Il contoterzista risponde a un bisogno che l’agricoltore non può soddisfare coi propri mezzi. In passato era quello dell’aratura, oggi può essere la raccolta, la trinciatura, lo spandimento dei liquami. Oppure attività del tutto nuove, per le quali servono macchinari che in una normale azienda agricola non avrebbero ragion d’essere. Per esempio, la conciatrice di sementi.
L’imprenditore che ci ospita questo mese si chiama Simone Cremaschi e ha appena aperto un ramo d’attività talmente innovativo da non avere quasi eguali in tutto il territorio nazionale. «In realtà non sono proprio il primo: esiste un’altra azienda in Lombardia, però non è un agromeccanico», ci spiega il contoterzista, parmigiano di Fontanellato, che dal padre Orazio Cremaschi ha ereditato la ditta di lavorazioni in conto terzi.
La nuova attività di cui parla il nostro ospite è la pulitura e concia del seme per le aziende agricole. Un campo assai delicato, in Italia, per il forte contrasto che da sempre esiste tra agricoltori che si autoproducono il seme e ditte sementiere. Le quali, ovviamente, vedono questa pratica come fumo negli occhi e hanno in più occasioni sollevato dubbi sulla sua legalità. «L’autoproduzione del seme è perfettamente lecita – precisa Cremaschi – a patto che l’agricoltore utilizzi il seme nella sua azienda e non ne faccia commercio. Perché, in tal caso, dovrebbe ottenere una licenza sementiera».
Sul tipo di quella che, per inciso, è stato costretto a richiedere Cremaschi per avviare l’attività e che ha ottenuto soltanto dopo due anni e mezzo di pratiche burocratiche e paziente attesa. «I tempi sono stati effettivamente molto lunghi, principalmente perché non esisteva, fino al settembre scorso, un inquadramento nazionale per la materia e ogni regione faceva storia a sé. Da settembre – ci spiega Cremaschi – il Ministero ha invece emanato un decreto che istituisce un nuovo tipo di licenza, specifica per il trattamento di sementi in conto terzi. Abbiamo quindi tutte le autorizzazioni necessarie e possiamo iniziare a lavorare; peccato che siano arrivate quando la stagione 2018 era ormai compromessa». Perché, spiega l’agromeccanico, gli agricoltori avrebbero dovuto mettere da parte il seme al momento della raccolta, ma in assenza di tempi certi sui permessi lui non se l’è sentita di garantire che il servizio sarebbe stato effettuato. «Pazienza – ci risponde con filosofia – vorrà dire che ci rifaremo adesso, con il nuovo raccolto».
L’idea e la messa in pratica
Spieghiamo meglio in cosa consiste questo innovativo servizio, con le parole del suo ideatore. «Gli agricoltori, o almeno una parte di essi, da sempre producono in casa il seme, utilizzando una parte del raccolto dell’anno precedente. Tuttavia, e nonostante alcuni tentativi di pulizia artigianale con buratti o altri metodi tradizionali, questo seme contiene sempre una quota importante di impurità, compresi i semi delle infestanti raccolte assieme al prodotto. In pratica – conclude Cremaschi – gli agricoltori seminano anche le malerbe, che così pian piano colonizzano i campi».
Lui, però, ha trovato una soluzione. «L’idea mi venne circa tre anni fa, mentre ero in Francia. Paese in cui la larghissima maggioranza degli agricoltori utilizza seme proprio. Del resto, con le grandi estensioni di cui dispongono, il risparmio rispetto all’acquisto del seme è molto consistente».
Cremaschi vide dunque, in Francia, un attrezzo per la pulizia e la concia. Come vedremo più avanti, si tratta di una specie di grosso vaglio abbinato a un piccolo impianto per la concia, del tutto automatizzato «in modo che l’operatore non debba mai entrare a contatto con sostanze potenzialmente pericolose», precisa.
Dopo aver visto lavorare la pulitrice, l’imprenditore parmense decise di acquistarne una, portarla in Italia e avviare un servizio di pulizia e concia nella valle del Po. «Lo feci perché cercavo un’attività innovativa da affiancare alle classiche: aratura, lavorazione del terreno, raccolta, distribuzione liquami. Pur non avendo una clientela già consolidata, ho pensato che gli agricoltori potenzialmente interessati potevano essere molti e quindi ho fatto quello che, a ragione, si può considerare come un salto nel buio». Soprattutto perché è stato fatto in assenza di normativa, come abbiamo scritto. «In effetti, il decreto ministeriale, che pure era atteso, è arrivato quando già stavamo montando la macchina sull’autocarro. Come si dice, appena in tempo».
