Per i grandi della terra il futuro si fa nei campi

I temi trattati e le prospettive per il settore dal G7 Agricoltura di Siracusa

Giovani. Africa. Sostenibilità. Intelligenza artificiale. Sovranità alimentare. Sono le parole chiave che hanno animato e caratterizzato il G7 Agricoltura svoltosi a Ortigia (Sr) dal 26 al 28 settembre. Un summit preceduto da Divinazione Expo (21-29 settembre), che ha messo in mostra le eccellenze del nostro agroalimentare. L’obiettivo dichiarato dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, prima dell’evento, era «mostrare un’Italia in grado di contribuire allo sviluppo del pianeta insieme alle nazioni che compongono il G7 ma anche con i Paesi in via di sviluppo dell’Africa». Obiettivo che ha portato la presidenza italiana a dialogare, oltre la ministeriale, con le associazioni agricole, il mondo della ricerca, i giovani, l’industria e i produttori in un clima di voluta e distesa armonia. Il G7 non è il momento dello scontro, delle polemiche, della resa dei conti. È il momento di un’analisi condivisa e di prospettive. D’altronde rileggendo le parole chiave sopracitate la direttrice è chiara. E punta certamente verso il futuro, che per essere disegnato e governato richiede però consapevolezza di tutti i risultati da conseguire e delle difficoltà da superare: sicurezza alimentare, lotta alla fame, perdita di biodiversità, mercati instabili, cambiamenti climatici, carenza di infrastrutture, conflitti bellici, solo per citarne alcuni.

Largo ai giovani

Francesco Lollobrigida

A riguardo, un unicum del G7 Agricoltura è stato il G7 Giovani. «Volevo sentire direttamente dalla voce dei nostri giovani le necessità e i problemi quotidiani che si trovano ad affrontare – ha dichiarato Lollobrigida –. L’Italia è orgogliosa di aver potuto riunire giovani studenti e giovani agricoltori di tutti i membri del G7 attorno a un tavolo per discutere delle principali sfide dei sistemi alimentari. Conoscere le politiche e le attività che i paesi G7 stanno attuando per promuovere il ricambio generazionale è di fondamentale importanza».

Anche perché, come evidenziato dallo stesso ministro, il numero di giovani che si avvicinano al settore agricolo è in costante calo. «L’età media degli agricoltori è superiore ai 55 anni – ha ricordato – e i giovani spesso affrontano barriere significative all’ingresso, tra cui un accesso limitato alla terra, elevati costi di avviamento e una mancanza di reti di supporto. Inoltre, c’è una percezione prevalente che l’agricoltura non sia un percorso di carriera praticabile, pertanto le nuove generazioni sono spesso attratte dalle aree urbane e da altri settori dell’economia». Dal confronto con i giovani è emersa, infine, l’intenzione di realizzare una consulta permanente al Masaf che il ministro ha confermato di voler mettere in atto.

Africa terreno fertile

Altra novità del G7 di Siracusa è stata la partecipazione dei rappresentanti dei paesi africani. Più della metà del territorio africano (pari al 65% del restante terreno arabile del mondo) è arabile, ma viene utilizzato solo per il 10%. Debito estero, mancanza di tecnologie, suoli impoveriti, siccità sono alcune delle criticità che paralizzano lo sviluppo del settore agricolo africano.Al forum per l’Africa (al quale hanno preso parte i ministri dell’Agricoltura dei Paesi G7, i ministri dell’Agricoltura di una rappresentanza di paesi membri dell’Unione africana, i commissari per l’Agricoltura dell’Unione europea e Unione africana, il viceministro per gli Affari Esteri italiano, Edmondo Cirielli, e gli alti rappresentanti di Fao, Ifad, Wfp, Ocse e Cgiar) è stato affrontato, tra gli altri, il tema relativo al processo di sviluppo dell’agenda post-Malabo.

In merito, la commissaria per l’Agricoltura dell’Unione africana, Josefa Sacko, ha dichiarato: «Entro la fine del 2025 nessun paese africano sarà in grado di raggiungere gli obiettivi dell’agenda post Malabo. Nonostante i progressi fatti, l’obiettivo è riallineare le priorità per l’Africa in vista del vertice di Kampala che si terrà dal 9 all’11 gennaio prossimi». Questa dichiarazione, insieme ad altri interventi, evidenzia come negli ultimi vent’anni i paesi africani non siano riusciti a mettere a disposizione dell’economia agricola il 10% del Pil e a raggiungere tassi di crescita agricola di almeno il 6% annuo, come previsto dal programma globale di sviluppo agricolo africano (Cadp).

