Nel 2023 scendono ancora ettari e aziende assicurati

Uva da vino e pomodoro da industria restano le colture più protette. Boom del frumento: coperto da polizze oltre il 33% in più rispetto al 2022

Il mercato delle polizze agricole agevolate conferma, nel 2023, la tendenza alla crescita di valori e premi che, in base ai dati delle compagnie assicurative, hanno raggiunto nella scorsa campagna un nuovo massimo storico. Lo rileva l’Ismea nel “Rapporto sulla gestione del rischio in agricoltura 2024”, che per l’insieme delle polizze agevolate, finanziate con contributi Ue e nazionali, stima un valore assicurato nel 2023 di 10,3 miliardi di euro, in crescita del 2,2% su base annua.

A trainare il mercato è il comparto delle colture vegetali che con 7,5 miliardi di Plv assicurata, in crescita del +4,1% rispetto al 2022, compensa le variazioni al ribasso registrate nei valori espressi dalla zootecnia (-1,5%) e dalle polizze sulle strutture aziendali (-3,6%).

Calano i costi

Sul fronte dei costi assicurativi il 2023 ha mostrato un’inversione di tendenza rispetto al trend che ha caratterizzato gli ultimi anni. La tariffa media nel comparto vegetale, che concentra quasi tre quarti del totale dei valori assicurati, per la prima volta dal 2016 ha fatto segnare, su base annua, una correzione al ribasso dello 0,33%, attestandosi al 9,34%, dopo un’annata, il 2022, con un migliore rapporto sinistri/premi.

Si restringe il perimetro

Sempre in relazione al comparto delle coltivazioni, emerge una riduzione nel numero di aziende assicurate (dinamica emersa anche nel circuito zootecnia e strutture), in calo del 4% rispetto all’annualità precedente e ora pari a poco più di 63.000 unità, con una superficie assicurata di 1,28 milioni di ettari (-1,1% rispetto al 2022). Se a queste si aggiungono gli allevamenti e le aziende con polizze contro i danni alle strutture, si superano le 73.700 imprese assicurate, una platea comunque in ribasso rispetto al 2022 (-4%).

Farmer shaking hands with a businessman on a vineyard with grape nursery stock

Nord piglia (quasi) tutto

Nel segmento delle colture vegetali, i dati del 2023 attribuiscono alla macro ripartizione geografica del Nord una quota di mercato ancora preponderante, pari al 79,5%, contro l’8,5% del Centro e il 12% del Sud (Isole comprese). Il Mezzogiorno, dunque, stabilizza il recupero di oltre 5 punti percentuali di quota conseguito nelle ultime sei campagne assicurative, nonostante il mercato risulti ancora fortemente sbilanciato territorialmente, anche per fattori economici, climatici e strutturali.

Il pomodoro supera le mele

L’analisi dei dati disaggregati per prodotti evidenzia ancora una forte concentrazione settoriale dei valori assicurati, con l’uva da vino che si conferma anche nel 2023 il prodotto più assicurato con 2,9 miliardi di euro (-1,8% rispetto all’anno precedente), seguita dal pomodoro da industria che, con oltre 652 milioni di valori assicurati, scavalca in classifica le mele (ora al terzo posto con oltre 639 milioni di valori assicurati; -7,6% sul 2022). Rilevanti anche i valori registrati dal riso (578 milioni di euro; +9,1%), dal mais da granella (571 milioni di euro; +2,5%) e da insilaggio (349 milioni di euro; +16,6%), oltre a frumento tenero e duro che con aumenti rispettivamente del 33,9% e del 34,3% guadagnano il settimo e l’ottavo posto nella graduatoria dei prodotti più assicurati.

Senior man farmer shaking hands with young pretty woman with notebook in corn field. Insurance in agribusiness concept

Clima sempre più nemico

Il Rapporto, oltre alla consueta analisi del mercato assicurativo arricchita da un’ampia appendice statistica, fornisce un aggiornamento sul quadro programmatorio e sull’attuazione finanziaria degli interventi di risk management, nonché una ricognizione dell’andamento meteoclimatico che ha caratterizzato la scorsa annualità. Sul piano climatico il 2023 è stato caratterizzato a livello nazionale da una congiuntura tutt’altro che favorevole, con danni alle colture causati non solo da eventi catastrofali, come l’alluvione che ha interessato l’Emilia-Romagna e alcuni areali delle Marche e della Toscana, ma anche da avversità di frequenza e in particolar modo dalla grandine e dal vento forte, eventi che nel complesso potrebbero comportare, in alcuni comparti o territori maggiormente colpiti, inasprimenti dei costi assicurativi e delle condizioni contrattuali di polizza per le prossime campagne assuntive.

