A oltre cinque anni dall’ultimo termine per il controllo funzionale delle irroratrici e a sette anni dall’entrata in vigore del Piano d’azione nazionale per l’uso sostenibile degli agrofarmaci (Pan), ancora non si ha un quadro certo del numero di macchine impiegate in Italia. Se le imprese agromeccaniche, seppure con qualche ritardo, hanno rispettato i termini per la prima verifica e hanno sottoposto le macchine alle verifiche successive, per gli agricoltori la situazione è alquanto diversificata fra le regioni italiane.
Dove l’attività di controllo era iniziata ancor prima dell’emanazione del Pan, il numero di verifiche è elevato e prossimo a quello dei soggetti abilitati all’acquisto e all’impiego degli agrofarmaci, a conferma che la maggioranza delle macchine in condizioni operative è stata censita e verificata. Altrove la verifica funzionale, se si escludono i contoterzisti, ha riguardato solo una minoranza delle aziende agricole, per quanto il numero sia destinato a crescere per effetto dei controlli sul rispetto delle regole ambientali, che prevede l’accesso a parte dei contributi comunitari. Benché nessuno si sbilanci a dare numeri precisi, sembra ormai chiaro che la stima di mezzo milione di macchine in Italia debba essere ridimensionata, a meno di non ammettere un fallimento del Pan che ci sembra poco plausibile: di irroratrici ce ne saranno tante, ma quelle realmente utilizzate in un contesto professionale sono molte di meno.
Controlli ridotti per la pandemia
A stimolare una certa resistenza da parte degli agricoltori furono, almeno all’inizio, le prese di posizione assunte dalle rappresentanze agricole: perché preoccuparsi del Pan, quando si può affidare tutto al terzista e risparmiare i soldi delle verifiche? Pian piano, gli agricoltori professionali sembrano essersi convinti, per quanto negli ultimi due anni i controlli si siano alquanto ridotti per gli effetti della pandemia e soprattutto in forza della proroga legata al permanere dello stato di emergenza.
È bene tenere presente che la Direttiva da cui è nato tutto questo risale al 2009 e, dopo 12 anni, parlare ancora di mezzi non verificati può sembrare assurdo, così come appare discutibile il ritardo nell’emanazione del nuovo Piano, che avrebbe dovuto realizzarsi a partire dal 26/11/2019.
Riassumendo le disposizioni del “vecchio” Pan e in attesa del “nuovo”, devono essere sottoposte a verifica presso un centro autorizzato tutte le irroratrici che possono essere definite “macchine”, ossia azionate da una sorgente di energia diversa da quella muscolare. Vi rientrano:
- irroratrici a barra orizzontale, per la difesa delle colture erbacee, con nebulizzazione a pressione o distribuzione centrifuga, di tipo semovente, trainato, portato o semi-portato;
- irroratrici con sistemi di trasporto pneumatico (cannoni e sistemi con manica ad aria);
- atomizzatori a nebulizzazione pneumatica, per la difesa delle colture legnose, di tipo tradizionale elettrostatico, compresi quelli con telaio scavallatore, con o senza recupero;
- irroratrici a carrello o a zaino, se motorizzate.
I controlli sulle irroratrici hanno due obiettivi principali, che derivano dalla Direttiva 2009/128: il primo è collegato alla più ampia Direttiva Macchine (di cui abbiamo visto la definizione), cioè la sicurezza per l’operatore, il secondo all’efficienza della macchina per la difesa delle piante, e quindi in un’ottica di tutela del consumatore e dell’ambiente. Il primo viene conseguito con la verifica dello stato della macchina e dei suoi componenti, il secondo attraverso il controllo funzionale, che riguarda la regolazione del sistema di distribuzione per avere la massima efficacia e uniformità.
Verifica funzionale
I principali elementi da verificare sono:
- Sicurezza delle trasmissioni meccaniche: per le macchine azionate dal trattore si parte dall’albero cardanico e relative protezioni, come cuffie e dispositivi per evitare la rotazione della guaina esterna (catenelle), oltre ad eventuali trasmissioni a cinghia, che devono essere protette, secondo i principi previsti dalle direttive comunitarie.
- Pompe e circuiti in pressione: né le une, né gli altri non devono presentare perdite visibili, gocciolamenti e difetti di tenuta alla normale pressione di esercizio; qui, oltre alla sicurezza per l’operatore (un getto di liquido in pressione può produrre gravi infortuni), si guarda anche alla salvaguardia dell’ambiente rispetto a possibili perdite di prodotto.
- Serbatoio, premiscelatore, sistema di lavaggio contenitori, agitatore, indicatore di livello: il serbatoio deve essere integro e dotato di coperchi a tenuta; il premiscelatore ed il sistema di lavaggio del contenitore devono essere in perfetta efficienza, così come l’agitatore; l’indicatore di livello deve essere preciso e facilmente leggibile.
- I manometri vengono provati per verificare se sono sufficientemente precisi, con un banco di prova dotato di manometro di precisione; se è presente un computer di bordo, i valori indicati dal display devono corrispondere a quelli rilevati sul circuito. I manometri analogici devono essere idonei alla misurazione e visualizzazione dell’esatta pressione di esercizio: se l’irroratrice deve lavorare a 8-10 bar, un manometro con fondo scala a 12 bar non lavora nella condizione di massima precisione (di solito compresa fra il 10% e il 40% della scala); per contro, con un fondo scala a 120 bar può essere difficile leggere differenze di pressione di qualche bar, che in termini relativi possono significare il 20-30% in più o in meno.
