Mentre stanno tenendo banco le notizie sulla rottura dell’accordo con Agco, che prevedeva la concessione da parte della corporation americana di una licenza per l’utilizzo del marchio Massey Ferguson sul mercato indiano da parte di Tafe Tractors (la cui proprietaria, Mallika Srinivasan, è la principale azionista di Agco, ndr), il gruppo indiano prosegue la sua strategia di avvicinamento al mercato europeo. Dopo Agritechnica nel novembre 2023, infatti, Tafe Tractors ha partecipato in grande stile anche all’edizione 2024 di Eima International, con novità significative di prodotto.
In quell’occasione abbiamo incontrato Massimo Ribaldone, Chief Technology Officer & President Business Development di Tafe Tractors, a cui abbiamo rivolto alcune domande.
Agritechnica ha rappresentato il primo passo di Tafe Tractors per entrare nel mercato europeo, un percorso che prosegue anche qui a Bologna. Qual è esattamente la strategia?
«Sì, lo abbiamo annunciato l'anno scorso, vogliamo entrare in Europa con una gamma prodotto che non andrà oltre i 100 cavalli, concentrandoci sui compatti e sugli specializzati e puntando sulla tecnologia di cui queste macchine hanno bisogno, ovvero elettrificazione e tutto il mondo dello smart farming autonomo.
Qui a Eima 2024 possiamo vedere già degli esempi: abbiamo allargato la gamma, perché avevamo un 25 cavalli meccanico e oggi abbiamo un 20-25 cavalli idrostatico. Poi abbiamo introdotto la cabina (ad Hannover abbiamo presentato un prototipo e adesso è in produzione), il caricatore frontale e un mower quindi la possibilità di usare la macchina anche nei lavori municipali e non solo in agricoltura.
Infine, nella gamma compatti abbiamo presentato in anteprima un light Duty che copre la gamma fino a 65 cavalli (6055). Si tratta di una macchina completamente nuova (quello che è esposto qui in fiera è un prototipo), con motore Deutz (gli altri trattori Tafe montano motori Simpson, Mitsubishi o Tmtl, ndr) perché abbiamo chiuso a giugno un accordo con Deutz industriale, di commercializzazione e di scambio tecnologico.
La trasmissione sarà meccanica 16+16 con inversore oppure idrostatica e con una cabina modulare in versione standard e in versione Havc».
Per quanto riguarda l'Italia come siete organizzati?
«Oggi abbiamo coperto il mercato europeo con distributori esclusivi, quindi ogni paese ha il suo distributore, che nel caso dell'Italia è Deleks di Verolanuova (Brescia). Si tratta di un distributore unico, quindi deve tenere conto che ha già i suoi dealer e ne sta sviluppando altri per vendere sul territorio nazionale in esclusiva la gamma Tafe Tractors. Lo stesso succede in Germania, Francia, Portogallo, Spagna, Benelux, Polonia... Copriamo il 95% dei volumi in questo segmento fino a 100 cv e mancano solo alcuni paesi, che hanno comunque volumi di vendita ridotti e che completeremo nel corso dell’anno. Nei grandi paesi europei con volumi importanti e dove si vendono le macchine di questa categoria siamo presenti con l’importatore. Coerentemente, abbiamo anche un'organizzazione, ovvero un responsabile per ogni comparto (commerciale, tecnico, marketing, after sales, rete distributiva). Da quando siamo partiti un anno fa abbiamo venduto 1.000 macchine in Europa e abbiamo l'obiettivo di raggiungere circa 5mila macchine nel giro di qualche anno».
L'Italia in percentuale quanto potrebbe rappresentare?
«Quando avremo la gamma completa stimiamo di poter arrivare, nel segmento dove siamo presenti, al 5-10%».
Tra le novità avete presentato anche un trattore elettrico, l’EV30 ad Hannover e l’EV28 qui a Bologna. Anche in questo caso qual è l’obiettivo?
«Partiamo dal prodotto, che noi chiamiamo born electric, a significare che non abbiamo preso il trattore tradizionale 6028 sostituendo il motore diesel con quello elettrico. Non sarebbe stata una soluzione accettata dal mercato e non rispetterebbe le efficienze che vogliamo. Siamo quindi partiti dall'idea di un prodotto elettrico specifico che permetta di gestire meglio le attrezzature e l'autonomia perché è ad alta efficienza.
È dotato di una trasmissione automatica, non idrostatica, e permette di gestire indipendentemente sia la Pto sia la velocità del veicolo, quindi consente di far diventare “smart” per esempio un atomizzatore tradizionale. Le aree dove può essere utilizzato sono soprattutto due: quella delle municipalities, dove le emissioni devono essere nulle e in più si ha il vantaggio del rumore praticamente azzerato, e poi quella delle colture in serra o delle cantine per i trasporti. Questi sono settori dove avere un veicolo a emissioni zero è un valore vendibile, ma non è solo una questione di incentivi o di immagine, perché il veicolo comunque fa diventare smart l’attrezzatura.
L'efficienza è molto alta e non c’è bisogno di manutenzione, quindi il maggiore costo iniziale viene abbondantemente ripagato. Nessuno pensa di sostituire i trattori tradizionali e anche se abbiamo già dei piani di vendita, non riteniamo che sia una nicchia, e nelle nostre strategie tecnologiche l'elettrificazione (non l'elettrico) è uno dei pilastri, per cui noi fino a 30 cavalli pensiamo che il veicolo possa essere solo elettrico perché si riesce a caricare con la presa di casa».
In un mercato dove la concorrenza è molto forte, quale può essere il vostro punto di forza per convincere un agricoltore italiano a scegliere Tafe Tractors anziché un altro brand?
«Non è facile sicuramente e nessuno ha la pretesa di dire che siamo meglio degli altri. Quello che vediamo ad oggi (poi non so cosa faranno i concorrenti) per quanto riguarda l’elettrico, è che chi lo prova, che provenga dal mondo idrostatico o da quello meccanico, riconosce subito i vantaggi. Faccio presente che ormai da due anni abbiamo un centro di ricerca in Inghilterra (a Telford, ndr) e abbiamo anche la flotta di alcune macchine già operative dal 2024, quindi crediamo fermamente nella bontà di questo progetto. Per quanto riguarda i trattori in generale, diciamo che non vendiamo un prezzo, vendiamo le caratteristiche, quindi la qualità e la vicinanza al cliente dopo la vendita».