Spingere sulla difesa attiva

Gli analisti di Ismea ritengono che per garantire la sostenibilità del sistema di gestione del rischio in agricoltura, oltre alle azioni di razionalizzazione e contenimento della spesa pubblica già previste dal Piano di gestione dei rischi in agricoltura (Pgra) 2024, per le prossime annualità risulterà fondamentale perseguire sempre più gli obiettivi fissati nella strategia di intervento del Piano Strategico della Pac 2023-2027, ricercando la massima integrazione tra gli interventi programmati a livello unionale e nazionale, anche nelle diverse declinazioni territoriali, e rafforzando le politiche di sostegno all’innovazione e alle azioni di valutazione, prevenzione e mitigazione dei rischi, anche puntando sugli strumenti di difesa attiva.


1“Cat Bond” unica prospettiva per la gestione dei danni catastrofali

“Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”. La famosissima poesia di Ungaretti “Soldati” e l’immagine di precarietà che rappresenta, rende in pieno l’idea di un settore, quello della gestione del rischio, in grande difficoltà dal punto di vista strutturale rispetto alla transizione nei nuovi scenari globali. Per chiarirsi, il riferimento non è soltanto al cambiamento climatico. Sarebbe miope e riduttivo pensare che la destabilizzazione e destrutturazione profonda dell’agricoltura italiana ed europea dipenda soltanto da una manifestazione diversa degli eventi meteorologici avversi.

È vero però che il cambiamento climatico e la volatilità dei prezzi, spesso ad esso collegata, rappresentano forse la sfida più importante per le imprese agricole, non solo italiane. In Italia, tali scenari, sono rilevanti in una versione duplice. In primis, se focalizziamo l’attenzione soltanto sugli aspetti economici del settore primario, non può essere trascurata l’importanza del valore del settore agricolo nazionale (40 miliardi di euro in termini di valore della produzione), che rappresenta il volano principale del valore dell’export dell’agroalimentare italiano che, nel 2023, ha toccato la soglia dei 64 miliardi di euro. Parliamo, e guardiamo, a un settore di grande importanza economica ed occupazionale.

Il secondo aspetto, non meno importante, è la valenza delle aziende agricole in Italia, anche di quelle “non professionali”, rispetto alla vitalità di un tessuto economico-sociale delle aree interne del nostro Paese che è fondamentale in ottica futura, se si avesse capacità di una visione larga e profonda rispetto a quale indirizzo di politica economica deve percorrere l’Italia. Da molti anni, più di dieci, sottolineiamo quattro aspetti teoricamente cruciali: - la gestione del rischio è materia complessa e non si identifica con la stipula di una polizza assicurativa; - la volatilità dei prezzi delle commodity e il cambiamento climatico avranno un impatto tale da mettere in discussione l’utilità effettiva degli strumenti tradizionali di trasferimento del rischio; - il mercato delle polizze assicurative è insostenibile nel lungo periodo perché il portafoglio è concentrato in poche province; - l’intervento pubblico ex post è un feticcio culturale del passato ma senza alcuna valenza economica.

Servono nuove regole

Rispetto soprattutto all’ultimo aspetto, a che punto siamo? Si richiama sovente come l’Italia sia all’avanguardia in Europa per l’intervento pubblico nella gestione del rischio. Ma essere all’avanguardia in un continente inerte non deve essere motivo di grande soddisfazione. La verità è che abbiamo bisogno di un foglio bianco da cui ripartire; l’adozione della Misura Nazionale è stata una scelta miope e dettata da ragioni non di efficienza economica del sistema. Una scelta pigra. La direzione deve essere quella di andare verso una rete di protezione vera per l’agricoltura italiana/Ue che preveda diversi strumenti per rischi diversi. L’ablazione del mito che identifica la stipula di una polizza assicurativa deve essere una priorità; i rischi vengono anche dall’aumento dei costi di produzione, dalle crisi di mercato, dalle problematiche sanitarie e dalle patologie delle piante.

