Torna di moda il diserbo di pre-emergenza. Se fino a pochi anni fa la gestione delle infestazioni dei cereali a paglia era demandata senza particolari problemi esclusivamente ad unici interventi a fine inverno o inizio primavera, al momento attuale l’ottenimento di performance sempre e comunque risolutive anche con più moderni ed efficaci principi attivi diserbanti di post-emergenza classica sta diventando sempre più difficoltoso.
Considerare il mezzo chimico come unica soluzione per la gestione dei più variabili inerbimenti in molte situazioni si sta rivelando un errore difficilmente recuperabile.
Altre pratiche agronomiche devono essere messe in atto, in particolare prima della semina delle colture cerealicole, per ottimizzare l’efficacia degli erbicidi utilizzabili, con lo scopo preminente di evitare che il potenziale di infestazione si porti su livelli eccessivi.
Nella definizione delle strategie più adatte ad ogni situazione sono da considerare sempre più fattori che possono andare ad incidere sul risultato finale, quali ad esempio:
- il tipo e la densità delle infestazioni;
- la precessione colturale;
- il rischio di evoluzione delle resistenze,
- non ultimo il cambiamento climatico, con particolare riferimento al periodo primaverile.
Se da un lato la composizione e il livello degli inerbimenti e la specie che è stata coltivata precedentemente sono due fattori facilmente individuabili, più difficoltoso diventa accertarsi di non avere a che fare con infestanti non più sensibili agli erbicidi di post-emergenza, mentre diventa impensabile prevedere l’andamento termopluviometrico del proseguo della campagna cerealicola.
Ed è in questo ambito che l’inserimento nella strategia di diserbo complessiva di erbicidi ad azione residuale di pre o post-emergenza precoce può fungere come una sorta di “assicurazione”, rendendo meno problematico il successivo controllo delle infestanti a partire dalla fine della stagione invernale.
Occhio ai livelli di infestazione…
Gli interventi preventivi sono indicati in tutte le situazioni. Rivestono, però, una particolare importanza nei casi di forti infestazioni di specie sia graminacee che dicotiledoni a ciclo annuale, escludendo Avena e Galium aparine, al fine mantenere i livelli di inerbimento entro livelli accettabili.
Con la possibilità poi di poter gestire meglio i necessari classici interventi di post-emergenza di completamento, consentendo di posticipare leggermente gli stessi migliorando l’efficacia sulle più tardive presenze di specie perenni (Convolvulus arvensis in particolare) e inoltre posizionando meglio i preparati fungicidi utilizzati contro le patologie fogliari (ovvero Septoria).
…e alla precessione
Oltre alle malerbe spontanee occorre porre una particolare attenzione alle colture in precessione.
Dopo colza e specie destinate alla produzione di seme, quali crucifere (senape, ravanello ecc.), composite (cicoria ecc.), ombrellifere (coriandolo ecc.) e anche chenopodiacee (barbabietola), si assiste infatti frequentemente, nei seminativi di cereali in successione, a una anticipata e rilevante germinazione e sviluppo dei semi caduti durante le operazioni di raccolta.
Anche in questo caso i trattamenti autunnali con prodotti ad azione residuale generalmente ritardano e limitano queste problematiche, evitando di dover intervenire prima dell’inizio dei freddi invernali per non incorrere in deleteri fenomeni di competizione.
Ovviamente l’efficacia delle applicazioni con residuali si massimizza su terreni il più possibile esenti da infestanti già nate e finemente preparati.
Il vituperato glifosate e il destino della semina su sodo
Oltre alle tradizionali lavorazioni meccaniche di affinamento, in caso di sufficiente piovosità durante i mesi estivi, possono rendersi necessari anche trattamenti di bonifica con il risolutivo glifosate.
A proposto di questo storico e vituperato erbicida non selettivo, ormai agli ultimi mesi di autorizzazione a livello europeo e in attesa delle decisioni sull’eventuale rinnovo, il suo futuro è strettamente legato a quello della semina su terreno sodo, con particolare riferimento a quella dopo erba medica, in quanto al momento non esistono alternative tecnicamente ed economicamente sostenibili.
