Record assoluto di visitatori (327.100) per la 45esima edizione della kermesse bolognese.
Rapastella:
«Questa rassegna ha un grande presente
e un grande futuro».
La prossima edizione si terrà dal 6 al 10 novembre 2024
Oltre le aspettative. In occasione della conferenza stampa di inaugurazione della fiera (martedì 8 novembre, ndr), gli organizzatori di Eima International (FederUnacoma) avevano dichiarato che superare i 270mila visitatori dell’edizione precedente sarebbe già stato un ottimo risultato, intravvedendo la possibilità di toccare quota 300mila. Il dato ufficiale ha registrato ben 327.100 presenze, dei quali 57.300 esteri, che rappresenta il nuovo record dopo quello dell’edizione 2018 (317.000) antecedente la crisi determinata dalla pandemia.
E il confronto con il Salone Internazionale delle Macchine Agricole (Sima) di Parigi, quest’anno in parziale sovrapposizione con l’Eima, è inevitabile, anche perchè a Parigi si sono presentati solo 153mila visitatori, un drammatico crollo rispetto ai 230mila dell’edizione 2019 (ma anche gli espositori sono calati drasticamente). La rassegna bolognese supera dunque di slancio il biennio più critico per gli eventi fieristici (2020-2022), determinato prima dall’emergenza sanitaria e poi dalla difficile congiuntura economica, e rafforza la propria leadership nel panorama fieristico. Il carattere internazionale è il punto di forza di questa rassegna – sottolineano gli organizzatori – è l’elemento che la identifica e la rende riconoscibile rispetto ad ogni altra. I visitatori esteri, provenienti da ogni continente, coprono il 18% del totale delle presenze e 80 sono le delegazioni ufficiali di operatori economici che hanno animato gli incontri d’affari nel Padiglione delle Delegazioni Estere appositamente allestito.
«Il successo dell’Eima conferma l’interesse crescente per tecnologie agricole di nuova generazione che consentano di coprire i fabbisogni alimentari di una popolazione globale che entro i prossimi dieci anni crescerà di quasi un miliardo di unità – ha dichiarato il presidente di FederUnacoma Alessandro Malavolti – e conferma come in ogni regione del mondo si lavori per innovare i metodi di coltivazione, cercando di utilizzare in modo scientifico e sostenibile le risorse idriche e la fertilità dei terreni. In questa prospettiva una fiera come l’Eima ha una missione importante anche per gli anni futuri». «Il risultato di questa edizione è frutto di un monitoraggio molto rigoroso che realizziamo come Federazione, cercando di offrire alle case costruttrici e al pubblico degli operatori servizi fieristici sempre più efficienti – ha sostenuto il direttore generale di FederUnacoma Simona Rapastella – e di una strategia ben precisa che riguarda il brand Eima e i contenuti della rassegna, oltre che di un investimento importante che abbiamo realizzato per promuoverla e per coinvolgere tutti i target strategici. Investimenti ai quali si aggiungono quelli realizzati da BolognaFiere per migliorare le strutture del quartiere fieristico, che continueranno anche nei prossimi anni al passo con una rassegna che ha un grande presente e un grande futuro».
Elettrificazione
Tra le tante iniziative che hanno caratterizzato questa edizione si sono sicuramente messe in evidenza quelle organizzate da Edagricole, ovvero quattro convegni su temi di stringente attualità e un evento in area esterna organizzato per i contoterzisti.
