Un’ottima combinata per grandi aree verdi

La trinciatrice anteriore abbinata a quella latero posteriore ad assetto variabile, entrambe portate, presenta un’elevata efficacia operativa nella manutenzione di argini, ripe, fossi e terreni a set aside

Grandi aree verdi, terreni a set aside, argini e ripe denotano una folta vegetazione che richiede il ricorso a trinciatrici capaci di eseguirne rapidamente la triturazione, anche della componente con importante consistenza di lignina, al fine di controllarne efficacemente lo sviluppo. Tra l’altro, andamenti stagionali con grande instabilità metereologica e costi elevati di carburante e manodopera costringono a impiegare attrezzature dalla grande larghezza di lavoro, in modo da ridurre il numero delle passate e abbreviare i tempi di lavorazione.

La combinata costituita da una trinciatrice portata dal sollevatore anteriore e da una trinciatrice latero posteriore ad assetto variabile portata dal sollevatore posteriore rappresenta la soluzione ideale per il controllo dell’inerbimento di grandi aree verdi. Tanto più se si devono trinciare superfici con dislivelli, come nel caso delle ripe, degli argini e dell’interno dei fossati. Il collocamento della trinciatrice in posizione frontale rispetto al trattore consente, infatti, una trinciatura omogenea della vegetazione, poiché quest’ultima non viene calpestata. A sua volta, la posizione latero posteriore della trinciatrice ad assetto variabile consente un buon controllo visivo sul lavoro in svolgimento. Inoltre, la possibilità di variare l’assetto della trinciatrice permette di adattarsi ai più differenti contesti.

Nella scelta delle trinciatrici da utilizzare è indispensabile orientarsi verso modelli frutto di un accurato studio ingegneristico finalizzato a ottenere caratteristiche operative eccellenti. Indicativamente, rotore di trinciatura a equilibratura elettronica, utensili con posizionamento elicoidale sul rotore per un migliore sollevamento e un taglio progressivo della vegetazione, camera di trinciatura con lamiera di consumo e contro-coltelli sono caratteristiche che assicurano un buon risultato di lavoro. Tra l’altro, dovendo lavorare su una vegetazione folta e anche ricca di lignina, è indispensabile poter usufruire di un’ampia scelta di utensili intercambiabili da applicare al rotore di triturazione.

Di seguito una breve descrizione delle caratteristiche delle trinciatrici utilizzabili per comporre questa combinata.

La trinciatrice reversibile è particolarmente consigliata nella formazione della combinata poiché la presenza del doppio castello di attacco e della doppia scatola di rinvio ne aumenta le possibilità di utilizzo nell’arco dell’anno anche come trinciatrice posteriore, abbreviando così i tempi di ammortamento (Foto LG1)
Il considerevole spostamento laterale di cui sono capaci le trinciatrici latero posteriore ad assetto variabile e le trinciatrici reversibili con castello mobile consente di lavorare ben distanti dai fossati evitando così incidenti o danneggiamenti delle sponde dei fossati (foto Kverneland)
Nella trinciatrice posteriore ad assetto variabile, il quadrilatero articolato che viene a formarsi tra le piastre di ancoraggio e le barre longitudinali permette lo spostamento laterale della testata trinciante. Lo spostamento è attuato da un cilindro idraulico alimentato dal circuito del trattore (foto Nobili)

Trinciatrice da accoppiare al sollevatore anteriore

Quale trinciatrice da accoppiare al sollevatore anteriore del trattore è possibile utilizzare una trinciatrice frontale, ossia una trinciatrice appositamente costruita per essere accoppiata esclusivamente al sollevatore anteriore del trattore. Oppure è possibile impiegare una trinciatrice reversibile, cioè una trinciatrice dotata di doppio castello d’attacco e doppia scatola di trasmissione che ne consentono l’impiego accoppiata al sollevatore posteriore oppure a quello anteriore del trattore. La trinciatrice viene quindi accoppiata all’attacco a tre punti del sollevatore anteriore del trattore grazie a un robusto castello d’attacco, saldamente ancorato al telaio portante della trinciatrice. In particolare, il telaio portante della trinciatrice è costruito con profilati d’acciaio molto robusti, perché deve sorreggere: il castello d’attacco, la scatola di rinvio e gli altri organi della trasmissione del moto, la camera di trinciatura con il suo robusto rotore, nonché gli organi di controllo dell’altezza di lavoro. Nel dettaglio, il castello d’attacco può essere fisso oppure mobile. In quest’ultimo caso, la struttura del castello di attacco è spostabile meccanicamente o idraulicamente al fine di esercitare lo spostamento laterale della trinciatrice di 30-50 cm a destra o a sinistra.

