Lo sviluppo delle aree rurali rientra tra le azioni prioritarie dell’agenda comunitaria a favore della sostenibilità; in particolare, l’agricoltura per progredire necessita di continue innovazioni delle imprese e delle istituzioni.
In questa prospettiva, molte valutazioni d’impatto delle politiche, in materia di cambiamenti climatici e di energia, prevedono proposte in materia finanziaria, sociale e ambientale, attraverso un’impostazione integrata.
Tale approccio olistico, se diffusamente adottato, consentirebbe di identificare lo sviluppo delle aree rurali come modello di “Green economy” e non come settore, per la peculiare aderenza alla definizione proposta dall’UNEP: “un’economia che produce miglioramenti del benessere umano e dell’equità sociale riducendo al contempo i rischi ambientali ed ecologici”.
Pertanto, nell’ottica di un potenziale sviluppo sostenibile delle le aree rurali interne è fondamentale integrare i portatori d’interesse nella complementarietà dei ruoli e delle funzioni. Per qualificare le operazioni colturali il contoterzismo rappresenta una straordinaria opportunità per le aziende agricole, ma anche per la salvaguardia e la valorizzazione dei territori rurali con insostituibili servizi ecosistemici e funzioni sociali, estetiche e paesaggistiche.
Spopolamento delle aree rurali e interne
Secondo l’Ocse sono rurali le regioni con una densità di popolazione inferiore ai 150 abitanti per chilometro quadrato e senza un centro urbano con più di 50 mila abitanti. Tuttavia, per evidenziare le differenze intra-provinciali, rilevanti nel territorio italiano, la metodologia OCSE è stata rivista, nell’ambito della programmazione dello sviluppo rurale 2007-2013 e
2014-2020, con l’individuazione di 4 aree omogenee:
Poli urbani: capoluoghi di provincia con più di 150 abitanti/km2 e tutte le Aree fortemente urbanizzate;
Aree rurali ad agricoltura intensiva specializzata, che includono le Aree rurali urbanizzate di pianura e di collina, le Aree prevalentemente rurali di pianura e le Aree significativamente rurali di pianura;
Aree rurali intermedie, che comprendono le Aree prevalentemente rurali di collina (Nord e Centro), le Aree significativamente rurali di collina e di montagna (Nord e Centro);
Aree rurali con problemi complessivi di sviluppo, che comprendono le Aree prevalentemente rurali di montagna e di collina (Mezzogiorno) e le Aree significativamente rurali di montagna (Mezzogiorno).
Nelle aree rurali la concentrazione di abitanti con più di 65 anni è molto alta, e in quelle prevalentemente rurali delle Regioni “convergenza” tale fenomeno si è accompagnato allo spopolamento, con un decremento della popolazione dell’8% tra 1992 e 2012.
Un servizio pubblico particolarmente esposto alle conseguenze dell’invecchiamento della popolazione è quello sanitario, con un aumento di richiesta di servizi sanitari e cure mediche, che ha generato migrazione verso i più efficienti centri urbani del nord.
La migrazione ha dapprima colpito le montagne e poi le campagne, stimolando di concerto la meccanizzazione agricola nei paesi industriali.
La perdita di popolazione genera gravi rischi di natura:
- socio-culturale: per la perdita di identità, di memoria e di valori, con un senso di smarrimento, in territori con profonde radici storiche e culturali
- economica: per minori opportunità di proseguire attività agricole ed artigianali nelle aree marginali
- fisica e geologica: per l’abbandono del presidio del territorio anche da parte delle pubbliche istituzioni; il conseguente sviluppo dei centri urbani ha effetti di disorganizzazione sul governo del territorio.
Dimensioni aziendali e competitività agricola
Analisi della dimensione media aziendale italiana e del ricorso al contoterzismo
Nell’Europa a 27 emerge la compresenza di varie tipologie aziendali, intermedie tra i due estremi ideali. A un modello di impresa mediterranea prevalente nell’Europa meridionale, di ridotte dimensioni aziendali, con intenso apporto di lavoro e caratterizzata da produzioni arboree, frumento duro e allevamenti estensivi, si contrappone un modello “continentale” con dimensioni medie aziendali più elevate, fabbisogno occupazionale più marginale e specializzazioni produttive di seminativi e zootecnia intensiva.
Le aziende agricole italiane si pongono nella prima categoria, con una dimensione media, nel 2013, di 12 ha derivata da una contrazione del numero di imprese attive (-22% tra il 2005 e il 2013) che ne ha innalzato anche la produttività. Tuttavia, le dimensioni medie delle aziende italiane rimangono irrisorie, con svantaggi in termini di economie di scala; quasi il 60% delle aziende ha una dimensione compresa tra 1 e 4 ettari.
Tali dimensioni medie ridotte giustificano e motivano l’esteso ricorso delle stesse al contoterzismo. In Italia, oltre il 30% delle aziende agricole fa ricorso ad imprese esterne per lo svolgimento di una o più operazioni colturali (Istat), passando da 3,8 giornate/anno nel 2000 a 7,5 nel 2010 (+97%). Il 32% delle imprese, prevalentemente di piccole dimensioni, affida all’agromeccanico la completa gestione delle scelte colturali, lavorazioni, pratiche amministrative e commercializzazione
(790.000 ettari; 6,2% della SAU totale). Tale incremento trova giustificazione da un lato nella crescente domanda di innovazione e tecnologia, e, dall’altro, nella necessità di ridurre i costi di produzione.
Contributo del contoterzismo all’innovazione e competitività in agricoltura
Gli scenari economici, sociali e ambientali in rapida evoluzione richiedono innovazioni tecnologiche incrementali anche in agricoltura, per una maggiore competitività e sostenibilità.
In parallelo al processo d’innovazione ed evoluzione legato alla meccanizzazione agricola, è avvenuta la diffusione di imprese “contoterziste”. Il loro ruolo è diventato gradualmente sempre più importante, in primis perché permette la presenza di aziende che per la loro dimensione, sia economica che strutturale, altrimenti non potrebbero esistere. Garantiscono, inoltre, competitività in agricoltura, perché soddisfano l’esigenza delle aziende agricole di ridurre investimenti e ammortamenti, e una maggiore flessibilità dell’organizzazione interna e degli ordinamenti produttivi aziendali. Conseguentemente, la richiesta di servizi agro-meccanici potrebbe investire e coinvolgere, anche aziende di dimensioni spaziali, economiche e strutturali maggiori.
Il contoterzismo permette, quindi, un’effettiva gestione sostenibile dei sistemi colturali grazie a una riduzione delle singole operazioni e dei transiti, attraverso l’ausilio di tecnologie GPS integrate da strumenti avanzati per il controllo automatico della distribuzione di prodotti fertilizzanti e fitosanitari.
È il caso della prescription agriculture che permette:
- una differenziata applicazione di fertilizzanti e prodotti fitosanitari;
- l’adattamento della larghezza di lavoro;
- la riduzione delle sovrapposizioni nella semina, distribuzione di fertilizzanti e agrofarmaci.
Ciò è di estrema utilità sia su appezzamenti di dimensioni medio-piccole e irregolari, dove le succitate sovrapposizioni sono frequenti, sia su campi di dimensioni rilevanti con variabilità individuata in aree omogenee.
Altro esempio di innovazione diffusa principalmente grazie gli investimenti economici e di formazione degli operatori del contoterzismo, è il site specific agriculture. Tecnologie software e hardware permettono la distribuzione di sementi, concimi e fitofarmaci con tecniche a dose variabile su una scala di superficie di sub-parcella, in appezzamenti di grandi dimensioni dove la variabilità assume valori elevati.
L’attività dell’agricoltura, presidio territoriale per le aree fragili
Vantaggi ambientali del contoterzismo nella sostenibilità dell’agricoltura
Attraverso l’adozione di nuove tecnologie, insostenibile per le imprese agricole di piccole e medie dimensioni, ma realizzabile dagli operatori del contoterzismo, è possibile raggiungere obiettivi economici e sociali, con sviluppi positivi ambientali e paesaggistici propri dell’Agricoltura sostenibile.
Di contro, l’impiego diffuso di obsolete pratiche e macchine operatrici, soprattutto in piccole aziende, frazionate, con orografia disomogenea, genera errori di gestione delle pratiche agricole, anti economicità, con rischi per la fragilità e la vulnerabilità dei territori rurali.
L’adozione delle diverse tecniche di agricoltura di precisione consente di ridurre gli sprechi di mezzi tecnici con evidenti aspetti positivi di natura economica, energetica e ambientale.
Ad esempio l’azoto, spesso impiegato in modo irrazionale per dosi, epoche e modalità di applicazione, con risvolti ambientali negativi.
Il ricorso al contoterzismo nella gestione aziendale a livello di territorio può avere positive ripercussioni sulla gestione dell’acqua irrigua e nell’adozione di sistemi conservativi. Integrando i metodi irrigui con indicatori di evapotraspirazione e agricoltura di precisione, si ottiene un controllo incrociato d’informazioni su variabilità spaziale e temporale del suolo e della coltura con apporti di quantità differenziate di acqua.
Con l’adozione di sistemi conservativi, che si basano su minimo disturbo del suolo, copertura organica permanente, rotazioni colturali diversificate, i vantaggi agronomici, economici e produttivi sono significativi:
- ottima struttura e incremento del contenuto di sostanza organica del suolo;
- diminuzione di utilizzo di macchinari, lavoro aziendale, fertilizzanti, agrofarmaci e costi di gestione;
- riduzione dell’intervallo di tempo tra raccolta e semina;
- minori rischi per l’azienda, rese più elevate e sostenibili.
Notevoli anche i vantaggi ambientali:
Suolo: si attenuano i principali fenomeni di degradazione, quali l’erosione idrica, mentre si favorisce l’aumento del contenuto in sostanza organica, fattore chiave della fertilità. Aumenta il contenuto in nutrienti con la tecnica delle cover crops, mentre la lisciviazione nitrica è tamponata dall’impiego di colture anti-nitrato.
Acqua: aumenta l’efficienza d’uso dell’acqua per l’effetto sinergico tra azione pacciamante dei residui colturali, ridotta intensità della radiazione solare, minore macroporosità tipica dei suoli indisturbati, incremento del contenuto in sostanza organica stabile. Il deflusso superficiale è ridotto, così come l’impatto di contaminanti organici persistenti e di sedimenti associati, anche fertilizzanti.
Atmosfera: il minimo disturbo del suolo, ne favorisce la capacità di sequestrare carbonio alleviando la concentrazione di CO2 nell’atmosfera. Efficace l’effetto sui flussi risultanti di altri gas effetto serra, azoto e metano.
I predetti vantaggi ambientali, si riflettono anche sull’altro fattore fondamentale per la fertilità del suolo, la biodiversità.
Con l’incremento della copertura vegetale, minimo disturbo del suolo, maggiore precisione nell’applicazione di agrofarmaci, rotazioni colturali, già nel breve periodo si osserva un aumento dei macro e microrganismi nel suolo. Le popolazioni di lombrichi, che operano una prima demolizione dei residui animali e vegetali favorendo la successiva azione dei microrganismi, aumentano esponenzialmente nel tempo. Le pratiche conservative inducono una maggiore abbondanza anche di animali più grandi, quali predatori come coleotteri e aracnidi riducendo l’impiego di agrofarmaci e inputs esterni.
Nel tempo, anche la diffusione delle malerbe subisce una riduzione nel sistema colturale grazie anche all’utilizzo di cover crops per azioni competitiva, e/o per eventuali effetti allelopatici.
Tale azione contribuisce anche alla mitigazione di problemi fitosanitari, come nel caso dei nematodi, in presenza di brassicacee; ne deriva anche un minore impiego di agrofarmaci.
Non secondari, gli aspetti positivi connessi alla riduzione del numero di ore di lavoro e dell’impiego di carburanti, con risparmi economici e notevoli vantaggi ambientali.
Valore estetico paesaggistico della buona Agricoltura
L’Agricoltura è oramai riconosciuta come stile di vita, patrimonio, identità culturale, protezione dell’ecosistema e mezzo per valorizzazione dei paesaggi.
Nel territorio rurale convergono gli elementi costitutivi del paesaggio, e l’estetica si concretizza con la pienezza degli elementi e delle relazioni tra questi e le attività umane. In assenza di manutenzione la natura si riappropria degli spazi, con conseguenti squilibri idrogeologici in seguito anche ad attività antropiche con usi impropri.
Anche la politica agricola comunitaria sostiene come sia «essenziale preservare e sviluppare un’agricoltura polivalente», e riconosce il ruolo essenziale dell’imprenditore agricolo nel “modellare il paesaggio rurale e consentire il mantenimento di comunità rurali vitali”. Anche il Piano Strategico Nazionale (Psn) 2007-2013 ha inserito il paesaggio fra i suoi obiettivi strategici.
I paesaggi agrari permettono il mantenimento di una complessità biologica che trova fondamento proprio nei caratteri costitutivi e nelle tecniche di gestione. La ricca diversità biocenotica si riscontra nell’abbondanza delle specie presenti e nella variabilità degli usi dei suoli e del mosaico ambientale che si fondono con la complessità strutturale (architetture tipiche rurali) risultato di un’antica storia delle popolazioni.
I paesaggi rurali gestiti con approcci agronomici sostenibili diventano, quindi, propriamente dei paesaggi culturali, equilibrati e quindi meno soggetti a fenomeni di disturbo grazie a una maggiore resistenza a stress abiotici e biotici.
Miglioramento delle aree rurali
La riforma della Pac 2014-2020 si articola su tre strumenti:
pagamenti diretti; stabilizzazione dei mercati tramite le Ocm;
sviluppo rurale.
Nel periodo di programmazione 2014-2020, L’Unione europea si è concentrata su due macro-obiettivi: competitività delle imprese agricole, tramite l’orientamento al mercato e il sostegno al reddito, e remunerazione dei beni pubblici, con il rafforzamento della condizionalità e della componente ambientale. Pertanto, la nuova Pac si propone di aiutare gli agricoltori non soltanto a produrre alimenti, ma anche a proteggere l’ambiente, migliorare il benessere degli animali e mantenere economicamente vive le comunità rurali.
L’architettura giuridica della Pac 2014-2020 rimane sostanzialmente confermata, con un edificio che si regge su due pilastri, due fondi e quattro regolamenti. Il primo pilastro comprende gli interventi di mercato, che riguardano la stabilizzazione dei redditi degli agricoltori tramite la gestione dei mercati agricoli e il regime di pagamenti diretti. Il secondo pilastro promuove la competitività delle imprese agricole e lo sviluppo rurale, con misure programmate a livello territoriale.
Visualizza Tab. 1 - Dimensione media aziendale nei Paesi dell’UE
Visualizza Tab. 2 - Dimensione media aziendale in Italia per classi di SAU (2013)
Visualizza Tab. 3 - Diffusione del contoterzismo (anno 2010)