La difesa fitosanitaria è stata una delle fasi fondamentali della “rivoluzione verde”, ma è stata anche quella che ne ha pagato il prezzo più alto, sia in termini vite umane (quando la sicurezza sul lavoro non era ancora entrata a far parte della cultura imprenditoriale) sia sul piano dell'immagine.
Capita ancor oggi di leggere di agricoltori scriteriati che sommergono le colture di pesticidi, come se i prodotti che si impiegano non costassero nulla e le coltivazioni rendessero milioni; di vedere filmati storici spacciati per descrivere l'agricoltura attuale, travisando la realtà in modo tanto sfacciato da suscitare legittimi sospetti. Dietro a queste campagne di disinformazione qualcuno ha visto la solita trama: l'agricoltura produce veleni, che solo l'industria alimentare riesce a eliminare, dandoci prodotti sani e sicuri. Come per il terrorismo internazionale, si ottiene il medesimo effetto destabilizzante, questa volta sul rapporto strettissimo che lega la produzione agricola alla trasformazione industriale. Lo scopo più evidente è quello di delegittimare le regole, imprese serie, le filiere trasparenti, i prodotti di qualità, a vantaggio – evidentemente – del cibo indifferenziato e globalizzato, che ognuno sceglierà senza pensare a qualità, salubrità e tracciabilità.
Tuttavia, bisogna saper approfittare delle situazioni: se l'opinione pubblica spinge verso un modello agricolo più vicino a quello italiano, capace di fare qualità, dobbiamo cogliere le opportunità che ci si presentano. Dobbiamo comprendere che non potremo mai competere con i grandi esportatori, dove la terra costa un decimo di quanto costa in Italia, dove le regole – quando ci sono – vengono facilmente aggirate, dove le condizioni di vita e di lavoro sono incompatibili con la nostra cultura. Noi dobbiamo puntare sempre più sulla qualità e sulla sostenibilità, non solo nei settori che stanno crescendo più in fretta, (come il biologico, che tuttavia resta un prodotto di nicchia), ma anche nelle colture convenzionali, dove ci sono ampi spazi per valorizzare la filiera italiana.
Le macchine per la difesa fitosanitaria sono forse quelle in cui questi concetti sono stati affrontati con maggior rigore, sia sul piano della difesa dell'ambiente, sia su quello della precisione. Il mercato ci offre molte macchine completamente interconnesse, in grado di ricevere indicazioni da un centro di controllo – la sede aziendale, o un consulente – oppure di eseguire le operazioni sulla base di istruzioni che non vengono necessariamente dall'operatore. Alcune irroratrici, semoventi o trainate, possono per esempio rientrare fra le macchine ammesse agli sgravi fiscali previsti dal programma Industria 4.0 (iper ammortamento), se attrezzate per la distribuzione georeferenziata e collegate in tempo reale alla banca dati aziendale.
Le dotazioni richieste dalla legge
Fra le dotazioni più qualificanti, che possono rispettare le esigenze di automazione richieste dalla legge, possiamo considerare, a titolo di esempio non esaustivo:
- i sistemi di guida automatica satellitare e di telemetria;
- i dispositivi di apertura e chiusura degli ugelli gestiti da microprocessore, per evitare sovrapposizioni;
- i sistemi per la regolazione automatica della portata in funzione della velocità di avanzamento;
- per le trainate, il collegamento unificato e integrato con la trattrice (Isobus);
- la possibilità di variare la portata degli ugelli in funzione di una mappa di prescrizione, già caricata o inviata in tempo reale con una scheda dati (rateo variabile);
- il collegamento via Internet della macchina con la banca dati aziendale, sia per la distribuzione che per la rilevazione di parametri qualitativi (es. indice di vegetazione);
- il collegamento diretto del computer di bordo con il centro aziendale, per il monitoraggio a distanza della macchina (es. per la salvaguardia delle fasce di rispetto, per la rilevazione dei parametri di funzionamento, per il rifornimento di acqua e prodotti, ecc.);
- i servocomandi per la variazione di altezza dal suolo della barra, della carreggiata, della luce libera da terra, il livellamento delle barre, il lavaggio automatico del circuito, ecc.
Purtroppo le disposizioni in materia di iper ammortamento sono state elaborate pensando a uno stabilimento industriale, per cui è necessario analizzare con cura le dotazioni di bordo, magari avvalendosi di un consulente, per essere certi di rientrare nell'agevolazione.
