Ci è già capitato di parlare di attività connesse sulla nostra rivista, ma quasi sempre per lanciare segnali di allarme da parte delle imprese agromeccaniche per i rischi di concorrenza sleale da parte degli agricoltori. Questa volta, invece, raccontiamo di un’attività connessa svolta nell’assoluto rispetto delle regole.
Siamo a Parma, presso l’azienda agricola di Sergio Fava, socio di Unima Parma, che, avendo una grande passione per l’agricoltura, finita la scuola professionale, ha cominciato a lavorare nei campi con il papà e lo zio. «Avevamo la stalla per la produzione di Parmigiano Reggiano e coltivavamo pomodoro e cipolla, oltre a erba medica e cereali – racconta Sergio –. Nel 1987, all’età di 25 anni, ho deciso di intraprendere l’attività agricola per conto mio, staccandomi da mio padre e mio zio, e, non avendo passione per la stalla, mi sono dedicato alla coltivazione principale del pomodoro da industria. In realtà, a casa nostra il pomodoro è sempre stato coltivato, fin dagli anni ’40, e siamo partiti con la raccolta a mano, ovviamente, poi nel 1987 ho acquistato la prima raccoglitrice trainata e oggi utilizziamo quella semovente (l’ultima l’abbiamo acquistata nel 2015). E dal 1958 consegniamo il nostro prodotto alla ditta Rodolfi».
Ventidue ettari e 12mila metri quadrati di serre
Nel 1988 Fava coltivava circa 8 ettari a pomodoro e oggi è arrivato a quota 22, su un totale di 75 ettari perché, oltre al pomodoro, sono presenti anche frumento ed erba medica, con il supporto di un dipendente fisso e diversi stagionali, Il pomodoro arriva a rappresentare il 50% del fatturato di Fava, anche perché la sua attività non si limita alla raccolta. «Il nostro forte – ci spiega – è il vivaio dove produciamo le piantine di pomodoro di alta qualità. Lavoriamo con i produttori aderenti ad Ainpo e Asipo (Associazione Interprovinciale Produttori Ortofrutticoli), per me e i miei clienti, in quanto trapianto e raccolta sono operazioni che effettuiamo anche come attività connesse. Già nel 1988 avevamo dei tunnel da insalata, ma producevamo le piantine solo per noi, poi dal 2002 abbiamo costruito la prima vera serra per produrle anche per altri clienti e negli anni abbiamo sempre ampliato le superfici. Oggi abbiamo circa 12mila mq coperti, dopo un grosso investimento fatto nel 2015, quando una forte nevicata distrusse le serre e decidemmo di raddoppiarle, per un totale di 25 milioni di piantine all’anno. L’ultima innovazione è stata quella di dedicare una parte del vivaio alla produzione di piantine biologiche».
Fava consegna il prodotto, come detto precedentemente, alla ditta Rodolfi tramite l’Associazione, che stabilisce il prezzo anno per anno. «Quest’anno la stagione è stata un po’ scarsa dal punto di vista delle rese – racconta Fava – e nonostante il prezzo leggermente più alto, nel complesso è stata un’annata molto risicata. Sono ormai quattro anni che il pomodoro va a singhiozzo».
«Fava svolge l’attività connessa per trapianto e raccolta, per cui nel suo parco macchine troviamo una trapiantatrice e una raccoglitrice, oltre a diversi trattori da 40 a 160 cavalli (non servono alte potenze per i lavori che svolge l’azienda), una falciatrice, un’andanatrice e attrezzature varie per la lavorazione del terreno, mentre per la trebbiatura del frumento si affida ai contoterzisti. «Io credo che ognuno debba fare il proprio lavoro – precisa Fava – per cui è inutile acquistare macchine che poi rimarrebbero inutilizzate per la maggior parte dell’anno. Piuttosto, trovo molto più saggio scambiarsi i lavori: io per esempio raccolgo il pomodoro per qualcuno che a sua volta viene a trebbiarmi il grano».
Fava non è ancora attrezzato per il satellitare, tanto che quando effettua il trapianto, fa prima tracciare tutte le file dove andranno collocate le piantine. «Ho degli amici con il satellitare che mi tracciano già le file – puntualizza Fava – mentre io ancora non sono organizzato in questo senso. Anche perché penso che sia necessario essere innovativi, ma con giudizio. Non si possono comprare tutte le macchine appena arrivano sul mercato, a volte bisogna aprire il cassetto e controllare che il guadagno ci sia; insomma, non possiamo lavorare solo per i concessionari o i consorzi».
Diversificazione
Il criterio guida delle scelte di Fava è stato sempre quello della diversificazione «Non ho mai voluto rimanere con una sola fonte di reddito – conferma Fava – per questo oltre al pomodoro coltivo anche grano e foraggio e poi ho aggiunto il vivaio e l’attività connessa per qualche cliente. Del resto, i contoterzisti che lavorano nel settore del pomodoro sono praticamente scomparsi, perché gli agricoltori hanno ormai tutti comprato le macchine. E poi la gente sa come lavoriamo, siamo puntuali, precisi, una sorta di punto di riferimento per le aziende che per la prima volta vogliono intraprendere la coltivazione del pomodoro. Poi, solo i più bravi vanno avanti, perché occorrono molta professionalità ed esperienza».
Per quanto riguarda l’erba medica, Fava la produce soprattutto per l’importanza che questa coltura ha nelle rotazioni, oltre a darla a chi fa Parmigiano Reggiano. «La medica è l’ideale per dare al pomodoro un terreno ottimale: con rotazioni lunghe 4-5 anni, infatti, ti garantisci una buona produzione ogni anno».
Chiudiamo con le prospettive future dell’azienda Fava. «La quarta generazione c’è, ma mio figlio non ha la passione per le macchine agricole come me e, del resto, coltivare pomodoro a 7 euro al quintale è una vergogna, considerando tutto l’impegno che comporta. Però, mio figlio ha molta volontà, cosa non comune ai giovani d’oggi, e quindi sempre nell’ottica di una diversificazione ho in mente un progetto di agriturismo. È comunque un’attività legata all’agricoltura e che credo possa avere degli sviluppi: la gente, infatti, è sempre più alla ricerca di relax in mezzo alla natura per rigenerarsi».
UN’ASSOCIAZIONE COI FIOCCHI
«Sono socio di Unima Parma da una decina di anni, da quando ho deciso di sfruttare la possibilità di svolgere attività connessa e avevo bisogno di un supporto, non solo burocratico. È un’associazione fondamentale per i contoterzisti, dove si capisce che c’è una squadra che funziona non solo a parole, ma anche con i fatti: non per niente, quando ci sono le riunioni, le sale sono piene di gente, perché vuol dire che c’è un servizio che funziona con persone capaci. È un’associazione dove si percepisce sintonia, non competizione o concorrenza, insomma sono preparati, offrono un servizio buono e dignitoso, e questo è molto positivo».
Le parole di Sergio Fava sono esplicative dell’efficienza dell’associazione parmense, nata nel 1938 e oggi presieduta da Pierino Reverberi e diretta da Angelo Corradi, vero e proprio deus ex machina del successo dell’Associazione. Diverse centinaia di soci, di cui circa 150 sono imprese agromeccaniche, seguiti sotto tutti i punti di vista: formazione, sicurezza, ambiente, permessi, buste paga, contabilità ecc. con un particolare servizio in occasione dei bandi Isi-Inail, quello del click-day, che tanti contributi ha reso disponibili a diversi soci. F.B.