Oltre al convegno sul carbon farming (vedi box in fondo all'articolo), le nuove tecnologie per l’elettrificazione in agricoltura sono state al centro del primo workshop. Michele Mattetti dell’Università di Bologna ha spiegato perché ha senso elettrificare un trattore «Innanzitutto, ce lo chiede l’ambiente. Nel 2022, l’Unione Europea ha approvato il Green Deal, per trasformare l’Europa in un continente neutro dal punto di vista delle emissioni. Si calcola che ogni anno i motori agricoli rilascino in atmosfera 76 milioni di tonnellate di CO2 equivalente: negli ultimi 30 anni questo quantitativo si è ridotto del 18%, ma non basta. E i motori diesel non sono efficienti sotto questo aspetto, il metano è già migliore, ma meno dell’elettrico. Questa tecnologia si sta studiando in modo importante già dal 2007, ma siamo ancora a uno stadio iniziale. Tuttavia, l’elettrificazione porterà a macchine molto più efficienti e con nuove funzionalità».
Davide Ricauda Aimonino dell’Università di Torino ha introdotto l’esperienza, ancora in corso e finanziata dalla Regione Piemonte con fondi strutturali europei, per cercare di realizzare un sistema che possa generare potenza utile a trattori e attrezzature agricole. «Elettrificare in agricoltura – ha spiegato – è utile per avere maggiore efficienza energetica (i sistemi elettrici, per natura, sono più performanti di un motore endotermico o idraulico), minori consumi, minori costi e maggiore sostenibilità. C’è inoltre la possibilità di svincolare il funzionamento del regime di rotazione del motore, eliminando l’albero cardanico e guadagnando al contempo in agilità di manovra ed ergonomia. Poi, si possono introdurre anche nuove funzionalità. Tuttavia c’è necessità di standardizzare, di scegliere quale tipologia di sistema elettrico vogliamo implementare e quale sarà la tensione da utilizzare».
Mirko Maraldi (Università di Bologna) nel suo intervento sulla produzione di energia elettrica in un’azienda agricola, ha poi sottolineato: «Le fonti principali sono le biomasse e le radiazioni solari. Attraverso queste due fonti, l’azienda agricola può passare da realtà che emette a realtà che allevia la condizione climatica del Paese. Le biomasse sono sistemi molto circolari, poiché abbiamo animali che producono reflui e letame, poi immessi dentro un digestore anaerobico che produce biogas e digestato, quest’ultimo riutilizzabile per concimare. E il biometano è oggi ritenuto strategico per perseguire obiettivi ambientali. Per quanto riguarda il fotovoltaico, la potenza installata è in costante aumento. In Italia il Piano nazionale energia prevede di triplicare entro il 2030 la fonte proveniente dalla radiazione solare, passando dai 24 di oggi ai 73 Terawatt».
Robotica
Il secondo workshop ha visto come protagonisti i robot, impiegati in operazioni come diserbo meccanico, difesa, monitoraggio, raccolta, semina e lavorazioni del terreno. Per quanto riguarda le tecniche di diserbo in pieno campo, hanno riferito Davide Facchinetti (Università di Milano) e Matteo Matteucci (Politecnico di Milano), vengono applicate a situazioni tra loro molto differenti che vanno dalle colture sarchiate, più facili da gestire per via dell’interfila più largo, a quelle seminate a righe, già più difficili da gestire con la sensoristica e la robotizzazione, e infine all’orticoltura da pieno campo. Esistono anche mezzi molto differenti per il controllo delle malerbe: selctive spraying, laser, diserbo meccanico, scariche elettriche, pirodiserbo, microonde e calce più vapore.
Ma la ricerca continua e nuove soluzioni sono alla studio, sia come mezzi (schiuma calda per le colture a file, raggi infrarossi, luce concentrata) sia come sensori e software (Weed It, Rometron, BlueRiver integrata poi da John Deere, Farming per citarne alcuni), mezzi di intelligenza artificiale che stanno alla base delle diverse tecniche di diserbo e che sfruttano telecamere che “vedono” le malerbe e decidono se intervenire o meno.
Due sono le operazioni in viticoltura drammaticamente onerose per le aziende – ha spiegato Marco Vieri dell’Università di Firenze –: una è la gestione dell’inerbimento e l’altra è la gestione dell’irrorazione. Per il diserbo ci sono già diverse applicazioni. Ma si sta lavorando anche per la potatura e le altre operazioni.
