Davide Giondi, quando le nicchie funzionano

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Davide Giondi (a sinistra) con Marco Gardini uno dei dipendenti di più lungo corso.
Il grosso del fatturato di Davide Giondi nel Forlivese arriva da attività che per altri contoterzisti sono di corollario

Tutti i contoterzisti cercano qualche nicchia specifica in cui mettere radici, per differenziare almeno in parte la propria offerta e così crearsi un ambito di lavoro esclusivo. Davide Giondi, tuttavia, delle nicchie ha fatto la propria attività prevalente, se non esclusiva. La sua è una realtà tanto particolare che ci è sembrato il caso di tornare a trovarlo, quattro anni dopo la nostra ultima visita, per vedere se e come si sta evolvendo l'impresa. In effetti, rispetto al precedente incontro con la nostra rivista, molte cose sono cambiate e nuovi settori si sono aggiunti.

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Silvano Giondi, fondatore dell'azienda, nel 1975, e Luca, figlio di Davide, sedicenne, ma già appassionato al contoterzismo.

Facciamo una veloce panoramica: i lavori più tradizionali, per questa ditta, sono la vendemmia meccanica e la trebbiatura di piante da seme di ogni tipo, oltre al ciclo della bietola da seme. Più recenti, invece, il diradamento meccanico dei fiori su pesco e, ultima arrivata, la separazione dei tralci dal filare per accelerare la potatura. Certo: ci sono anche la trebbiatura del grano e la trinciatura dei cereali per un impianto di biogas. Ma, a questo punto, chi le noterebbe?

«Facciamo all'incirca 200 ettari di cereali all'anno, per i clienti storici. Per quanto riguarda il trinciato, abbiamo un solo cliente: l'impianto Casagrande Energy, per cui facciamo tutta la raccolta. C'è anche un paio di stalle, ma parliamo di piccole superfici». Appare evidente quindi che il grosso del fatturato i Giondi lo ricavano dalle già citate nicchie. «In effetti – ci spiega il titolare – quelle che per altri sono attività di corollario per noi rappresentano una fetta importante del lavoro».

 

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La vecchia TR 85 è stata dedicata interamente alla raccolta di semi di ravanello.

Specializzati in seme

Quale sia la vocazione di questa azienda di lavorazioni in conto terzi è del resto denunciato dal nome: Semetrebbia, più chiaro di così... «Un nome scelto tanti anni fa; forse avremmo potuto trovare di meglio, ma ci piacque e quello è rimasto».

Un'altra chiara prova della particolarità di questa azienda è nel fatto che i Giondi fanno esclusivamente lavori meccanici in conto terzi: non hanno, insomma, nemmeno un ettaro di terreno di proprietà. «Provammo a seguire questa strada, qualche anno fa, ma non andò molto bene, soprattutto per il costo dei terreni. Così lasciammo perdere. Preferiamo fare bene ciò che sappiamo fare e concentrarci sulla raccolta per conto terzi». Raccolta che, come abbiamo visto, riguarda al 75% prodotti da seme.

«Esattamente. Abbiamo quattro macchine, tutte New Holland: una TR 85, ormai dedicata esclusivamente al ravanello, una CX 7090 e poi due assiali, le CR 9060 e 7.90. Per il 90% le usiamo con il pick-up, per la raccolta di prodotti in andana: il già citato ravanello e inoltre piselli, cicorie, bietola. Di quest'ultima, per la verità, seguiamo l'intero ciclo, dal trapianto alla cimatura per finire con la raccolta; un lavoro complesso e delicato, che richiede pazienza e attenzione».

Mietitrebbie “truccate”

Dal momento che queste attività riguardano una minoranza di terzisti, i Giondi devono sapersi arrangiare un po' per tutto, a cominciare dall'adattamento delle macchine. E delle testate, anche. «Non abbiamo nemmeno barre da grano per tutte, ma soltanto un paio, più una testata da girasole. Come ho detto, il grosso del lavoro si fa con pick-up su prodotto già falciato e andanato. Per raccoglierlo abbiamo adattato una testata pieghevole della Cressoni, trasformandola in pick-up. Una soluzione che, di recente, è stata adottata dallo stesso Cressoni, che sul modello del nostro ha realizzato un proprio pick-up».

Un altro intervento che dimostra la perizia nella meccanica della famiglia Giondi è la realizzazione di un sistema pneumatico per la pulizia delle mietitrebbie, modifica “di famiglia” che i Giondi applicano a tutte le nuove macchine. Le quali, facendo raccolta di seme, devono essere sempre perfette. «Non possiamo passare da un prodotto all'altro come se niente fosse, l'interno della mietitrebbia deve essere ripulito da tutti i semi residui. Su certi prodotti – vedi la medica – c'è un po' più di tolleranza, ma per alcuni, come le orticole, occorre il massimo rigore: parliamo di sementi pagate 800 euro al quintale e che se risultano inquinate saranno ovviamente respinte dall'industria. Per riuscire a bonificare la mietitrebbia in tempi accettabili abbiamo realizzato una serie di condutture per l'aria compressa, con diversi punti di innesto per il compressore, tutto attorno alla macchina. Sul canale di scarico, per esempio, ne abbiamo uno ogni 70 cm. In questo modo, collegando il compressore alle varie bocchette riusciamo a togliere la gran parte del seme in tempi rapidi».

