Quando s’incontra un’azienda situata in una zona colpita da un terremoto, la classica domanda che viene spontanea è: siete ripartiti? In realtà, la risposta di chi ha saputo veramente reagire è: non ci siamo mai fermati.
È questo anche il caso dell’azienda di Gabriele Bianchini, a San Felice sul Panaro, nella Bassa Modenese, già nostro ospite su questa rivista (vedi Il Contoterzista n. 6/2007) che il 20 maggio del 2012 alle 4 mattino si trovò nel bel mezzo del sisma che sconvolse in particolare l’areale tra Ferrara e Modena. Quattro anni dopo quella tragedia, Bianchini ha inaugurato la sua nuova struttura (vedi box), con l’azienda che oggi si chiama Agritecnica. «In realtà, oltre a celebrare l’inizio di una nuova avventura post-terremoto – ci tiene a precisare Gabriele – questo evento segna l’avvio di una nuova generazione, la quinta, perché mio figlio Matteo lavora ormai a tempo pieno nell’azienda e la porterà avanti negli anni futuri». Nel lontano 2007 avevamo in effetti già accennato alla possibilità di un ingresso in azienda di Matteo, allora studente dell’Istituto Agrario. Possibilità che oggi è divenuta realtà. Ma cos’è cambiato rispetto a nove anni fa?
La nuova struttura – che ha cambiato sede e si trova nel ricostruito polo industriale di San Felice sul Panaro – copre una superficie di circa 5.000 metri quadrati e l’azienda conta adesso 28 dipendenti, tra fissi e stagionali (nel 2007 erano 17), di cui 22 si occupano del settore agricoltura e 6 del settore movimento terra. Parliamo anche di movimento terra perché, come allora, Bianchini opera in entrambi i settori con due aziende distinte, che si chiamano Agritecnica per il settore agricoltura e B&B Construction Service per movimento terra e autotrasporti. In campo agricolo il pezzo forte di Bianchini rimane la raccolta delle colture orticole per una grande industria di surgelati (Orogel, ndr) su qualcosa come 1.700 ettari (erano 1.400 nel 2007): parliamo di piselli, fagioli, fagiolini e soia Edamame, che nell’ultimo periodo sta prendendo sempre più piede. Questi ettari sono dislocati su diverse province: Modena, Mantova, Padova, Ferrara, Verona, Bologna, Rovigo e Ravenna, e il parco macchine dedicato a questa attività è a dir poco impressionante: ben 10 raccoglitrici, tra PMC (per pisello e fagiolo) e Ploeger (per i fagiolini).
Ma Agritecnica ovviamente lavora anche sulle colture tradizionali, per un totale di circa 1.000 ettari tra grano, mais, sorgo, soia e bietole (circa 100 ha), colture per le quali ha un parco macchine altrettanto significativo, che comprende 70 macchine tra trattori, mietitrebbie, seminatrici, irroratrici, presse ecc. «Noi ci occupiamo di agricoltura a 360 gradi – conferma Gabriele – partendo dalla preparazione del letto di semina fino alla raccolta, per qualsiasi tipo di terreno e di coltura, e forniamo anche il servizio di essiccazione mais. In questo specifico settore, da circa 3 anni abbiamo iniziato lo stoccaggio cereali in celle e da quest’anno in silos verticali in collaborazione con il Consorzio Agrario dell’Emilia. Tutta la fase dello stoccaggio, dall'organizzazione dello scarico alla gestione dei silos, è seguita da mia figlia Alice».
Movimento terra in crescita
Per quanto riguarda il movimento terra, anche qui va segnalato un parco macchine di tutto rispetto: 25 mezzi, che comprendono escavatori di diverse dimensioni, ruspe con laser, autocarri, mezzi d’opera, camion per il trasporto anche eccezionale, pale e minipale gommate e cingolate. Nove anni fa Bianchini effettuava anche il noleggio a freddo di queste macchine, ipotizzando un passaggio anche al noleggio a caldo che puntualmente si è verificato. «Da alcuni anni – conferma Gabriele – abbiamo adottato il noleggio a caldo ovvero con un nostro operatore, in modo da poter dare al cliente un servizio completo, fornendogli un esperto del settore che sappia trovare la soluzione migliore per il lavoro commissionato». Oggi la ripartizione del fatturato per Bianchini è a favore dell’agricoltura (66%), ma il movimento terra (34%) è in crescita.
Altro aspetto che continua a caratterizzare l’offerta di servizi da parte di Bianchini è l’officina. «Al momento la nostra è diventata officina contoterzi, in quanto è stata dotata di tutte le tecnologie e le comodità di un’officina all’avanguardia. Siamo inoltre provvisti di due officine mobili per essere tempestivi nella manutenzione delle macchine in campo/cantiere».