Per tutte le applicazioni vale però una considerazione base: perchè i robot siano realmente funzionanti è necessaria una digitalizzazione dei campi, specialmente nelle colture a file, ovvero la macchina deve poter riconoscere il campo in modo digitale. Alcuni esempi di mezzi già in campo nei vigneti italiani: Vitibot Bakus, Xag R150, Icaro X4, Rovitis, Ted e alcuni altri. Si stanno sviluppando poi robot per il monitoraggio dei vigneti e per trattamenti UV, nell’ottica della riduzione degli interventi chimici.
In frutticoltura – ha concluso Luigi Manfrini, dell’Università di Bologna – è necessario produrre frutti perfetti che rispondano alla richieste del mercato e per farlo si devono compiere in campo diverse operazioni di gestione: raccolta, trattamenti fitosanitari, diradamento manuale e potatura coprono quasi il 70% dei costi di gestione del frutteto. Concentrandosi solo sulla prima voce, in frutticoltura l’applicazione dei robot incontra diversi ostacoli, prima di tutto la movimentazione dei frutti senza provocare delle modifiche estetiche e in più la variabilità (genetica, ambiente, management) del sistema frutteto lo rende particolarmente ostile. Nel corso degli anni sono stati sviluppati nuovi mezzi e supporti per la sensoristica, che a sua volta si è evoluta per dare in tempi più ristretti informazioni utili ai mezzi. Ma a oggi non esistono in commercio dei robot che raccolgano la frutta in maniera efficiente e autonoma. L’automazione in frutticoltura potrà avere un futuro solo se riusciremo ad adattare le piante alla meccanizzazione.
Sostenibilità
Gli agromeccanici oggi rappresentano la soluzione più sostenibile per l’agricoltura e a confermarlo sono specifici studi con tanto di numeri, divulgati nel corso del terzo convegno organizzato da Edagricole in collaborazione con Cai Agromec, Confederazione agromeccanici e agricoltori italiani. Jacopo Bacenetti (Università di Milano) ha affrontato il tema della sostenibilità degli agromeccanici, presentando i risultati di uno studio condotto su 22 aziende di contoterzisti della Pianura Padana in cui è risultato che l’impatto della meccanizzazione non è mai trascurabile, ma il ricorso all’agromeccanico si rivela spesso determinante per ridurlo in modo sensibile, rispetto a quanto può fare in autonomia un coltivatore diretto. «Per 7 indicatori di impatto ambientale su 10 – ha proseguito Bacenetti – l’agromeccanico incide meno del coltivatore diretto, da un minimo del 24% fino al 75%, come nel caso dell’eutrofizzazione delle acque marine, o al 70%, come nel caso della formazione delle polveri sottili. Del resto, il contoterzista utilizza normalmente macchine più performanti, più recenti e che quindi rispettano appieno le sempre più stringenti normative del settore. Tutto ciò, comporta grandi vantaggi e il prodotto generato da diverse coltivazioni ha un impatto ambientale più basso».
Rossella Guizzardi, presidente della Feria (Federazione Emilia Romagna Imprese Agromeccaniche) ha evidenziato il ruolo sempre più fondamentale che hanno gli agromeccanici nel settore primario. Innanzitutto i numeri: in Italia conterzisti sono organizzati in 18.000 imprese, di cui 2/3 professionali, per un giro d’affari che supera i 4 miliardi di euro. La superficie lavorata arriva a 7,8 milioni di ettari e, attualmente, 7 agricoltori su 10 si rivolgono ai contoterzisti per effettuare lavorazioni nelle loro aziende. «Un ruolo che la politica sta cominciando a riconoscere – ha ricordato Guizzardi –, con gli albi regionali delle imprese agromeccaniche (in Lombardia e in Emilia Romagna) e con sostegni specifici a chi fa innovazione».
