Bozzola, un’azienda… di famiglia

Mario (a sinistra) e Tiziano Bozzola
Nella ditta Bozzola di Carpenedolo (Bs) lavorano ben otto tra fratelli, cugini e nipoti. Che quest’anno festeggiano mezzo secolo di attività

Se Brescia è terra di contoterzisti, Carpenedolo lo è due volte. In questo comune di 13mila abitanti, sulle rive del Chiese, hanno sede due tra le principali aziende agromeccaniche del territorio. Una è il Gruppo Nodari, di cui ci siamo occupati più volte su questa rivista. L’altra, non da meno per dimensione e numero di macchine, è quella della famiglia Bozzola. Fondata da tre fratelli, compie cinquant’anni giusto in questi mesi e infatti i proprietari si preparano a celebrare la ricorrenza con una festa per amici e clienti. Nel frattempo, andiamo a scoprire questa numerosa famiglia di contoterzisti.

Forza lavoro autoprodotta

Hydro Trike di Vervaet, ormai immancabile nelle aziende che si dedicano intensamente al trattamento reflui

«Siamo in otto, della famiglia. Poi ci sono quattro dipendenti fissi. Nella stagione dei raccolti, però, a lavorare in azienda siamo più di quaranta», riassume Mario Bozzola, il più vecchio dei soci di seconda generazione. A fondare l’impresa furono suo padre, Marcello, e gli zii Gianni e Bruno. Il primo purtroppo scomparso, gli altri ancora impegnati nell’attività di famiglia. «Per quanto riguarda la seconda generazione, io sono il primo, poi c’è Tiziano, mio fratello, e quindi i miei cugini Daniele, Franco e Massimo. Senza dimenticare Stefania, sorella di Franco, che si è caricata sulle spalle l’amministrazione. Prima la seguiva Gianni ed è grazie al suo impegno se siamo diventati quel che siamo. Ora, grazie a Stefania può riposarsi un po’. La burocrazia - dice sconsolato Mario - alla fine dà più da lavorare della terra, ormai».

L’azienda è a guida prevalentemente maschile; ma, come si affretta a precisare Mario, non potrebbe funzionare senza una solita componente femminile. «Oltre a Stefania, preziosissima, ci sono le nostre mogli, che ci supportano in tutto. E poi c’è Giulia, che ha soltanto 17 anni, ma non vede l’ora di salire sulle macchine». Chi invece già lavora a tempo pieno sui trattori è Mauro, figlio di Mario, primo rappresentante della terza generazione assieme a Simone, che tuttavia non fa contoterzismo ma allevamento. «Segue la stalla, assieme a Gianni e Bruno. Abbiamo un centinaio di capi in lattazione. Non tanti, ma comunque danno da lavorare». A corredo, aggiunge Mario, ci sono 250 ettari di terreno in proprietà e affitto. Coltivato secondo la vocazione del territorio: mais, frumenti e sorgo.

«Qualcuno si occupa della stalla, qualcuno dell’ufficio, la maggior parte lavora sulle macchine. Per fortuna siamo una famiglia unita, andiamo tutti d’accordo e questa è la nostra forza. Ora festeggiamo mezzo secolo di vita. Spero che fra altri cinquant’anni saremo ancora qui a festeggiare, anche se io molto probabilmente non ci sarò più», chiosa Mario Bozzola.

Raccolta e reflui

Quando chiediamo ai Bozzola quali siano le attività principali per la loro azienda, rispondono senza esitazioni. «La raccolta è il nostro primo lavoro. Abbiamo sei trince e quattro mietitrebbie», fa notare Tiziano, fratello di Mario. A seguire, ci dice, c’è la gestione dei reflui, fatta grazie a un Hydrotrike della Vervaet e a sette botti di varia dimensione. Tra cui alcune molto particolari, come la Veenhuis mono-asse a carreggiata variabile, che permette di lavorare con qualsiasi condizione del terreno. «Non proprio come un semovente - precisa Tiziano - ma è un’ottima alternativa al Vervaet per quelle aziende che non vogliono spendere troppo».

