Il senso di John Deere per il latte

Il concetto di sistema produttivo John Deere nasce dalla necessità di mettere al centro non la macchina, ma il prodotto finale del cliente
Il ruolo del Cervo nello strumento cloud chiamato Milk Sustainability Center

Una nuova concezione di sistema produttivo. Questo è il percorso che John Deere ha deciso di intraprendere in ambito lattiero-caseario, adottando un approccio diverso dal passato e per fornire innovazioni concrete per gli allevatori.

Tradizionalmente, i costruttori come John Deere sono incentrati sul prodotto, cioè tutto ruota attorno alle macchine, che siano trattori, mietitrebbie, trince o altro. Ma gli allevatori non ragionano in questi termini: quando si svegliano la mattina non pensano ai trattori, ma alle loro vacche, cioè al cuore della produzione di latte e, più in generale, agli allevamenti. Gli allevatori sono, in altre parole, “animali-centrici”, per cui ogni decisione deve avere come riferimento il benessere e la produttività degli animali.

Il concetto di sistema produttivo nasce proprio da questa osservazione: non mettere al centro la macchina, ma il prodotto finale del cliente, in questo caso il latte. Per fare questo, John Deere ha iniziato a mappare l’intero processo produttivo di una stalla da latte: coltivazione dei foraggi, raccolta, stoccaggio, alimentazione, mungitura e gestione complessiva. In questa mappa si vede chiaramente che alcune aree (come la produzione vegetale) sono presidiate da John Deere, altre lo sono solo in parte (alimentazione), altre ancora non sono coperte affatto (mungitura o nutrizione). È quindi evidente che nessuna azienda da sola può coprire tutte le fasi: occorre collaborare con partner specializzati.

Il valore principale per l’allevatore nell’utilizzare il Milk Sustainability Center riguarda la sostenibilità

I costi dell’alimentazione

Il processo produttivo, osservato lungo l’intero anno, mostra come ogni fase abbia un ciclo di feedback continuo: pianificazione, esecuzione, misurazione con KPI (indicatori chiave di prestazione) e adattamento. Dalla semina fino alla mungitura, ogni passaggio influenza quello successivo. Ad esempio, la qualità dell’insilato dipende non solo dalla coltivazione, ma anche dalla raccolta e dalla lavorazione dei foraggi; e poiché il 60% dei costi totali di un’azienda da latte riguarda l’alimentazione, anche piccoli miglioramenti possono generare impatti economici rilevanti.

Per ottimizzare davvero questi processi servono dati affidabili e integrati e John Deere possiede già l’Operations Center, che raccoglie i dati delle macchine e delle colture. Ma questo non basta: mancano i dati su alimentazione e mungitura. Per questo l’azienda ha stretto partnership con altre realtà:

- con Dinamica Generale, leader italiano nella tecnologia di alimentazione di precisione, integrata nella rete John Deere con il software in cloud Dtm;

- con DeLaval e Uniform Agri, che forniscono dati relativi al bestiame e alla mungitura. Questa integrazione ha dato vita al Milk Sustainability Center (Msc), uno strumento cloud nato più di un anno fa, che raccoglie automaticamente dati da tre aree fondamentali – colture, alimentazione e animali – indipendentemente dal marchio delle macchine o dei software utilizzati. L’elemento distintivo è l’automazione: niente inserimento manuale dei dati, perché questo è ciò che più scoraggia gli allevatori. Una volta raccolti, i dati vengono elaborati per mostrare all’allevatore le varie efficienze dell’azienda, come ad esempio l’efficienza d’uso dei nutrienti. È possibile analizzare i risultati a livello complessivo o più dettagliato (stalla, campo, ciclo del latte), identificando punti di forza e aree di miglioramento.

Sostenibilità

Il valore principale per l’allevatore nell’utilizzare l’Msc riguarda la sostenibilità. Spesso gli agricoltori percepiscono questa parola come un costo, ma in realtà significa “fare di più con meno”: migliorare le efficienze, ridurre gli sprechi, risparmiare su input costosi come gasolio e fertilizzanti. Di conseguenza, sostenibilità e redditività non sono in conflitto, ma anzi si rafforzano a vicenda.

In sintesi, il sistema produttivo proposto da John Deere si basa su tre pilastri: centralità degli animali e del prodotto finale (il latte), non delle macchine; integrazione di partner e soluzioni diverse, perché nessuna azienda può coprire da sola l’intero processo; uso dei dati per migliorare efficienza, sostenibilità e redditività delle aziende agricole.

 

L’Msc rappresenta la concretizzazione di questa visione: una piattaforma che unisce i dati da più fonti, elimina lo sforzo dell’inserimento manuale e permette all’allevatore di vedere, comprendere e ottimizzare l’intero ciclo produttivo. È un passo importante verso un’agricoltura sempre più guidata dal dato, sostenibile e profittevole.

