Il mercato in questione è quello dei prodotti agricoli, come sta dimostrando la campagna acquisti nel settore delle mietitrebbie: basta che si rialzino un poco i listini delle borse merci e la gente ritrova fiducia e voglia di investire.
Non stiamo parlando della ripresa dei prezzi dovuta al fattore contingente (speriamo) dell’epidemia, ma di quella che da alcuni mesi sta spingendo verso l’alto i prezzi dei cereali nazionali, per effetto delle norme sull’etichettatura dei prodotti alimentari. Quanto inciderà l’attuale ripresa delle quotazioni sulla redditività di una macchina da raccolta, che si ammortizza in 5-6 anni, ma che dovrebbe durarne almeno il doppio? Sugli acquisti importanti pesa assai più la leva psicologica, derivata dalla situazione attuale, che un’analisi preventiva, ma pur sempre approssimativa, di come andrà nei prossimi anni.
Superficie minima di 100 ettari
Nonostante le macchine per la fienagione siano caratterizzate da valori meno impegnativi rispetto a mietitrebbie e trince, mettendo insieme tutti i “pezzi” necessari a comporre un cantiere completo ci si arriva molto vicino, senza contare i trattori necessari per azionarli. È vero che con la stessa trattrice si possono eseguire diverse lavorazioni, benché assai vicine fra loro; tuttavia, non è una situazione ideale, perché se le superfici sono modeste, il risparmio sui mezzi di trazione si paga in termini di impiego insufficiente delle altre attrezzature.
Come è stato più volte esaminato nel passato, la superficie minima da raccogliere non deve mai scendere sotto i 100 ha/anno, per consentire l’ammortamento – su base decennale – delle macchine necessarie a gestire un’azienda di piccole dimensioni. Con una superficie del genere, equivalente a una media di 4 tagli su 25 ettari o 3 tagli su 33 ettari (in asciutta), si richiedono inoltre una trattrice da 50 kw per il ranghinatore o il voltafieno, e una più potente (almeno 80 kw, pari a circa 110 cavalli) per la falciacondizionatrice e la rotopressa. Considerando una resa media di 12-15 ettari al giorno, avremo a disposizione due giornate piene per la falciatura e altrettante per la pressatura, intercalate da un’altra giornata per rivoltamento e formazione delle andane. Sul piano della tempestività ci si sta sicuramente, ma la contropartita è nell’impiego annuo troppo scarso: 100 ettari di superficie dominata comportano una utilizzazione annua variabile fra 40 e 70 ore, a seconda della macchina.
Poiché i costi fissi (svalutazione, interessi e ammortamento) si ripartiscono in ragione delle unità di lavoro, incideranno pesantemente sul costo unitario quando le macchine lavorano poco; la relazione fra incidenza dei costi fissi e impiego annuo è esattamente proporzionale. Raddoppiando le ore (o gli ettari, non importa), i costi fissi incidono per la metà, triplicandole per un terzo, e così via: per un’attrezzatura, che non consuma carburante e manodopera (già considerati nel costo del trattore), il costo totale è dato dalla somma fra i costi fissi e quelli di manutenzione.
L’analisi dei costi e dei ricavi
Per le macchine da fienagione, nell’ipotesi dei 100 ettari, i costi fissi incidono per quasi l’80% su quello totale; se gli ettari fossero 300, a parte la minore incidenza percentuale, il risparmio orario ammonta a € 15 per il ranghinatore, € 10 per il caricatore, € 22 per la falciacondizionatrice e € 36 per la rotopressa (a camera variabile). Si noti che i costi orari per 100 ha (senza considerare il trattore, il gasolio e la manodopera) partono da una base di 15 €/ora per il caricatore frontale, 26 €/ora per il ranghinatore, 41 €/ora per la falciacondizionatrice e 61 €/ora per la rotopressa. Considerando un costo minimo di 40 €/ora per il trattore più leggero e di 55 €/ora per quello più potente avremo i seguenti costi aziendali, sempre con riferimento ai 4 tagli annui su 25 ettari:
- per la falciatura e condizionamento, un totale di 6.720 €, pari a 67,20 €/ha;
- per ranghinatura/voltafieno, il totale sarà di 3.250 €, pari a 32,50 €/ha;
- per la pressatura, il costo annuo ammonta a 9.280 €, pari a 92,80 €/ha;
- per la movimentazione, il costo sarà di 3.300 €, in media 33 €/ha.