Cos’è la sostenibilità agronomica e come ottenerla è stato infine il tema affrontato dall’agronomo Lorenzo Benvenuti. «Si può affermare che un’attrezzatura o una tecnica migliora la sostenibilità agronomica del processo produttivo quando agisce positivamente sull’ambiente dove si svolge la produzione, quindi è una parte della sostenibilità complessiva del processo produttivo agricolo ed è generata da tutte le azioni che hanno effetti positivi sull’ambiente di produzione. Il contoterzista in molte occasioni fa scelte tecnologiche che si dimostrano significativamente più sostenibili sotto il profilo agronomico rispetto a quelle di una comune azienda agricola. In alcuni casi tali scelte sono cercate e volute, cioè l’impresa di meccanizzazione persegue consapevolmente l’obiettivo della sostenibilità agronomica e per questo costruisce un parco macchine idoneo a questo scopo».
1Lollobrigida: «Per incrementare le rese servono macchine 4.0»
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Prorogare il sistema di incentivi per l’agricoltura, tra cui lo sgravio per il 4.0 e le altre misure ancora in vigore, nel quadro di un piano organico per promuovere l’innovazione dell’agricoltura italiana. Questa la richiesta che il presidente di Federunacoma Alessandro Malavolti ha indirizzato al ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida in visita ai padiglioni di Eima.
«L’incremento delle rese produttive può avvenire in tanti modi. Attraverso gli Ogm, ad esempio. Tuttavia – ha detto Lollobrigida – quello degli organismi geneticamente modificati è un modello che a noi non piace. Invece siamo favorevoli all’impiego di tecnologie meccaniche e di sistemi innovativi che consentano di migliorare lo sfruttamento dei terreni e quindi di ottimizzare l’attività produttiva. Per questo sono stato colpito dalle molte innovazioni realizzate dai vostri costruttori». Sul tema, il ministro ha anche sottolineato la necessità di promuovere la diffusione dei sistemi di ultima generazione, tenendo conto delle specifiche esigenze del mondo agricolo. «Gli strumenti del Pnrr non possono escludere dai canali di finanziamento le macchine con motori Stage V – ha spiegato Lollobrigida – puntando invece su soluzioni tecnologiche ancora in via di sviluppo e di perfezionamento, come i mezzi ad alimentazione elettrica».
Con l’occasione, il titolare dell’Agricoltura ha reso noto che il ministero ha attivato canali di confronto con la Commissione europea per rivedere in senso migliorativo il Pnrr e per rivedere alcune linee guida che potrebbero pregiudicarne l’efficacia. A fronte di un obiettivo molto ambizioso, vale a dire conciliare produzione e sostenibilità, è necessario procedere in modo logico – è stato sottolineato durante l’incontro – vale a dire attingendo al bagaglio di esperienze e di competenza maturato da chi nel settore agricolo opera da sempre».
Rispondendo alle domande dei giornalisti, Lollobrigida ha anche parlato di Tea, agrivoltaico, logistica, utilizzo sostenibile degli agrofarmaci e gestione della fauna selvatica.
S. Mart.
2Dall’agricoltura conservativa a quella rigenerativa
Tutelare il suolo e conservarne la fertilità non basta più. La strategia climatica del Green Deal chiede all’agricoltura di: far crollare le emissioni di gas serra del 55% e aumentare la capacità del suolo di assorbire 310 m di CO2 eq. entro il 2030; misurare e verificare l’ammontare di emissioni ed assorbimenti entro il 2028. L’Ue scarica così sull’agricoltura la grossa responsabilità di rimediare, attraverso tecniche carbon negative, ai grossi danni fatti da un modello economico non più sostenibile.
