Olivicoltura digitale per difendere qualità e tipicità dell’olio italiano

olivicoltura digitale
Quale livello di digitalizzazione ha raggiunto l'olivicoltura italiana e che supporto può dare la tecnologia per difendere la tipicità e la qualità del settore olivicolo-oleario italiano che deve confrontarsi con competitor sempre più agguerriti sui mercati? Quali opportunità di finanziamento ci sono per l'olivicoltura nella nuova Pac? Ecco le risposte

Aumentare la produzione. Ottimizzare la qualità dell'olio. Contenere i costi di produzione e ridurre l'impatto ambientale. Dare valore al prodotto e al ruolo ambientale e paesaggistico dell'olivicoltura. Come? Con la tecnologia. Di questo si è parlato durante il webinar Olivicoltura digitale: le prospettive per la salvaguardia della tipicità, terzo e ultimo dei tre appuntamenti formativi in streaming organizzati dall'Accademia del contoterzista, la piattaforma creata da Edagricole e Cai per stimolare la crescita culturale degli agromeccanici e degli agricoltori su un argomento specifico come l’agricoltura digitale, avvalendosi della conoscenza scientifica, tecnica e pratica di Ibf Servizi, la società creata da Bonifiche Ferraresi per la fornitura di servizi di agricoltura di precisione. Nella prima "lezione" si era parlato di vocazionalità e semina a rateo variabile. Nella seconda di difesa e concimazione di precisione dei cereali a paglia.

1. Olivicoltura smart per la sostenibilità

Anche l'olivicoltura deve adottare pratiche agronomiche smart per migliorare le performance produttive in fatto di quantità e qualità, ma anche per centrare gli obiettivi di sostenibilità ambientale sempre più ambiziosi richiesti dall'Ue e dai consumatori. «Il fattore acqua è determinante per stabilizzare la produzione olivicola – ha detto Michele Pisante docente dell'Università degli Studi di Teramo e componente del Comitato Scientifico di Ibf – non si può fare qualità se non c'è una quantità stabile nel tempo».

L'olivicoltura italiana è un patrimonio di multifunzionalità e biodiversità, questo si coniuga molto bene con la transizione ecologica e digitale. «Gli strumenti digitali consentono di misurare e interpretare indicatori di contesto delle diverse realtà produttive per stabilire quali sono gli strumenti più idonei da utilizzare nei diversi areali – ha aggiunto Pisante – poi ci sono indicatori di output che quantificano i risultati raggiunti e gli indicatori di impatto, che consentono di interpretare e valutare il cambiamento ottenuto con le varie politiche».

Per l'olivicoltura la nuova Pac potrebbe svolgere un'azione sinergica con strumenti di pagamento sugli eco schemi, cioè sul primo pilastro, più tutte le misure rivolte all'ambiente e al clima del secondo pilastro dei Psr.

Ad esempio la piattaforma OliveMap permette di monitorare con immagini satellitari gli impianti olivicoli con una precisione che arriva fino alle singole chiome degli alberi. Questo permette di decidere le azioni da intraprendere con estrema precisione. Ciò consente di ridurre l'utilizzo di prodotti chimici e di ottimizzare l'impiego dell'acqua. Ma l'olivicoltura di precisione consente anche di prevenire l'erosione e di preservare terrazzamenti e strisce coltivate.

2. Pratiche innovative per la gestione dell'oliveto

Ibf Servizi mette a disposizione di tutta la filiera olivicola una piattaforma digitale che parte dal campo, passa dal frantoio e arriva al mercato. Dal supporto alle decisioni per nutrizione, difesa e irrigazione, si passa alla produzione con analisi della materia prima e dell'olio, fino alla valutazione dei mercati e delle strategie migliori per le aziende di trasformazione e commercializzazione «È un sistema che più trova clienti e meno costa – ha fatto notare Pietro Sandali di Ibf – oggi l'agricoltura di precisione è praticata su percentuali irrisorie di superfici agricole ma bisogna cambiare passo. Anche per gli oliveti».

«L'olivicoltura deve intraprendere una fase di transizione verso la completa digitalizzazione delle informazioni inerenti l'azienda e approcciarsi sempre di più a un'olivicoltura digitale – ha ribadito Daniel Seghieri di Ibf Servizi – in questo modo sarà possibile raccogliere dati che provengono da diverse piattaforme che alimenteranno modelli previsionali e decisionali».