L’onere complessivo della fienagione ammonta a 22.550 euro, che ripartiti sui 25 ettari portano il costo annuo (su 4 tagli) oltre i 900 €/ha, molto elevato pur considerando la comodità di non dipendere da nessuno e di poter decidere in piena autonomia quando raccogliere. Se consideriamo una resa in fieno imballato di 10,5 tonnellate vendibili (come media dei 5 anni di durata del prato), il costo delle sole lavorazioni incide per ben 86 €/t, un valore di tutto rispetto che dovrebbe consigliare la ricerca di soluzioni alternative.
Con le attuali quotazioni dei fieni di prima qualità la produzione lorda vendibile annua può arrivare a 1.100 €/ha; restano quindi 200 €/ha che possono sì assorbire i costi di impianto, ma non lasciano alcun margine. Se invece la superficie da lavorare fosse espandibile a 300 ettari (75 ha su 4 tagli), il risparmio per ettaro, dovuto alla minore incidenza dei costi fissi, si attesterebbe sui 200 euro/annui, raddoppiando il margine a disposizione per i costi colturali, l’ammortamento dell’impianto e gli utili.
In pratica, i 100 ettari da tagliare in un anno rappresentano un minimo assoluto, al di sotto del quale non si deve andare se non si vuole andare in tasca.
L’importanza della qualità
Si potrebbe obiettare che esistono aziende capaci di tirare avanti anche con superfici foraggere inferiori; in effetti, impiegando attrezzature usate e datate, con costi fissi praticamente nulli, è possibile spendere molto meno. Il ragionamento è corretto, ma ha dei limiti: già nell’ipotesi di triplicare la superficie, i costi fissi delle attrezzature si riducono a un terzo, eppure il risparmio per ettaro arriva a soli 50 euro per ogni taglio, quindi a 200 euro in ragione d’anno. Ora, se i 2/3 dei costi fissi per le attrezzature corrispondono a 50 euro/ha per taglio, il costo complessivo ammonterebbe a 75 euro/ha (3/3); per i trattori, assai più costosi, ma impiegati più intensamente (diciamo 300 ore/anno), i costi fissi incidono per 25 €/ha per taglio. Nell’ipotesi di impiego di trattori e attrezzature decrepiti e privi di ogni valore commerciale (cosa che di fatto non avviene mai per macchine marcianti), il costo per taglio si ridurrebbe di 100 euro, pari a 400 €/anno.
Considerando che si partiva da 900 €/anno, il costo delle lavorazioni si ridurrebbe a soli 500 €/anno: ma a questo punto dovremmo mettere in conto che stiamo impiegando dei relitti di macchine, con tutti i relativi rischi sul piano dell’affidabilità, oltre a quello della qualità del lavoro. Lavorando con queste macchine, infatti, non è detto che si riesca a ottenere lo stesso prodotto, anzi è assai probabile che il prezzo di vendita si riduca in misura considerevole: un fieno di medica con poca foglia, troppo maturo e imbrunito, vale almeno il 30-40% di meno di uno di prima qualità.
Con una produzione lorda vendibile inferiore di 400-500 €/ha, il risparmio realizzato con l’impiego di attrezzature obsolete si annulla; poi l’agricoltore potrà lamentarsi del fatto che la fienagione è un’attività in perdita, che non conviene investire e che “non è più come una volta”. L’ultima affermazione è quella più vera: se i trattori e le macchine di 30-40 anni fa (ma per la fienagione anche vent’anni sono troppi) conservano una buona capacità di sopravvivenza, nel senso che continuano ad andare in moto e “cantano che è un piacere”, ciò non significa che lavorino bene.
