La meccanica agricola si mobilita per gestire la crisi in Ucraina

Da sinistra Alessandro Malavolti, Dario Fabbri e Massimo Agostini, moderatore del Think Tank
La quarta edizione del Think Tank FederUnacoma è stata dedicata all’emergenza geopolitica e alla crisi delle materie prime

È un Alessandro Malavolti seriamente preoccupato quello che ha aperto la quarta edizione del Think Tank FederUnacoma che si è svolto a fine marzo nella suggestiva cornice dello Stadio Dall’Ara di Bologna e che ha affrontato i temi relativi all’attuale crisi geopolitica e all’emergenza materie prime.

«Abbiamo avuto un 2021 molto positivo, non ce lo nascondiamo – ha detto il presidente di FederUnacoma – grazie anche a una serie di incentivi che hanno trainato il nostro mercato. Nel trend delle nostre esportazioni abbiamo visto le macchine agricole crescere leggermente sopra il 20% e i trattori poco meno del 20%, mentre come industry abbiamo raggiunto i 13,7 miliardi di valore della produzione. Ma adesso? Dobbiamo cercare di leggere alcuni segnali che stanno cominciando ad arrivare, come quello dell’ultimo sondaggio del Cema (associazione europea dei costruttori di macchine agricole), il cui indice (CBI) nel giro di un mese è sceso da 53 a 30. E la cosa più preoccupante è che, per le note problematiche logistiche, l’80% degli intervistati prevede uno stop delle linee di produzione delle mietitrebbie e il 70% per i trattori. Questo fa abbastanza paura, non tanto perché i mercati russi e ucraini siano per noi particolarmente significativi (a novembre 2021 la Russia valeva il 2,4% del nostro export e l’Ucraina l’1,2%), quanto perché il settore è condizionato chiaramente da un trend inflazionistico. L’anno scorso siamo a riusciti ad assorbire gli aumenti puntando su efficienze e scorte prima e sui prezzi di vendita poi (nell’arco del 2021 gli aumenti medi sono stimati attorno al 10-15%), ma adesso l’incremento dei costi diventa significativo e non siamo più in grado di assorbirlo noi. Temo, perciò, una forte ondata inflazionistica, che andrà a raffreddare ulteriormente la domanda».

Pressioni inflazionistiche e crisi alimentare

Dunque, le pressioni inflazionistiche sulle materie prime, così come sulla logistica, non compromettono soltanto la capacità produttiva dell’industria agromeccanica nazionale, ma riducono le possibilità di spesa delle aziende agricole, penalizzate soprattutto dai rincari dell’energia e dei fertilizzanti (di cui la Russia è primo produttore mondiale). Inoltre, la riduzione delle forniture cerealicole dall’Europa orientale sta creando un forte squilibrio tra domanda e offerta, che si riverbera anche sui prezzi delle derrate agricole, creando così le premesse per una crisi alimentare globale.

Il gap produttivo può essere colmato con una nuova geografia delle colture, aumentando le superfici a seminativo, e con investimenti in macchinari agricoli di ultima generazione. L’attuale situazione, tuttavia, non appare favorevole poiché l’incremento dei costi di produzione sta riducendo il potere di spesa dei redditi agricoli. In questo contesto le aziende agromeccaniche devono essere particolarmente reattive rispetto ai cambiamenti di scenario, ma devono anche seguire strategie di lungo periodo per attenuare l’esposizione rispetto alla volatilità delle commodity.

«La transizione ecologica è fondamentale – ha concluso Malavolti – ma ora ci sono altre priorità, come la sicurezza alimentare e la sicurezza energetica, altrimenti nel mondo occidentale andremo incontro a un rischio di stagflazione prima e recessione poi. Come imprenditore posso solo dare alcune raccomandazioni: leggere tutti i segnali deboli che arrivano (da clienti, fornitori, politici, esperti ecc.), avere la capacità di accelerare o stoppare la produzione, ragionare sul brevissimo periodo finché la situazione non si chiarisce, andare in giro fisicamente ad annusare l’aria che tira, non farsi attirare dalle speculazioni e scaricare subito sul terreno tutti gli aumenti, e infine “macroregionalizzare” gli acquisti, per non dover dipendere da un singolo Paese nella fornitura di materie prime». In questo contesto – ha confermato l’esperto di geopolitica Dario Fabbri intervenuto all’evento – il Paese deve diversificare i canali di approvvigionamento delle commodity, mentre le aziende devono esplorare le opportunità offerte da altri mercati giacché è altamente probabile che le sanzioni contro la Russia durino anni.

La meccanica agricola si mobilita per gestire la crisi in Ucraina - Ultima modifica: 2022-04-12T08:42:22+02:00 da Francesco Bartolozzi

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