Sono passati nove anni dalla nostra prima visita all’azienda di Gabriele Bianchini e quattro anni fa si verificò il terremoto di cui abbiamo parlato all’inizio. Allora parlavamo di un’azienda con una mentalità imprenditoriale aperta e attenta alle evoluzioni del mercato. Questo spirito non è assolutamente cambiato da allora, anzi si è rafforzato. Certo, non è stato facile superare momenti critici come quelli post-sisma. Ma anche con l’aiuto delle Istituzioni Bianchini ce l’ha fatta, facendo leva sui suoi principi: «La strategia di base su cui lavoriamo – conclude Gabriele – non è cambiata: razionalizzare i costi e migliorare la distribuzione del lavoro. È questo il segreto per rimanere competitivi sul mercato».
L’inizio di una nuova avventura
A suggellare l’inizio delle attività nella nuova struttura, Gabriele Bianchini ha organizzato lo scorso 8 maggio l’inaugurazione ufficiale alla presenza di diverse autorità. Prime fra tutte il sindaco di San Felice sul Panaro, Alberto Silvestri, che ha ricordato come «il passato a causa del sisma sia stato fonte per tutti noi di dolore, preoccupazioni, ansie e incertezze, ma oggi facciamo festa perché quel capitolo è definitivamente chiuso per Agritecnica e per tutte quelle realtà che stanno facendo rinascere il nostro polo industriale, per il quale dobbiamo essere grati agli imprenditori e ai dipendenti che lo fanno vivere ogni giorno. Noi sanfeliciani vivremo altre di queste giornate, fatte di soddisfazioni e di traguardi raggiunti meritati, per questo ringrazio Gabriele e Matteo e tutti quelli che in questi quattro anni si sono spesi per dare un futuro a questa comunità e alla nostra terra».
«Oggi questa di Agritecnica è un’ottima notizia – ha aggiunto Simone Silvestri assessore all’Urbanistica – soprattutto per questo polo industriale, che fin dagli anni ‘70 ha giocato un ruolo decisivo per l’imprenditoria, lo sviluppo e l’occupazione di questo territorio. Chi ha ricostruito lo ha fatto ragionando in prospettiva all’interno di un sistema di regole costruito con questa precisa finalità e per questo devo ringraziare il ruolo della regione Emilia-Romagna, decisivo per competenze e lungimiranza. Ma le regole per una ricostruzione giusta non sarebbero bastate senza la volontà, il coraggio e la determinazione di imprenditori come Gabriele e Matteo. Grazie a persone come loro e come i loro dipendenti, il polo industriale di San Felice si è ripreso con forza il proprio futuro».
A proposito di Regione, era presente Palma Costi, assessore regionale per le Attività Produttive e per la Ricostruzione Post Sisma, che ha sottolineato come «dopo il sisma tutti ci siamo tirati su le maniche, in particolare le donne. Per questo ringrazio anche Annalisa, la moglie di Gabriele, perché le donne in questa ricostruzione sono state importanti. La distruzione è costata 13 miliardi di euro e dopo una disgrazia come questa ci vuole tempo per ricostruire tutto, e come vedete qui lo si è fatto. Ma il lavoro non è finito, la ricostruzione sta continuando e stiamo aspettando per gli agricoltori l’ok definitivo della Commissione europea per poter spostare le date al 2017 e 2018, in modo che tutti quegli imprenditori che sono effettivamente agricoli possano vedersi riconoscere quanto gli è dovuto, fino all’ultimo euro».
«Siamo in una terra d’eccellenza per l’agricoltura – ha ripreso Silvano Ramadori, presidente Unima – dove la gente veramente si tira su le maniche per lavorare, e questa azienda è un esempio per tutta Italia. Il mercato globale pone l’agricoltura in una difficoltà enorme e per far quadrare i conti abbiamo bisogno di imprese valide, moderne, efficienti e innovative. La ditta di oggi è una di queste, perché da sempre ha dimostrato di avere queste caratteristiche, e noi di Unima siamo fieri di avere soci come questi, aderenti all’associazione provinciale di Mirandola».
«Senza i contoterzisti in grado di meccanizzare le operazioni – ha concluso Roberto Guidotti, del Servizio tecnico Unima – l’agricoltore da solo non riuscirebbe a fare agricoltura. Questa azienda fa da tramite tra il settore dell’industria agroalimentare e l’agricoltura e sono aziende come questa che con il loro lavoro, investimenti e tecnologie riescono a rendere competitiva l’agricoltura. Speriamo che anche l’ente pubblico nell’assegnazione dei fondi si ricordi della strategicità della categoria degli agromeccanici».