Durante le proteste degli agricoltori con i trattori nelle strade, in tanti si sono chiesti qual era il pensiero delle imprese agromeccaniche. Le aziende agromeccaniche sono a servizio e supportano i propri clienti agricoltori e molto spesso esercitano pure attività agricola – secondo le forme previste per legge – e in ogni caso, pur quando così non fosse, in “famiglia” ci sono agricoltori.
Abbiamo allora sentito il presidente dell’associazione imprese agromeccaniche di Foggia (Apima di Foggia), Matteo Tamburrelli, per capire l’atteggiamento dei contoterzisti in merito alle proteste degli agricoltori.
«Le ragioni della protesta non si riducono alla richiesta da parte degli agricoltori di percepire maggior reddito a discapito dei consumatori – esordisce Tamburrelli –. Anzi, molto spesso si tratta di problematiche che ledono gli stessi interessi dei consumatori, quindi della collettività. Vedi, ad esempio, le truffe nel settore dell’agroalimentare, dove il danno economico è a carico delle aziende agricole, ma il vero pericolo per la salute si ripercuote sulla collettività».
«Inoltre, voglio fare un'importante premessa in argomento sostenibilità, tema più che mai ricorrente. Noi aziende agromeccaniche in questo giochiamo un ruolo strategico. In primo luogo, l’ottimizzazione delle risorse del parco macchine – necessaria per contenere i costi di esercizio – richiede un impiego intensivo delle stesse che si traduce in minor impatto ambientale. Consideriamo, infatti, la quantità di CO2 eq. immessa in atmosfera per la realizzazione di una macchina agricola e mettiamola in relazione al numero di ore per cui la stessa verrà impiegata nel periodo di vita utile. Bisogna tenere a mente che la vita di una macchina è comunque limitata, nonché sempre più spesso soggetta a obsolescenza tecnologica. Il fatto che in un anno la macchina venga utilizzata per un maggior numero di ore comporta che ad ogni ora macchina compete minor quantità di CO2 equivalente (di quella spesa per la produzione in fabbrica) in atmosfera rispetto a una poco utilizzata.
Oltre al più efficiente impiego delle macchine, bisogna dare il giusto peso alla continua ricerca di soluzioni innovative delle nostre aziende. Le aziende agromeccaniche mettono a disposizione dei propri clienti agricoltori soluzioni tecnologiche e know how per agricoltura conservativa, agricoltura di precisione, agricoltura circolare e altro ancora. L’ottimizzazione ottenuta da un impiego di più tecniche virtuose di coltivazione può spingersi fino a invertire la rotta in termini di impatto ambientale, addirittura si arriva a sequestrare carbonio, che si traduce in miglioramento dell’ambiente. Può sembrare strano, ma riusciamo autonomamente a fare meglio di quanto ci impone oggi la legge (Pac - Green Deal), con vincoli irrazionali».
«Riguardo a noi agromeccanici, mi preme rinnovare la richiesta – sostenuta a livello nazionale dalla nostra Cai Agromec – di equiparare la nostra categoria a quella dell’agricoltore. Tale provvedimento eliminerebbe buona parte della concorrenza sleale e tornerebbe a vantaggio di tutti, compresi gli agricoltori. Cito solo un esempio: in Puglia il Csr – misura ACA24 (agricoltura di precisione) – prevede che l’agricoltore possa beneficiarne, avvalendosi del servizio di un contoterzista attrezzato in alternativa al possesso di macchine specifiche, importante vantaggio per gli agricoltori. L’attesa integrazione degli agromeccanici nel settore primario porterebbe vantaggi a tutti, compresi agli agricoltori, perché attendere ancora?».
Ma torniamo alle ragioni della protesta. Spesso gli agricoltori alla domanda sul perché delle proteste rispondono: “Perché le cose non vanno”, dando l’impressione di non avere le idee molto chiare.
«Questa risposta – chiarisce Tamburrelli – che può sembrare riduttiva e di chi non conosce bene il motivo per cui protesta, in realtà è la sintesi di un quadro molto complesso e composto da tanti problemi accumulatisi negli anni di non facile soluzione. Secondo me si possono riassumere in 9 punti:
- obblighi Pac, Green Deal fallimentari
Il Green Deal, questa sana idea di rendere l'agricoltura più compatibile con l'ambiente e più sostenibile è stata attuata nella maniera più scellerata e irrazionale possibile, contro gli agricoltori, reputandoli responsabili di danneggiare l'ambiente.