All’interno del sotto-insieme raccolta, le trince hanno la priorità, se non altro per numero di macchine. Trovarne sei nella stessa azienda non è cosa da poco e in effetti ci è capitato di rado di vederne così tante. Con una particolarità: non sono le più grandi delle rispettive gamme. «È vero. Di grosse, abbiamo una 9700, questa 8800 e poi l’ultima arrivata, una 9500 acquistata nel 2024. Le altre, ossia le due 8600 e la 7750, sono ormai considerate medio-piccole. Non le acquistiamo troppo grandi per una precisa scelta», spiega ancora Mario.

Una scelta che guarda forse più alle necessità della clientela che a quelle dell’azienda stessa. «Facendo questo lavoro per tanti anni, ho capito che accanto alle nostre esigenze ci sono quelle di chi sta in trincea e che, se gli mandiamo carri su carri di trinciato da pestare, non ha nemmeno il tempo di respirare. Trinciare il foraggio è un lavoro complesso, richiede coordinazione tra chi sta in campo e chi sta in azienda. Usando trince di media potenza, alla trincea arrivano carri in quantità gestibile. Tutti siamo più sereni e facciamo un lavoro migliore.

E poi - conclude Bozzola - alla fine una macchina di taglia media fa poco meno del lavoro di una grande. Certe potenze, sopra i mille cavalli, in Italia non sono molto giustificate, vista la dimensione dei nostri terreni. Anzi, siamo costretti a ridurre la dimensione delle barre per guadagnare in agilità di manovra. Per esempio, la maggior parte delle nostre mietitrebbie montano delle otto file, anche per una questione di lavoro sull’allettato. La otto file Kemper, infatti, è molto più efficiente della dieci file su prodotto coricato e non sovraccarica il motore».

Tutto giallo-verde

Mietitrebbia John Deere T5.700

Le mietitrebbie, a casa dei Bozzola, sono quattro: due assiali (S 570 e S 670), una vecchia C - «Peccato non la facciano più, in 12 campagne, mai un guasto», commenta Mario - e una Wts. «Quest’ultima è la piccolina della famiglia e sarà sostituita da un’altra convenzionale entro l’estate. Abbiamo valutato una sei scuotipaglia, ma alla fine staremo su una più piccola, per ragioni di maneggevolezza. Vorrà dire che la useremo per i cosiddetti ritagli, oltre che in quelle aziende che chiedono una paglia perfetta».

Il problema delle assiali con la paglia, spiega Bozzola, non è stato del tutto risolto. «Sono macchine imbattibili sul mais e molto produttive anche su grano e orzo. Fanno un lavoro eccezionale, ma oggettivamente un po’ di danni alla paglia si vedono. In un’area in cui la zootecnia è ancora molto forte, è quindi quasi obbligatorio avere almeno una trebbia convenzionale».

Il parco macchine dei Bozzola è praticamente monocolore

Finora abbiamo parlato di modelli - S, C, Wts, 9500 etc - ma non di marchi. Non sarà però una sorpresa, per chi conosce la nomenclatura delle macchine, scoprire che tutte quelle citate sono di fabbricazione John Deere. Le foto di queste pagine, del resto, lo mostrano chiaramente. «Sì, è vero: praticamente siamo mono-colore. Abbiamo qualche New Holland nel segmento dei 100 cavalli e un Claas, ma per il resto, trattori, trince e trebbie sono giallo-verdi», conferma Bozzola.  Parliamo di sei trinciacaricatrici, quattro mietitrebbie (più una nuova in arrivo) e, malcontati, una quarantina di trattori di ogni potenza. In più, almeno una rotopressa e infine due caricatori telescopici della Kramer.

«In origine, la nostra famiglia comprava italiano: trebbie Laverda e trattori Fiatagri. Purtroppo, sappiamo come sono finiti i due marchi - ci dice Mario Bozzola - e così quando subentrammo alla vecchia generazione iniziammo a servirci di John Deere. Un marchio scelto per ragioni di affidabilità e assistenza. Per quanto riguarda l’affidabilità, posso citare la C, che dopo oltre dieci anni non ha mai un problema, o anche la trincia 8800: più di 5.500 ore senza guasti».