Per digitalizzare un'azienda olivicola si parte dalla georeferenziazione dei confini dei campi. A questo si associano le varietà di olive, l'età dell'impianto e i dati storici di produzione, ecc.... Gli strumenti che si possono utilizzare per raccogliere dati sono droni o sensori prossimali come stazioni meteo, sensori di umidità o foto trappole. Una volta determinata la variabilità del campo si possono eseguire concimazioni mirate di tipo fogliare.

Ma i modelli previsionali hanno come principale obiettivo quelli di prevedere il rischio di comparsa o di sviluppo epidemico di un determinato patogeno o parassita per poter così adottare la corretta strategia nella tempistica più utile.

3. Frantoi, gioie e dolori

Per l'olivicoltura italiana ci sono diverse spine nel fianco. Una è la riduzione dei frantoi. «Molti chiudono perché se non riescono a integrare le entrate con attività collaterali non stanno in piedi – ha spiegato Licia Gambini dell'Aema di Pisa – e poi c'è il problema del ricambio generazionale».

Piccolo è bello, ma grande è meglio. Questo in sostanza il concetto espresso dal presidente dell'olio Toscano Igp Fabrizio Filippi che ha sottolineato come ad esempio l'accorciamento dei tempi di raccolta delle olive abbia messo in difficoltà soprattutto i piccoli frantoi. Filippi ha illustrato le attività della cooperativa Olma che fa servizio di molitura per circa duemila soci ma fa anche stoccaggio, certificazione e commercializza circa novemila quintali di olio. Sono circa 500 frantoi aderenti alla cooperativa.

«La Puglia ha il 50% della produzione nazionale di olio evo – ha fatto notare Savino Muraglia di Unaprol – ma spesso quantità non significa qualità, anche se negli ultimi anni c'è maggiore impegno sul fronte della qualità. Purtroppo però parliamo di un prodotto che spesso è percepito come una commodity – ha continuato Muraglia – sta a noi produttori dimostrare che l'olio ha un valore distintivo dal punto di vista salutistico e ha un ruolo importante nella piramide della dieta mediterranea. La concorrenza è agguerrita, anche perché sta crescendo in qualità che fino a oggi era il nostro baluardo».

«Il mondo dell'olio extravergine d'oliva cambierà radicalmente – ha annunciato Pompeo Farchioni del Gruppo Farchioni – l'olio evo è uno dei prodotti grassi più costosi sul mercato quindi la cosa più importante è che sia sano e salubre. E questo come si ottiene? Solo con tecniche avanzate. Noi ad esempio abbiamo appena montato nei nostri oliveti in tutta Italia centinaia di trappole collegate tra loro in maniera telematica che ci permettono di sapere quante catture vengono fatte. E questo ci consente di fare trattamenti preventivi che di certo saranno meno impattanti di quelli fatti quando l'attacco è visibile a occhio nudo. Abbiamo anche un algoritmo che ci permette di dosare l'irrigazione in base all'ispessimento del tronco della pianta».

4. Produzione e mercati: Italia sempre più indietro

«In un contesto internazionale che vede un grande interesse per l'olio extravergine d'oliva, negli ultimi vent'anni l'Italia ha perso grosse fette di mercato con un calo della produzione del 12% –ha lamentato Riccardo Gucci, docente dell'Università degli Studi di Pisa e direttore scientifico della rivista Olivo e Olio – quindi sono opportunità che ci sfuggono».

Quindi che fare? «L'intensificazione colturale in olivicoltura (densità di impianto, forma di allevamento, meccanizzazione e irrigazione) è un processo avviato e ormai inarrestabile – ha detto Gucci – la tecnologia non provoca uno svilimento della produzione, bensì il contrario. Opporsi in maniera ideologica è profondamente sbagliato». Ma l'intensificazione deve essere sostenibile, non finalizzata solo ad aumentare produzione e reddito.

Olivicoltura digitale per difendere qualità e tipicità dell’olio italiano - Ultima modifica: 2021-04-22T16:41:27+02:00 da Simone Martarello

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