Dall’Uganda, il ministro dell’Agricoltura Bright Rwamirama ha sottolineato l’importanza di avere partenariati con i paesi del G7 per poter disporre di fertilizzanti e vaccini per una zootecnia avanzata. «Il 70% della nostra popolazione vive di agricoltura ma abbiamo bisogno di più fitofarmaci per garantire cibo abbondante e sicuro».

Il direttore generale della Fao, Qu Dongyi, ha ribadito che l’Africa ha bisogno dell’Europa: «In Africa una persona su cinque soffre la fame, in totale 300 milioni di individui nel 2023. E il numero aumenterà di 10 milioni entro il 2030. Il continente rimane la regione con la maggiore insicurezza alimentare al mondo, con il 58% della sua popolazione che soffre di insicurezza alimentare moderata o grave. È importante sviluppare il piano degli investimenti».

Al margine del forum, in cui si è discusso anche dell’attuazione dell’agenda dopo il 2025, degli investimenti nel settore agricolo e del rafforzamento della cooperazione tra il G7 e l’Africa nel settore primario, il ministro Lollobrigida ha sottolineato che il piano Mattei, proposto dal Governo italiano, è stato deciso per rafforzare le relazioni con l’Africa: «Da pari a pari. Con un approccio alla cooperazione non predatorio, e non caritativo, in una logica di pari opportunità per gli attori pubblici e privati dei progetti, che deve portare un bilancio positivo per tutti». Inoltre, congiuntamente agli obiettivi identificati dall’Unione africana, Lollobrigida ha confermato che l’Italia ha deciso di contribuire alla realizzazione di un programma guidato dal Gruppo consultivo per la ricerca agricola internazionale.

Il forum è stata anche l’occasione per il capo del Masaf di effettuare incontri bilaterali con gli omologhi del Sudafrica, Senegal, Angola ed Etiopia con cui ha discusso, rispettivamente, delle opportunità nel campo della biosicurezza; del trasferimento tecnologico; dell’urgenza di infrastrutture idriche e della costruzione di una filiera alimentare.

Sottolineando il valore del sistema Italia, Lollobrigida durante la conferenza stampa finale ha dichiarato: «In parallelo al G7 si è svolto a Siracusa anche un G7 dei giovani, che sono stati per la prima volta protagonisti. Nel prossimo G7 verificheremo i passi avanti che ci siamo posti. Ora cedo il testimone al Canada. Il nostro Governo mette a disposizione 10 milioni di euro per certificazione delle sementi e formazione».


1«ORA AZIONI CORAGGIOSE PER SOSTENERE IL REDDITO DEGLI AGRICOLTORI»

Il G7 è stato anche occasione di confronto tra le organizzazioni agricole nel vertice organizzato da Coldiretti. I presidenti della Canadian federation of agriculture (Canada), Fnsea (Francia), Dbv (Germania), JA Zenchu (Giappone), Coldiretti (Italia), Cia agricoltori italiani (Italia), National farmers’ union (Regno Unito e Usa) si sono riuniti per sottolineare il ruolo cruciale che gli agricoltori e le loro organizzazioni svolgono nella costruzione di sistemi alimentari resilienti, inclusivi e sostenibili.

Al termine dei lavori è stato diffuso un documento congiunto, sostenuto anche dall’Organizzazione mondiale degli agricoltori (Wfo). Queste le principali richieste: maggiori investimenti pubblici in pratiche agricole sostenibili e rispettose del clima, il rafforzamento del commercio internazionale equo basato sulla reciprocità e sulla trasparenza, il progresso dell’innovazione incentrata sugli agricoltori che colmi il divario tra produttori e mondo della ricerca. Si è richiamato inoltre a un approccio equilibrato ai sistemi alimentari, investendo sia in filiere del valore locali corte, che supportino comunità floride, sia in filiere del valore internazionali lunghe, che garantiscano trasparenza ed imparzialità nel commercio globale. Queste misure, sostengono le organizzazioni nel documento, sono cruciali non solo per i paesi del G7, ma anche per l’impegno globale volto a rispondere alla duplice sfida di nutrire una popolazione in crescita e mitigare i cambiamenti climatici. L’appello ultimo è che «i governi di tutto il mondo si impegnino direttamente con gli agricoltori e diano priorità a politiche che garantiscano la sicurezza alimentare e supportino la redditività economica delle pratiche agricole sostenibili».


