La 116ª Fieragricola di Verona ha chiuso i battenti registrando quasi 100mila visitatori. Un risultato in aumento del 45% rispetto alla precedente edizione che consolida il ruolo dell’evento quale salone di riferimento in Italia per il settore agricolo. Merito del format trasversale che abbraccia tutti i settori dell’agribusiness: meccanizzazione agricola, zootecnia, energie rinnovabili, servizi, tecnologie per smart irrigation, digitalizzazione e biosolution per la difesa del suolo.
In fiera, dal 31 gennaio al 3 febbraio, 820 aziende da 20 paesi hanno incontrato negli 11 padiglioni buyer da 28 nazioni, oltre all’Italia: Albania, Algeria, Armenia, Azerbaijan, Cile, Costa Rica, Croazia, Danimarca, Egitto, Etiopia, Georgia, Ghana, Guatemala, Kazakhstan, Kenya, Macedonia del Nord, Mozambico, Pakistan, Polonia, Repubblica Ceca, Senegal, Serbia, Slovacchia, Spagna, Tunisia, Turchia, Ungheria e Uzbekistan.
Gli operatori stranieri sono selezionati sulla base delle richieste degli espositori con la collaborazione dell’Agenzia Ice del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Veronafiere, infatti, su tutti i suoi prodotti più importanti sta spingendo per accelerare il processo di internazionalizzazione e Fieragricola può giocare un ruolo primario, in uno scenario internazionale che riconosce all’Italia alcune eccellenze, a partire dalle tecnologie innovative della meccanica agricola.
Oltre al business, successo per la sezione convegnistica con oltre 140 appuntamenti dedicati all’aggiornamento e alla formazione professionale degli imprenditori agricoli, con un focus particolare sui cambiamenti climatici.
«Questa edizione di Fieragricola ha ribadito il valore dell’evento, considerato ormai la casa di tutti gli imprenditori agricoli – ha commentato il presidente di Veronafiere, Federico Bricolo –. Innovare in agricoltura è fondamentale per il futuro di tutti noi e questa fiera rappresenta lo strumento migliore per scoprire le ultime novità del settore e fare il punto sull’evoluzione sostenibile di tutta la filiera, insieme a aziende, buyer, mondo della ricerca e istituzioni. Ringraziamo in particolare il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida per aver sottolineato durante il taglio del nastro la valenza di Fieragricola, definendola gioiello organizzativo e modello per aiutare a far evolvere il sistema di qualità agroalimentare italiano».
«Per organizzare questa edizione di Fieragricola – ha spiegato l’amministratore delegato di Veronafiere, Maurizio Danese – ci siamo confrontati con la rapida evoluzione degli scenari di mercato all’interno delle filiere agricole, zootecniche, agroenergetiche, insieme alle criticità legate al climate change. Abbiamo quindi reso la manifestazione ancora più rispondente alle esigenze di aziende e visitatori, incrementando il numero di espositori e top player per ogni settore merceologico, aumentando anche gli operatori nazionali, soprattutto dal Centro-Sud Italia e quelli esteri, dai paesi dell’Est Europa, dell’Africa e del Medio Oriente. Ha inoltre ripagato la scelta di potenziare il livello di specializzazione delle aree tematiche e puntare sull’Agricoltura 4.0, con un’offerta di tecnologie digitali, robotica, e intelligenza artificiale».
Contoterzisti in primo piano
«Sempre di più l’innovazione, le certificazioni, il rispetto dell’ambiente, valori che fanno parte del dna delle aziende agromeccaniche, sono fondamentali in agricoltura. Quindi il nostro comparto ha ottime prospettive per il futuro. Inoltre, sono molto soddisfatto sia perché abbiamo visto una grande partecipazione all’evento, sia perché c’è stata un’importante presenza di aziende condotte da giovani».
Con queste parole il presidente della Confederazione nazionale degli agromeccanici (Cai Agromec), Gianni Dalla Bernardina, ha commentato la settima edizione del “Contoterzista dell’anno” organizzata dalla rivista “il Contoterzista” a Fieragricola 2024 assieme agli sponsor Topcon (per le categorie Giovani e Precision farming), Bkt (Donne), Claas (Filiera e Diversificazione) e Syngenta (Innovazione).
