«Servono politiche a sostegno degli investimenti»

Mariateresa Maschio
La presidente di Federunacoma Mariateresa Maschio indica la strada del rilancio. Perchè il mercato si riprenda occorre superare alcuni fattori frenanti, come il reddito basso, il costo dei mezzi meccanici e la difficoltà di accesso al credito

Alla vigilia di un’Eima International che si preannuncia all’insegna di un nuovo record come espositori e visitatori, l’associazione dei costruttori italiani di macchine agricole, Federunacoma, che organizza appunto la kermesse bolognese, indica la strada per la ripresa di un mercato che si appresta a chiudere una stagione a dir poco difficile.

Ne abbiamo parlato con la presidente Mariateresa Maschio, al suo secondo anno alla guida della federazione.

Partiamo dalla situazione di mercato. Ci stiamo avvicinando alla fine di un annus horribilis, dove il mercato dei trattori registra una nuova significativa flessione. È stato così anche per le altre macchine agricole?

Adesso si intravvedono già i primi segnali di ripresa, possiamo aspettarci un 2025 di nuovo con segno positivo?

«Insieme con i trattori anche le altre tipologie di mezzi targati, quelli che richiedono l’immatricolazione e che possiamo dunque monitorare in modo preciso, subiscono cali consistenti. Passivi a doppia cifra si registrano per le mietitrebbiatrici, le trattrici con pianale di carico e i sollevatori telescopici, mentre un passivo più contenuto si riscontra per i rimorchi. Dai dati in nostro possesso anche il vasto segmento delle macchine operatrici e delle attrezzature attraversa una fase non positiva, perché complessivamente le imprese agricole sono orientate a ridurre gli investimenti.

La domanda resta potenzialmente alta, anche a giudicare dai numeri di Eima International, dall’attesa frenetica degli operatori e dall’interesse del pubblico per le innovazioni tecnologiche. Perché il mercato si riprenda, però, occorre superare alcuni fattori frenanti, vedi il basso reddito degli agricoltori, il costo crescente dei mezzi meccanici, la difficoltà di accesso al credito. Insomma c’è bisogno di politiche che sostengano gli investimenti».

La linea di tendenza del mercato dell’usato è in continua crescita, quella del nuovo invece è in calo più o meno costante. E non solo in Italia. Quali sono le ragioni di questo trend e come si potrebbe invertirlo?

«Il costo dei mezzi meccanici è in aumento in Europa e in quei Paesi che hanno maggiormente accusato, in questi ultimi due anni, l’incremento del costo delle materie prime, dell’energia e della logistica, e che hanno dovuto ricaricare questi costi sui prezzi di listino. L’aumento dei prezzi combinato con l’incremento dei tassi d’interesse per il credito ha creato condizioni meno favorevoli all’acquisto di mezzi nuovi.

Molte imprese agricole si sono orientate verso mezzi d’occasione, che non portano innovazione nel sistema produttivo - statisticamente l’età media delle trattrici usate che vengono rivendute è pari ad oltre 20 anni – e non consentono all’impresa di fare quel salto di qualità che è oggi necessario per essere competitivi. Al di là dell’aspetto puramente economico, un altro fattore rischia di influenzare le scelte delle imprese agricole, quello determinato dalla difficoltà ad utilizzare efficacemente macchine di ultima generazione, governate da sistemi digitali sempre più sofisticati.

Negli ultimi anni le tecnologie digitali hanno compiuto progressi impressionanti e c’è bisogno di un sistema di addestramento, di formazione e di assistenza tecnica sempre più organizzato e calibrato sulle esigenze degli operatori agricoli».

Dal punto di vista dei finanziamenti, da molto tempo FederUnacoma reclama un’erogazione di contributi più strutturata nel tempo. È soddisfatta dell’attuale disponibilità, tra Pnrr, Legge Sabatini, Isi ecc? Cosa ci si può aspettare dal credito 5.0?

«In questi anni abbiamo avuto più strumenti d’incentivazione, a volte cumulabili fra loro, e questo ha certamente giovato al mercato delle macchine e delle attrezzature. Tuttavia, il 2024 è stato un anno di transizione perché alcune misure si sono esaurite ed altre hanno tardato ad entrare a regime.