Come fare? Occorre allargare l’orizzonte dell’agricoltura “conservativa” facendo propri i 5 principi di agricoltura “rigenerativa”: minime lavorazioni e semina diretta; copertura permanente del suolo; rotazioni colturali calibrate; zootecnia integrata; garantire apparati radicali efficienti tutto l’anno. Lo ha affermato Michele Pisante, coordinatore del comitato scientifico di Edagricole, nel corso del partecipato convegno organizzato dalla nostra casa editrice a Eima. Un cambio di prospettiva a cui può dare un grosso contributo una più diffusa adozione di tecnologie di agricoltura di precisione in formato digitale. Secondo l’analisi di Michele Mattetti dell’Università di Bologna, la tecnologia presente delle nuove macchine agricole consente infatti di automatizzare i processi e di implementare nuovi approcci agronomici.
Per Marco Acutis di CarbonChange, spin off dell’Università di Milano, l’evoluzione da un modello di politica agricola in cui è il legislatore a imporre le tecniche agronomiche in base alla presunzione degli effetti sul clima ad un futuro in cui saranno gli agricoltori a poter dimostrare il proprio comportamento virtuoso dipende dalla diffusione di servizi digitali per il sequestro e valorizzazione dellaCO2. Gottlieb Basch, presidente di Ecaf, ha ricordato che i principi di agricoltura rigenerativa sono gli unici che possono garantire un considerevole assorbimento di carbonio, riducendo al tempo stesso le emissioni connesse all’utilizzo di macchine, carburanti e concimi. Una marcia in più di cui l’Ue dovrebbe tenere conto nell’ormai prossima regolamentazione dei crediti di carbonio.
Lo.To.
3Premiati i “magnifici sette” contoterzisti dell’anno
«Oggi è un giorno di festa, per sorridere dopo tanti appuntamenti dedicati alle battaglie sindacali. Una giornata nella quale abbiamo premiato i campioni, che danno valore alla nostra categoria». Con queste parole il presidente della Confederazione agromeccanici e agricoltori italiani Gianni Dalla Bernardina ha salutato e ringraziato i contoterzisti che hanno partecipato alla premiazione della sesta edizione del “Contoterzista dell’anno” organizzata dalla rivista il Contoterzista a Eima 2022 assieme ad alcuni sponsor. Vediamo quali sono stati i premiati di quest’anno nelle rispettive categorie:
- categoria “Precision Farming”: Claudio Spagnoli, agromeccanico di Castel Goffredo (MN), premiato da Marco Miserocchi, country manager di Topcon Agriculture Italia;
- categoria “Donne”: Daniela Giuliodoro, agromeccanica di Ancona, premiata dall’amministratrice delegata di Bkt Europe Lucia Salmaso;
- categoria “Giovani”: Stefano Monticini, contoterzista di Arezzo, premiato dal direttore commerciale di Kramp Italia Rafael Massei;
- categoria “Diversificazione”: Lorenzo e Stefano Zoboli, agromeccanici di Nonatola (MO), premiati dall’area manager di Manitou Italia Marcello Vandelli e dal responsabile comunicazione Giacomo Borghi;
- categoria “Innovazione”: Luigi, Michele e Carlo Pea, agromeccanici di Verolavecchia (BS), premiati da Giuseppe Frova, marketing operativo di Syngenta Italia;
- categoria “Filiera”: Gianluca e Michele Turco, contoterzisti di Lesina (FG), premiati dal direttore di Massey Ferguson Italia Gianluca Gherardi.
Infine, quest’anno è stato assegnato per la prima volta anche un premio per la categoria “Attività sindacale” ed aggiudicarselo è stata è l’Associazione delle imprese di meccanizzazione agricola della provincia di Ancona (Apima). Il premio è stato ritirato dal presidente della Federazione delle imprese di meccanizzazione agricola delle Marche (Frima) Luciano Petrini.