Il foraggio essiccato non viene più valutato solo in termini di sostanza secca, confidando nella capacità dei bovini di trasformare in zuccheri anche la fibra più grezza e ostica: è vero, l’animale non si ammala, ma produce meno latte e con caratteristiche tecnologiche inferiori. Di conseguenza, solo un prodotto di qualità può consentire di raggiungere le quotazioni più elevate e questo è tanto più vero quanto più l’azienda che produce il foraggio è lontana da quella che lo acquista e lo impiega per l’alimentazione.
L’incidenza del trasporto
La distanza è, infatti, uno dei punti deboli della filiera dei foraggi a essiccazione naturale, perché incide notevolmente sul costo del trasporto: il fieno, anche se imballato, ha un rapporto fra peso e volume troppo basso, che non consente di sfruttare appieno la capacità dei mezzi impiegati. L’elemento determinante è, infatti, il volume, a sua volta limitato dalla sagoma ammessa su strada: 2,55 metri di larghezza, 4 metri di altezza e 16,50 metri di lunghezza, per i convogli agricoli e per gli autoarticolati, e a 18,75 m per gli autotreni.
Queste limitazioni hanno portato alla diffusione, anche per i fieni, delle presse raccoglitrici giganti (big baler) capaci di realizzare balle di maggiore peso per unità di volume, in vista del trasferimento stradale a grande distanza. Nonostante il continuo incremento della densità delle balle, il costo del trasporto incide in misura fissa, a parità di chilometri percorsi: poiché il prezzo si forma a destino (in relazione alla qualità), è chiaro che il prodotto di scarsa qualità risulta alquanto deprezzato, avendo dovuto scontare gli stessi costi logistici di quello di prima. Nelle annate di abbondanza di prodotto, oppure di scarso assorbimento da parte dell’industria della disidratazione (per la medica), è noto che i prezzi possono subire oscillazioni importanti, rendendo di fatto non commerciabili le partite più scadenti, che vengono svendute per sgombrare i fienili. In tali contesti crollano miseramente tutte le considerazioni fatte sul costo della fienagione; solo chi è riuscito a produrre un fieno di qualità riesce a recuperare i costi di produzione, perché il prodotto migliore sarà sempre richiesto.
Soluzione ideale: l’agromeccanico
La soluzione migliore in termini economici resta quella di ricorrere al contoterzista, quando la superficie dominata è insufficiente: nel nostro esempio, con 300 ettari da raccogliere (fra tutti i tagli) il costo si aggira sui 700 €/ha, molto più delle tariffe ufficiali degli agromeccanici. La scelta di meccanizzarsi in proprio potrebbe trovare qualche giustificazione, con queste superfici, solo a parità di tecnologie impiegate, ma non riesce a competere sul piano economico, perché il terzista non impiega le stesse macchine. Una trattrice da 80 kw di classe economica trainare le macchine agricole necessarie, ma è al limite; già con 100 kw e una trasmissione più evoluta, è possibile aumentare la velocità di lavoro e produrre il 40-50% in più. Non parliamo poi di impiegare una falciacondizionatrice combinata, un ranghinatore a tappeto mobile (sempre su erba medica) e una big baler, azionate da trattrici dotate di guida automatica, capaci di ridurre sia i tempi di lavorazione, sia di migliorare la qualità del lavoro. In quest’ottica, il confronto con la soluzione minimalista del “chi fa da sé fa per tre” appare sempre perdente: a dispetto del modesto valore commerciale, il fieno è ancora alla base dell’allevamento dei ruminanti e, in base agli studi più recenti, è un alimento fondamentale per la salute degli animali, e richiede pertanto l’impiego delle migliori tecnologie.