Chiaramente, John Deere continuerà a concentrarsi sul proprio core business – ovvero vendere macchine e soluzioni – ma con un passo avanti decisivo: oggi non si tratta più soltanto di raccogliere dati, ma di renderli utilizzabili. Troppo spesso in passato i dati restavano inutilizzati perché mancava l’ultimo passaggio, cioè trasformarli in decisioni operative. Con l’ecosistema John Deere, che integra macchine dell’azienda e di terze parti, l’obiettivo è rendere la gestione dei dati più semplice e accessibile possibile, collegando ogni macchina (nuova, vecchia, o di altri marchi) al sistema.

Trince

La F9 1000 al lavoro nelle campagne olandesi

La presentazione alla stampa di metà settembre in Olanda del ruolo di John Deere nell’Msc è stata l’occasione per mostrare per la prima volta sul campo le novità in tema di trince e rotopresse già annunciate a inizio estate (vedi Il Contoterzista n. 7/2025). Per le prime, queste in sintesi le novità delle nuove serie F8 e F9:

- nuovo joystick ergonomico CommandPro con fino a 11 pulsanti personalizzabili,

- nuova cabina, più ampia e confortevole

- display touchscreen G5/G5Plus, il 35% più grande e il 75% più veloce rispetto a prima

- dati essenziali visualizzati sul display del montante angolare

- sistema ProTouch Harvest: consente automazione delle manovre a fine campo con un solo clic, controllo del tubo di lancio e le funzioni AutoTrac, Controllo del Riempimento Attivo e Automazione della Velocità di Avanzamento

- sistema di gonfiaggio pneumatici Ctis

- manovrabilità migliorata del 20% (raggio di sterzata di 6 metri)

- motore JD14X sui sei modelli F8 (da 425 CV fino a 645 CV), motore JD18X per i modelli da F9 500 a F9 700 (da 700 CV a 820 CV) e motore Liebherr V12 per i modelli F9 900 e F9 1000, con potenza nominale fino a 1.020 CV

- tecnologia HarvestMotion per massimizzare la produttività a regimi motore ridotti e migliorare l’efficienza dei consumi di carburante (del 4%)

La F8 600 è equipaggiata con motore JD14X

- due nuove opzioni di rompigranella: Ultimate 250 con rulli da 250 mm, monitoraggio della temperatura e design pieghevole per una maggiore facilità di manutenzione, e XStream 305 con rulli da 305 mm e superficie del 56% più ampia

- nuovo sistema di dosaggio Ids 2.0, integrato con il sensore HarvestLab, dotato di un serbatoio isolato da 50 l per additivi concentrati e di uno da 325 l per applicazioni ad alto volume o acqua.

Rotopresse

I modelli a camera variabile V452R e V462R (nella foto) vantano un aumento del 15% nella potenza assorbita dalla trasmissione

Per quanto riguarda le rotopresse, tutti i nuovi modelli sono dotati di funzionalità avanzate Isobus, che assicurano l’integrazione completa della macchina nel John Deere Operations Center. I modelli a camera variabile V452R e V462R vantano un aumento del 15% nella potenza assorbita dalla trasmissione, traducendosi in un incremento dell’8% della produttività sul campo. L’innovativa funzione di automazione di tracciamento dell’andana include un timone flessibile che consente alla rotopressa di seguire automaticamente l’andana. Il sistema di rilascio rapido consente di scaricare una balla e chiudere il portellone in soli tre secondi, mentre il sistema a doppia cinghia comprime il raccolto fino a 140 kg/m³, con un aumento del 7% rispetto ai modelli precedenti, garantendo una densità di balla impressionante.

I modelli di rotopressa combinata C442R, C452R e C462R (nella foto) sono progettati per produrre insilato di alta qualità

I modelli a camera variabile V452M e V462M offrono un aumento del 10% nella potenza assorbita dalla trasmissione, con un incremento della produttività fino all’8%. Infine, i modelli di rotopressa combinata C442R, C452R e C462R sono progettati per produrre insilato di alta qualità. Questi modelli offrono un sistema di pesatura integrato (opzionale) con sensori di forza avanzati su ciascuno dei quattro rulli del tavolo di trasporto, permettendo la misurazione del peso di ogni balla in movimento.


dsm-firmenich nuovo partner strategico

La squadra del Milk Sustainability Center si allarga e accoglie la società svizzera dsm-firmenich come partner strategico. Il suo software Sustell è la soluzione leader del settore per la valutazione del ciclo di vita (Lca), che aiuta l’industria agricola a misurare e migliorare le proprie performance di sostenibilità. Questa partnership consentirà il flusso di dati primari dall’Msc al software Sustell, previo consenso dell’allevatore. In questo modo le funzionalità di Msc saranno ulteriormente arricchite da fonti di dati aggiuntive di Sustell e da calcoli certificati dell’impronta di carbonio, supportando i clienti nel realizzare miglioramenti ambientali redditizi.

Il senso di John Deere per il latte - Ultima modifica: 2025-10-27T12:18:27+01:00 da Francesco Bartolozzi

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