Adriano Chiari è quello che si dice un contoterzista moderno. Fa ancora trebbiatura dei cereali, certamente, ma quest'ultima è lungi dall'essere la sua attività principale. Il fatto di avere ben quattro Terragator in azienda, del resto, lascia pochi dubbi su quale sia l'orientamento di questa moderna ditta di lavorazioni agromeccaniche, assai orientata verso i nuovi settori di lavoro. Tra i quali, per esempio, non manca la difesa delle colture, una di quelle attività che i contoterzisti, nei decenni passati, hanno spesso trascurato, a vantaggio delle più classiche aratura e raccolta. Non lo ha fatto certamente Chiari, presso cui diserbi e trattamenti hanno un ruolo quasi altrettanto importante della distribuzione dei liquami. Basti pensare che sotto i capannoni di Cologne (Bs) troviamo tre irroratori semoventi: un Grim e due Uragano 3000 di Maschio Gaspardo, commercializzati in Italia con il marchio Unigreen.
Sono proprio questi ultimi i protagonisti del Provato da voi di questo mese. Prima di andare nello specifico, però, sentiamo da Chiari come è arrivato ad aver bisogno di ben tre trampoli. «Iniziammo a fare trattamenti antipiralide nel 1995, quando praticamente ancora non si sapeva cosa fosse questo parassita. Tanto è vero che per far lavorare i trampoli a sufficienza da ammortizzarli, li usavamo più che altro per fare concimazione azotata su mais già alto. Pian piano, con il tempo si è poi sviluppata la consapevolezza di cosa sia la piralide e quali benefici possa portare la prevenzione dei suoi attacchi; così il segmento della difesa è decollato», ci spiega.
Al punto che i Chiari (oltre ad Adriano non va dimenticato il padre Antonio) sono arrivati per l’appunto alle tre semoventi attuali. Le due che ci interessano in questa sede sono state acquistate nel 2014 e hanno lavorato, nella prima stagione, per mille ore complessive. Già questo fa capire che la domanda di lavoro è molta e che tre macchine non sono superflue.
L’Uragano nel dettaglio
Uragano nasce dall’acquisizione di Finotto, ditta storica del trattamento fitosanitario, da parte del gruppo Maschio Gaspardo. L’irroratore è così figlio dell’Eurofalcon 170. Al quale, naturalmente, sono stati apportati diversi interventi per rendere la macchina più moderna ed efficiente. Uragano è stato presentato ufficialmente all’Agritechnica 2013 ed è un'irroratrice polivalente, in grado di trattare diverse colture, anche già molto sviluppate.
Per osservarla nel dettaglio partiamo dal motore, che è un John Deere 6 cilindri da 6068 cc, con 172 cavalli di potenza massima, pari a 126 kW. Necessari, per muovere una macchina che a pieno carico pesa la bellezza di 12 tonnellate ed è talvolta costretta a lavorare nel pantano. Per esempio, quando – nonostante le piogge – si è costretti a intervenire prima che la finestra per i trattamenti si chiuda. Proprio per non avere problemi di spinta, l’albero motore alimenta direttamente i motori idrostatici sulle ruote (quattro in tutto) attraverso due pompe a cilindrara variabile da 75 cc in grado di erogare una portata complessiva di 300 litri al minuto; completano l’impianto idraulico altre tre pompe idrauliche a ingranaggi calettate sulla presa di forza laterale del motore: una da 33 cc destinata alla movimentazione della pompa di irrorazione, una da 22 cc destinata all’impianto dell’idroguida e una da 11 cc destinata ai servizi. Per ridurre le necessità di manutenzione, il motore è equipaggiato con una ventola reversibile, in grado di soffiare via polveri e pollini che dovessero accumularsi sulle griglie dei radiatori.
