Una forte sinergia tra industria, agricoltura e sistema del commercio e dei servizi. È questa la via per rafforzare il made in Italy agroindustriale e per affrontare le nuove sfide del mercato.
Il messaggio è stato lanciato nel corso dell’assemblea annuale di FederUnacoma, la federazione che in seno a Confindustria rappresenta i costruttori di macchine, attrezzature e componentistica per l’agricoltura. L’industria della meccanica agricola - una delle eccellenze del manifatturiero italiano, con oltre 16 miliardi di euro di fatturato e il 70% della produzione indirizzata verso i mercati esteri - risente di tutte le variabili economiche che condizionano l’industria e di tutte quelle che incidono sull’agricoltura. Deve dunque fronteggiare uno scenario complesso, caratterizzato in questi anni dai costi delle materie prime e dell’energia, e insieme dall’anomalia climatica e dal basso livello dei redditi agricoli.
Assetti geopolitici e geografia dei commerci
Ma lo scenario appare oggi ancora più complesso, per i nuovi assetti geopolitici e per la nuova geografia dei commerci. Sviluppare strategie al passo con i tempi è dunque il tema su cui si sono confrontati autorevoli rappresentanti del mondo industriale, dell’agricoltura e delle istituzioni, a partire da Maurizio Marchesini, vicepresidente Confindustria per il Lavoro e le Relazioni Industriali, che ha evidenziato come la doppia transizione e la sicurezza alimentare siano i temi in cima all’agenda delle imprese del settore. Il tema relativo alle strategie per lo sviluppo agricolo è stato toccato dal vicedirettore generale della Fao Maurizio Martina (in collegamento da Roma), mentre Gabriele Pinosa, presidente di Gospa Consulting, ha sottolineato lo scenario sempre più complesso in cui ci troviamo, nel quale gestire i commerci e sviluppare una politica per i prodotti made in Italy richiederà un impegno sempre maggiore. Matteo Zoppas, presidente dell’Ice, ha quindi sottolineato la particolare attenzione dedicata dal Governo e dall’Agenzia Ice al Piano Mattei e alle potenzialità che si aprono in particolare in Africa.
L’assemblea si è conclusa con un videomessaggio del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, che ha evidenziato come il ministero sin dai primi mesi di attività si sia mosso per assicurare un adeguato sostegno all’innovazione, rendendo operativi gli interventi europei previsti dalla Pac e dal Pnrr, istituendo il nuovo fondo innovazione con 250 milioni di euro e incrementando da 35 a 90 milioni le risorse riservate al settore primario dal bando Isi-Inail. Infine, è stata ufficializzata la collaborazione tra il Masaf e FederUnacoma per il G7 Agricoltura, che si terrà dal 21 al 29 settembre sull’isola di Ortigia, a Siracusa, e che ha tra i temi all’ordine del giorno anche quello del contributo che l’industria agromeccanica può dare al rafforzamento dell’economia primaria.
Come da tradizione, l’assemblea è stata l’occasione per aggiornare la situazione del mercato delle macchine agricole in Italia, che purtroppo registra cali significativi: i dati riportati dalla presidente di FederUnacoma Maria Teresa Maschio si riferivano ai primi cinque mesi, ma adesso sono stati resi noti quelli del primo semestre. A metà anno, quindi, le immatricolazioni dei trattori sono calate del 17,3% rispetto al pari data 2023, in ragione di 8.363 mezzi venduti, mentre le mietitrebbie sono scese del 38,7% a fronte di 173 unità immatricolate. Segno meno anche per le trattrici con pianale di carico, che arretrano del 16,7% (285 unità) e per i rimorchi che, tuttavia, riescono a contenere le perdite al 4,1% (3.989 unità). Non è andata meglio per i sollevatori telescopici, che a fine giugno si sono fermati a quota 491 unità, segnando -24,1% rispetto allo stesso periodo 2023.
Produzione italiana oltre i 16 miliardi
L’Assemblea è stata l’occasione anche per fare il punto sulla produzione italiana di macchine e componenti per l’agricoltura e la cura del verde che nel 2023 ha raggiunto il suo massimo storico in termini di valore: il fatturato, infatti, è salito a 16,4 miliardi di euro, come somma dei singoli comparti merceologici.
Il valore delle trattrici si attesta sui 2,7 miliardi, con un incremento del 13% rispetto all’anno precedente in ragione di 51mila unità prodotte (-6,6%); le attrezzature e le macchine operatrici raggiungono i 7,4 miliardi (+5,4%) e la produzione di trattrici incomplete e parti di trattrici genera un valore di 1,4 miliardi di euro (+7,7%). A questi comparti merceologici si aggiunge la componentistica per i mezzi agricoli, con un fatturato di 4 miliardi di euro (+5,2%), mentre le macchine e attrezzature per il giardinaggio e la cura del verde - unico segmento che non registra incrementi di fatturato - segnano un totale di 900 milioni di euro (-5,3%).
La crescita del fatturato – ha spiegato Mariateresa Maschio – deriva da un aumento dei prezzi di listino, dovuto all’inflazione e al rincaro delle materie prime, e non corrisponde a un incremento delle quantità prodotte, che restano comunque elevate confermando la meccanica agricola italiana come una delle realtà più importanti nel panorama internazionale. Sul bilancio del settore ha avuto un ruolo determinante l’export, che rappresenta circa il 70% in valore della produzione italiana. Le sole voci relative a trattrici, macchine agricole e trattrici incomplete – censite dall’Istat – indicano un valore dell’export pari a 8 miliardi di euro (+9,8%), con una bilancia commerciale in attivo di 5,8 miliardi, resa ancora più consistente dalla quota delle esportazioni di componentistica e macchine per il garden e il verde. La geografia delle nostre esportazioni – ha concluso la presidente – vede ancora una netta prevalenza dell’Europa (l’Ue 27 assorbe il 63% delle trattrici made in Italy e un ulteriore 16% viene assorbito dall’Europa non comunitaria), mentre per quanto riguarda le altre tipologie di macchine l’Ue 27 assorbe il 51% della nostra produzione e gli altri Paesi europei un ulteriore 14%. Guardando ai singoli Paesi, il primo partner commerciale italiano per le trattrici è la Francia (344 milioni di euro), seguita da Germania, Turchia e Stati Uniti; per le altre tipologie di macchine sono gli Usa il primo mercato, seguiti da Francia, Germania e Regno Unito.