Pan ancora lontano dagli obiettivi prefissati
In linea generale, le irroratrici esposte nelle più quotate esposizioni internazionali mostrano un altissimo livello tecnologico, che si rivolgono ai professionisti della difesa fitosanitaria. Al di fuori di questo ambito, limitato ai contoterzisti e alle aziende agricole più avanzate, esistono ancora tantissime macchine di vecchia costruzione, in pessimo stato di manutenzione. Il Piano di azione nazionale sull'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (Pan), di cui ricorre proprio questo mese il 4° anniversario, sembra ancora lontano dal raggiungimento degli obiettivi prefissati dal legislatore. Le verifiche funzionali, che non avevano colto impreparate le imprese agromeccaniche, specie nelle regioni dove la rete dei centri di controllo aveva già una certa storicità, procedono a rilento; si calcola che su un totale di circa 600.000 macchine fra barre e atomizzatori, a fine 2017 ne siano state controllate poco più del 20%. Può suonare strano, per esempio, che non se ne conosca neppure il numero esatto: fra gli scopi del Pan c'era proprio quello di contare le macchine in circolazione, macchine che finora sono però sfuggite a qualunque rilevazione.
Il controllo funzionale doveva servire anche a insegnare, ai numerosi utilizzatori che non lo sanno fare, a effettuare la corretta taratura della macchina: possiamo verificare ancor oggi che molti distribuiscono i prodotti fitosanitari “a occhio” senza rendersi conto esattamente se rispettano le dosi indicate in etichetta. È un problema assai grave, perché se tutti possono intuire i rischi per la salubrità dei prodotti agricoli trattati con una dose maggiorata, ben pochi si rendono conto di cosa può comportare un dosaggio insufficiente. Le gravi forme di resistenza a molti principi attivi, divenuti via via sempre meno efficaci, sono spesso dovuti ad una distribuzione non uniforme; un dosaggio ridotto può selezionare gli individui più resistenti, le cui generazioni successive divengono incontrollabili.
Un’irroratrice capace di eliminare le sovrapposizioni, che in campi piccoli e di forma irregolare possono facilmente superare il 20-25%, consente di distribuire la dose efficace che, considerando gli strettissimi limiti concessi dalla registrazione sanitaria, è prossima a quella massima ammessa. Con una distribuzione approssimativa, invece, avremo parti del campo soggette a dosaggio eccessivo (nei punti di sovrapposizione) e altre in cui viene distribuita una quantità di prodotto insufficiente a colpire efficacemente il parassita o l'infestante. Su un ettaro di superficie reale, se vogliamo rispettare le regole e compilare correttamente il registro dei trattamenti, con una percentuale di sovrapposizione del 20%, il trattamento dovrà coprire un'area di 1,2 ettari, di cui 0,2 con doppia copertura e 0,8 ettari trattati una volta sola. Per far quadrare i conti, dovremo fare in modo che prodotto basti, riducendo la portata agli ugelli o aumentando la velocità, diminuendo comunque l'efficacia del trattamento; senza contare i possibili danni alla coltura provocati dalla sovrapposizione, o l'aumento di residui nel prodotto finale.
La questione glifosate
Le prese di posizione dell'opinione pubblica e dei governi sul glyphosate, e più in generale sull'agricoltura convenzionale, porteranno inevitabili conseguenze sulle strategie di difesa e su come e cosa produrre. Chi è abituato a investire nell'innovazione avrà la possibilità di sviluppare ed espandere la propria attività, anche in presenza di una legislazione più restrittiva; le irroratrici dell'ultima generazione possono infatti rispondere al bisogno di rendere tracciabili e identificabili i prodotti primari, dando al consumatore una garanzia reale sul processo produttivo. Un ruolo che non è sfuggito ai legislatori, comunitari e nazionali, che già nel Pan hanno caricato, è vero, nuovi obblighi sulle imprese agromeccaniche, ma ne hanno in compenso riconosciuto il ruolo insostituibile nella tracciabilità della filiera agroalimentare.
Siamo consapevoli che i cambiamenti in atto potranno creare qualche difficoltà, almeno all'inizio; ma nel futuro potranno creare nuove opportunità di sviluppo e di valorizzazione dell'attività dei veri professionisti della difesa delle colture.