Questi i sei premiati nelle diverse categorie:
- Giovani: Mattia Carega della Carega Giulio di Carega Massimo e C. Società Agricola di Lobbi (Alessandria);
- Filiera: Famiglia Gasparri della Lavorazioni Agricole di Gasparri Giovanni & Gasparri Pierluigi snc di Marcignana (Firenze);
- Innovazione: Martino, Enrico e Stefano Nodari del Gruppo Nodari srl di Carpenedolo (Brescia);
- Diversificazione: Claudio, Massimo e Mauro Bianchini della “Claudio, Mauro e Massimo Bianchini snc” di Montelupone (Macerata);
- Precision Farming: Tiziano Guardigli della “Guardigli Group srl” di Forlì;
- Donne: Emily Franceschetti della Agriservizi srl di Fumane (Verona).
Infine, al presidente di Apema (Associazione provinciale esercenti macchine agricole della provincia di Siena), Roberto Gragnoli, è stato conferito dal presidente di Cai Agromec il premio speciale nella categoria “Attività sindacale”. Per quest’ultimo premio, «la motivazione - ha spiegato lo stesso Dalla Bernardina - è dovuta al fatto che Apema Siena ha vissuto momenti di difficoltà a causa di interessi particolari che nulla avevano a che fare con il sindacato. Tuttavia, l’associazione ha tenuto duro e ha saputo riorganizzarsi, dimostrando un principio di fondo: i veri padroni dell’organizzazione sono gli associati stessi».
L’agricoltura del futuro
Sempre in occasione di Fieragricola, Cai Agromec ha dedicato un convegno all’agricoltura europea del futuro. «Le realtà agromeccaniche in Europa sono estremamente diverse tra loro – ha spiegato Massimo Alberghini Maltoni, consulente Cai Agromec –. In Italia il contoterzismo è diventato sempre più parte integrante del sistema agricolo del paese, per cui l’impresa agromeccanica è stata chiamata a professionalizzarsi e a cercare di tenere il passo con un’evoluzione tecnologica non semplice e molto costosa. I dati Istat parlano di una Sau italiana di 12 milioni di ettari, con circa 1 milione di aziende agricole e almeno 18mila imprese agromeccaniche. Questo significa che ogni impresa agromeccanica ha a disposizione circa 700 ettari e gli agromeccanici coprono almeno 8 milioni di Sau. Ben diversa la situazione negli altri paesi europei: la Francia ha 27 milioni di ettari di Sau, 550mila aziende agricole e 13mila aziende agromeccaniche; la Germania ha 16 milioni di ettari di Sau, 260mila aziende agricole e 8mila imprese agromeccaniche; il Regno Unito ha la stessa Sau della Germania, con 320mila aziende agricole e 6mila terzisti; scendiamo a 3mila imprese agromeccaniche in Olanda e a 700 in Svizzera. Quindi, il modello di terzismo italiano è unico e andrebbe supportato adeguatamente, perché la sostenibilità in agricoltura può essere garantita solo da professionalità come quelle degli agromeccanici».
«Il panorama agricolo attuale porta alla necessità di superare l’azienda agricola come unità autonoma – ha spiegato Massimo Blandino dell’Università di Torino –. L’obiettivo è lavorare con dei modelli nuovi come le reti d’impresa e la cooperazione tra aziende agricole, che possono permettere questo, perché lo richiedono il mercato e la professionalità che le innovazioni comportano e che vedono nell’azienda agromeccanica l’elemento in grado di portarle nella maniera più efficiente all’interno dei sistemi colturali».
Dopo gli interventi di Roberto Ferrari, presidente di Apima Reggio Emilia, Leonardo Bolis, presidente di Confai Bergamo, e Carlo Feletto, presidente di Apima Treviso e Belluno, che hanno relazionato su come le imprese agromeccaniche della loro provincia accompagnano le imprese agricole, il presidente di Cai Agromec Gianni Dalla Bernardina ha concluso ricordando come «dobbiamo rivendicare un ruolo che è stato fondamentale e necessario per l’agricoltura italiana. Il contoterzismo non cade dal cielo, è stata una richiesta, un evolversi di un’attività che ha portato a uno sviluppo esponenziale di questo fenomeno. Un fenomeno che è stato, e lo sarà anche in futuro, la fortuna degli agricoltori italiani. Dateci la forza di sederci attorno a qualche tavolo e di rivendicare questo ruolo, di fare sentire la nostra voce e ribadire l’importanza di riconoscere la figura dell’agromeccanico inserito pienamente nel settore agricolo e non come un artigiano».