Agromeccanici, tecnici agronomi e agricoltori provenienti da tutta Europa sono intervenuti ai primi di marzo in terra di Puglia per la giornata in campo organizzata in occasione dell’assemblea annuale di Ecaf, la Federazione europea dell’agricoltura conservativa, in cui la semina su sodo ha fatto la parte del leone. Per l’occasione gli ospiti hanno visitato a Gravina in Puglia (Bari) e Orta Nova (Foggia) alcune realtà che applicano da anni la semina su sodo, oltre a un’azienda locale costruttrice di seminatrici.
«Il field day ha ospitato un team di esperti di agricoltura conservativa provenienti da diversi stati europei – ha spiegato Michele Pisante della Facoltà di Bioscienze e Tecnologie Agro Alimentari dell’Università di Teramo, organizzatore dell’iniziativa –. I campi visitati erano molto rappresentativi, collinari per la Murgia barese e in pianura per quanto riguarda la provincia di Foggia, con terreni da 10 anni non sottoposti ad alcuna lavorazione e in ottime condizioni fisiche. Anche le colture in atto, ovvero grano e pisello, manifestavano chiaramente un buon vigore vegetativo. La particolarità di questa edizione è stata la partecipazione quasi paritetica tra agricoltori e contoterzisti, questi ultimi per noi elemento essenziale per la diffusione della agricoltura conservativa e per la integrazione con le tecnologie di agricoltura di precisione. In tal senso abbiamo ribadito quanto sottoscritto al convegno mondiale sull’agricoltura conservativa di Berna, nel senso che vogliamo difendere a livello europeo il ruolo dell’agricoltura conservativa perché la vera agricoltura rigenerativa è quella conservativa. Con le tecnologie di precisione è poi possibile misurare e soprattutto valorizzare i servizi ecosistemici che l’agricoltura conservativa genera».
La voce dei contoterzisti
«Abbiamo accolto molto favorevolmente l’invito del professore Pisante a partecipare all’evento – ha commentato Matteo Tamburrelli, presidente di Apima (Associazione Provinciale Imprese di Meccanizzazione Agricola) Foggia aderente a Cai Agromec (Confederazione Agromeccanici e agricoltori Italiani) –. Le nostre aziende agromeccaniche possono fornire infatti un contributo fondamentale alla diffusione dell’agricoltura conservativa e alla sua corretta implementazione.
Siamo convinti che coltivare su sodo migliori la fertilità del terreno e porti molti più vantaggi che criticità, tra cui la tutela dei terreni e la protezione dal rischio desertificazione, sempre più attuale viste anche le ultime annate particolarmente siccitose. Occorre però porre l’attenzione e, in prospettiva, arrivare a correggere i criteri per la concessione di contributi Psn (Piano Strategico Nazionale)previsti dalla Regione Puglia, così come da altre Regioni, per chi applica questa tecnica (da non rimandare a “suggerimenti” politico-sindacali, bensì che scaturiscano da attente valutazioni scientifiche).
La programmazione dello scorso periodo prevedeva 322 euro/ha solo per la semina su sodo, mentre secondo le linee guida che entreranno in vigore nel 2023 è stata introdotta anche la minima lavorazione, ma con una poco marcata differenza di contributi che andrà a percepire chi fa minima lavorazione (208 euro per ettaro) e chi fa semina su sodo (214 euro per ettaro), con un target complessivo di 19.500 ettari. Con la semina su sodo, infatti, si preservano al meglio la sostanza organica e la fertilità del terreno con apporto nettamente superiore rispetto alla minima lavorazione. Inoltre, il sequestro del carbonio favorito dalla preservazione dei residui, oltre a migliorare la fertilità dei suoli, migliora anche l’atmosfera da cui viene sottratta CO2. Se opportuno e congruo sembra il riconoscimento di 208 €/ha per la minima, allora, vista la maggior efficienza economico-ambientale della semina su sodo, sembrerebbe altrettanto opportuno aumentarne il sussidio ad almeno 400 €/ha. Pure il target complessivo di soli 19.500 ettari andrebbe ampliato, mantenendo due comparti distinti, uno assegnato alla minima lavorazione (new entry della attuale programmazione) e l’altro per la semina su sodo con disponibilità aumentata rispetto alla precedente programmazione. L’auspicio è che gli agricoltori che si impegnano a coltivare secondo tali tecniche virtuose possano essere adeguatamente premiati dai sovvenzionamenti del prossimo Psn e dalla commercializzazione dei tanto attesi “Certificati Verdi”, anche per i quali ci dovrebbe essere un riconoscimento».
