La componentistica è spesso considerata un universo parallelo – e minore – nel panorama della meccanica agricola. È però una valutazione ingenerosa, per almeno due motivi. Il primo è che senza i componenti non vi sarebbero, ovviamente, macchine agricole. Il secondo, che questo settore non interessa soltanto i costruttori, che hanno nei componentisti i loro principali fornitori di parti, ma anche il cosiddetto cliente finale. Ovvero, nel caso di nostro interesse, i contoterzisti.
Sono tradizionalmente compresi nella componentistica, per esempio, i ricambi. E tutti sanno che accanto a quelli originali c’è tutto il mondo della ricambistica compatibile, prodotta da ditte di assoluta affidabilità e serietà, che vanno da Ama a Granit Parts, passando per Cermag, GB Ricambi e, naturalmente, Kramp, che in poco più di un decennio ha rivoluzionato il mercato nazionale, digitalizzandolo. Ma non occorre limitarsi al classico filtro o tubo idraulico, in realtà: sono componenti anche tutti i prodotti del cosiddetto after-market, ovvero quei dispositivi che si montano sulla macchina già acquistata – o in fase di acquisto – per migliorarne alcune caratteristiche o aggiungervi altre funzioni. Si pensi per esempio alle guide satellitari multimarchio, ma anche alle telecamere, alla fanaleria supplementare e così via. La personalizzazione del trattore o dell’attrezzo – e molti agromeccanici sono maestri in questo – passa forzatamente dai costruttori di componenti.
Un mondo senza crisi
Stiamo parlando di un comparto che spazia dal dado al sollevatore, dall’O-R all’autoguida. Sarà anche per quest’ampiezza di offerta che il settore non ha attraversato, negli ultimi anni, quella crisi che ha invece colpito la meccanica agricola in generale. Il segmento è cresciuto costantemente per quattro anni, arrivando a toccare, nel 2021, il suo record assoluto, con un fatturato di 3,3 miliardi di euro (+660 milioni rispetto al bilancio complessivo del 2018 e +18% rispetto al 2020). Significativo il confronto con la meccanica agricola in generale: mentre quest’ultima scendeva del 5,5%, nel 2018, la componentistica saliva di quasi il 2%. Un divario che si allargava ulteriormente l’anno successivo: -6,3% per la meccanica, +8% per i componenti. «Negli ultimi due anni siamo aumentati a doppia cifra: un fatto tutt’altro che scontato e nemmeno ipotizzabile, in passato, se non in occasione di acquisizioni», fa notare il presidente del settore componentisti di Federunacoma (Comacomp), Pier Giorgio Salvarani, al quale chiediamo di commentare sia lo stato di salute del settore sia l’ultima edizione di Eima, fiera in cui la componentistica gioca, da sempre, un ruolo di primo piano, con due padiglioni dedicati all’interno della manifestazione.
L’aumento di fatturato, fa notare Salvarani, ha però luci e ombre: «Non possiamo dimenticare che in parte è stato causato dal rincaro dei prezzi, direttamente conseguente all’aumento delle materie prime. Un rincaro generalizzato che ha portato ad avere fino a quattro aumenti nel corso del 2021, senza peraltro grandi proteste da parte degli acquirenti, se non quel livello di trattativa che è lecito attendersi ogni volta che si prospetta un rincaro dei prezzi. Il loro atteggiamento è legato alla consapevolezza che stiamo operando in un mercato in cui le materie prime sono difficili da reperire, al punto che in certi settori – penso all’elettronica – un singolo elemento costa più dell’intero componente. È il caso dei microchip, per esempio».
Non esiste, secondo il presidente del Comacomp, un settore della componentistica che non abbia beneficiato del buon momento generale. «L’elettronica ha avuto un exploit molto forte, senza dubbio, ma non è il solo abito. L’oleodinamica, per dire, ha tempi di consegna che vanno oltre l’anno. In realtà non c’è un ramo che sia rimasto fermo e le differenze di velocità sono legate alle macchine di cui fanno parte: sono cresciuti di più i componenti delle macchine con più vendite nel corso dell’anno, ovviamente».
Il ruolo degli aiuti
«Anche nel nostro specifico settore – quello dei diserbi e trattamenti, ndr – abbiamo vissuto un anno molto positivo. Del resto, il comparto dei trattamenti aveva necessità di essere svecchiato, sia per ragioni ambientali sia di efficienza, dal momento che erano presenti attrezzi anche estremamente datati. Le recenti normative, con gli aiuti per l’ammodernamento del parco macchine, sono state molto utili». Il riferimento è naturalmente a campagne di finanziamento pubblico come Agricoltura 4.0. «È stata senz’altro una buona cosa. Per il 2023, tra l’altro, le agevolazioni sono state rinnovate, anche se in misura più contenuta. Ma in fondo va bene anche così: gli aiuti sono necessari, ma devono essere proporzionati, altrimenti gli agricoltori finiscono col fare acquisti soltanto per il contributo e non per reale necessità».
