La tecnologia è una brutta bestia: abituati come siamo a maneggiarla, apprezzarla e talvolta osannarla (anche a sproposito), rischiamo di restarne ammaliati, fino ad attribuirle un peso che va oltre la realtà dei fatti. Un meccanismo simile a ciò che avviene con i social, che tendiamo a considerare come il termometro del Paese sebbene chi vi scrive rappresenti, numeri alla mano, una sparuta minoranza degli italiani.
Partendo da questo ragionamento ci siamo chiesti: possibile che stia accadendo la stessa cosa nel piccolo ma ipertecnologico mondo della meccanica agricola? In altre parole: si parla, scrive e legge soltanto di digitalizzazione, dosaggio variabile, intelligenza artificiale, ma gli agricoltori sono poi pronti ad acquistare, e soprattutto usare, queste dotazioni? Quanti, nella realtà dei fatti, le pagano e se ne servono?
L’evoluzione nell’ultimo ventennio
Abbiamo applicato questa domanda agli spandiconcime: attrezzi concettualmente semplici, non eccessivamente costosi, che tuttavia negli ultimi vent’anni hanno ricevuto robuste iniezioni di tecnologia: celle di carico, controllo elettrico dei dosatori, azionamento idraulico (e successivamente elettrico) dei piatti distributori, distribuzione a dosaggio variabile, regolazione per settori. Il suo costo è lievitato di conseguenza, arrivando a raddoppiare e in certi casi anche triplicare rispetto alle versioni di base. È dunque l’attrezzo giusto per il nostro test: gli agricoltori sono disposti a spendere una cifra considerevolmente più alta – diciamo dal 30 al 150% per cento in più, a seconda delle dotazioni – per un’attrezzatura che fa essenzialmente lo stesso lavoro, anche se in modo indubbiamente migliore? Per scoprirlo, abbiamo interpellato i costruttori, chiedendo loro se e come sono cambiati, nell’ultimo decennio, i rapporti tra le vendite dei modelli più semplici e di quelli dotati di cella di carico, distribuzione proporzionale alla velocità ed eventualmente collegamento Isobus con controllo delle dosi per settori. Ne emerge che gli spandiconcime ad alta tecnologia guadagnano costantemente quote di mercato, nonostante le versioni manuali siano ancora vincenti per numero di esemplari venduti. Meno se si parla di fatturato e margini di profitto. Completa unanimità, infine, sulla provenienza del vento che ha gonfiato le vele alle attrezzature Isobus: nasce dagli incentivi pubblici di Agricoltura 4.0, vero volano di innovazione per il settore, e degli attuali fondi Pnrr, pur con tutti gli ostacoli burocratici a essi legati.
Le discriminanti
Raggruppando pareri che poi esporremo separatamente, emergono alcune discriminanti nella scelta tra una macchina, come si dice, “di prezzo” e una a maggior tasso tecnologico. La principale è per l’appunto la presenza o meno di sovvenzioni pubbliche. Detto brutalmente, quando un attrezzo è pagato al 50% dallo Stato, si è propensi a spendere di più. Il superbonus edilizio, in materia, fa scuola.
Al secondo posto, tra le tendenze più citate, abbiamo la dimensione dell’azienda. Sopra i 100-150 ettari – ma qualcuno sostiene che ne bastino molti meno – il risparmio assicurato da dosaggio proporzionale alla velocità ed eliminazione delle sovrapposizioni giustifica la maggior spesa. A proposito: a quanto ammonta la forbice di prezzo? Parecchio in percentuale, meno in valore assoluto: uno spandiconcime con celle di carico e controllo del dosaggio costa dai sei agli ottomila euro più di uno completamente meccanico. Se si aggiunge anche la connessione Isobus, si arriva mediamente a diecimila euro di maggior spesa. Secondo quanto ci dicono alcuni costruttori, è una cifra che, per un’azienda da 100 ettari, si ammortizza in poco più di un anno soltanto con il risparmio di prodotto. Non è un caso se i contoterzisti, che trattano centinaia e centinaia di ettari, nove volte su dieci scelgono le macchine più sofisticate.
A livello territoriale, l’agricoltura del Nord si conferma come la più incline alla tecnologia, ma per il secondo posto è testa a testa tra Sud e Centro.
Da non trascurare, poi, età e inclinazione dell’acquirente. Agricoltori giovani – o anche meno giovani, ma appassionati di tecnologia – puntano sugli Isobus. Lo stesso vale per chi ha dipendenti con poca esperienza, per ragioni facilmente comprensibili.
Ci sono infine situazioni che pochi s’immaginano, ma che hanno una loro logica: in alcune aree mono-prodotto, vedi quelle risicole, le percentuali di vendita di spandiconcime a controllo digitale superano il 90%. Del resto, in risicoltura questi attrezzi sono utilizzati anche per la semina in acqua.
Voci dai costruttori
Un’ultima discriminante l’aggiungiamo d’ufficio: conta anche il marchio del prodotto. Alcuni costruttori hanno puntato con più convinzione sull’hi-tech e pertanto a essi si rivolgono soprattutto gli agricoltori che vogliono un’alta tecnologia. Ce lo conferma, tra gli altri, Nicolò Roveda, importatore di Amazone: «La nostra clientela, come in generale chi si rivolge a marchi esteri, cerca solitamente prodotti di alto livello. Per quanto riguarda le tendenze, posso dire che dal 2022 al 2023 la quota di macchine con controllo delle sezioni e celle di carico è passata dal 29 al 42% e che nei primi mesi di quest’anno si sta mantenendo sopra il 40%, nonostante il calo delle vendite legato alla fine degli aiuti. Ciò indica che l’agricoltore sta diventando sempre più professionale». Interessante, per finire, il fatto che chi passa dal manuale al digitale, sceglie macchine full optional. Non c’è, insomma, un passaggio graduale tra le due opzioni.