L’idrostatica è dunque garantita da due pompe a cilindrata variabile e quattro motori idrostatici Poclain Ms11, cui si aggiunge un differenziale oleodinamico per avere maggior forza di spinta in condizioni di terreno pesante. «Sia il motore sia l’idrostatica si comportano bene. Il John Deere, per esempio, ha tutta la potenza necessaria, anche in condizioni di lavoro difficili. Ciò nonostante, non è particolarmente esoso, in materia di consumi: con 120 litri di serbatoio si fanno tra i 70 e gli 80 ettari, con una media di circa 12 litri l’ora». Consumi che, secondo Chiari, sono senz'altro accettabili. Inoltre – come abbiamo anticipato – il proprietario spiega che la trasmissione ha una buona forza di spinta, sufficiente anche quando si ha a che fare con terreno pesante. «È uno dei miglioramenti più evidenti rispetto alle vecchie Finotto – conclude – assieme ai cambiamenti avvenuti in cabina».
Uragano è fornito di cambio a due rapporti, per una velocità massima su strada di 40 km orari, mentre la massima velocità di distribuzione è di 20 km all’ora. Lo sterzo è sulle quattro ruote, con quattro possibili modalità di funzionamento:
1) sterzatura idraulica sulle ruote anteriori con ruote posteriori bloccate in posizione centrale per la guida su strada;
2) sterzatura a gestione elettronica sulle quattro ruote a cerchio per ridurre il raggio di sterzata;
3) sterzatura a gestione elettronica sulle 4 ruote con avanzamento a granchio;
4) sterzatura a gestione eletronica sulle ruote anteriori.
In materia di sterzo è da notare il ridottissimo raggio di svolta in caso di sterzata doppia: soltanto 2,75 metri di raggio interno, secondo quanto dichiarato dal costruttore. Naturalmente è anche possibile variare idraulicamente la carreggiata, tra un minimo di 1,7 e un massimo di 3,05 metri. Infine non possiamo dimenticare il sistema di sospensioni a longherone oscillante sul telaio, utile per ridurre gli scossoni ma soprattutto i rischi di ribaltamento in caso di terreno fortemente sconnesso.
Contribuiscono ad aumentare la stabilità anche i due grandi serbatoi da 1.500 litri ciascuno sistemati sui lati della macchina. Grazie a un sistema di celle di carico (di serie sull’allestimento Xl) i due serbatoi sono riempiti sempre allo stesso modo e sempre fino al carico completo, ma l'operatore può anche scegliere un'altra capacità, necessaria – per esempio – per finire il campo senza dover poi buttare il prodotto. Grazie alle celle di carico, il computer caricherà il volume di acqua prestabilito nelle due cisterne. Il sistema di pescaggio è unico, in modo da vuotare contemporaneamente i serbatoi. Tuttavia, ancora una volta, all’operatore è lasciata libertà di manovra: può infatti escludere uno dei due dal pescaggio per stabilizzare ulteriormente la macchina sulle pendenze trasversali. Grazie a questo sistema, alla carreggiata variabile e alle sospensioni, Uragano può lavorare anche su declivi del 25%.
Il sistema di distribuzione
Passiamo ora agli organi lavoranti veri e propri, ovvero il sistema di distribuzione e la barra. Per il primo, Maschio ha previsto ben tre pompe idrauliche: una di riempimento, centrifuga, da 500 litri al minuto, una per l’irrorazione (a sei membrane, da 280 l/min) e l’ultima, infine, per rimescolare il prodotto nelle vasche. L’irrorazione è controllata dal computer Genius Wave, sul quale sono sistemati anche gli interruttori manuali per la chiusura delle singole sezioni e il piccolo computer che sovrintende al riempimento. Naturalmente è possibile automatizzare apertura e chiusura delle sezioni, collegando la macchina a un dispositivo di guida satellitare. Il rispetto dei dosaggi è delegato a un contalitri che adegua l’erogazione alla velocità di avanzamento.