Simone Martarello
4Alcuni protagonisti
Antonio Carraro accelera la corsa verso il trattore full electric. La ditta di Campodarsego (Pd) è capofila di un gruppo di imprese nell’ambito di un programma Life di 36 mesi che finanzia con 3,2 milioni di euro il progetto Atena (Advanced Tractors with Electric implemeNts for Agricultural green revolution). Il progetto prevede lo sviluppo di due trattori: uno full hybrid e uno full electric, abbinati ad attrezzature elettrificate. Partner del progetto sono l’azienda tedesca Ero (attrezzature per la viticoltura), Ecothea, start-up del Politecnico di Torino, e il Consorzio di tutela del Prosecco. A.M.
Doppia grossa novità in casa Bkt. Oltre a presentare AgrimaXfactor, la serie 70 destinata ai trattori per il trasporto e le lavorazioni del terreno, il gruppo indiano ha lanciato il suo primo cingolo in gomma per l’agricoltura (AgriForce BK T71). «Dopo aver raggiunto il miliardo di dollari di fatturato nel 2021 - ha riferito il direttore generale aggiunto Rajiv Poddar - puntiamo a toccare quota 2 miliardi nei prossimi 3/4 anni, grazie agli investimenti che ci porteranno a diventare uno dei più grandi produttori di pneumatici agricoli al mondo con 1,6 milioni annui di unità». F.B.
Goldoni Keestrack ha presentato a Eima 2022 diverse novità che guardano concretamente al futuro e alla tecnologia 100% green. Tra queste spicca il modello 100% elettrico Keestrack B1e. La macchina sarà prodotta in Italia presso lo stabilimento di Migliarina di Carpi (Mo) e sarà distribuita a partire dall’estate del 2023 a doppio marchio: Rigitrac in Svizzera, Austria e Germania meridionale, mentre il brand Keestrack coprirà il resto d’Europa e i Paesi d’oltremare già serviti dalla rete globale di Keestrack. M.P.
Irritec, azienda siciliana tra i leader mondiali nel settore dell’irrigazione di precisione, è stata tra i protagonisti di Eima International. Da sempre attenta ai temi della sostenibilità, quest’anno Irritec ha acquisito lo status giuridico di Società Benefit, l’unica azienda del settore ad aver conquistato un tassello così importante nel proprio percorso di crescita e miglioramento. Un’ulteriore rappresentazione concreta di questo impegno sono i recenti finanziamenti in ambito ESG che sono stati concessi da Unicredit e Crédit Agricole Italia per supportare le attività ESG (sostenibili). A.M.
Non si ferma la crescita di Kramp. Il gruppo olandese ha infatti registrato un fatturato di 1,1 miliardi di dollari nel 2022 (grazie soprattutto all’aumento dei prezzi) e prevede di toccare quota 1,2 miliardi nel 2023. Dati molto buoni anche per la filiale italiana. «La situazione al mese di ottobre ci vede in crescita del 13% - ha confermato Rafael Massei, direttore commerciale Kramp Italia - per cui contiamo di chiudere il 2022 a quota 30 milioni di fatturato». Entro fine anno sarà inaugurato anche il quinto punto vendita vicino a Bologna. F.B.
Anche in casa Kuhn risultati economici in forte aumento. Alla crescita del gruppo a livello mondiale (il fatturato 2022 dovrebbe chiudersi a quota 1,5 miliardi di euro, +25% rispetto al 2021) si accompagna l’ottima performance della filiale italiana. « Gli incentivi del governo hanno dato grande linfa agli acquisti di attrezzature, spandiconcimi e irroratrici in primis - ha detto Giovanni Donatacci, direttore generale di Kuhn Italia -. Nel 2021 abbiamo chiuso a quota 40,3 milioni e stimiamo un +20% per il 2022, anno in cui abbiamo aumentato le nostre quote di mercato in tutte le categorie di prodotto». F.B.