Resistenze: residuali necessari
Le specie infestanti che sono coinvolte nella preoccupante problematica dell’espansione dei casi di resistenza agli erbicidi, che al momento interessa i due più importanti meccanismi d’azione utilizzati in post-emergenza classica, sono Lolium spp., Avena spp. e anche Alopecurus myosuroides tra le graminacee, mentre fra le dicotiledoni preoccupano le presenze di Papaver rhoeas e con i primi segnali di un anomalo comportamento anche di alcune popolazioni di Sinapis arvensis. In linea generale tutti gli erbicidi residuali caratterizzati da azione graminicida (clortoluron, triallate, prosulfocarb, flufenacet e anche pendimetalin) garantiscono una sufficiente azione preventiva sulle emergenze di Lolium e Alopecurus, mente molto più complicata appare la situazione in caso di presenze di popolazioni di Avena non più sensibile, con una parziale efficacia esercitata solo da triallate.
Pendimetalin e diflufenican possono garantire una ottima attività sulle emergenze di Papaver rhoeas, mentre sulla specie crucifere diventano più risolutivi gli interventi con clortoluron e diflufenican.
Oltre alle situazioni di resistenza già conclamata, gli interventi di pre o post-emergenza precoce dovrebbero essere inseriti anche nelle situazioni ancora tranquille allo scopo di prevenire o quanto meno ritardare l’insorgenza di questa problematica, evitando inoltre di stressare in maniera pericolosa i pochi meccanismi d’azione di post-emergenza ancora efficaci.
Un clima sempre più anomalo
Un altro fattore che va a complicare ulteriormente l’intera strategia di gestione delle infestazioni è l’ormai evidente cambiamento climatico. Analizzando i dati delle ultime annate e in particolar modo delle ultime due, è stato possibile rilevare due situazioni particolarmente complicate per i trattamenti di post-emergenza tradizionali di fine inverno e inizio primavera.
Da una parte condizioni siccitose estreme nei due mesi in cui vengono effettuate la maggior parte delle applicazioni, cioè marzo e aprile, e dall’altra un notevole incremento del numero di giornate caratterizzate da abbassamenti termici notturni al di sotto dello zero. Le condizioni siccitose sono poi aggravate dal fatto che le eventuali precipitazioni sono concentrate in un limitatissimo numero di giorni, con eventi piovosi anche molto rilevanti seguiti poi da lunghi periodi con assenza assoluta di pioggia.
Questa ridotta umidità dei terreni, oltre a non favorire ottimali condizioni vegetative delle colture, frequentemente ostacola anche il normale sviluppo delle infestanti, con più o meno evidenti problemi di assorbimento e traslocazione degli erbicidi ad azione fogliare utilizzati.
A questo occorre anche aggiungere il problema rappresentato dalle gelate (vedi riquadro alla fine dell'articolo).
Anche queste anomale situazioni dovrebbero favorire un incremento delle aree cerealicole trattate preventivamente, in quanto la piovosità dei mesi tardo autunnali e di inizio inverno rimane ancora su livelli più che sufficienti, garantendo una più che sufficiente attivazione dei principi attivi ad azione residuale utilizzabili.
Il loro impiego, pur non garantendo un’efficacia definitiva, nella maggior parte dei casi permette di centrare meglio gli eventuali interventi di post-emergenza in caso di andamento stagionale sfavorevole, limitando anche i danni da competizione con applicazioni più ritardate.
Gli interventi preventivi fungono anche da “assicurazione” in caso di andamento stagionale primaverile anomalo, come verificatosi la scorsa primavera in particolare nei terreni più sciolti.
Quando conviene affidarsi al post-emergenza precoce
Diserbo preventivo dei cereali a paglia: conviene scegliere correttamente le tempistiche di intervento. A livello generale gli interventi subito dopo la semina sono infatti indicati quando i terreni sono stati finemente preparati, meglio se rullati, con limitata presenza di residui della coltura in precessione e con seme perfettamente ricoperto e posto ad una profondità il più omogenea possibile (3-4 cm).
Occorre poi sperare in un favorevole andamento pluviometrico, in quanto tutti i prodotti per attivarsi efficacemente necessitano di una sufficiente piovosità nel periodo immediatamente successivo all’applicazione, almeno 15 millimetri entro una decina di giorni.