2TUTTI GLI IMPEGNI NERO SU BIANCO

I ministri dell’Agricoltura del G7 hanno ribadito l’impegno a rendere l’agricoltura e i sistemi alimentari più produttivi e sostenibili per migliorare la sicurezza alimentare e la nutrizione. Al termine dei lavori è stato approvato un comunicato congiunto, nel quale la sovranità alimentare approda per la prima volta all’attenzione del vertice, incentrato su cinque macro temi:

- Rafforzare l’agricoltura per sistemi alimentari redditizi, resilienti, equi e sostenibili.

- Investire in scienza e innovazione in agricoltura per la mitigazione e l’adattamento al cambiamento climatico.

- Puntare sulle giovani generazioni come agenti e protagonisti del cambiamento nell’agricoltura e nei sistemi alimentari.

- Il contributo del G7 allo sviluppo dell’agricoltura e dei sistemi alimentari in Africa.

- Pesca, acquacoltura e sicurezza alimentare sostenibili.

In merito al primo punto, sulla scia delle recenti crisi, si è sottolineata la necessità di diversificare le filiere e promuovere la sicurezza alimentare per tutti. «Nel riconoscere le complesse sfide economiche, sociali e ambientali – si legge nel documento – ci impegniamo ad accrescere la resilienza degli agricoltori, a fronteggiare le disuguaglianze e a promuovere filiere affidabili e sostenibili, che dissocino la produzione agricola dalla deforestazione e dal degrado delle foreste e dei terreni».

Poiché il commercio agroalimentare contribuisce in modo essenziale alla sicurezza alimentare globale, i ministri hanno ribadito l’impegno per un sistema commerciale multilaterale basato su regole, libero e giusto, equo e trasparente, che ha il suo fulcro nell’Organizzazione mondiale del commercio (Omc). «Ci impegniamo a evitare qualsiasi misura restrittiva ingiustificata sulle esportazioni e a portare avanti in modo costruttivo il processo di riforma dell’agricoltura dell’Omc». È stato inoltre sottoscritto l’impegno per rafforzare le politiche finalizzate a un’equa distribuzione del valore all’interno delle filiere agricole e dei sistemi alimentari.La necessità di soluzioni per affrontare il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità è stata sottolineata dai ministri, che hanno riconosciuto gli sforzi e l’impegno di agricoltori e pescatori per mitigare il cambiamento climatico e adattarsi ai suoi effetti. I ministri hanno inoltre sottolineato l’importanza dell’accesso alle risorse genetiche. «Ci impegniamo ad ampliare l’accessibilità alla scienza e a tutte le forme di innovazione, a rimuovere le barriere infrastrutturali e nell’istruzione e a migliorare la qualità degli alimenti». Si è parlato anche di tecnologie emergenti, come l’Intelligenza artificiale, utile, ad esempio, per ottimizzare i processi e le risorse. «Riconosciamo la necessità di promuovere la collaborazione, l’innovazione e la ricerca nell’applicazione dell’IA in agricoltura».

Circa l’importanza di favorire l’occupazione dei giovani in agricoltura, i ministri, accogliendo con favore i risultati dell’Agri-young hackathon del G7, hanno sottolineato l’impegno a intensificare gli sforzi per «correggere gli squilibri, in particolare quelli che colpiscono le donne e le ragazze, nell’accesso ai servizi, alla terra, alle risorse naturali, alla conoscenza, alla tecnologia, ai finanziamenti, ai mercati del credito e ai processi decisionali». In merito allo sviluppo del settore primario in Africa è stato sottoscritto l’impegno a rafforzare ulteriormente la cooperazione con i paesi e le organizzazioni africane, puntando sul miglioramento della sostenibilità della produzione agricola e dell’uso responsabile delle risorse naturali, promuovendo il trasferimento di conoscenze e buone pratiche, al fine di ridurre anche la povertà e la malnutrizione. «Encomiamo gli sforzi che l’Unione africana sta facendo per sviluppare la strategia e il piano d’azione Caadp post-Malabo 2026-2035 e attendiamo con ansia la dichiarazione Caadp di Kampala che sarà adottata nel 2025».