In casa New Holland Agriculture Italia si festeggiano in particolare i risultati positivi nel settore delle macchine da raccolta, mietitrebbie in primis. Il mercato si è chiuso in calo del 20% circa - ha sottolineato Andrea Leonardi, business director di New Holland Italia - ma abbiamo letteralmente dominato il mercato con oltre il 42% di quota. Anche nel comparto rotopresse, big baler e vendemmiatrici abbiamo messo a segno ottimi risultati e siamo ancora leader nel segmento trattori, nonostante un leggero calo di quota mercato in questo comparto». F.B.
Una collaborazione nata da intenti condivisi. Per questo xFarm e Precision Farming Network (PFN) hanno deciso di mettere a fattor comune le proprie competenze. Per la prima volta ai macchinari e agli attrezzi prodotti dal network di PFN viene infatti abbinata la tecnologia xFarm grazie allo sviluppo di un innovativo digital twin, ovvero la controparte digitale di ogni mezzo che permette lo sviluppo di nuovi servizi digitali. In questa prima fase sono stati coinvolte le attrezzature firmate Caffini, Mascar, DCM e Alpego, ma il network è aperto a tutti i costruttori. T.V.
5Agriumbria 2023 è servita
“La fi(li)era è servita” è lo slogan per il lancio della prossima edizione di Agriumbria e Il logo di questo claim è rappresentato da un piatto all’interno del quale si trovano i tre pilastri della manifestazione: zootecnia (un bovino), meccanizzazione (un trattore) e carne (una bistecca), dei quali Agriumbria è diventata un polo di riferimento.
La manifestazione è stata presentata nel corso dell’Eima dal nuovo presidente Stefano Ansieri che da pochissimo ha sostituito Lazzaro Bogliari, alla guida di Agriumbria per 19 anni.
L’edizione 2023 (dal 31 marzo al 2 aprile) sarà la prima dopo la firma dell’accordo con l’Associazione italiana allevatori che conferma Agriumbria come “polo delle carni italiane”.
«Agriumbria non vuol essere più essere legata solo ai tre giorni canonici di fiera – ha detto Ansieri – ma vuole affrontare, attraverso specifici incontri, una serie di argomenti importanti per la nostra agricoltura. Il primo, di cui ci occuperemo prima della fiera, sarà il problema dell’acqua e della sua gestione».
Un “assaggio” di questo argomento è stato dato all’Eima da Francesca Todisco, docente di idraulica agraria presso l’Ateneo perugino che ha presentato un documento su “Strategie e tecnologie sostenibili per la gestione delle risorse idriche in agricoltura”.
A.M.
6Irrigazione al top per le aree verdi
La presenza dei saloni Idrotech ed Eimagreen hanno creato le condizioni ottimali per il lancio da parte di Edagricole di due nuove pubblicazioni sull’irrigazione delle aree verdi.
La siccità che ha imperversato questa estate (e che ancora non ci ha del tutto lasciato) ha creato seri problemi non solo alle colture da reddito ma anche alle aree verdi.
Ecco, dunque, che una corretta conoscenza della progettazione, installazione e manutenzione deli impianti irrigui aiuta a gestire questa difficile situazione.
I due nuovi libri “Progettare l’irrigazione degli spazi verdi” di Graziano Ghinassi e “Irrigare il verde” di Claudio Corradi forniscono tutte le informazioni destinate a professionisti e hobbysti per venire incontro a questa esigenza fornendo tutte le informazioni per poter fruire di spazi verdi sempre al top grazie a una corretta irrigazione. A.M.
Eima International, un’edizione memorabile
- Ultima modifica: 2022-11-18T12:08:35+01:00
da Francesco Bartolozzi
Gli aiuti economici in favore delle aziende agricole e agromeccaniche per l'acquisto di trattrici, seminatrici, mietitrebbie, spandiconcime, barre irroratrici e altre attrezzature non mancano e alcuni sono anche cumulabili. Ecco tutto quello che c'è da sapere per progettare l'investimento più adatto alle proprie esigenze
Questa acquisizione rappresenta un passo strategico e significativo per entrambe le aziende, che uniscono storia e competenze per affrontare un futuro sempre più sfidante