Una finestra ampia
Se dopo le operazioni di semina le previsioni indicano un clima asciutto, tutti questi erbicidi, ad esclusione di triallate, possono essere utilizzati anche in post-emergenza precoce, purché le infestanti si trovino nelle prime fasi di crescita. La finestra applicativa diventa quindi relativamente ampia, andando orientativamente da fine ottobre a tutto il mese di dicembre e anche oltre. A livello puramente tecnico teoricamente sarebbero da preferire gli interventi di post-emergenza precoce, che risultano generalmente più efficaci e anche più selettivi, con il rischio tuttavia, in caso di prolungata piovosità e inagibilità dei terreni, di non riuscire a trattare in tempo utile.
Sei principi attivi autorizzati
Al momento attuale vi sono sei principi attivi regolarmente autorizzati per il diserbo preventivo dei cereali a paglia. A livello pratico viene data la preferenza a miscele già formulate prodotti ad azione complementare, mentre più raramente si ricorre all’impiego di singole sostanze attive. Il vecchio derivato ureico clortoluron, utilizzato prevalentemente in associazione pronta con diflufenican (Algor Platin, Zodiac DFF, Dicuran Plus), ma commercializzato anche da solo (Sorpasso 500 SL) presenta una ottima efficacia su Lolium e Alopecurus tra le graminacee e Veronica, crucifere, Papaver ecc. tra le malerbe a foglia larga.
È bene ricordare che clortoluron può risultare non è perfettamente selettivo su alcune varietà di frumento tenero, in particolare con applicazioni in pre-emergenza, nei terreni più sciolti e in caso di abbondante piovosità dopo i trattamenti, per cui è indispensabile verificare la loro sensibilità nella documentazione fornita ormai dalla maggior parte dalle ditte sementiere.
Efficacia graminicida
Il triallate (Avadex Factor), caratterizzato da un’ottima selettività e da utilizzare esclusivamente in pre-emergenza della coltura in associazione con diflufenican (Pressing 500, Mohican 500 SC), presenta un ampio spettro d’azione graminicida che, in ottimali condizioni applicative, comprende anche le più competitive presenze di Avena spp. emerse dagli strati più superficiali del terreno.
Il prosulfocarb (Roxy 800 EC, Boiler, Taisen 800 EC), disponibile anche in miscela già pronta con diflufenican (Jura EC) affianca alla buona efficacia graminicida (Lolium, Poa, Alopecurus) anche una sufficiente efficacia nei confronti di numerose infestanti dicotiledoni (Veronica, Fumaria ecc.).
Relativamente all’impiego della miscela di flufenacet + diflufenican (Battle Delta), che presenta caratteristiche simili alle associazioni precedenti, occorre avere l’avvertenza, in previsione di rilevante piovosità dopo i trattamenti, di evitare applicazioni di pre-emergenza su grano duro, privilegiando anticipati interventi di post-emergenza precoce.
Solo dicotiledoni
Molto più rari sono i casi in cui si vogliano prevenire esclusivamente le emergenze di sole infestanti dicotiledoni, comprese le preoccupanti popolazioni di Papaver rhoeas resistenti. In questo caso ci si affida prevalentemente all’impiego di diflufenican (Mohican 500 SC), caratterizzato da una prolungata persistenza d’azione. Infine sono da ricordare i numerosi formulati a base di pendimetalin (Most Micro, Stomp Aqua ecc.) da addizionare ad altri erbicidi allo scopo di integrarne lo spettro d’azione, quali ad esempio clortoluron e diflufenican, in quest’ultimo caso con la disponibilità di una miscela già pronta (Stopper P).
L’IMPATTO DELLE GELATE
Non solo l’anomala distribuzione delle piogge, o la loro intensità o la siccità invernale.
Anche le persistenti gelate notturne possono interferire sulla programmazione degli interventi diserbanti.
Con la necessità a volte di dover procrastinare gli stessi con un’ovvia accentuazione dei fenomeni di competizione delle infestanti.
Che diventano poi difficili da controllare solo con interventi di post-emergenza.