che la maggior parte degli agricoltori, senza gli aiuti forniti dalla Pac, non solo avrebbero coltivato grano duro, poichè sarebbero andati incontro a una vera e propria perdita economica, segno chiaro che la resilienza di questo settore è fortemente condizionata da tali sostegni.
Le differenze regionali
La produzione nazionale di grano duro si attesta intorno alle 4,4 milioni di tonnellate annue, tuttavia, gran parte della produzione viene esercitata da sei regioni: Puglia, Sicilia, Marche, Emilia-Romagna, Basilicata e Toscana.
Nella tabella 2 è rappresentata l’incidenza del sostegno della Pac nelle regioni precedentemente citate, che hanno coltivato grano duro dal 2008 al 2016, con una superficie maggiore di 5 ettari.
Molto interessante è la media del Reddito Netto senza Pac, che vede solamente la Puglia e la Basilicata con dei valori positivi, mentre le altre regioni presentano tutte dei valori negativi con un minimo registrato dalla Toscana di -234 €/ha, che ci fa capire la difficoltà di ottenere reddito coltivando grano duro in questa regione, anche alla luce del fatto che la Pac incide per il 62% sul Reddito Lordo e rappresenta quindi gran parte della redditività (fig. 2 e fig. 3).
Per quanto riguarda l’importo dei pagamenti diretti, la Puglia è la regione che presenta i valori più elevati, pari a 388,99€/ha, mentre la Sicilia i valori più bassi, pari a 238,73 €/ha; le altre regioni, invece, si collocano vicino alla media nazionale.
Comunque, anche nell’ambito regionale, la Pac ha inciso sempre più del 50% sulle redditività, con un valore minimo nelle Marche pari al 53% ed un valore massimo in Toscana, pari al 62%.
Recuperare redditività
Nonostante l’Italia sia la seconda produttrice mondiale di grano duro e che questa coltura rappresenti un cardine fondamentale della filiera agroalimentare italiana, i fondi della Pac risultano indispensabili per tenere in vita questo settore, che altrimenti farebbe fatica a mantenersi e a svilupparsi.
La riduzione delle risorse della Pac per il periodo 2021-2027 fa presagire un futuro ancora più difficile per i produttori di grano duro, a causa della riduzione dei pagamenti.
Per recuperare a questa prospettiva fortemente negativa, i produttori di grano duro dovranno intraprendere diverse azioni:
- migliorare l’orientamento al mercato e quindi aumentare i prezzi di vendita e i ricavi, tramite nuove forme di relazione con gli utilizzatori come i contratti di filiera;
- rendere più efficiente la produzione, tramite il progresso tecnico allo scopo di ottenere un aumento delle rese ad ettaro ed una diminuzione dei costi;
- produrre grano ad alto grado di differenziazione, in stretta connessione con la pasta alimentare di elevata qualità, sfruttando anche l’obbligo di origine del grano duro nella pasta.
Le prospettive del grano duro sono positive per gli agricoltori che mirano all’innovazione e all’orientamento al mercato. La Pac, che oggi pesa per il 57% sul reddito lordo, avrà un’incidenza inferiore di almeno 10 punti percentuali nella prossima programmazione 2021-2027.