Anche gli agromeccanici potranno beneficiare di un plafond di 400 milioni di euro di fondi del Pnrr (piano nazionale di ripresa e resilienza) per l’innovazione della meccanizzazione agricola. A questi, si aggiungono altri 225 milioni di euro che saranno gestiti da Ismea, come fondo per l’innovazione in agricoltura. Sono queste alcune delle novità emerse durante l’assemblea nazionale di Cai Agromec tenutasi sabato scorso a Montegranaro (Fermo).
Il presidente di Cai Agromec, Gianni Dalla Bernardina (nella foto), ha salutato con favore queste nuove opportunità, ma ha anche ricordato che ci sono importanti obiettivi da continuare a perseguire. «E’ importante – ha detto – che gli agromeccanici siano stati inseriti all’interno del bando Pnrr e ringrazio tutta la squadra che ha lavorato per raggiungere questo risultato. Ma attenzione: sono ancora tanti gli obiettivi che dobbiamo raggiungere. Siamo di fronte a un passaggio epocale per l’intero settore primario, in cui siamo chiamati a impegnarci per la sovranità alimentare del nostro Paese, nel senso di riscoprire il ruolo centrale dell’agricoltura. A volte, come agromeccanici, ci sentiamo fuori da questo dibattito, invece vorremmo essere coinvolti. Anche perché qualsiasi comunicato che esce dal mondo agricolo, ha risvolti anche su quello agromeccanico. Noi siamo pronti a condividere un percorso e a trovare aperture, non scontri. Se poi ci sono organizzazioni che valgono più di altre, noi senz’altro valiamo più di qualcuno che fa solo confusione. Insomma, siamo alla resa dei conti: si sta decidendo il futuro della agricoltura italiana e noi vogliamo farne parte!».
All’assemblea nazionale di Cai Agromec, sono inoltre intervenuti diversi ospiti. Dopo i saluti di Fabio Bugiardini presidente dell’Associazione Trebbiatori di Fermo, Massimo Errani national key account manager di Würth, Federico Rinaldi di Itas Assicurazioni e Paolo Calcinaro sindaco di Fermo, il presidente di Ismea Angelo Frascarelli ha sottolineato: «L’attività di Ismea sta crescendo e in autunno apriremo nuovi bandi con altre risorse anche per l’acquisto di terra da parte dei giovani. Inoltre, stiamo studiando tutto ciò che sta avvenendo nel settore agroalimentare, per offrire sempre servizi aggiornati agli operatori del settore. Ma attenzione: il passato è passato. Bisogna guardare ai fatti nuovi, grazie ai quali c’è la possibilità di fare reddito anche più che in passato. L’importante, è saperli gestire».
Amedeo Reyneri invece, professore di Agronomia e coltivazioni erbacee presso l’Università degli Studi di Torino, è entrato nel dettaglio delle “Strategie e tecniche agronomiche per il quadriennio 2023 – 2027”. Dal dopoguerra a oggi, l’accademico ha individuato tre fasi, che hanno inciso fortemente anche sul settore primario: quella fino al termine della Guerra Fredda, nel 1989, quando si attuava una agricoltura strategica. Poi è arrivata la globalizzazione, senza più contrapposizioni tra blocchi politici, dove l’agricoltura era percepita «come un elemento che non deve intralciare la crescita complessiva». Infine ecco la fase delle “crisi complesse”, iniziata con la pandemia da Covid-19 nel febbraio 2020 e tuttora in corso, dal momento che si sono susseguiti gli aumenti delle materie prime e la guerra in Ucraina. «Oggi – ha proseguito Reyneri – ci viene richiesta una agricoltura forte ma sostenibile. Tuttavia, il nostro sistema politico è ancora costruito sulla globalizzazione, quindi ci muoviamo nella massima incertezza. In altri termini, dobbiamo impostare nuove strategie, puntando sull’efficienza produttiva, sul passaggio dalle rotazioni ai secondi raccolti, a lavorazioni più efficienti del suolo, alla concimazione a rateo variabile, all’agricoltura di precisione per gli agrofarmaci, all’efficienza nell’uso della risorsa idrica”. Date tutte queste premesse, il professore ha concluso: «Occorre dunque superare l’idea dell’azienda agricola medio piccola come unità autonoma, perché essa non ha le armi per rispondere a queste sfide complesse. Dobbiamo passare a un sistema di rete di imprese, dove le funzioni operative siano integrate con le aziende agromeccaniche, per le quali si apre un futuro brillante».