- Il tubo di carico dell’acqua, se può consentire il prelievo da vasche, fossi e canali, deve essere dotato di una valvola di non ritorno, a perfetta tenuta per evitare che un quantitativo anche minimo della miscela presente nel serbatoio possa inquinare i corpi d’acqua superficiali; i filtri devono essere in ottimo stato, come pure il dispositivo lavamani, se presente.
- La barra deve garantire la perfetta orizzontalità, con minima tolleranza, e il controllo della quota rispetto al suolo; deve essere previsto un sistema di protezione dal contatto col terreno; la chiusura e l’apertura della barra deve avvenire senza impuntamenti (che potrebbero richiedere una manovra manuale); inoltre la barra deve poter essere chiusa per sezioni, per rispettare le distanze di sicurezza e ridurre la contaminazione dell’ambiente circostante.
- Gli ugelli devono essere efficienti (non devono, per esempio, gocciolare o cambiare la forma del getto al variare della pressione), trovarsi in buone condizioni d’uso e possibilmente essere dotati di sistemi contro il gocciolamento.
- Nei sistemi a convezione o nebulizzazione pneumatica, devono essere controllati la ventola, lo stato e l’efficienza dei deflettori, l’integrità dei condotti dell’aria, con particolare attenzione alle maniche flessibili.
Verifica efficienza e qualità
A queste verifiche, strumentali e visive, sulle singole componenti della macchina segue quella generale dedicata all’efficienza e alla qualità nella distribuzione:
- misura relativa della portata dei singoli ugelli: può essere fatta con serbatoi graduati, posizionati in corrispondenza degli ugelli, verificando la quantità emessa su una certa base temporale, che darà la portata in litri nell’unità di tempo.
- uniformità fra i singoli ugelli, misurata su un bersaglio teorico, costituito da tasche in materiale plastico disposte su di un banco prova, montato su ruote per poter controllare tutta la lunghezza della barra, in cui ogni tasca è collegata a un serbatoio trasparente. Verificando l’altezza raggiunta dal liquido nelle singole sezioni è possibile valutare la portata relativa e la sua uniformità lungo tutta la barra; per gli atomizzatori destinati a lavorare su colture arboree il bersaglio è montato in verticale e le tasche, con relativi serbatoi, sono montate in modo da restare verticali una volta che il banco viene ruotato di 90° in posizione orizzontale.
Solitamente i banchi di prova hanno caratteristiche tali da poter essere facilmente trasportati su un autocarro leggero, che funge così da laboratorio mobile e consente di coprire aree di intervento molto ampie. Il centro di prova autorizzato deve avvalersi di tecnici abilitati, a seguito di un corso di formazione molto severo, diversificato in relazione alle varie tipologie di macchine; in ogni caso l’abilitazione conseguita in una regione consente di controllare irroratrici di aziende poste diverse regioni. La verifica si conclude con il rilascio di un certificato di collaudo dell’irroratrice, su cui viene apposto un contrassegno adesivo con gli estremi del centro autorizzato e la data di effettuazione.
Consulenza per la taratura
Al di là del rispetto dell’obbligo, molti centri offrono un servizio di consulenza per la taratura della macchina, che è facoltativa ma assolutamente raccomandabile, per le aziende non specializzate nei trattamenti, dotate di macchine a regolazione manuale. Dove esiste una figura professionale specializzata, con macchine dotate di computer e degli opportuni sensori, la taratura avviene in modo automatico a ogni utilizzo. Ma nelle piccole aziende, dotate di macchine a regolazione manuale, è frequente l’errore di credere che la polverizzazione spinta del liquido e l’aumento della quantità di aria erogata dalla ventola siano sinonimo di un buon trattamento, cosa che non è affatto vera. Le goccioline non devono scendere al di sotto di un certo diametro, perché possano raggiungere e colpire il bersaglio; se si forma una nube di liquido polverizzato, questo può spostarsi rispetto alle piante-bersaglio e contaminare l’ambiente o danneggiare le colture adiacenti. La taratura eseguita da un esperto aiuta l’operatore anche dopo la verifica, in quanto gli consente di ripristinare i valori corretti anche durante i successivi trattamenti.
Con le regole attuali (in attesa del nuovo Pan) la durata delle verifiche è di 2 anni per le macchine impiegate per conto terzi, da imprese iscritte alla Camera di Commercio, e di 3 anni per le aziende agricole; la scadenza per gli agricoltori era quinquennale, ma è stata ridotta a partire dal 2020.
Ricordiamo infine che l’art. 74 del Dl n. 18/2020, poi convertito in legge, ha sospeso temporaneamente tutte le scadenze in materia di prodotti fitosanitari, dal rinnovo dei patentini alle verifiche funzionali. La sospensione dura dodici mesi rispetto alla scadenza originaria, e comunque fino al 90° giorno dalla data di cessazione dello stato di emergenza sanitaria, attualmente fissato al 31 marzo: quindi bisogna attivarsi per i rinnovi entro il prossimo 29 giugno, per non trovarsi scoperti in piena campagna di lavorazione.