Decidere di non seguire il ciclo del pomodoro, per un contoterzista che lavora in provincia di Piacenza, può sembrare un suicidio professionale. E in effetti, per anni questa coltura ha fatto man bassa di superfici, estendendosi a ovest fino all’Alessandrino, a Nord nel Cremonese e a Sudest arrivando a toccare Reggio Emilia. Ciò nonostante, la famiglia Veneziani col pomodoro non ha nulla a che fare, per ammissione di uno dei titolari. «Abbiamo scelto di non occuparcene perché siamo convinti che un contoterzista debba fare bene una cosa, piuttosto che male due o tre. Noi abbiamo preferito la raccolta del mais e, quando ancora c’era, la barbabietola», ci spiega Samuele Veneziani.
Quasi 90 anni di storia
Siamo a Fiorenzuola d’Arda, penultimo comune della provincia di Piacenza, ormai proteso in territorio parmense. Qui vivono e lavorano i Veneziani, titolari di una piccola azienda di lavorazioni agromeccaniche a conduzione strettamente familiare. Oltre a Samuele, infatti, vi sono impegnati il figlio Lorenzo, in qualità di dipendente, e Franco, padre di Samuele nonché contitolare. E che, a ottant’anni suonati, fa ancora la sua parte. «Non fui però io a fondare la ditta, ma mio padre, più o meno nel 1930. Allora – continua Franco Veneziani – si facevano trebbiatura e arature, prima con un Internazionale 1020, poi con i Landini. Dalla trebbia passammo alle mietitrebbie e pian piano siamo arrivati fino ai giorni nostri».
Ora, come abbiamo anticipato, i Veneziani fanno lavorazioni di vario tipo, tranne appunto pomodoro e trinciatura. «In realtà ci siamo concentrati soprattutto sulle mietitrebbie. Ne abbiamo due, entrambe CR 870 di New Holland. Macchine non più giovanissime (siamo sui 10 anni, ndr) ma ancora molto efficienti». E, aggiungiamo noi, tenute alla perfezione, tanto che si fatica a stimarne l’età. Discorso che vale, peraltro, anche per i trattori, come si vede dalle foto. Del resto i Veneziani salgono di persona sulle loro macchine e pertanto è ovvio che il trattamento che queste ultime ricevono sia di tutto riguardo.
Il peso del biogas
Torniamo alle lavorazioni. Per completare il ciclo della raccolta, i Veneziani fanno, oltre alla trebbiatura, anche essiccamento e stoccaggio del mais. «Ci è sembrata un’attività affine alla mietitrebbiatura e che potesse completare il servizio offerto ai clienti», dice Samuele. Che, in aggiunta, ci spiega la sua personale visione del contoterzismo: «Non capisco quelle aziende che vogliono fare tutto. Quando c’era ancora la bietola, ci si specializzava: chi faceva bietola, chi pomodoro, chi mais e chi, infine, trinciato. Quattro ditte potevano convivere sullo stesso territorio senza pestarsi i piedi. Oggi la bietola è scomparsa e lo stesso vale per la convivenza pacifica; nel senso che la concorrenza è diventata agguerrita e si tende a rubare i clienti al vicino. Colpa anche dei terreni, del resto, che sono sempre meno».
Fiorenzuola d’Arda e dintorni non sono certo aree a forte urbanizzazione; ciò nonostante, ci spiegano i Veneziani, la terra da lavorare è in calo. «Parlo soprattutto del mais: gli agricoltori ne seminano sempre meno e quel poco che c’è è in gran parte assorbito dai digestori. Alle mietitrebbie restano così soltanto i residui». L’Emilia Romagna non è certamente in testa alla classifica per numero di impianti; eppure anche qui il loro peso si fa sentire. «Senz’altro non siamo messi come a Cremona, tuttavia ne abbiamo un paio in zona e la loro quota di mais se la prendono».
C’è poi la questione dei prezzi, che certamente non invoglia a seminare questo cereale. «Ma non dobbiamo dimenticare il problema delle micotossine, che senz’altro scoraggia molti. Purtroppo – fa notare ancora il contoterzista – il mais è in crisi, e non da oggi. Sono almeno un paio d’anni che ha superfici in calo, nel nostro territorio». Per il resto, nella parte pianeggiante della provincia di Piacenza si coltivano grano, foraggi e soprattutto pomodoro, come sappiamo. «Di tutti i prodotti è quello che, finora, sta reggendo meglio, se parliamo di prezzi».
Semina e livella
Raccolta a parte, i Veneziani fanno livellamenti, con due Montefiori, e semine. Per queste ultime, tra l’altro, si sono specializzati nel sodo, con due Tdng di Semeato. «Troviamo che sia una buona macchina, molto efficiente, anche se fatica a lavorare col bagnato su terreni difficili come quelli della nostra zona, argillosi e tendenzialmente tenaci». Nulla da dire sulla Montefiori: «Una livella molto valida, che è in primo luogo robusta. La prima che abbiamo acquistato ha ormai dieci anni e non si è praticamente mai rotta. Per questo, quando è stato il momento di prenderne una nuova, ci siamo rivolti allo stesso costruttore, che stimiamo anche a livello umano».
Per quanto riguarda i trattori, la famiglia Veneziani ha preferito non legarsi a nessun marchio. «Abbiamo alcuni Case IH, tra cui un Magnum 335 che si comporta molto bene, ma lavoriamo anche con Fendt. Cerchiamo di scegliere le macchine in base ai lavori che dobbiamo fare e all’efficienza che ci possono garantire». Quest’ultima è accresciuta, aggiungiamo, dall’attenzione che i Veneziani mettono nell’uso delle macchine. A dimostrazione che anche una piccola azienda può lavorare e fare reddito in tempi difficili: basta offrire un buon servizio, essere disponibili e soprattutto non spaventarsi per turni di lavoro un po’ pesanti.