«Se ci lasciassero fare il nostro mestiere nel vero senso della parola, senza concedere privilegi come le attività connesse alle aziende agricole, il contoterzista vero non avrebbe neanche bisogno di contributi, perché lavora bene e di conseguenza il lavoro ce l’ha. Basti pensare all’attività di sgombero neve, che ci consente di lavorare anche in inverno e di dare continuità operativa ai nostri dipendenti. In questo senso, le attività connesse danno fastidio, perché alcuni agricoltori si muovono aggirando le regole. Per fortuna tutto poi si spegne davanti alla professionalità del contoterzista, unico garante di un lavoro svolto con tutti i sacri crismi».
Roberto Ferrari, titolare di un’impresa agromeccanica a Scandiano, in provincia di Reggio Emilia, ha le idee ben chiare e soprattutto basate su una storia che da oltre 60 anni ha sempre dato i suoi frutti. «L’azienda è nata nel 1956 grazie a mio nonno, che appunto faceva il contoterzista in agricoltura, poi è stata portata avanti da mio padre e mio zio e ora è condotta da me. Siamo quindi alla terza generazione, ma negli anni ho diversificato molto l’attività agromeccanica, aggiungendo al lavoro in agricoltura anche manutenzione del verde, neve e spurgo».
L’attività principale di Ferrari è quella agricola, con tutte le sue operazioni tradizionali dalla preparazione del terreno alla semina, concimazione e diserbo fino alla raccolta, «ma cerchiamo di stare al passo coi tempi, per cui abbiamo introdotto i sistemi satellitari per concimazioni e trattamenti – specifica Ferrari – cioè rateo variabile e mappature, anche se a dire la verità queste tecnologie le applico più che altro sui terreni di proprietà, perché è un servizio che l’agricoltore non ti riconosce, a parte qualche azienda giovane più recettiva».
Con quattro dipendenti fissi e 5-6 stagionali, Ferrari gestisce 127 ettari di terra come proprietà e affitto e 350-400 ettari come conto terzi, tra erba medica, prati stabili, grano e un po’ di mais. «Siamo nel cuore del Parmigiano Reggiano – ci spiega – quindi la fienagione per noi è una componente importante, che arriva a rappresentare un quarto del fatturato. Così come la manutenzione del verde, che è da sempre un nostro servizio. Siamo un punto di riferimento nella zona, ci siamo creati nome e posizione, e oggi superiamo le 1.000 ore di trinciatura. Ma ovviamente la parte più consistente del fatturato arriva dalla raccolta dei cereali».
Sostenitori del sodo e della minima lavorazione
Un argomento che sta particolarmente a cuore a Ferrari è la semina su sodo. «La pratichiamo da quasi 25 anni, ci abbiamo sempre creduto e adesso abbiamo parecchi clienti che ci seguono, tanto che ogni anno seminiamo 250-280 ettari a sodo, non solo grano, ma anche erba medica, prati stabili e sovesci con piselli e fave. Anche in questo caso, se il lavoro è fatto a regola d’arte, i risultati ci sono eccome, e anche migliori rispetto all’aratura tradizionale. Con il sodo, per esempio, torniamo a ripristinare il prato stabile alle origini senza muovere il cotico e senza disperdere la sostanza organica che è fondamentale: il risultato sono medicai che durano fino a 7 anni senza problemi».
Anche l’aratro quadrivomere in dotazione all’azienda, necessario per l’interramento del letame e del liquame degli allevamenti intensivi, viene utilizzato a una profondità massima di 20 centimetri.
Dando uno sguardo al parco macchine, spicca inevitabilmente il colore blu. «Eravamo Fendtisti a tutti gli effetti – spiega Ferrari – ma negli ultimi dieci anni ci siamo convertiti a New Holland, perché come rapporto qualità/prezzo sono trattori validi, affidabili e possiamo contare su due officine in zona all’avanguardia.
Le macchine da raccolta (due mietitrebbie TC 56, una in versione Rotary Separator e l’altra in versione Hydroplus), invece, sono sempre state New Holland e come attrezzature troviamo marchi diversi: da Kuhn e Ferri per quanto riguarda la manutenzione del verde, a Ermo e Maschio Gaspardo per lavorazione terreno e semina, fino a Kuhn e New Holland per il segmento fienagione.
L’impegno sindacale
Un ultimo aspetto in cui Ferrari crede molto è quello dell’impegno sindacale, tanto che da quattro anni ricopre il ruolo di presidente dell’Apima di Reggio Emilia.
«Il contoterzista è chiamato terzista – spiega chiaramente – eppure è primario per l’agricoltura italiana, è inutile girarci intorno, perchè senza gli agromeccanici non si può fare agricoltura. Il mio obiettivo, quindi, è portare in alto l’immagine del contoterzista e far capire che senza questa figura non c’è futuro per l’agricoltura». Ferrari ha tutta l’intenzione di continuare nel suo ruolo, in un’associazione che conta 216 soci. «La nostra associazione è molto attenta, basata su concetti precisi, con all’interno diverse figure professionali in modo da offrire una gamma di servizi a 360 gradi al socio che, se viene in Apima, deve essere contento. È un impegno, certo, ma a me piace fissare degli obiettivi e portarli a termine. Nella nostra zona siamo riusciti a ritagliarci un ruolo di primo piano e a diventare un punto di riferimento anche per le istituzioni».
E il futuro? «Di sicuro rinnoverò il parco macchine un po’ alla volta, a partire dalle due mietitrebbie e da un nuovo trattore da 200 cavalli. Ma come settori non intendo prendere strade nuove, perché l’azienda funziona bene così».
Un piede in stalla
Tra le tante iniziative di Roberto Ferrari da segnalare anche quella della Cooperativa Sociale La Vittoria di Casalgrande (Re), di cui è socio dal 1991. Si tratta di una cooperativa di 30 soci, che gestisce un allevamento di 720 vacche, di cui attualmente 312 in mungitura, per una produzione media giornaliera di 105 quintali di latte, destinati alla Latteria Nuova Fontana di Rubiera (Re) per la produzione di Parmigiano Reggiano.
«Assieme ad altri due contoterzisti gestiamo tutta la produzione dei foraggi che servono per alimentare le vacche, erba medica in primis, ma anche grano foraggero, avena e veccia. Il tutto per ricavare un prodotto di fibra da utilizzare come miscela unifeed. Anche in questo contesto abbiamo un occhio di riguardo per la qualità, scegliendo le varietà migliori, predisponendo un piano colturale ad hoc, intervenendo al momento giusto per sfalciare e monitorando gli elementi nutrizionali del foraggio».