Non per vocazione ma per il reddito. L’agricoltura conservativa, lentamente ma spontaneamente, sta crescendo in tutta Italia non in virtù dei suoi innegabili vantaggi ambientali, ma soprattutto per la speranza di contenere i costi colturali e far tornare il bilancio aziendale. È quanto emerge dal confronto serrato organizzato lo scorso 20 gennaio a Osimo (An) da Edagricole assieme ad Aigacos (Associazione Italiana per la gestione agronomica e conservativa del suolo), alla ricerca de “La nuova via italiana dell’agricoltura conservativa”.
«Nelle Marche - testimonia Rodolfo Santilocchi dell’Università di Ancona - l’evoluzione dell’agricoltura blu sta portando alla sostituzione dell’aratura con la scarificatura per le colture primaverili-estive e semine su sodo per le autunno vernine nelle aziende più grandi». In questa regione sono infatti presenti circa 200 seminatrici da sodo, un record, ma gli ettari sodivi sono 50mila (di cui 40mila di frumento duro). Con robuste dosi di professionalità questa agrotecnica consente di risparmiare 250-350 €/ha, la metà con la “minima”. Le esperienze pluridecennali allestite da Santilocchi dimostrano che la produttività, dopo una flessione iniziale, risale fino a superare quella della lavorazione convenzionale, consentendo risparmi nella concimazione. Nel tavolo di confronto tra esperienze aziendali Paolo Primieri dell’azienda Mastai Ferretti conferma la possibilità di ridurre sensibilmente i consumi di gasolio e di razionalizzare la risorsa lavoro.
L’efficienza dello strip-till
Andrea Ridolfi della Coop Terratech di Ravenna descrive la crescita della minima lavorazione, ad esempio su sorgo e su terreni limoso-argillosi, ma le difficoltà ad applicare lo strip-till. Una tecnica invece su cui punta molto Giuseppe Elias, presidente di Aigacos, che grazie al ricorso a macchine da otto file (6 strip till) riesce a seminare 400 ettari di mais in 20 giorni con 3 persone e 2 trattori, ottimizzando l’efficienza di questi mezzi tecnici. Secondo Silvano Ramadori, presidente di Unima (Unione Nazionale Imprese di Meccanizzazione Agricola), il contoterzismo ha un ruolo attivo nella diffusione di queste tecniche, razionalizzando l’impiego delle macchine e aiutando le aziende ad individuare il giusto rapporto costi-benefici. È però grazie a pionieri come Danilo Mattei, che la utilizza dal 1988, se la semina su sodo si è diffusa nelle Marche. Nonostante ciò questa è tra le poche regioni a non prevedere sostegni specifici all’interno della misura 10.1.3 «Questo modello di agricoltura - stigmatizza Michele Pisante dell’Università di Teramo- corrisponde agli obiettivi di sostenibilità dalla Pac, soprattutto in termini di tutela del suolo dall’erosione e per le azioni di contrasto ai cambiamenti climatici».
Le emissioni di CO2 sono infatti inferiori del 21% rispetto ai suoli lavorati e l’effetto è maggiore negli ambienti più aridi. La superficie agricola utilizzata in Italia è scesa al 7,9% del totale, mentre quella urbana è salita al 7,3%, innescando un aumento della spesa annua per la gestione efficiente del regime delle acque da 7 a 14 milioni di euro. «Un costo che può essere mitigato dai servizi ecosistemici asscurati da modelli come quello dell’agricoltura conservativa». «Scordiamoci però un cambiamento in corsa della Pac - mette in guardia Angelo Frascarelli dell’Università di Perugia -. Dal 2020 Bruxelles punterà con più decisione verso l’intensificazione sostenibile premiando modelli come quello dell’agricoltura conservativa che può coniugare rese e minore impatto ambientale. Fino ad allora occorre tutelare la redditività aziendale, abituandosi a fare i conti caso per caso».
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