L’assistenza, vista la zona di residenza, è assicurata dalla Agribertocchi. «Parlando della nostra azienda - interviene Tiziano - siamo sicuramente soddisfatti. Non appena c’è un problema, si attivano per risolverlo. Se non basta il telefono, mandano un meccanico, ma la risposta è sempre veloce e competente. Tra l’altro, il centro di assistenza per le macchine da raccolta è stato recentemente spostato a Marmirolo (Mn), che è qui nelle vicinanze. Per cui, siamo doppiamente fortunati».

Visini è, con Bossini, un altro nome noto molto presente nel parco macchine

Il valore dell’uniformità

Affidabilità e assistenza sono due valori primari per un attrezzo agricolo, tanto più se parliamo di trince e trebbie. Ma, sempre Tiziano, fa notare che un’ulteriore valutazione indirizza verso il monocolore: «Lo facciamo anche per gli operai, per una questione di comodità: macchine dello stesso marchio hanno gli stessi comandi e, se parliamo di macchine da raccolta, la stessa identica cabina. Scendere da una e salire sull’altra non richiede alcun adattamento o sforzo mnemonico. In più, anche le testate sono intercambiabili: nel caso se ne rompa una, si monta l’altra e si riprende a lavorare».

Per questi motivi, conferma Mario Bozzola, da anni la famiglia tratta con Agribertocchi. «Finché ci troviamo bene e le macchine funzionano bene, non vedo perché cambiare. Se dovesse scendere il livello dell’assistenza o dell’affidabilità, ovviamente prenderemmo in esame altre proposte». Anche perché, spiega Tiziano, ormai la qualità delle macchine si è uniformata. «Più o meno sono tutte alla pari: hanno tutte buone prestazioni, buoni motori, buone cabine. Tuttavia, John Deere, a mio avviso, ha qualcosa in più sulle tecnologie satellitari».


Legati alle stalle, per scelta

Si è parlato, in precedenza, del territorio di Carpenedolo e dintorni come di un’area a forte vocazione zootecnica. Non è certamente una sorpresa, come pure non lo è il fatto che i Bozzola abbiano le stalle tra i principali clienti. «In zona ci sono sia stalle sia biogas. Noi serviamo qualche impianto, ma lavoriamo soprattutto con gli allevatori. Tra essi e i digestori, preferiamo i primi. Con un allevatore tratti ancora da pari a pari e, se c’è un problema, ti metti davanti a un tavolo e lo risolvi. I biogas spesso sono in mano a grosse società, talvolta nemmeno tutte italiane, per cui ci si parla via mail… non è il nostro modo di lavorare».

Con questo, Mario Bozzola non sminuisce certamente il ruolo degli impianti. «Se andassero in crisi, andrebbe in crisi l’intero settore agricolo. Lo stesso vale per il latte: finché il suo prezzo resta alto, lavoriamo noi contoterzisti, lavorano i costruttori di macchine, quelli che fanno attrezzature per le stalle eccetera. Attorno al latte si muove un indotto enorme». Non è un caso, insomma, se i Bozzola hanno sette trinciacaricatrici sotto ai capannoni. E, sempre per andare incontro alle esigenze dell’allevamento, hanno recentemente acquistato un compattatore della Orkel, in grado di produrre rotoballe fasciate ad alta densità. «Inizialmente pensavamo fosse un fuoco di paglia, invece abbiamo visto che gli agricoltori, nonostante sia un servizio piuttosto costoso, lo chiedono con sempre maggior frequenza. Del resto, la qualità del prodotto che si ottiene è impareggiabile e in più non si hanno gli sprechi tipici della trincea, né rischi di fermentazione in estate».

Bozzola, un’azienda… di famiglia - Ultima modifica: 2025-06-18T09:24:52+02:00 da Roberta Ponci

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