La spinta dovuta ad Agricoltura 4.0 è stata in parte frenata dalle vicende dell’Est Europa, ma secondo il presidente di Comacomp l’influenza della guerra non è stata forte come si era temuto in un primo momento. «Abbiamo alcuni clienti in Ucraina che hanno continuato a fare ordini anche nei mesi della guerra. Del resto, la terra va coltivata ugualmente, il lavoro in campagna non si può fermare e gli animali continuano a mangiare, per cui è normale che servano anche macchine e ricambi».
La componentistica in fiera
Parliamo con Pier Giorgio Salvarani all’interno di uno dei suoi stand (l’azienda ne aveva due) in Eima 2022 ed è quindi d’obbligo un accenno alla manifestazione, vista anche la sua carica in Federunacoma. «Stiamo andando molto bene: non abbiamo i dati sulle affluenze, ma in giro vedo un sacco di gente, per cui speriamo di poter tornare ai numeri pre-Covid», ci dice. Una speranza, come noto, esaudita, dal momento che, alla chiusura dei cancelli, Eima ha registrato il record assoluto di presenze. Merito dei tantissimi espositori, della voglia di tornare a vedersi, ma anche – secondo Salvarani – dell’utilità di manifestazioni di questo tipo. «L’agricoltura ha bisogno delle fiere. Sono momenti di aggregazione, ma anche di analisi delle macchine, con la possibilità di trovare in un unico luogo tutte le novità del mercato. Lo stesso vale per componenti e accessori, che aiutano a mantenere la macchina funzionale e moderna. Vi sono attrezzi che grazie all’accessoristica continuano a essere attuali anche se hanno diversi anni di vita. Parlando di un caso che conosco bene, quello delle barre per diserbo, posso dire che molti dei nostri prodotti permettono di allungare la vita lavorativa delle irroratrici, oltre che di personalizzarle in base alle necessità del proprietario».
Nel passato, tuttavia, una forte presenza di costruttori di componenti e ricambi non originali ha generato qualche frizione con i fabbricanti di macchine agricole, che sui ricambi originali puntano per integrare il fatturato derivante dal nuovo. «È vero, in passato c’è stata qualche discussione, ma a mio parere la compresenza di costruttori e componentisti è un connubio che aiuta la crescita generale del settore e dunque fa bene anche ai fabbricanti di macchine agricole. La fiera in fondo è degli associati di Federunacoma e se torna a essere una grande manifestazione, darà modo all’associazione di continuare a garantire i suoi servizi. Compresi i viaggi all’estero, realizzati con l’aiuto dell’Ice, grazie ai quali i nostri soci entrano in contatto con realtà diverse e con potenziali partner».
Anche i componentisti, conclude Salvarani, hanno beneficiato di una vetrina internazionale tanto prestigiosa: «Le aziende italiane hanno avuto la possibilità, negli anni, di farsi conoscere da un pubblico più vasto e dai costruttori di tutto il mondo. Si è così creato un doppio mercato: quello del Sud Europa, particolarmente orientato sulle macchine specialistiche, e quello continentale e nord-europeo, vocato alla produzione di attrezzi di grandi dimensioni, progettati per estensioni elevate e che hanno nella produttività la loro caratteristica principale. Questa doppia sfida ha permesso agli italiani di crescere, anche qualitativamente, nonché di far conoscere il valore dei nostri prodotti».
Versatilità e affidabilità
Da sempre i componenti italiani sono noti per la loro capacità di adattamento e versatilità. Ma per Salvarani hanno ormai colmato anche il gap qualitativo con paesi come la Germania. «Abbiamo da sempre il vantaggio della flessibilità, rispetto ad alcuni colossi europei. Se un cliente chiede a un fornitore italiano di adattare un determinato pezzo, o di farglielo su misura, quand’è appena possibile sarà accontentato; cosa che non sempre accade se si relaziona con un grande gruppo internazionale. Di contro, siamo sempre stati considerati inferiori per qualità e affidabilità rispetto a paesi come la Germania, ma ormai questa visione appartiene al passato. Tra i nostri prodotti e quelli tedeschi, o di qualsiasi altro Paese, non esiste più differenza. Del resto, le auto tedesche montano un gran numero di componenti italiani: qualcosa vorrà pur dire».