Grano duro Nord-Italia campagna 2022: per il grano duro, con produzioni non inferiori ai 50-55 q/ha, grazie agli attuali prezzi, è stata una buona campagna, dopo la scorsa che è stata la migliore degli ultimi vent’anni.
Grazie al combinato resa media bassa / prezzo attuale alto, il frumento duro evidenzia, anche in quest’ultima annata, una produzione lorda vendibile in grado di coprire i notevoli aumenti dei costi di produzione e conseguentemente assicurare un’interessante redditività, ovviamente se la produzione ha raggiunto almeno 50 quintali/ha e al prezzo di agosto 2022.
Situazione riscontrabile diffusamente su buona parte dell’areale produttivo Padano e del Nord Italia, sia per le rese sia per gli aspetti qualitativi e di salubrità del prodotto conformi agli standard dell’industria di trasformazione.
Più che interessanti le prime quotazioni, che evidenziano poco più di 49 euro/q per il frumento duro nr. 2, sostanzialmente mantenuto invariato fino a tutto agosto e pertanto utilizzato quale valore per i calcoli e per le analisi economiche dell’articolo.
Lo scorso anno dal prezzo sotto trebbia di circa 30 euro seguì un’ascesa dei valori fino a circa 43 euro nell’ultima sessione di borsa di agosto 2021, tendenza rialzista continuata per il seguire della stagione arrivando a superare anche i 50 euro al quintale.
L’attuale situazione di mercato è caratterizzata da un’elevata preoccupazione riferita alla volatilità potenziale che gli scenari commerciali conseguenti a un’auspicabile soluzione del conflitto in atto potrebbero innescare. A ciò si aggiunge l’incertezza degli ambiti produttivi nei paesi esportatori di grano duro, con la conseguente difficoltà, anche per gli analisti più attenti, a formulare le ipotesi di prezzo.
Rese e qualità mortificate dal clima, ma cariossidi sane
L’andamento climatico registrato, in un contesto che ha subito costantemente scarsità/assenza di piogge per l’intera stagione invernale e primaverile, evoluta in vera e propria siccità proseguita anche nell’estate, ha evidenziato temperature più alte delle medie durante la fase di maturazione e preraccolta con punte record in luglio e agosto.
La negatività metereologica sopra citata, conseguente ai cambiamenti climatici, ha mortificato le rese e qualità delle produzioni cerealicole autunno-vernine, attenuando però le potenziali criticità alla salubrità delle cariossidi. Ricordo che le stesse anomalie climatiche, mortificanti ma non devastanti per il grano tenero e duro, hanno invece danneggiato molto gravemente tutte le produzioni a semina primaverile in ogni fase fenologica, arrecando danni molto importanti in termini di resa e qualità:
- in fase di maturazione del grano duro non si sono riscontrate problematiche di salubrità causate da patogeni e/o fattori negativi, in quanto l’andamento climatico diffusamente non ha permesso lo sviluppo di muffe e funghi sul grano duro coltivato nell’areale Padano, come invece frequentemente successo negli anni passati;
- non si riscontrano significative problematiche afferenti alle proteine e altre caratteristiche qualitative che, pur se non eccezionali, rispettano comunque i parametri qualitativi richiesti dalla trasformazione, limitando al solo peso specifico qualche difformità;
- in buona parte dell’areale considerato le rese del 2022 registrano in media circa 58 q/ha su terreno lavorato, 53 q/ha con minima lavorazione e circa 50 q/ha su sodo.
Le rese ottenute si attestano a circa 10 quintali in meno a ettaro in ogni modalità di coltivazione rispetto a quelle raggiunte nel 2021 e similari al 2020 (dati e andamenti sono riscontrabili nei grafici di fig. 1).
In altalena negli anni produzioni e qualità
Anche in questa stagione di raccolta, positiva per il grano duro, gli aspetti di resa e di qualità registrati ci devono fare riflettere sulla discontinuità degli andamenti. Se analizziamo le ultime cinque campagne, i dati di resa e qualità evidenziano che il 2018 fu un anno intermedio per il combinato resa/qualità, molto negativo il 2019, discreto/positivo il 2020, eccezionalmente positivo il 2021, meno positivo il 2022.
Risultati altalenanti, conseguenti al progredire dei cambiamenti climatici in grado di influenzare moltissimo il binomio resa-qualità, ma purtroppo poco prevedibili pur se sempre più frequenti e purtroppo non governabili da parte dei produttori agricoli.
Gli effetti del clima attuale sono certamente difficili da gestire soprattutto per una coltura autunno-vernina tradizionalmente non oggetto di irrigazione. Gli strumenti potenzialmente a disposizione, sia preventivi sia in tempo reale, ci sono e sono anche innovativi; ma per meglio esprimere la loro efficacia dovrebbero essere integrati a quelli classici agronomici, che non vanno mai tralasciati, anche in tempo di agricoltura 4.0. Le azioni che l’azienda agricola deve eseguire e che risultano propedeutiche al raggiungimento del risultato quanti -qualitativo restano queste:
- rispettare le finestre temporali utili a ogni operazione colturale;
- accrescere il tenore di sostanza organica del terreno anche per aumentare il “potere tampone” del suolo e il trattenimento delle risorse idriche;
- effettuare una preparazione accurata dei letti di semina e ricercare una capacità di sgrondo delle eventuali acque in eccesso;
- integrare gli asporti con nutrizioni mirate ed equilibrate;
- effettuare trattamenti tempestivi.