Alla tappa di Ortanova era presente anche il funzionario della Regione Puglia Pasquale Solazzo, a conferma del crescente interesse per queste tecniche e per i contributi che vengono messi a disposizione. «Purtroppo, alcune regioni, includendo nella misura dell’agricoltura conservativa anche la minima lavorazione – ha concluso Pisante – stanno facendo un passo indietro e questo potrebbe anche rappresentare un limite per quelle aree in cui già abbiamo conseguito risultati importanti come la Puglia stessa, dove avevamo 25mila ettari, che rappresentavano lo ”zoccolo duro” su cui continuare a investire. Dato che parliamo di una tecnologia win win, la Regione avrebbe dovuto concedere qualcosa in più di prima agli agricoltori pionieri che avevano già aderito con la semina su sodo (magari con il vincolo della gestione dei residui e degli avvicendamenti colturali) e un budget inferiore agli altri che optavano per la minima lavorazione. Come quasi sempre succede, non c’è stata consultazione con il mondo scientifico e si è pensato solo a conseguire gli obiettivi di spesa».
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VOCI DALL’EUROPA
In occasione del Field Day abbiamo avuto la possibilità di raccogliere raccolto la testimonianza di due delegati europei, provenienti uno dall’Austria e uno dalla Spagna.
«In Austria l’agricoltura conservativa viene adottata solo da un piccolo gruppo di agricoltori che desiderano utilizzarla per adattarsi ai cambiamenti climatici, promuovere la biodiversità e ridurre l’erosione – spiega Hans Gnauer –. Sfortunatamente, molti agricoltori non vedono alcun vantaggio in questo, ma si lamentano del cambiamento delle condizioni meteorologiche come ondate di caldo e siccità o forti piogge. Spesso non capiscono come loro stessi possono contribuire a migliorare la situazione. Noi dell’associazione Boden.Leben offriamo a tutti l’opportunità di scoprire come può funzionare l’adattamento e come possiamo prevenire l’erosione, immagazzinare più acqua nel suolo e stabilizzare i raccolti. Può sembrare strano, ma credo che per realizzare un ripensamento più ampio qui, dovrebbero verificarsi diversi anni di grandi ondate di caldo e siccità. Solo allora penso che molti più agricoltori rispetto a prima ripenseranno e implementeranno le pratiche di agricoltura conservativa, come i nostri vicini della Repubblica Ceca dove stanno anche sperimentando nuovi sistemi di gestione per adattarsi ai cambiamenti climatici anche tramite l’agricoltura di precisione. Ad esempio, con i sistemi Rtk il grano viene seminato in file da 25 cm, viene inserito anche fertilizzante fosfatico e in mezzo vengono seminati i piselli. Successivamente, nel mese di aprile, i piselli vengono poi rimossi sia meccanicamente con sarchiatrici sia chimicamente con erbicidi convenzionali. L’azoto dei piselli aiuta il grano a crescere meglio e più forte. L’effetto è che puoi aumentare la resa fino al 10%, ma allo stesso tempo puoi risparmiare da 30 a 40 kg di fertilizzante azotato e ottenere anche livelli proteici più elevati. In questo senso, Gps e Rtk aiutano anche a diffondere i principi dell’agricoltura conservativa tra gli agricoltori. Penso che dobbiamo riuscire a diffondere maggiormente questo tipo di agricoltura qui in Austria. È sicuramente meglio che gli agricoltori facciano l’agricoltura conservativa, almeno in parte, piuttosto che non farlo affatto. Vedo l’agricoltura di precisione qui come un apriporta per diffondere migliori pratiche agricole, come l’agricoltura conservativa, tra gli agricoltori».
«In Spagna – riferisce Óscar Veroz – i dati ufficiali pubblicati dal Ministero dell’Agricoltura in relazione all’agricoltura conservativa indicano che, nel 2022, la semina diretta ha occupato poco più di 845.000 ettari, pari a quasi il 12% della superficie totale dei seminativi, mentre le colture di copertura nelle colture legnose hanno occupato 1,35 milioni di ettari, pari al 25% della superficie totale delle colture legnose. L’aspetto interessante di questi dati non è tanto la cifra in sé, quanto l’aumento negli ultimi anni. Nell’ultimo decennio, infatti, l’uso di colture di copertura è aumentato del 15% e la semina diretta del 65%.
Tutto ciò indica che gli agricoltori stanno diventando sempre più consapevoli della necessità di prendersi cura dell’ambiente, ma ciò che indubbiamente motiva questo cambiamento è la necessità di risparmiare sui costi in questi tempi di alti prezzi degli input, tenendo conto che con la semina diretta il consumo di carburante si riduce di circa il 50%. D’altra parte, il Ministero dell’Agricoltura ha assunto un forte impegno nei confronti dell’agricoltura conservativa, includendo misure di sostegno per l’assenza di lavorazione del terreno e le colture di copertura negli eco-sistemi della nuova Pac».