Iotti, alle origini del contoterzismo

Daniele Barbieri
Terra, ferro e sudore sono gli ingredienti della ricetta dell’azienda Iotti, realtà agromeccanica tipicamente famigliare in provincia di Reggio Emilia

Fra tante realtà ormai organizzate come piccole industrie, con compiti ben divisi tra i vari manager, fa bene talvolta tornare un po’ alle origini del contoterzismo, che sono fatte di terra, ferro e sudore. Ad Albinea, prima collina di Reggio Emilia, non manca nessuno di questi ingredienti, come non mancano le realtà agromeccaniche. Quella che prendiamo in esame in questo numero è di taglio decisamente famigliare: ci lavorano infatti Sonia e Loris Iotti assieme a Daniele Barbieri, figlio di Sonia, e a un solo dipendente fisso. Anche Daniele, per essere fiscali, è inquadrato come dipendente, sebbene sia ormai il tuttofare in azienda, nonché destinato a prenderne anche amministrativamente le redini, presto o tardi. È infatti lui che ci accoglie, a Borzano, frazione di Albinea, dove ha sede la Iotti Snc. «La ditta – ci spiega – fu fondata da mio nonno Ideo ed esiste da oltre 70 anni. Quando lui si ritirò, passò a mio zio e mia madre, che ancora oggi è contitolare, nonché impegnata nella gestione amministrativa e burocratica. Io seguo più che altro la parte di campagna, sia per contoterzismo sia per coltivare i terreni in affitto: un centinaio di ettari, per lo più rilevati da piccole aziende che hanno chiuso l’attività».

Per decenni la famiglia Iotti ha acquistato soltanto trattori Same

Agricoltura ad Albinea

Seminativi, prati e medica sono le colture tipiche del territorio circostante, dove la Iotti opera. «Da queste parti si fanno soprattutto grano e cereali a paglia, ma anche medicai, loietti e prati in genere. Il mais sta progressivamente scomparendo, in quanto non siamo in zona irrigua e le rese sono quindi molto basse. Anche chi lo coltivava per avere foraggio verde sta desistendo». Nemmeno la bietola, conclude il giovane terzista, fa presa tra la Statale 9 e le colline di Scandiano, dove invece diventano sempre più frequenti i vigneti. «Come azienda agromeccanica non facciamo potatura e vendemmia, mentre eseguiamo qualche altro lavoro in vigneto. A ogni modo, siamo attivi soprattutto sul pieno campo con le classiche attività: aratura, preparazione del terreno, semina, trattamenti e raccolta». A chiudere il cerchio, servizio neve e la pulizia degli argini stradali per il comune di Albinea.

Macchine nuove o quasi si alternano ad altre più datate

Stagione anomala

La raccolta, in particolare, impegna i tre dipendenti dell’azienda. «Facciamo molta fienagione, in appoggio agli agricoltori locali. Molti ci chiamano per accelerare i tempi della raccolta dei foraggi. Fanno da soli gli altri lavori, ma si rivolgono a noi per sfalcio e pressatura. Tanto è vero che abbiamo tre rotopresse, una delle quali è di scorta, in sostituzione di quella che dovesse rompersi».

Il territorio, spiega Daniele Barbieri, era composto da aziende medio-piccole. «Ormai sono rimaste soltanto le medie, diciamo attorno ai 100 ettari. Di grandi realtà quasi non ce ne sono e molti piccoli hanno chiuso». Gli agricoltori, come abbiamo anticipato, fanno spesso il grosso dei lavori in proprio. Con l’eccezione di una parte della fienagione e, ovviamente, della trebbiatura. Per la quale gli Iotti dispongono di una macchina acquistata pochi anni fa.

«Avevamo due mietitrebbie: una da pianura e una livellante pura. Sei anni fa le abbiamo cambiate in una Claas Tucano 430 Montana: una macchina che può fare sia dislivelli sia lavori in piano, con una produttività simile a quella di una mietitrebbia standard». Passando da due macchine a una, ma con produttività praticamente invariata, l’azienda ha razionalizzato sia il parco macchine sia la raccolta. Che abitualmente, spiega Daniele, occupa quasi tre settimane. «Quest’anno ce la siamo cavata in meno di 15 giorni. Un po’ è dovuto alla nuova Pac, che ha imposto le rotazioni, per cui molti sono passati dai cereali vernini alle leguminose o alle foraggere». L’andamento climatico, inoltre, non ha penalizzato le operazioni di trebbiatura come avvenuto in quasi tutta l’Emilia.