È arrivato il tempo di scrivere con competenza specifica nuove regole e nuove politiche coinvolgendo le migliori menti del Paese al fine di dare risposte ambiziose e non velleitarie all’esigenza di stabilità del reddito in agricoltura. Agricat rientra in questo discorso. Così com’è stato pensato è una partita di giro con soldi degli agricoltori. Il futuro “deve” essere configurato con la creazione di un sistema di cartolarizzazione degli eventi estremi e poco prevedibili per garantire al costituendo Fondo AgriCat (pagato dagli agricoltori) un meccanismo di leva rispetto al capitale accantonato.

Un fondo che lavori con indici, quindi, che possa essere emettere obbligazioni sui mercati finanziari (Cat Bond) e che intervenga per eventi realmente catastrofali, cioè che abbia operatività per soglie di danno elevate, fissando massimali di soglie di danno per il mercato assicurativo. Tale prospettiva, vedrebbe sicuramente il favore anche del mercato assicurativo. Ipotizzare la cartolarizzazione per le soglie di danno più elevate darebbe maggiori certezze anche al rischio coperto dalle polizze  assicurative, con effetto immediato sul costo delle coperture assicurative e sulla disponibilità riassicurativa da parte delle compagnie di assicurazione. Per dare una reale premialità alle aziende che assicurano contro gli eventi catastrofali, il Fondo dovrebbe liquidare sui valori assicurati (contenuti entro gli Standard Value) mentre per le aziende non assicurate la liquidazione dovrebbe avvenire sui valori indice. Non fare questo salto culturale, oltre che esporre il capitale del fondo alla sua insolvenza, indurrebbe le scelte aziendali a demandare al fondo nazionale la gestione dei danni catastrofali. Un’ipotesi di fondo recipiente che provi a mutuare l’impostazione del Fondo di Solidarietà con indennizzi ex post sarebbe, nella sua impostazione, un’occasione persa.

Cambio di mentalità

Infine, la gestione ex ante, che dal 1970 è l’appendice dei sussidi alle polizze assicurative, dovrebbe avere una valenza straordinaria (irrigazione, regimentazione e stoccaggio acqua ecc.). Va sottolineato come ormai il mondo vada in questa direzione. L’unico modo per dare risposte concrete alla crescita dei danni derivanti da eventi naturali è quella della leva finanziaria permessa dai mercati con i Cat Bond. Nel 2023 si era raggiunto il picco di emissioni di Bond catastrofali per un valore pari a 16 miliardi di dollari. A maggio 2024 si è già registrata una crescita sull’anno precedente del 38%; tale crescita esponenziale è dovuta anche all’alto rendimento che tale investimento garantisce agli investitori (6,91% in media), che rendono i Cat Bond uno degli strumenti con il miglior rapporto tra rendimento e oscillazioni sul mercato.

Stime accurate indicano che per contrastare gli effetti dei nuovi scenari climatici/mercato/malattie piante e animali, ci sarebbe bisogno di 750 milioni di euro per il sostegno alle polizze assicurative agevolate; di 1,5 miliardi di euro in cinque anni per investimenti in difesa attiva; di 200 milioni di euro annui per i fondi mutualistici/Ist; AgriCat che emetta. Cat Bond per avere circa 1,5 miliardi di euro annui per il ristoro dei danni catastrofali.

Questo a oggi. Ma non è detto che basterà tra dieci anni. È evidente quanto sia complicato cambiare l’inerzia dell’intervento pubblico: è più facile scegliere posizioni conservative. Siamo però nel pieno del cambiamento più radicale e rapido mai sperimentato dall’uomo e c’è urgenza di soluzioni coraggiose e consapevoli di politica economica, senza attenzione alla protezione dello status quo. Diversamente, di realismo si muore e a morire non saranno soltanto gli agricoltori. A chi gioverebbe una cosa simile?

Ivan Capitanio

Nel 2023 scendono ancora ettari e aziende assicurati - Ultima modifica: 2024-10-13T09:19:29+02:00 da Roberta Ponci

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