Ci è stato detto: “con il Green Deal utilizzerete meno concimi chimici e meno pesticidi”. “Bene, ottimo, noi siamo contenti – abbiamo risposto – ma come faremo a difendere le piante dalle avversità?” - C'è stato risposto: “questo non è un problema nostro”. Ora, noi usiamo fitofarmaci (non pesticidi), qualcosa di molto simile ai farmaci che si usano per curare le persone. La nuova Pac va rivista con gli agricoltori, coinvolgendo in maniera sinergica la scienza e la politica.
- mancata tutela del Made in Italy – assenza di reciprocità regole import
I nostri prodotti sono tra i più ricercati in tutto il mondo. I disciplinari di produzione, le leggi a tutela della salute del consumatore, fanno sì che i nostri prodotti siano sani e genuini. Il rispetto di queste regole si traduce in maggior costo di produzione rispetto ai colleghi di altri paesi.
Per via di inefficace o assente controlli di tracciabilità lungo la filiera, si verifica che ai nostri prodotti si sostituiscano prodotti di origine estera. Succede che – per esempio - nel pacchetto di pasta “made in Italy con grano italiano”, finisca pasta fatta con grano estero. Lo stesso per il pomodoro e altro ancora. Così il nostro grano resta invenduto, con conseguente diminuzione dei prezzi (danno economico) e truffa ai danni dei consumatori che mangiano pasta made in Italy fatta invece con il grano che arriva dalle navi. Grano che spesso registra elevati valori di Don, nonché presenza di glifosate (danno per la salute).
La legge “Registro Granaio Italia”, che prevede la registrazione al Sian dei flussi di carico e scarico inerenti i quantitativi di cereali e farine detenuti a qualsiasi titolo dagli operatori del sistema agroalimentare, darebbe un taglio netto a questo fenomeno, tuttavia è inspiegabilmente ferma.
Per quanto riguarda le importazioni è fondamentale applicare la regola della reciprocità. Ovvero se non siamo in grado di soddisfare il fabbisogno nazionale, è giusto importare prodotti da altri paesi a patto che rispettano le nostre stesse regole. E si intendono tutte le regole: manodopera e tutela dei lavoratori, utilizzo di prodotti chimici e mezzi tecnici, normativa riguardo ai sistemi di anti-inquinamento. Solo a titolo di esempio, è un controsenso non poter coltivare Ogm quando invece possiamo importare dall’estero prodotti Ogm.
- costi di produzione elevati e non bilanciati con i prezzi di vendita, non equa ripartizione profitti lungo la filiera
Il prezzo corrisposto agli agricoltori copre a mala pena i costi di produzione e lo stesso prodotto viene venduto a 10 volte tanto al supermercato. La grande distribuzione, approfittando della frammentarietà delle aziende agricole, riesce a imporre prezzi estremamente bassi che mettono in difficoltà le aziende agricole. Bisogna attivare al più presto la determinazione dei costi di produzione già affidata a Ismea, pure questa attualmente inspiegabilmente ferma.
- eccessiva burocrazia – assunzioni
È necessario semplificare in generale la burocrazia. Per quanto riguarda le assunzioni è necessario una revisione del sistema che ad oggi pone in difficoltà il datore di lavoro pure se ha rispettato tutti gli adempimenti. Il suggerimento è di riformare il sistema così che lavoratore sia munito di un certificato “di idoneità al lavoro”. Tale documento unico di abilitazione deve contenere al suo interno idoneità medico sanitaria, abilitazioni varie (trattorista, carrellista, gru muletto escavatore, utilizzo fitofarmaci ecc.), identità certificata, coordinate per il pagamento. Una volta visionato tale documento, il datore di lavoro deve poter procedere all’assunzione senza alcun altro onere e/o impegno. L’assunzione deve essere di tipo telematico così da produrre effetti immediati e impiegare la manodopera il giorno stesso.
- calamità naturali e danni da fauna selvatica
Si richiede intervento a tutela dei danni da calamità naturale. Non meno importante il fenomeno dei danni da fauna selvatica, vedi cinghiali.