«In effetti qui siamo stati fortunati. Più su, in collina, hanno avuto diversi problemi e so che anche in pianura hanno faticato a raccogliere, a causa delle piogge continue e dei terreni zuppi d’acqua. Al contrario, la nostra zona è stata in buona parte risparmiata dalle piogge eccessive, per cui abbiamo avuto una stagione normale». Non, purtroppo, per le rese. «No, infatti. Ci sono campi che hanno fatto buone produzioni, altri molto scarsi, tanto da faticare a pagare le spese. In quei casi abbiamo cercato di andare incontro agli agricoltori, facendo un prezzo di favore per la trebbiatura. Del resto, conviene anche a noi: se non pagano le spese, il prossimo anno non semineranno grano e noi non avremo nulla da trebbiare».

Concorrenza leale

Un ragionamento di questo tipo lascia intendere che i rapporti tra contoterzisti, in zona, siano abbastanza sereni. Sarebbe stato facile, infatti, per aziende intenzionate a fare politiche aggressive, invadere il territorio di altre imprese. «Fortunatamente non accade. Almeno, non con i colleghi dei dintorni. Ciascuno ha la sua zona e anzi cerchiamo di aiutarci tra di noi. Per esempio, trebbiando i campi di qualche contoterzista particolarmente lontano. Io stesso, quando ho avuto problemi, mi sono rivolto ai vicini e mi hanno aiutato, senza provare a portarmi via il cliente».

Albinea non è tuttavia un’isola totalmente felice. Capitano incursioni dalla pianura, spiega Barbieri, portate ovviamente a suon di ribassi. «La cosa, però, ci lascia abbastanza indifferenti, nel senso che noi non pensiamo di ridurre i prezzi. Chi viene qui a fare sconti eccessivi si scontra presto con la realtà della prima collina, dove le spese di lavorazione sono doppie rispetto alla pianura e le rese sono la metà. Capiscono subito che non possono mantenere quei prezzi per più di una stagione».

Verso le lavorazioni alternative

Albinea, come buona parte del Reggiano, è zona di terreni forti e non a caso è adatta ai cereali vernini. Ne deriva che le lavorazioni sono ancora, molto spesso, tradizionali. «L’aratura in effetti resiste, ma è in diminuzione. Spesso la sostituiamo con una buona ripuntatura, fatta con preparatori dotati di rullo o doppio rullo che muovono il terreno e rompono le prime zolle. A seguire, seminiamo con una combinata: il classico erpice rotante più seminatrice pneumatica, che completano l’affinamento e mettono a dimora i semi, con buoni risultati in fase di emergenza». La consistenza del terreno impone tuttavia tempi rigidi per le lavorazioni: aratura prima che sia troppo secco in estate e preparazione prima delle piogge autunnali, che rendono impossibili erpicature e simili attività.

Da Same a Fendt

Al tempo stesso, i terreni tenaci richiedono macchine con grande forza di trazione. Per questo motivo, l’aratura è ancora realizzata con un cingolato Fiat Allis. Le rimanenti macchine sono invece Same, da sempre. «Iniziò mio nonno, tanti anni fa, e da allora abbiamo continuato con il rosso: è ormai diventato un tratto aziendale, diciamo». Questo, fino a quando il cambio di casacca del Consorzio non ha lasciato gli Iotti scoperti. «Siccome il venditore di zona, di cui ci fidiamo, ha cominciato a lavorare per la Casella di Carpaneto Piacentino (Pc), ci siamo avvicinati a Fendt. Lo abbiamo fatto anche per accontentare il nostro dipendente, che nell’azienda in cui era prima lavorava su Fendt e quindi conosce molto bene la sua tecnologia. Inoltre, Same ha ormai abbandonato la produzione di alta gamma, che resta soltanto con i colori Deutz». È così che un 720 Vario è arrivato, dopo tanti Same, in quel di Borzano. «Lo usiamo per lavori medio-pesanti e devo dire che ci troviamo bene». Restava però il problema di come non farlo stonare in un capannone rosso-Same. «Alla fine una soluzione l’abbiamo trovata: abbiamo dipinto di rosso anche il Fendt».

Iotti, alle origini del contoterzismo - Ultima modifica: 2024-07-24T17:15:15+02:00 da Roberta Ponci

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