Scarica il documento finale del G7


3LA NUOVA SFIDA DELLA MECCANIZZAZIONE AGRICOLA

Da sinistra Emilia Arrabito, Girolamo Rossi, Stefano Francia e Davide Gnesini

La nuova sfida della meccanizzazione agricola? Riuscire ad operare anche in terreni scoscesi e impervi, quelli abbandonati dall’agricoltura o attualmente coltivati ancora da agricoltori eroici. «Il tutto per rispondere alle nuove esigenze dettate dai cambiamenti climatici e alla necessità di aumentare la superficie coltivata per soddisfare i fabbisogni alimentari di una popolazione mondiale che raggiungerà i 10 miliardi di abitanti nei prossimi 30 anni», ha detto Girolamo Rossi, responsabile della comunicazione di FederUnacoma durante l’incontro “Territori sconfinati, piccoli poderi e orti urbani: tutte le tecnologie per ‘macro’ e ‘micro’ agricolture”, organizzato dall’associazione dei costruttori di macchine agricole lo scorso 27 settembre nella Sala Borsellino del Municipio Ortigia (Siracusa) nell’ambito di DiviNazione Expo 2024, la kermesse voluta dal ministro Lollobrigida a corollario del G7 agricoltura e pesca.

«Il climate change - ha detto Stefano Francia, presidente della Cia Emilia Romagna e componente dell’esecutivo nazionale - sta spingendo gli agricoltori a riconsiderare il modo di esercitare la propria attività: le alluvioni al Nord e la siccità al Sud ci inducono a considerare la diversificazione anche nel senso altimetrico. Praticare l’agricoltura ad altitudini diverse può garantire livelli produttivi che ci consentano di mantenere le quote di mercato estero anche in presenza di calamità naturali». Chi produce per i mercati internazionali ed è stato colpito da alluvioni o siccità ha subito un doppio danno. Il primo è la mancata produzione. Il secondo è la perdita dei mercati: quando le emergenze climatiche provocano un vuoto produttivo, quel vuoto viene immediatamente colmato da un analogo prodotto estero con il quale è poi difficile vincere la gara della concorrenza quando le produzioni nostrane tornano alla normalità.

Insomma, la nuova tendenza è quella di tornare a coltivare le aree collinari che gli agricoltori da anni hanno abbandonato per l’assenza di soluzioni tecniche e perché lì il reddito agricolo è basso e il livello di vita è insoddisfacente. «Per tornare a coltivare i terreni di collina in risposta alle emergenze climatiche - ha osservato Francia - devono essere soddisfatte però tre condizioni: la disponibilità di macchine agricole adatte ai terreni impervi e scoscesi, la maggiore redditività connessa alla valorizzazione delle produzioni e una buona dose di investimenti pubblici per la dotazione in servizi alla popolazione». Diversamente quei territori saranno condannati, come lo sono adesso, al declino demografico e produttivo con le nefaste conseguenze sul rischio idrogeologico conseguenti all’abbandono.

E se ai cambiamenti climatici si deve comunque far fronte, servono anche soluzioni meccaniche capaci di rimediare ai danni provocati al suolo dalle alluvioni e dalla siccità. Mentre ai fini preventivi, servono macchine capaci di ridurre il dilavamento del suolo. «Molte soluzioni esistono già: penso alle trattrici che possono lavorare in spazi larghi appena 1,5 metri o alle piccole trattrici a baricentro ribassato o ancora al versatile “Vitrac”, una macchina confortevole e facile da manovrare anche sui pendii più ripidi, in grado di accogliere gli attrezzi più complessi o ancora ai droni da utilizzare per i trattamenti fitosanitari», ha spiegato Davide Gnesini del Servizio tecnico di FederUnacoma. Per non parlare dei robot raccoglitori associati ai droni, vera tecnologia di frontiera che è in fase ancora sperimentale. Ci sono pure le macchine adatte all’agrivoltaico: basse e che non prevedono la guida umana. «Il futuro della meccanizzazione agricola - ha concluso Gnesini - traguarda due obiettivi: i veicoli a guida autonoma stretti e autolivellanti per i terreni scoscesi e impervi e i robot da utilizzare nelle serre verticali dove trovano posto le colture idro e aeroponiche». Colture avveniristiche (ma non troppo) come quelle della serra-prototipo realizzata a Ispica in provincia di Ragusa nell’ambito del progetto transnazionale “Intesa” di cui ha parlato Emilia Arrabito, direttore di Svi.Med - Centro Mediterraneo per lo sviluppo sostenibile e in cui già si coltiva il pomodoro con successo.

            Angela Sciortino

Per i grandi della terra il futuro si fa nei campi - Ultima modifica: 2024-10-13T09:17:30+02:00 da Roberta Ponci

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