«Dove la meccanizzazione in campo ha sostituito l’intervento umano, grazie al contoterzismo, alla robotica e all’automazione, i problemi di manodopera si stanno facendo sentire con minore impatto».
Lo dice la Confederazione Agromeccanici e Agricoltori Italiani (Cai), che grazie al lavoro silenzioso delle proprie imprese associate – circa 18mila su tutto il territorio nazionale, che sviluppano un fatturato oltre i 3 miliardi di euro – ha consentito alle aziende agricole di garantire gli interventi in campo, assicurando così continuità all’agricoltura.

«Stiamo lavorando senza ricevere alcun ringraziamento da parte del mondo agricolo, nella più totale indifferenza delle istituzioni e del governo, con addirittura alcuni rappresentanti del sistema che non hanno ancora capito qual è il ruolo delle imprese agromeccaniche - commenta Gianni Dalla Bernardina, presidente di Cai -. Eppure la maggior parte dei nostri associati ha sopperito alla chiusura dei centri di assistenza con officine interne e con il proprio magazzino per continuare a lavorare nei campi senza interruzioni».
Per Cai il futuro sarà sempre più imperniato sull’agricoltura 4.0, sull’intelligenza artificiale e sulla robotizzazione. Questo significa – secondo Cai - che sarà necessario operare con una ancora più elevata etica sociale, indirizzando le imprese e la forza lavoro verso nuove frontiere di professionalità, coltivando connessioni in grado di migliorare la comunicazione e i rapporti fra i soggetti, il mondo agricolo e alimentare. «Serve una svolta di comportamento – invita Dalla Bernardina – per favorire il dialogo, che passa dal reciproco riconoscimento dei ruoli. Altrimenti ci ritroveremo domani a dover raccogliere i cocci di una filiera lacerata e senza speranza di sopravvivenza».