La barra – non parliamo della macchina in prova, come vedremo – va da 18 a 28 metri di larghezza e può essere divisa in 5, 7 o 9 sezioni, con o senza manica d’aria. Quando è presente, quest’ultima assicura una ventilazione a 8 metri al secondo, fornita da una pompa a ingranaggi. La forma ellittica dei fori, sostiene Maschio Gaspardo, riduce le turbolenze e fa in modo che tutto il prodotto sia diretto verso le foglie da trattare. Naturalmente sia la barra sia la cabina si possono alzare, per lavorare su mais già alto. L’abitacolo arriva a 3,3 metri di altezza massima, mentre la barra supera i 5 metri, per aver ragione anche del prodotto più rigoglioso.
Il giudizio del proprietario
Anche se abbiamo già fornito una piccola anteprima, vediamo ora un giudizio più organico da parte di Adriano Chiari. «Le macchine sono arrivate in primavera e hanno fatto, in una stagione, circa 500 ore di lavoro ciascuna. Senza mai un guasto, a parte qualche connessione elettrica saltata, per il fatto che quando si lavora in campo ci sono molte cose che possono strappare un filo In effetti – continua il contoterzista – questo è, a mio avviso, il solo difetto della macchina: occorre lavorare per proteggere meglio sia i cablaggi sia le condotte oleodinamiche, altrimenti si rischia di restare fermi per delle sciocchezze».
Rispetto alle versioni prodotte da Finotto, continua Chiari, sono stati fatti importanti passi avanti. «Ho già detto dell’idrostatica, ma il cambiamento principale è probabilmente quello della cabina: è diventata più confortevole, meglio organizzata e con un condizionamento efficiente. La visibilità, invece, era già buona e tale è rimasta. Altro aspetto su cui i tecnici della Maschio hanno lavorato molto è l’insonorizzazione, che adesso è a livelli davvero eccellenti».
I comandi sono raggruppati nella parte alta dell’abitacolo, per non intralciare la vista. Naturalmente la maggior parte di essi fa capo alla leva multifunzioni, cher controlla, oltre ad avvio e interruzione dell’erogazione, sollevamento della barra e della cabina, apertura e chiusura della barra, larghezza della carreggiata e geometria indipendente: una funzione grazie alla quale l’ala destra e sinistra della barra possono muoversi in modo autonomo, per adeguarsi meglio a un terreno particolarmente sconnesso. Nel complesso, i comandi e la cloche formano un ensemble che Chiari giudica ben organizzato e comodo da usare.
Altra cosa che è piaciuta al proprietario è la maneggevolezza: «Lo trovo, in questo, superiore a molte macchine della concorrenza, perché gira davvero in pochissimo spazio. Molto buona anche la luce da terra, legata al fatto che Uragano ha i due serbatoi del prodotto sui lati e lascia così libero il centro del telaio. Dove arriviamo a 180 cm di luce, più che sufficienti per lavorare anche su prodotto alto».
Abbiamo scritto più sopra che Chiari ha fatto una scelta particolare per la barra: «Invece di quelle offerte da Unigreen, usiamo una Martignani Kwh elettrostatica, acquistata da noi presso lo stesso Martignani e poi portata in fabbrica per il montaggio. Quelle di Martignani sono barre speciali: attivano il prodotto con una carica elettrostatica che lo porta ad aderire alle foglie da trattare. In questo modo si possono ridurre i dosaggi di fitofarmaco e si ha molta meno dispersione per deriva. Sono anni che usiamo questo tipo di barra; i clienti sono contenti e noi anche, perché si risparmiano acqua e prodotto. Inoltre, essendo partner di Syngenta per la produzione di mais da seme, la barra di Martignani è praticamente indispensabile, essendo prevista dal protocollo di coltivazione». Chiari ha voluto una Kwh da 15 metri: una dimensione piccola, ma adatta alla specificità del suo lavoro: «Dal momento che il mais da seme si coltiva in parcelle da sei file, la barra da 15 metri torna molto utile. La produttività, inoltre, è buona, anche con una barra non molto grande». Si arriva, infatti, a circa 8 ha/ora.
Nel complesso, dunque, Uragano si rivela essere un buon irroratore, versatile, ben strutturato e che, soprattutto, rappresenta un deciso passo avanti rispetto alle macchine da cui prende origine.
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