Rese non raggiungibili al Sud
Il risultato produttivo quanti-qualitativo 2022 esprime rese/ettaro di circa 50 quintali nella modalità di coltivazione con meno input (il sodo), di circa 53 quintali applicando la minima lavorazione e di circa 58 quintali su terreno lavorato in profondità; e sono rese potenzialmente migliorabili, come dimostra la scorsa stagione, stante il potenziale produttivo ottenibile in questo areale del Nord Italia (vedi fig. 1).
La lenta ma continua introduzione e l’utilizzo delle tecnologie 4.0 in tutte le fasi della filiera cerealicola, dal campo alla trasformazione, permette di indicare e orientare in termini anche predittivi le azioni da farsi e migliora l’efficacia del loro lavoro. Purtroppo, tutto ciò diventa vano, se incrociamo eventi meteo estremi come la siccità e le ondate di calore di questa stagione.
Rimane comunque valido e attuale, in questi areali produttivi del Nord, e pertanto da favorire, un credibile percorso di raggiungimento degli obiettivi condivisi con la filiera in termini quanti-qualitativi, in quanto si conferma che le rese ottenute nell’areale considerato, pur se minori rispetto alla stagione scorsa, sono difficilmente raggiungibili nei territori tradizionalmente vocati a grano duro come il Sud Italia, la cui produzione è ancora insufficiente a soddisfare i bisogni dell’industria pastaia italiana.
I costi e il punto di pareggio
L’incidenza per ettaro dei costi di produzione come per il grano tenero subisce rincari elevatissimi ed è di circa 430 euro/ha più elevata nella modalità di coltivazione su terreno lavorato in profondità, circa 380 euro/ha con minima lavorazione e circa 340 euro a ettaro su sodo.
Le variazioni di dettaglio sono rilevabili nella tab. 1 che analizza il periodo considerato. Nelle modalità produttive in analisi, senza considerare il canone di affitto, i costi per ettaro aumentano da circa 1.500 euro/ha a circa 1.950 con l’aratura, da poco più di 1.335 euro/ha a circa 1.730 con la minima lavorazione e da 1.215 euro/ha a circa 1.550 su sodo. La computazione dell’affitto, quando se ne fa ricorso, accresce nell’areale considerato mediamente di circa 600 euro/ettaro il costo di produzione complessivo.
I prezzi registrati dal sotto trebbia 2022, ad agosto registrano valori medi del mese costanti, di circa 49 euro/q. Valori in leggera diminuzione rispetto a quelli di chiusura della scorsa campagna, ma superiori a quelli del 2021 di pari mese e comunque molto interessanti (vedi anche fig. 1).
Negli anni precedenti quest’ultimo biennio fino al 2020 compreso, i prezzi determinavano produzioni lorde vendibili, al netto della Pac, molto inferiori a quelle del 2021-2022. Ne deriva che il combinato 2022 resa modesta - prezzo interessante (anche se oggi è inferiore alla media anno della stagione scorsa e considerando l’affitto a un valore convenzionalmente indicato in 600 euro/ettaro) è in grado di assicurare una redditività positiva per tutte le modalità di coltivazione analizzate, con valori che vedono un margine di oltre 550 euro per ettaro in ognuna delle modalità di coltivazione considerate. Senza computare l’affitto, il margine positivo cresce di 600 euro/ha (vedi tab. 1).
In riferimento alla copertura e all’assorbimento di valore dei costi di produzione molto accresciuti come sopra descritto, grazie agli ottimi prezzi di mercato attuali il potere di acquisto di un quintale di grano duro è cresciuto leggermente rispetto ai valori medi di liquidazione dello scorso anno, fatto riscontrabile analizzando lo specifico grafico che illustra le evoluzioni del periodo (fig. 2). Tale grafico con istogrammi evidenzia le quantità in quintali di grano duro, valorizzate al prezzo medio di 49,75 euro, necessarie alla copertura delle singole voci di costo e di quello complessivo (per le voci di dettaglio si rimanda ai grafici specifici). A copertura dei costi totali comprensivi dell’affitto, con le rese ottenute e con il prezzo attuale medio dei mercati di agosto, sono necessarie produzioni per ettaro di circa 51 quintali con la coltivazione tradizionale, circa 47 q in minima lavorazione e 43 q con la modalità su sodo, che ha costi ancora minori.
Ai prezzi considerati, senza computare l’affitto, i quintali di grano duro che occorrono a copertura dei costi, questi ultimi molto rincarati, risultano essere circa 39 su terreno lavorato, 35 con minima lavorazione e 31 su sodo, aumentando rispetto all’annata 2021 che ha computato minori costi di circa 6 euro su terreno lavorato e con minima lavorazione e di 4 euro su sodo.
Con i buoni prezzi di mercato di oggi, e le rese ettariali mediamente ottenute nell’areale considerato, si è diffusamente raggiunto e anche superato il punto di pareggio economico, nonostante i considerevoli aumenti dei costi derivati dalla guerra ancora in corso nell’Est Europa e dalla pandemia, come riscontrabile dai grafici pubblicati e dalla tab. 1.
*) Coordinamento Agromeccanizzazione Legacoop Agroalimentare