 

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Trincia e mietitrebbia, entrambe New Holland: sono due
delle macchine da raccolta della Semetrebbia.

Dal frutteto al vigneto...

Soltanto da questa sommaria descrizione è facile capire come i tempi morti incidano profondamente su questa attività. «Tra la pulizia delle macchine e i trasferimenti perdiamo una fetta importante di lavoro. Anche per questo mo tivo abbiamo recentemente cambiato le mietitrebbie con macchine che raggiungono i 40 kilometri orari. Andare a 40 km all'ora con una mietitrebbia a volte fa un po' paura, ma guadagnare 10 km all'ora nei trasferimenti non è poca cosa».

Il parco macchine della Semetrebbia è in effetti tra i più recenti che ci sia capitato di vedere. Tralasciando la TR, la mietitrebbia più vecchia ha tre campagne sulle spalle e la più recente è del 2015. Anche la trincia ha soltanto tre stagioni e lo stesso vale per le vendemmiatrici, due New Holland 9080: la prima del 2013, l'altra acquistata lo scorso anno.

«Abbiamo le vendemmiatrici meccaniche dal 1995, quando ancora nessuno credeva in questa attività. Oggi invece c'è una vendemmiatrice a ogni angolo; comunque la nostra parte di lavoro ce l'abbiamo sempre».

Lo stesso vale, in generale, per tutta l'azienda. «Il lavoro non ci manca – conferma Giondi – anche senza estendere più di tanto la zona di operatività: andiamo dalla provincia di Rimini e Cesena fino alle porte di Bologna. Abbiamo la fortuna di essere in un'area a forte vocazione orticola, dove si fa parecchio seme e quindi abbiamo parecchio da fare. Casomai, il problema è incassare, ma tutti i terzisti sono nelle nostre condizioni e dunque è inutile lamentarsi».

Per il vigneto, i Giondi eseguono, oltre alla vendemmia, anche lavori di cimatura e potatura del verde. «Da quest'anno abbiamo anche un nuovo attrezzo, una lama che separa i tralci dal filare, accelerando la potatura». Un'altra nicchia, insomma. Come pure è una nicchia l'attività di diradamento su pesco. «Con una diradatrice meccanica siamo in grado di ridurre fortemente il lavoro degli operai, che così devono soltanto completare l'opera. Per i proprietari si tratta di un grosso risparmio sulla manodopera».

 

...fino al fagiolo secco

L'ultimo settore di attività, almeno all'epoca della nostra visita, riguarda la raccolta del fagiolo secco. «Abbiamo fatto un esperimento, in accordo con una ditta di trasformazione che vuole approvvigionarsi di fagioli nel nostro paese, senza ricorrere all'importazione. Il problema in questo caso è contenere i costi, perché fare taglio, andanatura e raccolta diventa troppo dispendioso.

Così abbiamo provato a raccoglierlo in piedi, con la testata da soia, dopo averlo lasciato essiccare.

La difficoltà sta proprio nel far seccare la pianta, una cosa meno facile del previsto. Comunque alla fine non siamo andati male, il prodotto lo abbiamo portato a casa e probabilmente il quest'anno avremo una superficie maggiore da raccogliere» e un'altra nicchia da mettere nella lista di attività più insolita che ci sia capitato di incontrare.

di Ottavio Repetti

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Inverno tra manutenzioni e revisioni

A causa della stagionalità del lavoro, la Semetrebbia non ha nessun dipendente fisso. Vi operano a tempo pieno soltanto Silvano Giondi, padre di Davide e fondatore della ditta, e i due figli: oltre a Davide, infatti, la sorella Debora GIondi segue l'amministrazione. Completano la forza lavoro due dipendenti presenti quasi tutto l'anno e altri chiamati per la raccolta. E nel resto dell'anno? Cosa fa una ditta che ha in casa soltanto due trattori, di cui uno da vigneto? «Con quattro mietitrebbie, due vendemmiatrici e una trincia, oltre agli altri attrezzi, l'inverno passa tra manutenzioni e revisioni. Da novembre alla primavera smontiamo letteralmente ogni macchina, la controlliamo, puliamo e rimontiamo. In più apportiamo modifiche e migliorie per renderle sempre più funzionali durante il periodo di massimo impegno».

O.R.

Davide Giondi, quando le nicchie funzionano - Ultima modifica: 2016-02-03T13:13:58+01:00 da Il Contoterzista

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