A confermare le parole di Roveda arriva l’ufficio commerciale di un marchio italianissimo come Maschio Gaspardo. Anche un questo caso si segnala un forte aumento di domanda sulla linea Primo EW, a discapito della serie M, meno evoluta. «L’impennata nel prezzo dei concimi – ci spiegano – ha evidenziato quanto sia importante risparmiare prodotto. Ora il prezzo dei fertilizzanti è sceso, ma l’abitudine al risparmio è rimasta. L’azienda medio-grande, che ha maggiori benefici dall’eliminazione degli sprechi, sceglie regolarmente le linee più professionali».
Paolo Cera, di Kuhn Italia, vede avvicinarsi le curve di vendita degli Mds, tendenzialmente manuali sebbene comunque di ottimo livello, e degli Axis, dotati di Isobus e controllo delle sezioni. «Dal punto di vista numerico, i primi sono ancora maggioritari, ma in calo, mentre i secondi stanno salendo decisamente». Il trend è ancor più evidente nel Settentrione, ma presente ovunque.
Il cambio di passo, conclude Cera, è arrivato con Agricoltura 4.0. Lo confermano dalla Agrex, denunciando un’inversione nel rapporto tra macchine manuali e digitali durante l’ultimo quinquennio. «Indubbiamente gli incentivi hanno avuto un ruolo, tuttavia non hanno creato una domanda, bensì accelerato una tendenza già in atto».
Anche Alberto Marchetti (Marchetti Macchine Agricole, importatore di Bogballe) conferma che Agricoltura 4.0 è stata un acceleratore per la conversione tecnologica. «C’è chi compra anche senza incentivi, ma indubbiamente i contributi hanno dato una bella scossa. Sempre, però, su numeri non grandissimi. Le macchine con pesa e controllo delle sezioni sono in crescita e valgono ormai il 60% delle nostre vendite, ma ci chiedono anche molti modelli della linea L, ossia quella manuale», spiega.
L’importanza anche economica del risparmio di concime è ribadita da Sandro Battini, direttore commerciale di Kverneland Group Italia. «Anche grazie agli incentivi fiscali, la differenza di prezzo tra macchine tradizionali e Isobus non è insormontabile. Percentualmente si va dal doppio al triplo del valore, ma quando metà dei soldi è rimborsata dallo Stato, la cosa cambia, tanto più se, evitando sprechi, si ammortizza la spesa in pochissimi anni. Ormai anche le piccole aziende chiedono tecnologia, tanto è vero che abbiamo realizzato un modello da soli mille litri, ma con tutta la tecnologia delle gamme più grandi». Il riferimento è alla serie Exacta CL di Kverneland, venduta anche come Rom Vicon e Dsm Kubota.
Un marchio italiano che ha molto investito sul digitale è la veronese Dcm, che ha brevettato le sue macchine da campo aperto e frutti-viticoltura. «Nell’arco di dieci anni – ci spiega il titolare Sergio Dal Cero – gli spandiconcime con celle di carico sono passati dal 35% al 65% del venduto. A chiederli sono i clienti più professionali; tuttavia, Agricoltura 4.0 ha incuriosito molti e convinto chi, pur interessato, era restio a cambiare per via dei prezzi più alti. In più c’è la domanda di chi ha acquistato trattori Isobus con gli incentivi e ora li deve attrezzare con macchine adeguate».
Esce decisamente dal coro Giovanni Paolo Cornaglia, contitolare di Cea e del marchio Agrimix. «Se vogliamo essere sinceri, dobbiamo ammettere che certe tecnologie su uno spandiconcime sono praticamente impossibili da gestire. Penso al controllo delle sezioni, per esempio, a causa delle innumerevoli variabili che entrano in gioco nello spandimento di un prodotto così eterogeneo come il fertilizzante granulare. Ci sono invece cose che funzionano e che fanno risparmiare. Per esempio, la velocità proporzionale all’avanzamento, che non a caso noi proponiamo, oppure la localizzazione, su colture specialistiche». A richiedere le macchine più evolute, riassume Cornaglia, sono gli agricoltori più giovani, avvezzi al digitale, oppure le aziende con dipendenti inesperti. «Utilizzando questi sistemi – conclude – anche chi non ha pratica di concimazione riesce a fare un lavoro accettabile».
Tecnologia in crescita anche sui modelli pneumatici
C’è un concetto di spandiconcime che, a intuito, dovrebbe essere favorito nella ricerca di soluzioni a dosaggio variabile e fertilizzazione di precisione. Ci riferiamo gli attrezzi pneumatici, che localizzano il prodotto grazie a barre con calate. «In realtà – ci corregge Luciano Dada, di Damax – fare dosaggio variabile su uno pneumatico comporta un maggio ricorso a componenti elettroniche, in quanto si devono gestire non due piatti, ma parecchie file». Ciò nonostante, aggiunge però, con lo spandiconcime pneumatico si può ottenere una variabilità nel dosaggio che arriva al metro per metro. Anche nel caso di Damax, comunque, la vendita di modelli ad alta tecnologia è in netto incremento. «Ormai le vendite sono legate ai contributi e i vari Pnrr e Agricoltura 4.0 finanziano soltanto le macchine con tecnologia digitale», conclude Dada.