- fotovoltaico – agrivoltaico e produzioni non destinate a uso alimentare
L’utilizzo di pannelli fotovoltaici è da favorire in aree già occupate da insediamenti produttivi, non destinate all’attività agricola. Appare alquanto improbabile il beneficio ambientale derivante da agrivoltaico inteso come coesistenza di fotovoltaico e produzione agricola. Sulla base di quale analisi tecnico - scientifica i filari di pannelli fotovoltaici intervallati a fasce coltivate possono avvantaggiare la coltura? Certamente l’ombreggiamento dei pannelli sulle fasce coltivate determina effetto competizione, disturbo! Ulteriore riduzione di efficienza della parte agricola deriva da difficoltà – normalmente confinate ai bordi – di manovre dei mezzi, tare e sovrapposizioni ad ogni passata. Dal momento che la legge prevede che i pannelli non occupino più del 30% della superficie, non sarebbe più razionale ed efficiente addossare tutti i pannelli in una parte del campo, mantenendo la parte coltivata esente dai suddetti disturbi? Gli agricoltori che si avvicinano a questo tipo di attività lo fanno solo per la mancanza di reddito dovuto in primo luogo alle difficoltà già menzionate nei punti precedenti.
- contributi alla non produzione
Gli agricoltori sono i giardinieri del mondo, per cui se ci fosse un aiuto disponibile, sarebbe meglio destinarlo alla coltivazione. I soldi destinati ad aiuti per l'agricoltura devono andare agli agricoltori che coltivano, agevolando la diffusione di tecniche di coltivazione virtuosa. Bando agli estremismi, non bisogna essere ambientalisti, piuttosto bisogna avere cura dell’ambiente! Con una popolazione mondiale destinata a crescere fino a 9,5 miliardi entro il 2050, la priorità rimane produrre cibo sufficiente per tutti. Non possiamo permetterci di sottrarre terreno alla produzione agricola.
- allevamenti responsabili di inquinamento
Come pure appaiono assurde le posizioni di chi ritiene gli allevamenti responsabili di inquinamento (PM10, gas effetto serra) al pari di insediamenti produttivi di tipo industriale. È opportuno rivedere tali posizioni, e sostituirle con pareri corretti supportati da evidenze scientifiche. Gli allevamenti risultano indispensabili in un contesto di agricoltura circolare, dove letame, liquame, insieme ad altri scarti di produzione agricola possono alimentare impianti biogas / biometano da cui si ottiene energia da fonti rinnovabili e digestato. Quest’ultimo è fertilizzante naturale con apporto completo di elementi e sostanza organica utilizzabile pure in biologico.
- CAA – decreto del ministero dell’Agricoltura monopolio dei grandi CAA
Ogni accordo che prevede il monopolio dei Caa da parte delle associazioni agricole andrebbe revocato, lasciando la possibilità a tutti i Caa di svolgere il servizio di assistenza tecnica autonomamente».
Quindi queste sono le principali motivazioni che stanno spingendo gli agricoltori a continuare la protesta. Quale nuovo modello di agricoltura si può allora proporre loro?
«Il modello da sostenere è quello che mette in sinergia tutte le tecniche virtuose di coltivazione disponibili. Un equilibrio perfetto tra rispetto per la natura e attività umana destinata alla produzione di alimenti di alta qualità sicuri per l’uomo e per l’ambiente, rigenerativa per l’ambiente. Ecco, l’agricoltura rigenerativa è il perfetto equilibrio tra le priorità dell'ambiente e del mercato. E non esclude mezzi tecnici quali fitofarmaci e fertilizzanti di sintesi chimica, ma razionalizza l’impiego degli stessi limitando l’utilizzo nelle quantità e nei tempi e nelle zone allo stretto necessario, così da garantire salubrità del prodotto, sostenibilità ambientale ed efficienza economica. Consiste nell’integrazione di agricoltura conservativa, agricoltura di precisione, agricoltura circolare, così come le tecniche più recenti di miglioramento genetico (Ogm, Tea ecc.) e della Carbon Farming.
Concludendo: noi agromeccanici, braccio destro degli agricoltori, da sempre veicolo di innovazioni tecnologiche, abbiamo un ruolo strategico in quanto siamo già fornitori di servizi in ambito delle citate tecniche di coltivazione virtuosa.
Per ottenere i migliori risultati in termini di integrazione delle tecniche virtuose in agricoltura rigenerativa è fondamentale proseguire nel processo di cambiamento già spontaneamente avviato insieme agli agricoltori ed è altrettanto fondamentale il ruolo che giocherà il mondo scientifico.
Sia la scienza il faro in questo contesto di protesta agricola, le valutazioni scientifiche guidino le scelte della politica. La scienza istruisca gli operatori, che siano predisposti ad acquisire nuove competenze. Pensiamo in grande e non smettiamo di studiare...».