Il Pnrr ha avuto una lunga procedura con i bandi regionali e la messa a punto dei meccanismi di assegnazione. Confidiamo che l’intero sistema possa, da ora in poi, marciare in modo spedito ed essere alimentato in modo più continuativo. La soluzione ottimale per il nostro settore sarebbe, effettivamente, un sistema di incentivazione di lungo periodo, giacché il parco macchine italiano ha bisogno di un rinnovo radicale e quindi di un sostegno costante.

La richiesta di programmi pluriennali nasce anche dalla necessità di stabilizzare la domanda, evitando l’impennata di richieste nei momenti in cui gli incentivi diventano operativi, e lo stallo delle vendite nel momento in cui gli incentivi si esauriscono, un meccanismo di alti e bassi che mette in difficoltà tutta la filiera a partire dalle industrie che faticano a programmare la produzione».

Ci sono possibilità che i decreti attuativi per la revisione trovino finalmente la stesura tanto attesa?

«Quella della revisione è una vicenda paradossale, perché la macchina legislativa ha fatto la propria parte già dal 2012 - con l’approvazione della legge che rendeva obbligatoria la revisione per le macchine agricole esattamente come avviene per ogni altro tipo di veicolo - e poi ha vanificato tutto bloccando i decreti attuativi.

Questo in buona misura per l’opposizione di alcuni settori del mondo agricolo, che hanno visto nella revisione un’incombenza scomoda, e il rischio di dover ripristinare le condizioni originarie delle proprie macchine, mezzi che nel tempo sono stati spesso modificati e trasformati in modo arbitrario. La questione ha dirette conseguenze sul rischio di incidenti – che in agricoltura sono ancora molto frequenti - e quindi sulla sicurezza dei conducenti e delle persone che lavorano vicino alle macchine.

L’obbligo è quello di ristabilire le condizioni del mezzo all’atto della sua immatricolazione e non quello di sostituirlo con uno nuovo. Per questo sosteniamo che la revisione non mira a stimolare il mercato del nuovo, ma ad affermare un principio etico, quello di difendere la sicurezza nel lavoro e nelle attività di trasporto».

Si è chiuso da poco il G7 Agricoltura, che ha visto FederUnacoma coinvolta in prima persona. Siete soddisfatti dell’esito di questo evento?

«Siamo molto soddisfatti per almeno due ragioni. La prima per la visibilità che il nostro settore ha avuto nell’ambito del vertice e dell’Expo che lo ha accompagnato. Abbiamo realizzato ambientazioni agricole nel cuore dello storico quartiere di Ortigia a Siracusa, abbiamo messo in mostra 80 modelli di macchine per le più diverse lavorazioni, abbiamo avuto in visita migliaia di persone, dalle massime autorità politiche agli studenti delle scuole medie, dagli imprenditori agricoli ai delegati dei Paesi esteri e al pubblico dei semplici curiosi e appassionati. La copertura mediatica è stata davvero molto ampia e tutto questo ha fatto conoscere la meccanica agricola come lo strumento fondamentale di una moderna agricoltura.

La seconda ragione sta nell’opportunità di sviluppare relazioni istituzionali con tutti i soggetti della filiera agricola e agroindustriale e con il mondo politico, e questo è molto importante perché le grandi sfide dell’agricoltura richiedono una sinergia fra tutti gli attori del sistema. Abbiamo avuto una particolare attenzione da parte della stessa Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e del Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, e di questo siamo molto grati perché il nostro settore ha bisogno proprio di programmazione e di sostegno in sede politica».

Cosa si aspetta da questa edizione di Eima?

«Mi aspetto grandi numeri e grande qualità. Il pubblico dei visitatori è atteso numeroso da ogni angolo del mondo, e questo è già un segnale dell’appeal straordinario che la meccanica agricola e questa nostra kermesse riescono ad avere.

Ma ancora più importante è la qualità della rassegna, data dal livello delle tecnologie presentate – sempre più inedite e innovative – e dal livello degli operatori economici, che sono in larga misura preselezionati, quindi sempre più competenti nell’individuazione delle tecnologie più interessanti per le diverse tipologie di agricoltura, e sempre più motivati ed efficaci nelle attività di business».

«Servono politiche a sostegno degli investimenti» - Ultima modifica: 2024-10-30T09:09:16+01:00 da Francesco Bartolozzi

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