Pulizia, vagliatura e concia
La pulitrice di Cremaschi è mobile, ma deve essere montata su un mezzo. Che può essere un carro o, come nel caso di Cremaschi, il cassone di un autocarro guidabile con la patente B. «Siamo un po’ al limite del peso massimo, ma ci siamo stati dentro. Ho preferito la versione su camion perché, a differenza dei colleghi francesi, che grazie alla forte domanda possono lavorare localmente, io prevedo che mi dovrò spostare parecchio, soprattutto nei primi anni, finché il servizio non si sarà fatto una sua clientela». Dunque la vagliatrice è stata installata su un mezzo leggero, con il quale Cremaschi conta di coprire un raggio di oltre 100 km, offrendo i suoi servigi a tutti gli agricoltori interessati.
Di quali servizi si tratta, però? Il primo l’abbiamo già visto ed è la concia del seme. Lasciamo all’agromeccanico il compito di raccontarci gli altri. «In primo luogo la macchina fa pulizia – nel senso di eliminare impurtà e semi di infestanti – e calibratura, scartando i semi troppo piccoli e, come tali, a rischio di mancata germinazione. In aggiunta, ma soltanto se richiesto dal cliente, possiamo fare la concia con tutti i prodotti offerti dal mercato. E sono davvero tanti». Ampio il ventaglio dei semi gestiti: «Sul listino della macchina ci sono circa quaranta vagli diversi, per trattare di tutto: dalla medica al girasole». Inoltre, continua Cremaschi, la pulitrice può avere anche altri scopi oltre alla preparazione del seme. «Per esempio, penso di offrirmi per pulire ceci e altri legumi di origine biologica e destinati alla vendita». In pratica, l’imprenditore vorrebbe contattare aziende biologiche che fanno vendita diretta, per ripulire i loro prodotti da ogni contaminante. «Naturalmente, in questo caso non userei il settore di conciatura. Che, per l’appunto, può essere totalmente escluso dal procedimento». Precisa. Concia esclusa – e non potrebbe essere altrimenti – anche per le aziende biologiche. «Per esse la pulizia del seme è essenziale, non potendo distruggere le infestanti con il diserbo. Penso quindi che saranno frequenti nella clientela».
Infine, due parole sui costi, che sono chiaramente l’arma in più di Cremaschi. «Nonostante la spesa per vagliatura e concia, il seme aziendale resterebbe molto conveniente. A grandi linee, costerebbe comunque la metà rispetto a quello dei sementieri». Anche per questo motivo, conclude l’agromeccanico, l’autorizzazione regionale è molto rigida in materia di quantitativi: «Devo comunicare con tre giorni di anticipo l’azienda in cui lavorerò, la quantità di seme che tratto e, indicativamente, la superficie seminabile con quel prodotto. Questo per evitare che qualche agricoltore venda il seme a terzi».
Agromeccanici da tre generazioni
«Fu mio nonno ad avviare l’attività in conto terzi, negli anni Trenta». Così Simone Cremaschi racconta gli albori della sua ditta. «Allora faceva soltanto aratura, con un Fiat 700B. Successivamente, negli anni Cinquanta iniziò con la distribuzione dei liquami, che ancor oggi rappresenta una delle principali attività dell’azienda». Quindici anni fa, infine, arrivarono le mietitrebbie. Attualmente ne troviamo due, una New Holland e una John Deere. «Per quanto riguarda i trattori, invece, abbiamo quasi esclusivamente John Deere, per vicinanza territoriale al concessionario Agribertocchi».
Oltre a preparazione del terreno e raccolta, Cremaschi effettua anche semine e lavorazioni varie, ma soprattutto fienagione. «Ne facciamo parecchia, come ovvio per una ditta che lavora nell’area del Parmigiano Reggiano. Tra l’altro, sempre più allevatori tendono a esternalizzare totalmente la fienagione, preferendo concentrarsi sulla stalla». Da quest’anno, a fianco di aratura, fienagione e raccolta, c’è anche la pulizia del seme. Un ramo che Cremaschi spera possa diventare un pilastro in tempi relativamente brevi.
Una Kongskilde modificata
La pulitrice-conciatrice scelta da Cremaschi è realizzata dai francesi della Ci2T, una ditta specializzata in selezionatrici per sementi e con sede a Lunéville, non lontano da Nancy, nel nordest del paese. Il suo nome è Cx 5 120.
Partendo da una vagliatrice Kongskilde, i tecnici francesi hanno creato uno strumento compatto e funzionale al tempo stesso. Il prodotto, innanzitutto, passa al vaglio dei crivelli – due, di diverso calibro – per ripulirsi dalle impurità, dai semi minuti delle infestanti e infine dalla granella di dimensioni troppo ridotte. Lo scarto, ci dice Cremaschi, arriva al 15% e dimostra quanto sia necessaria questa operazione per chi usa seme autoprodotto. Successivamente, un nastro trasporta il seme al settore di conciatura. Qui una bilancia elettronica controlla il peso della granella scaricata e avvia la concia non appena si raggiungono i 15 kg. «Per prodotti bio o destinati all’alimentazione umana, ovviamente, la concia è esclusa e il prodotto va direttamente allo scarico», ci racconta il proprietario. «Grazie a questa macchina – conclude è possibile ottenere sementi paragonabili a quelle acquistate per pulizia, pezzatura e concia». O.R