Numeri confermati per la seconda edizione del Contoterzista Day. E quindi successo confermato, perché cinquecento registrazioni complessive per una presenza effettiva di 450 persone all'auditorium Same Deutz-Fahr di Treviglio (Bg) non sono numeri da poco. Tanto che Same Deutz-Fahr ha intenzione di rendere regolare la cadenza dell'evento.
«Per noi questo appuntamento è importante perché è importante coltivare le relazioni con la categoria dei contoterzisti - ha detto in apertura dei lavori Francesco Carozza, vicepresidente Same Deutz-Fahr - che sono i clienti potenziali più importanti per noi in termini di rilevanza grazie al loro elevato potere d'acquisto e al loro determinante contributo di input per la nostra attività di costruttori di macchine agricole. La nostra azienda, a differenza dei nostri concorrenti, ha qualcosa in più che ci accomuna ai contoterzisti: siamo infatti un'azienda a conduzione familiare, da sempre, e anche la maggior parte degli agromeccanici (e dei nostri dealer) ha aziende familiari, quindi si fondano su valori unici e solidi come il lavoro, la serietà e la passione. Lo scambio reciproco e simbiotico di questi valori e di informazioni è per noi fondamentale».
Alla presenza dei vertici delle due organizzazioni di rappresentanza del contoterzismo italiano (vedi box pagina seguente), la prima parte dell'evento ha avuto come protagonista la politica agricola comunitaria.
Verso il cambiamento
Prepariamoci al cambiamento è stato lo slogan iniziale, come ha affermato Roberto Bartolini, giornalista delle riviste Edagricole, che ha spiegato cosa chiede l'Europa a contoterzisti e agricoltori con la Pac 2014-2020.
Gli aiuti complessivi ammontano a 408 miliardi, con un taglio rispetto al budget precedente non così pesante come si pensava prima. Bisogna quindi fare i conti con un taglio degli incentivi, quindi occorre aumentare le rese e razionalizzare i costi, ma anche intercettare altre componenti di aiuto soprattutto nei Psr, puntando sui premi agroambientali e altre misure, in particolare del nuovo Articolo 38. In sintesi, l'agricoltore verrà “sostenuto” dalla Pac solo se dimostrerà di essere un vero imprenditore, capace di produrre molto e bene, migliorando l'ambiente in cui opera (suolo, aria e acqua), e di creare relazioni di filiera durature e organizzate con chi utilizza la sua materia prima, sulla base di contratti scritti che definiscano, in modo equilibrato, prezzi e modalità di consegna del prodotto.
Ritorno alle rotazioni
Con la nuova Pac torna l'interesse per le rotazioni colturali, ha proseguito Pierluigi Meriggi di Horta (spin off dell'Università Cattolica di Piacenza) secondo cui «la pianificazione colturale e le conseguenti rotazioni devono tenere conto in modo equilibrato di vari fattori: aspetti agronomici (struttura, fertilità chimica e microbiologica, nutrizione), economici (massimizzazione del profitto, produzione alimentare e di energia), ambientali (mantenimento o incremento della biodiversità, conservazione del suolo, riduzione dell'impatto ambientale) e sociali (conservazione del paesaggio)». Perché è importante effettuare la rotazione? «Perché riduce l'impatto ambientale, aumenta il reddito complessivo dell'appezzamento in rotazione e consente di lavorare il suolo in modo più conservativo».
La strada dei contratti di filiera
Nell'ambito della Pac è stato evidenziato che i contratti di filiera sono una sorta di asse portante e su questi ha riferito Herbert Lavorano, della Op nazionale Italia Cereali, partendo dal dato di fatto che l'offerta nazionale di frumento tenero è insufficiente e oltre tutto scarsamente caratterizzata. «A seconda dell'andamento produttivo, per soddisfare le proprie necessità l'Italia deve importare dall'estero da 4 a 5 milioni di t/anno di frumento tenero - ha spiegato Lavorano -. La provenienza (Francia, Germania, Austria, Ungheria, Ucraina, Usa, Canada) dipende dall'utilizzo finale della materia prima. La gran parte della produzione nazionale è costituita dal cosiddetto “misto rosso”, ossia una miscela di grani panificabili di molte varietà. L'industria ha però bisogno di grani “su misura” (anche in miscela), motivo per cui ricorre al prodotto estero non solo per le qualità superiori (grani di forza o panificabili superiori), ma anche per i frumenti biscottieri e panificabili diretti».
