Nell’Alessandrino ci sono alcune aziende agromeccaniche davvero interessanti, per dimensione, diversificazione e livello tecnologico. Quella dei fratelli Carega è senz’altro una di esse. Situata a Lobbi, alla periferia del capoluogo, è a un tempo azienda agricola – 400 gli ettari coltivati – e ditta di lavorazioni in conto terzi, sebbene le due realtà abbiano strutture societarie separate, come quasi sempre accade. «L’azienda agricola è ancora a nome di mio nonno Giulio, mentre quella di conto terzi appartiene a Massimo e Aurelio, i suoi figli. Infine ci siamo io e mio cugino, ovvero i nipoti», riepiloga Mattia Carega, una delle giovani leve dell’impresa. In tutto, fanno quattro membri della famiglia, dunque, più i dipendenti. Che non sono pochi: nove fissi, una dozzina quelli che danno man forte durante la stagione dei raccolti.
Foraggere in prima linea
E c’è un motivo: i Carega fanno parecchio lavoro con le trince, un tipo di attività che, come noto, richiede una notevole assistenza. Soprattutto se si lavora con macchine come la FR 920, l’ultima nata di New Holland, che con i suoi 911 cavalli è stata per un certo periodo la seconda trincia del mercato per potenza. «È davvero una gran bella macchina.
L’anno scorso usammo la preserie e ci piacque al punto che quest’anno l’abbiamo acquistata. Siamo soddisfatti soprattutto del fatto che New Holland abbia tenuto conto delle nostre osservazioni, intervenendo in un paio di punti che a nostro parere non andavano bene. Ora invece ci sembra una macchina efficiente e completa. Con una gran raccolta, un ottimo sistema di compressione, modificato rispetto alla gamma precedente, un taglio pulito e un buon lancio. In più, se paragonata alla vecchia serie, riduce di molto i consumi».
Di trince, i Carega ne hanno tre. Tutte New Holland, al pari della mietitrebbia. «E della big baler, anche. Per la raccolta ci affidiamo completamente a questo marchio e finora ci siamo sempre trovati a meraviglia». Discorso in parte diverso per i trattori: New Holland in maggioranza, ma anche Valtra.
Tra cui un T in versione Unlimited, che sarebbe poi il programma di personalizzazione che offre decine e decine di optional per costruirsi una macchina quasi su misura. I Carega hanno scelto la vernice dorata, portandosi a casa un mezzo che certamente non passa inosservato. «Infine, per completare il parco macchine abbiamo due raccoglitrici di pomodoro e due irroratrici semoventi, tra cui una Mazzotti Maf da cinquemila litri, con barra da 30 metri. L’altra, più piccola, ci serve per le micro-aziende, che in questa zona sono ancora parecchie e solitamente hanno campi di un ettaro o meno».
Verso l’accorpamento
Il fatto che vi siano ancora molte aziende di piccola taglia non significa che nell’Alessandrino non sia in atto il ben noto fenomeno dell’accorpamento, presente, a macchia di leopardo, un po’ in tutta la penisola. «Le aziende stanno crescendo di dimensione anche qui da noi, soprattutto perché le piccole non riescono a stare in piedi, a meno che non siano gestite come secondo lavoro. In questo settore, ormai, servono dimensioni importanti, sia in agricoltura sia nel contoterzismo. Per essere soltanto agricoltori o soltanto terzisti, bisogna essere grandi. Altrimenti, meglio fare entrambe le cose», conclude Mattia.
I Carega, con 400 ettari di terreni propri e circa tremila ettari lavorati in conto terzi, sono un buon esempio. «Per quanto ci riguarda, acquistiamo appena possibile, ma non è facile trovare chi voglia vendere. Nemmeno per appezzamenti da un ettaro o meno».
Non soltanto grano
Cosa si coltiva, oggi, in provincia di Alessandria? Il territorio, un tempo noto per il grano tenero, ha mantenuto in parte la sua prerogativa, ma ha anche visto crescere il pomodoro da industria, diventato ormai un’alternativa assai valida ai cereali a paglia. «Negli ultimi anni le superfici sono in crescita e anche l’ultima stagione è stata positiva, nonostante un eccesso di precipitazioni: circa 300 millimetri nel periodo vegetativo. A ogni modo, si arriva con una certa facilità a mille quintali per ettaro, soprattutto se si gestisce bene l’irrigazione».
I terreni nella zona di Lobbi sono principalmente drenanti e ghiaiosi. Per questo motivo occorre parecchia acqua, spiega Carega. «Sia su pomodoro sia su mais, in maggior parte si irriga con manichetta, con turni anche di 12 ore, per permettere un corretto assorbimento di acqua. Non avendo terreni argillosi, non abbiamo rischi di fessurazione della crosta e otteniamo quindi buoni risultati». I Carega, come abbiamo visto, sono impegnati nel ciclo del pomodoro con due raccoglitrici. «Abbiamo un contratto con l’Emiliana conserve: praticamente facciamo tutti i trapianti e tutta la raccolta dei suoi clienti in zona Alessandria, mentre lasciamo ai proprietari dei terreni concimazione e trattamenti. È un bel lavoro, soprattutto perché si può fare una buona programmazione: trapiantiamo circa 6-7 ettari al giorno e quando è il momento di raccogliere, teniamo lo stesso ritmo quotidiano. Salvo interruzioni per pioggia, è una campagna che fila via liscia».
Il mais, pure abbastanza presente, ha ritmi un po’ diversi, soprattutto se destinato all’insilaggio. Ma con tre trinciacaricatrici e un buon numero di carri, i Carega gestiscono facilmente i clienti. Il quadro generale è insomma di un’agricoltura in marcia verso la modernizzazione, ma comunque vitale. Con alcuni punti fermi – pomodoro, grano, mais – e qualche tentativo di differenziazione. «Per esempio, nel 2018 abbiamo fatto qualche ettaro di basilico: un’esperienza positiva, che contiamo di replicare». Anche da queste nuove coltivazioni passa il futuro di un settore che avrà sempre più bisogno di aziende come quella dei fratelli Carega, sempre pronti a seguire le novità e a mantenersi al passo con il progresso tecnologico.
Verso l’agricoltura di precisione
L’ultimo acquisto dei fratelli Carega, la trincia FR 920, è equipaggiata di tutto punto per l’agricoltura di precisione. «Monta sia la guida automatica satellitare, sia il sistema di telemetria per il controllo a distanza della macchina», dice Mattia Carega. Dispositivi che saranno ampiamente utilizzati dalla stagione 2019. «Per il primo anno abbiamo fatto un po’ di esperimenti sui nostri terreni, facendo la mappatura delle rese.
Lo stesso abbiamo fatto sui terreni di un cliente interessato a questo servizio e che ci ha confermato la correttezza dei dati. Partendo da queste informazioni – conclude il giovane contoterzista – faremo concimazione a dosaggio variabile e probabilmente anche trattamenti differenziati. Le nostre irroratrici, del resto, sono già dotate di guida satellitare, che al momento usiamo soltanto per evitare sovrapposizioni. Ma da lì a fare il dosaggio variabile, la differenza è minima».