Cambia il cuore pulsante delle trince John Deere di potenza medio-alta, grazie a un nuovo 6 cilindri messo a punto dagli ingegneri del Cervo. Un 18 litri che, sottolinea orgogliosamente il costruttore americano, fa a meno dell’urea, grazie alle altissime temperature di combustione dei gas di scarico.
L’annuncio dell’uscita delle nuove trinciacaricatrici giallo-verdi è stato dato a metà agosto, in piena campagna di raccolta, e noi del Contoterzista siamo riusciti a salire in esclusiva su una macchina demo: una 9700i, la più potente tra quelle motorizzate con il nuovo JD 18X, che promette di essere un propulsore a suo modo rivoluzionario: potente quanto un 12 cilindri, ma più contenuto nelle dimensioni (e nei consumi, si presume).
Le novità: motore
Diamo dapprima uno sguardo generale alle novità introdotte con questo restyling. La principale è indubbiamente nel motore: mentre finora il 18 litri era riservato a 9500i e 9600i, peraltro alla loro prima campagna di lavoro nel 2022, ora questo 6 cilindri senza apporto di urea fa la sua comparsa anche sulle 9700i, la cui potenza inoltre passa da 750 a 825 cavalli. Per questo modello, dunque, si ha in concomitanza un robusto taglio della cilindrata – dal Liebherr 24 litri al JDX da 18 litri – e un incremento di 70 cavalli nella potenza massima, essenzialmente – riteniamo – per adeguarsi alla concorrenza, che ha nel segmento degli 800-850 cv alcune macchine assai interessanti.
L’intervento ha anche lo scopo di ridurre sensibilmente i consumi, grazie ad alcune soluzioni tecniche adottate. La prima, e già citata, è l’eliminazione dell’additivo all’urea, che comunque ha un certo peso sui costi di lavorazione. I motori 18X, inoltre, sfruttano il principio del basso regime, che John Deere ha battezzato Harvest Motion Plus, in grado di fornire la coppia massima a 1.300 giri e che mantiene il range ottimale di lavoro tra 1.300 e 1.600 rpm (1.800 giri la velocità di rotazione massima). Tradotto in numeri, secondo John Deere ciò significa un aumento del 10% nella produttività e un risparmio di gasolio del 10% per tonnellata di prodotto raccolta. A ridurre i costi di produzione contribuisce anche l’olio, che si cambia a 750 ore (abbassando la spesa per questo fluido del 33%, dice il costruttore).
Segnaliamo, a proposito di motore, che anche le 9500i e 9600i ricevono un’iniezione di potenza, passando, rispettivamente, da 700 a 766 e da 750 a 787 cv.
Le altre modifiche
L’adozione del motore da sette litri e mezzo è l’intervento principale per la 9700, ma non è l’unico. Il secondo, in ordine di importanza, ha coinvolto il tubo di lancio: allungato di 20 cm, migliorato nell’accessibilità con la creazione di più aperture, irrobustito nella ralla, realizzata in fusione unica anziché saldata come in precedenza. Agli interventi hardware si aggiunge un nuovo sistema di riempimento automatico, che può essere utilizzato con carro sia sul fianco sia alle spalle della trincia.
Ripercorrendo a ritroso il cammino del mais troviamo poi il rompigranella, su cui sono stati effettuati diversi piccoli interventi. Il più rilevante è l’adozione di un nuovo materiale di rivestimento, Busa Clad, al fine di aumentare la durata dei rulli seghettati e ridurre – del 10%, secondo il costruttore – i costi di usura per tonnellata. Abbiamo poi, di fabbrica, un differenziale di rotazione del 40% per il rompigranella-sfibratore, dato da due rulli da 25 cm di diametro con dentatura 110/144 e lubrificazione a perdere. È una differenza di rotazione optional, che si aggiunge a quella, standard, del 32%. Sul rotore di taglio è stato migliorato il bilanciamento dei coltelli per ridurre usure e vibrazioni, mentre nel comparto di introduzione è possibile richiedere il rullo superiore spiralato, a suo tempo già utilizzato sulle vecchie 700 e ora riproposto per chi vuole maggior aggressività sul canale.
In campo nel Lodigiano
Abbiamo potuto vedere al lavoro una delle prime 9700i dimostrative che nel mese di agosto hanno girato le campagne italiane. Durante la nostra visita la macchina, in dotazione ad Agribertocchi, era stata data in uso alla BBF, un’importante azienda di lavorazioni in conto terzi della provincia di Lodi.
Siamo rimasti sulla trincia per una mattina, mentre raccoglieva mais con una produzione non eccelsa, a causa della siccità. La 9700i era equipaggiata con una testata Kemper da 12 file, quasi al limite per una macchina da 825 cavalli ma che comunque è stata gestita molto bene, lavorando a punte di 7 km orari dove il mais era meno abbondante, per scendere sui 4,5 nelle aree in cui l’irrigazione era riuscita a contenere il calo produttivo. La prima valutazione positiva, dunque, è per il motore, che sopporta una testata di questa dimensione mantenendo un regime compreso tra 1.500 e 1.700 giri al minuto, in omaggio al principio bassi giri-alta coppia che sembra conquistare sempre più spazio nel mondo della meccanica agricola. Nonostante i tanti accorgimenti presi, i consumi sembrano comunque importanti e mediamente superiori ai 100 litri/ora. Da rapportare, naturalmente, con gli ettari lavorati, che sono il valore che più conta in questi casi.
Per quanto riguarda la qualità del lavoro, il trinciato che esce dalla 9700i ci è sembrato molto valido, con granella interamente rotta e una buona sfibratura degli stocchi. Che si ottiene al prezzo di qualche vibrazione di più in cabina, ma è probabilmente a causa dell’azione, molto aggressiva, del rompigranella. Al di là di questo, la postazione di guida è estremamente comoda, con comandi ben organizzati – non sono cambiati rispetto alla versione di tre anni fa, comunque – e, come al solito, un’eccellente dotazione tecnologica, che da quest’anno offre una possibilità in più: tramite l’Operation Center si possono inviare le impostazioni di lavoro alla macchina direttamente dall’ufficio. Le informazioni compariranno sul monitor del conducente non appena la trincia varca il confine del campo: una soluzione a prova di qualsiasi errore e la dimostrazione, se ancora ce ne fosse bisogno, che John Deere punta sempre sulla connettività e l’automazione.
SERIE 8000: PIÙ CAVALLI E UN NUOVO MODELLO
A tre anni dalla presentazione ufficiale, John Deere ha apportato alcune modifiche sostanziali sia alla serie 9000, di cui ci occupiamo in queste pagine, sia alle più piccole 8000. In questo caso si parla principalmente di interventi sulle potenze: nel listino entra infatti la 8100, con motore da 9 litri per 431 cv. La 8200, che aveva le stesse specifiche, monterà ora il JD Power Tech da 13,5 litri e salirà a 465 cavalli. Iniezione ricostituente anche per la 8300, che passerà da 490 a 505 cv, sempre con motore da 13,5 litri a sei cilindri. Inoltre, anche sulle 8000 saranno introdotti il nuovo rompigranella e i rulli di alimentazione già descritti a proposito delle trince serie 9000.