«Negli ultimi anni - ha proseguito Lavorano - si è data molta rilevanza alle filiere corte, alla tracciabilità e alla sicurezza alimentare, ma forse è stato trascurato il ruolo economico che i contratti di filiera devono svolgere a tutela del reddito agricolo. I contratti di filiera devono avere l'obiettivo primario di una più equa (e stabile) suddivisione del valore aggiunto tra gli “anelli” interessati. Per questa ragione, non si può prescindere dalla partecipazione dell'industria di seconda trasformazione e, in prospettiva, della grande distribuzione. In sintesi, ha concluso Lavorano, per tutelare il nostro reddito possiamo agire su produttività e redditività colturale, qualità e riduzione del rischio (mediante contratti con modalità di determinazione del prezzo).
A tal fine ci sono a disposizione strumenti come i contratti di filiera e i sistemi di copertura del rischio di prezzo (future) e finanziario (assicurazione del credito). Il tutto però tenendo conto che vanno superati ostacoli come i costi di transazione per la contrattazione e l'operatività dei future molto elevati per il singolo operatore. Per questa ragione la via maestra è quella dell'aggregazione (ad es. sotto forma di Op), che abbassa notevolmente questi costi e rende fruibili i servizi ai singoli operatori».
Qualità e sanità del mais
A livello agronomico l'agricoltore deve continuare a puntare sull'aumento della produttività, elemento fondamentale per il recupero della redditività. «Ma in Italia, se parliamo del mais, siamo rimasti un po' indietro rispetto ad esempio alla Francia e alla Spagna - ha spiegato Amedeo Reyneri dell'Università di Torino -. Però la possiamo ancora recuperare attraverso diversi interventi, tra cui l'aumento dell'investimento colturale (che aumenta la capacità di assimilazione e immagazzinamento), le lavorazioni leggere (con riduzione del compattamento), il potenziamento dell'early vigor (con conseguente anticipo della fioritura) e la difesa della plantula, della foglia e della spiga. In particolare, per quanto riguarda l'aumento dell'investimento, alcune prove di campo hanno evidenziato incrementi produttivi medi nella granella e nel trinciato sia passando da 7 a 10 piante a metro quadrato sia passando dalla disposizione tradizionale 10 piante a metro quadro alle file gemellate. Analogamente, se si valutano i risultati ottenuti con prodotti nuovi per il mais, ossia i fungicidi fogliari (in particolare contro l'elmintosporiosi), che hanno un effetto fisiologico positivo sulla pianta, cioè tendono a far mantenere più verdi le foglie irrorate, con conseguenti chicchi più pesanti e maggior produzione. Tutto ciò, però, non ha senso se non si ragiona come sistema, cioè è necessario fare qualità per le filiere e in questo senso l'apporto dei contoterzisti è determinante, perché sono il volano della informazione e possono portare le aziende agricole nei circoli virtuosi».
Innovazione tecnica
Giorgio Cassarini, Crop Manager mais di Bayer CropScience, ha presentato quella che è un po' l'ultima novità nel campo della difesa fungicida del mais. Il prodotto Bayer CropScience in questione si chiama Prosaro, in corso di registrazione, e ha consentito un miglioramento della fisiologia della pianta (e quindi una maggiore resa) grazie al protoconazolo, con conseguente miglior controllo del Fusarium verticilloides e dell'Helmintosporium, nonché una riduzione del contenuto di fumonisine nella granella.
In chiusura, Francesco Crespi di EuroChem Agro si è concentrato sul prodotto di punta del gruppo EuroChem, il 3,4 DMPP (Entec), il cui vantaggio principale consiste in una riduzione del dilavamento dell'azoto e delle perdite per volatilizzazione, consentendo quindi minori dosi per ettaro o, a parità di dose, maggiori rese e qualità più elevata.
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