Limitare fin dall’inizio del ciclo di coltivazione le emergenze delle infestanti è il primo passo per permettere alle differenti strategie di diserbo di fornire le migliore performance. Diversificazione delle rotazioni aziendali, alternanza di colture a ciclo primaverile-estivo con altre a semina autunnale, senza dimenticare il possibile posticipo delle epoche di semina sono leve di carattere agronomico molto efficaci. Nonostante questo, sono indicazioni spesso molti delicate da mettere in opera, in quanto vanno a incidere fortemente sui differenti sistemi colturali e soprattutto vanno a modificare molto spesso in maniera negativa il potenziale economico aziendale.
Gestione del letto di semina
Confidando in una sufficiente piovosità di fine estate, con una presumibile anticipata emergenza e primo sviluppo delle infestanti graminacee e dicotiledoni a emergenza più precoce, è possibile procedere a un primo azzeramento delle stesse mediante le ultime lavorazioni di affinamento dei terreni o con i più risolutivi trattamenti con erbicidi ad azione totale.
Nell’eventuale utilizzo di formulati a base di glifosate occorre porre una particolare attenzione alle dosi massime riportate nelle ancora numerose etichette commercializzate, in quanto possono esserci delle differenze sostanziali. È consigliabile non eccedere in drastiche riduzioni delle dosi anche in presenza di infestanti annuali poco sviluppate, per poi dover necessariamente utilizzare quantitativi più sostenuti in caso di presenza di specie a ciclo perennante, quali ad esempio Sorghum halepense da rizoma, Cirsium arvense ecc.
Con prevalenza di Convolvulus arvensis, situazioni ormai molto diffuse in molti areali, può essere conveniente ricorre all’impiego della miscela formulata di glifosate + 2,4-D (Kyleo), in grado di limitare anche lo sviluppo di Equisetum spp. In alternativa, sempre in presenza di Convolvulus arvensis e quando si voglia un effetto molto rapido, nel prossimo periodo di fine-estate e inizio autunno sarà possibile utilizzare anche piraflufen-etile (Piramax EC), che ha ottenuto l’uso eccezione per emergenza fitosanitaria per 120 giorni al 1 settembre al 29 dicembre. Per completare la sua efficacia sulle specie graminacee e alcune dicotiledoni meno sensibili, presenta un’ottima compatibilità con i formulati a base di glifosate.
Attenzione alle rotazioni e all’epoca di semina
La rotazione colturale è un mezzo più efficace per gestire le differenti infestazioni, in particolare quando abbiamo già i primi segnali preoccupanti di fenomeni di scarsa sensibilità agli erbicidi di post-emergenza. Alternare una coltura a ciclo primaverile-estivo con un cereale a semina autunnale in primo luogo permette di diminuire fortemente la pressione di pressoché tutte le più importanti infestanti graminacee e può determinare inoltre una drastica riduzione delle problematiche derivanti dalle emergenze delle dicotiledoni a ciclo più anticipato, quali crucifere, Veronica, Papaver rhoeas ecc. In questo caso, oltre ovviamente a dover far fronte a infestanti a ciclo vegetativo diversificato rispetto a quelle tipiche dei cereali a paglia, si potrà disporre anche di differenti soluzioni agronomiche ed in molte situazioni a erbicidi a differente meccanismo d’azione.
Nelle situazioni con livelli di infestazione molto rilevanti e dove storicamente ci si è già imbattuti in più o meno evidenti problematiche di controllo, un’altra possibilità è il ritardo delle semine, in modo da poter sfruttare la meglio la tecnica della “falsa semina”. Ovviamente occorre innanzitutto valutare attentamente tutti gli inconvenienti che si possono manifestare posticipando queste operazioni, dovendo avere una perfetta conoscenza dei propri terreni, la possibile agibilità anche con avverse condizioni pluviometriche. I rischi di trovarsi in difficoltà, tuttavia, non sono da sottovalutare, in quanto l’innegabile cambiamento climatico ormai ci ha abituato all’alternanza di lunghi periodi siccitosi con prolungati periodi perturbati, con previsioni dell’andamento termopluviometrico anche a breve e medio periodo molto spesso non pienamente affidabili.
Pre e post-emergenza precoce limitano i problemi
Le superfici interessate alle tradizionali applicazioni con erbicidi residuali effettuate subito dopo le semine o nelle prime fasi di sviluppo delle colture cerealicole sono in lento, ma costante incremento. Le motivazioni di questo rinnovato interesse risiedono soprattutto nelle sempre più diffuse segnalazioni di popolazioni di infestanti non pianamente sensibili o addirittura resistenti ai più moderni e collaudati erbicidi di post-emergenza ad applicazione di fine inverno e primaverile. Mentre nella generalità dei casi questa tecnica viene adottata dove la situazione è già compromessa, le aziende più lungimiranti la sfruttano in maniera preventiva, anticipando e prevenendo in tal modo problematiche non agevolmente risolvibili.