La tavola rotonda che ha concluso l’assemblea nazionale di Cai Agromec ha visto confrontarsi Ermanno Comegna professore economista agrario ed esperto di Pac, Michele Pisante professore di Agronomia e coltivazioni erbacee presso l’Università degli Studi di Teramo, Andrea Putzu consigliere regionale della Regione Marche e delegato del Ministro Masaf on. Francesco Lollobridiga, Albano Agabiti presidente di Asnacodi e presidente di Coldiretti Umbria, Mario Danieli country manager Italia di Argo Tractors e Daniele Dorofatti direttore commerciale Italia di Maschio Gaspardo.
Comegna, affrontando il tema degli scenari proposti dalla nuova Politica agricola comune, ha rilevato: «E’ una Pac che spinge verso le colture secondarie, in quanto esse servono per accedere agli ecoschemi. Quindi le imprese agromeccaniche si devono attrezzare sotto questo aspetto. Una seconda conseguenza è la richiesta di tracciabilità che potrebbe provenire dalle imprese agricole riguardo una determinata operazione colturale, una terza conseguenza ancora possono essere specifiche richieste in ambito zootecnico. Ovvero, dato che gli allevamenti italiani da quest’anno presteranno un’attenzione ossessiva sulla sanità e il benessere animale, visto che ciò implica l’erogazione di contributi comunitari, al contoterzista può essere richiesta attenzione sul tipo di lavorazioni effettuate per produrre il foraggio. Quarto aspetto: c’è sempre più una spinta verso la gestione degli elementi caratteristici del paesaggio».
Pisante ha evidenziato: «L’Unione Europea ci dice quello che dobbiamo fare, ma non come lo dobbiamo fare. I problemi andrebbero risolti con norme adeguate. Abbiamo inoltre una frammentazione delle superfici agricole che non consentono interventi poderosi. Quindi, il ruolo degli agromeccanici diventa determinante». E ha aggiunto: «Le politiche regionali devono esser assunte con unanimità a livello nazionale. Ogni regione, invece, oggi si fa i suoi indicatori».
Putzu, oltre ad avere annunciato la possibilità, anche per gli agromeccanici, di accedere ai 400 milioni del Pnrr per l’innovazione della meccanizzazione agricola, è intervenuto pure su due questioni chiave sulle quali Cai Agromec si sta battendo da tempo: l’Albo Nazionale degli agromeccanici e il riconoscimento del loro ruolo nell’agricoltura, nell’ottica di potere accedere ai contributi oggi riservati solo agli imprenditori agricoli. «Ho avuto modo – ha riferito tra l’altro Putzu – di interloquire con il Ministro Lollobrigida e con il Sottosegretario al Masaf Patrizio Giacomo La Pietra: sulla questione dell’Albo c’è una grande attenzione ed è già oggetto di valutazione, mentre per il tema del riconoscimento dell’agromeccanico come imprenditore agricolo dobbiamo incontrarci a livello ministeriale per avviare una procedura e arrivare a una soluzione a costo zero».
Da parte sua, Agabiti ha rilevato: «Dobbiamo prima di tutto considerare il contesto economico in cui ci muoviamo. Siamo passati da un modello di agricoltura in cui per decenni siamo stati considerati un peso per l’economia, ma negli ultimi tre anni, tra la pandemia e la guerra, tutto è cambiato. Oggi come non mai abbiamo una centralità che è riconosciuta anche a livello governativo, dove abbiamo un Ministro che difende la sovranità alimentare nel senso di considerare fondamentale l’asset dell’agricoltura. L’Istat, del resto, per la prima volta quest’anno ha fatto un’analisi completa del nostro settore ed è emerso che l’agricoltura esprime 575 miliardi di euro, ovvero un quarto del Pil nazionale. I prossimi vent’anni saranno sulla scia del nostro sistema agricolo e del nostro modo di produrre. Ma l’agricoltore non può essere in balia ogni anno delle variazioni di mercato; l’agricoltore ha bisogno di stabilità e la stabilità si crea solo con le filiere e l’accorciamento delle filiere, rafforzandole e facendo rete». Danieli e Dorofatti, infine, hanno sottolineato l’importanza di investire in nuove tecnologie per la moderna agricoltura.
L’assemblea si è poi conclusa con i saluti di Alberto Assirelli del Crea e di Vincenzo Capobianco di Federacma. Durante il momento conviviale anche la gradita visita del presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli.