«Quale ruolo pensate debbano avere le imprese agromeccaniche? Ci volete a bordo e condividete la necessità, che noi riteniamo ineluttabile, di investire in tecnologie e innovazioni per avere produzioni sempre più abbondanti e sostenibili?»
Con queste domande Gianni Dalla Bernardina, presidente di Cai (Confederazione Agromeccanici e Agricoltori Italiani), ha voluto sollecitare i partecipanti alla terza assemblea dell’associazione in quel di Principina Terra (Gr). A ospitare, infatti, i lavori assembleari è stata la provincia di Grosseto. «Ringrazio Cai per aver scelto Grosseto per questa assemblea – ha detto in apertura Giancarlo Ballerini, presidente di Confai Grosseto – una terra un po’ lontana dal centro colturale dell’agromeccanico, ma ospitale. Queste giornate servono a capire che solo se lavoreremo in sinergia, potremo vincere la sfida e portare avanti il nostro progetto di agricoltura».
Le risposte all’”appello” di Dalla Bernardina sono state pressoché unanimi. «Abbiamo bisogno di una rete di imprese agromeccaniche efficiente e forte – ha detto nel suo videomessaggio l’europarlamentare Paolo De Castro – per questo nella riforma Pac lavoreremo per dare sempre più ruolo ai contoterzisti».
Nella sua relazione, il presidente Cai ha innanzitutto ricordato che il valore dei servizi conto terzi in agricoltura nel 2018 ha raggiunto i 3,12 miliardi di euro (+2,3% a valori correnti sull’anno precedente) e che le attività agricole per conto terzi rappresentano il 45,6% di tutte le cosiddette attività di supporto (dati Crea). «Gli agromeccanici sono agricoltori a tutti gli effetti e devono poter accedere agli aiuti per gli investimenti, che potrebbero essere previsti in una specifica misura del futuro Piano di sviluppo nazionale – ha detto Dalla Bernardina citando le recenti dichiarazioni del sottosegretario al Mipaaft Franco Manzato –. Queste parole, che ci auguriamo possano avere finalmente un seguito anche sul piano legislativo, di fatto avvallano le politiche sindacali della nostra Confederazione, che crede fortemente nelle logiche di collaborazione all’interno della filiera agroalimentare, ma è altrettanto fermamente convinta che per le imprese agromeccaniche non vi sia altra collocazione che fra i soggetti agricoli». «Le imprese agromeccaniche che investono – ha proseguito il presidente – molto spesso ottengono un altro risultato, oltre a una maggiore sostenibilità: l’incremento occupazionale, un aspetto che non sempre viene preso in adeguata considerazione. Qualora si potesse completare il percorso di inquadramento della figura dell’imprenditore agromeccanico professionale – a costo zero peraltro per lo Stato – per le nostre imprese sarebbe possibile investire ulteriormente in sicurezza, prevenzione, innovazione».
Impatto ambientale
A supporto dell’attività agromeccanica è intervenuto anche il mondo della ricerca. I risultati di uno studio presentati da Jacopo Bacenetti dell’Università di Milano hanno messo in luce come l’impatto delle lavorazioni di preparazione del letto di semina e di semina sia generalmente più basso quando la meccanizzazione è operata dall’azienda agromeccanica. In particolare, rispetto al coltivatore diretto, il riscaldamento globale è ridotto del 24,5% per la lavorazione convenzionale e del 9,1% per la tecnica della minima lavorazione. Queste differenze sono dovute ai sistemi di riduzione delle emissioni con cui sono equipaggiati i trattori moderni (utilizzati maggiormente dai contoterzisti che hanno un parco macchine più recente) al fine di rispettare i limiti imposti dalle direttive comunitarie. In conclusione, è possibile affermare che un aumento delle operazioni svolte dalle aziende agromeccaniche porterebbe a una riduzione dell’impatto ambientale derivante dalla meccanizzazione agricola.
La riforma della Pac
Nell’introdurre le novità previste dalla riforma della Pac, che comunque comporterà una riduzione delle risorse (15-15% circa), e le tempistiche (dovrebbe partire l’1 gennaio 2021, ma molto verosimilmente slitterà al 2022 o 2023), Gabriele Chiodini dell’Università di Perugia ha innanzitutto evidenziato come in Italia l’incidenza della Pac sul reddito delle imprese agricole sia del 30% contro il quasi 40% dell’Ue a 27. Dal punto di vista della struttura, con la nuova Pac primo pilastro (pagamenti diretti, cross-compliance ed eco-schemi) e secondo pilastro (sviluppo rurale) vengono confermati, mentre la vera novità è il new delivery model. «Primo e secondo pilastro – ha riferito Chiodini – richiederanno la presentazione di un unico Piano strategico nazionale che, nei casi di Stati Membri organizzati su base regionale, potrebbe avere una sottostruttura regionale. Quanto ai pagamenti diretti, le novità sono la soppressione del pagamento greening e l’inserimento obbligatorio del pagamento redistributivo e di regimi volontari per il clima e l’ambiente (eco-schema), mentre il pagamento per i giovani agricoltori non sarà obbligatorio».
«Al di là degli aspetti di natura prettamente economica – ha concluso Chiodini – vi sono altri fattori da considerare nel ruolo che i contoterzisti possono giocare nel processo di trasformazione dell’agricoltura: offerta di macchine più nuove e più evolute, dotate di sistemi per l’agricoltura di precisione; maggiore specializzazione e professionalità nell’esecuzione delle operazioni; possibilità di fornire servizi innovativi (dati e mappe); liberare tempo per l’attività imprenditoriale; possibilità di concentrare gli investimenti dell’imprenditore in altri ambiti».
Le novità per gli agromeccanici
Il tema della Pac è stato ripreso nella relazione dell’economista agrario Ermanno Comegna, che ha sottolineato come una delle conseguenze del nuovo approccio della Pac sia che l'Ue non indicherà più, come fatto fino a oggi, la tipologia di beneficiari e i relativi requisiti da rispettare. «In tale contesto – ha spiegato Comegna – scomparirà l'ostacolo normativo, e quindi l'alibi, che ha finora escluso gli operatori agromeccanici dai contributi della politica di sviluppo rurale. Le organizzazioni degli operatori agromeccanici sono attive per incidere sul negoziato politico a livello europeo e partecipano a vari tavoli di lavoro. È opportuno che a livello italiano si avvii una fase di intenso confronto, per valutare le scelte da compiere in materia di nuovi interventi, con particolare riferimento ai pagamenti diretti e alle misure settoriali e, soprattutto, si decida come tradurre il cosiddetto nuovo modello di gestione e suddividere le responsabilità strategiche e operative tra il Ministero e le Regioni».
«Sono stati stilati dei documenti di posizione e formulate alcune specifiche proposte di integrazione e di emendamento al pacchetto di riforma presentato dalla Commissione europea – ha concluso Comegna –. Due sono quelle che interessano in modo particolare la categoria. La prima è l'istituzione di un incentivo sotto forma di voucher da attribuire agli agricoltori che utilizzano tecnologie sostenibili certificate, con particolare riferimento all'agricoltura di precisione. I voucher possono essere spesi per finanziare gli investimenti diretti da parte dei beneficiari agricoli, oppure per favorire il ricorso ai servizi delle imprese agromeccaniche che dispongono di equipaggiamenti idonei. Una seconda proposta è quella di introdurre uno strumento finanziario per l'accesso al credito da parte delle piccole e medie imprese agromeccaniche, finalizzato ad agevolare gli investimenti per la digitalizzazione».
Dopo la testimonianza di Marco Speziali, presidente di Confai Mantova e imprenditore agromeccanico che in prima persona applica le nuove frontiere dell’agricoltura di precisione («Speriamo che istituzioni e chi ha in mano i soldi si accorga di noi e abbia un occhio di riguardo per gli agromeccanici che sono i detentori di questa grande innovazione», ha rimarcato Speziali), il presidente del Consorzio Agrario del Tirreno Felice Massimo Neri ha fatto notare la forte complementarietà tra il lavoro del Consorzio e quello dei contoterzisti, soprattutto in tema di filiere e agricoltura di precisione, mentre il direttore di Enama (Ente Nazionale per la Meccanizzazione Agricola) Sandro Liberatori si è augurato di arrivare alla certificazione dell’agromeccanico, perché sarebbe elemento qualificante della filiera.
Anche il presidente di Unacma (Unione Nazionale Commercianti Macchine Agricole) Roberto Rinaldin ha riconosciuto l’aumentata imprenditorialità degli agromeccanici, mentre il responsabile nazionale Area economica di Coldiretti Gianluca Lelli ha invitato a non aspettare Bruxelles. «La Plv agricola negli ultimi 7 anni è rimasta sui 51 miliardi di euro, mentre l’attività del contoterzista è cresciuta del 16,4% – ha detto Lelli –per cui sulla strategicità della categoria il percorso comune è segnato. Ed è indispensabile arrivare nel breve a una legge ad hoc sull’attività dell’agromeccanico, perché sinceramente è impensabile fare una parificazione tout court con un emendamento o un decreto, saremmo poco credibili. Serve l’impegno di tutti, ma non si può aspettare Bruxelles, la partita dell’assegnazione dei contributi va chiusa in sei mesi».
In alto da sinistra e in senso orario: Felice Massimo Neri, Sandro Liberatori, Roberto Rinaldin e Gianluca Lelli
«Non abbiamo più tempo – ha concluso quindi Dalla Bernardina – e a volte temiamo di non riuscire a mettere in campo tutte quelle iniziative che servono per tutelare le nostre imprese. C’è un tavolo istituzionale, stiamo lavorando su un documento condiviso con Coldiretti su queste tematiche e questa categoria oggi si aspetta che il traguardo degli aiuti sia veramente vicino».