Gli erbicidi ad azione residuale trovano poi interesse nei seminativi posti in rotazione alle colture storicamente soggette a più o mono evidenti perdite durante le operazioni di raccolta, quali colza e numerose colture destinate alla produzione di seme (crucifere, ombrellifere, composite, chenopodiacee), il cui mancato controllo, nei non infrequenti casi di emergenze anticipate, potrebbe causare danni da competizione già entro la fine del periodo autunnale.
In tutti i casi l’eliminazione della competizione idrica e alimentare già dalle prime fasi di sviluppo è in grado di massimizzare le potenzialità produttive delle colture cerealicole e non ultimo, con la possibilità di ritardare leggermente i necessari trattamenti di post-emergenza di completamento, di intercettare anche le emergenze delle infestanti a sviluppo più tardivo e di centrare meglio anche gli interventi fungicidi contro le patologie fogliari più anticipate e pericolose (oidio e septoria in particolare).
Soluzioni relativamente ampie
Al momento attuale non vengono segnalate variazioni né per quanto riguarda le colture autorizzate né per le dosi applicative dei numerosi formulati disponibili per il diserbo preventivo dei cereali a paglia. L’ormai vetusto clortoluron, diffusamente utilizzato in miscela formulata con diflufenican (Algor Platin, Dicuran Plus, Zodiac DFF), presenta uno spettro d’azione che comprende sia specie graminacee (Avena esclusa) sia alcune importanti dicotiledoni a ciclo annuale. La sua spiccata azione graminicida su Lolium e Alopecurus consente interventi di post-emergenza precoce leggermente più posticipati rispetto ad altre soluzioni. Prima del suo impiego è necessario assicurarsi della suscettibilità delle varietà utilizzate, in quanto alcuni frumenti teneri, oltre a pochissime varietà di grano duro, risultano sensibili a questo principio attivo, in particolar modo nelle applicazioni di pre-emergenza Il triallate (Avadex Factor), che deve essere utilizzato esclusivamente subito dopo la semina in assenza di infestanti già emerse, si caratterizza per un’ottima selettività e un ampio spettro d’azione graminicida, comprese le emergenze di Avena dagli strati più superficiali del terreno. Per completare la sua attività sulle specie a foglia larga è diffusamente utilizzato in miscela con il più adatto diflufenican.
Il prosulfocarb, caratterizzato da una prevalente efficacia graminicida, viene commercializzato sia da solo (Roxy 800 EC, Boiler, Taisen 800 EC) che in miscela pronta con diflufenican (Jura EC). Nelle eventuali applicazioni di post-emergenza precoce sono necessari interventi su infestanti nei primissimi stadi di crescita (1-2 foglie).
Il flufenacet, anch’esso con spiccata azione graminicida, è commercializzato singolarmente (Glosset 600 SC) e anche in associazione pronta con diflufenican (Battle Delta, Naceto). È da evitare il suo impiego in pre-emergenza sulle semine su sodo e su grano duro sono consigliate applicazioni di post-emergenza precoce.
I formulati a base di pendimetalin (Most Micro, Stomp Aqua, Activus ME ecc.) vanno a integrare o rafforzare l’efficacia di altri principi attivi, con la disponibilità inoltre di una miscela già pronta con diflufenican (Stopper P).
Per concludere, il diflufenican (Mohican 500 SC), grazie alla sua spiccata persistenza d’azione e all’ampio spettro d’azione su importanti dicotiledoni a ciclo annuale, è diventato il prodotto cardine nella gestione preventiva delle malerbe a foglia larga, andando ad integrare l’efficacia della totalità degli altri erbicidi autorizzati.
Erbicidi residuali: molti pro ma anche inconvenienti
Oltre agli indubbi vantaggi che determinano le applicazioni con erbicidi ad azione residuale subito dopo la semina o nelle primissime fasi di sviluppo delle colture, occorre tuttavia porre una particolare attenzione anche ad alcuni inconvenienti a cui può andare incontro, tra cui:
- efficacia estremamente dipendente dalle condizioni pluviometriche nel periodo immediatamente successivo alla loro applicazione, essendo necessarie sufficienti precipitazioni piovose entro una decina di giorni;
- efficacia e selettività sulle colture cerealicole ottimale su terreni finemente preparati e privi di zollosità, preferibilmente dopo una rullatura, evitando situazioni di seme posto molto superficialmente o non ben coperto ed anche suoli estremamente sciolti;
- rischio di prolungata inagibilità dei terreni causa improvvise e copiose precipitazioni piovose immediatamente dopo la semina, soprattutto per quanto riguarda i suoli più argillosi;
- più che probabile necessità di dover procedere a ulteriori trattamenti di post-emergenza tradizionale allo scopo di completare l’efficacia su alcune infestanti non perfettamente sensibili (Avena, Galium, specie perennanti);
- alcune limitazioni temporali del loro nella maggior parte dei Disciplinari di Produzione Integrata.