Il problema per il settore del fotovoltaico non è la fine, prossima, degli incentivi.
Il problema vero è la continua incertezza normativa e la mancanza di meccanismi in grado di accompagnare il mercato fino al raggiungimento della tanto agognata grid parity di qui a due anni, il momento, cioè, nel quale il settore sarà in grado di sostenersi da solo. «E ora la situazione è critica, molte aziende hanno già avviato la cassa integrazione e sono a rischio migliaia di posti di lavoro, sia in Italia che all’estero».
A lanciare l’allarme è Valerio Natalizia, presidente Anie/Gifi, che aggiunge «nel nostro paese nel 2012, tra le aziende associate, abbiamo riscontrato una riduzione del 24% dei posti di lavoro e per il 2013 è previsto un ulteriore calo del 7%. Sono infatti tante le aziende che hanno già annunciato tagli entro fine anno e alcuni grandi gruppi internazionali chiuderanno intere filiali, un patrimonio di conoscenze che si era creato in questi ultimi anni e che rischia di scomparire in breve tempo».
E la stima fatta da Vittorio Chiesa, direttore dell’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano, è ancora più drammatica: «se nel 2010-11 avevamo stimato circa 18-19mila addetti diretti, occupati operanti nella filiera specialistica del FV, senza considerare l’indotto, oggi si sono già persi quasi 5mila addetti, equivalenti a un 30% in meno a seguito della riduzione del mercato italiano colpito dalla durezza della competizione internazionale e dai continui cambi normativi. Il primo registro del V Conto energia ha raggiunto i 90 milioni di spesa di incentivi, meno di quanto previsto, quasi sicuramente a causa di complicazioni burocratiche e non di mancanza di volontà».
«Per dare continuità al mercato – prosegue Natalizia – occorrerebbe attuare una serie di meccanismi a costo zero per il consumatore, che non andrebbero quindi a influire in bolletta sulla componente A3 (quella che riguarda le rinnovabili). Mi riferisco in particolare alla detrazione fiscale Irpef del 50% anche per gli impianti fotovoltaici, come già avviene per la ristrutturazione di impianti elettrici, idraulici e di riscaldamento, che avrebbe anche il pregio di far emergere tutte le fatture relative a questi lavori; oggi non tutte le Agenzie territoriali consentono tale detrazione e siamo in attesa della risposta a un interpello in merito fatto all’agenzia delle Entrate. Altri meccanismi di appoggio al mercato potrebbero essere l’innalzamento da 200 kW ad 1 MW dello scambio sul posto per supportare l’autoconsumo o la liberalizzazione del mercato elettrico. Tutti meccanismi – sottolinea Natalizia – in grado di “riattrarre” anche il sistema bancario, oggi così lontano dal settore, proprio perché, appunto, troppo incerto. Il documento sulla Strategia energetica nazionale, attualmente in consultazione, pur ribadendo l’importanza delle rinnovabili, non fornisce le metodologie per sostenere il settore in questa fase di transizione, e rimanda a successivi provvedimenti l’attuazione pratica. Senza dimenticare che sarebbe auspicabile una politica europea anche a livello di incentivi: creando una sorta di mercato unico dell’energia potrebbero diminuire i costi e si darebbe una scossa al mercato energetico».
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