Tale spostamento laterale della trinciatrice frontale consente di lavorare in zone irregolari o in prossimità di impianti arborei. Inoltre, i blocchi di aggancio della trinciatrice alle parallele del sollevatore del trattore sono fissi. Talune trinciatrici presentano, però, blocchi d’attacco basculanti che consentono un migliore adeguamento della posizione della trinciatrice rispetto al profilo del terreno.

Grazie all’inclinazione sul piano verticale di 90 gradi verso l’alto e 50 gradi verso il basso di cui è capace la testata trinciante della trinciatrice latero posteriore ad assetto variabile, è possibile adeguare in modo ottimale la posizione della testata trinciante alla superficie da lavorare (foto Seppi M.)

La trinciatrice latero posteriore ad assetto variabile

La trinciatrice latero posteriore ad assetto variabile è collegata al sollevatore posteriore del trattore ed è dotata di un telaio portante che consente la traslazione laterale della testata trinciante fuori dalla careggiata del trattore. Infatti, il castello di attacco al sollevatore posteriore è costruito ad arco con acciaio alto-resistenziale, è dotato di opportune staffe di aggancio alle stegole e al terzo punto e reca nella parte destra una piastra di ancoraggio su cui sono possono essere incernierate due barre longitudinali, a loro volta incernierate alla parte posteriore alla testata trinciante tramite uno snodo che consente di modificare l’inclinazione della testata trinciante.

In tale configurazione le due piastre di ancoraggio e le due barre longitudinali formano un quadrilatero articolato che permette lo spostamento laterale della testata trinciante, spostamento attuato da un cilindro idraulico alimentato dal circuito del trattore. Oppure, alla piastra di ancoraggio fissata a destra del castello di attacco può essere incernierato un braccio quadrangolare d’acciaio alto-resistenziale denominato timone, a sua volta ancorato nella parte posteriore alla testata trinciante tramite uno snodo. Un cilindro idraulico alimentato dal circuito idraulico del trattore determina lo spostamento laterale del timone e quindi della testata trinciante, che sporge così dalla carreggiata del trattore anche di 1,50 metri.

Generalmente è presente anche un dispositivo di sicurezza a molle che, assistito anche idraulicamente, permette alla trinciatrice il parziale rientro in caso di urto contro un ostacolo. Lo snodo tramite cui sono incernierati testata trinciante e barre longitudinali oppure il timone consente l’inclinazione sul piano verticale della testata di ben 90 gradi verso l’alto e 50 gradi verso il basso, in modo da ottenere l’adeguamento della testata trinciante alla superficie da lavorare. L’inclinazione della testata trinciante è operata da un cilindro idraulico alimentato dal circuito del trattore. Tra l’altro, la trinciatrice ad assetto variabile generalmente lavora in posizione latero posteriore destra, ma talune trinciatrici possono avere la disposizione di lavoro a sinistra. Inoltre, le trinciatrici latero posteriori possono lavorare anche in posizione posteriore come le comuni trinciatrici posteriori.

Nella foto un rotore allestito con doppi coltelli a Y e coltello diritto disposti a spirale. Sulla parete superiore della camera di trinciatura sono ben visibili i contro-coltelli (foto Maschio Gaspardo)
La fotografia ritrae un rotore allestito con coltelli a mazza, ideali per la trinciatura di erba, sarmenti, ramaglie sino a un diametro di 8 cm, disposti a spirale sul diametro del rotore. Nella parte alta sono ben visibili i contro-coltelli (foto Maschio Gaspardo)

Organi della trasmissione del moto

Il rotore di triturazione delle trinciatrici è mosso da una trasmissione a pulegge e cinghie azionata dalla pdp del trattore che, mediante un albero cardanico, trasferisce il moto alla scatola di rinvio. Quest’ultima, nel caso delle trinciatrici frontali e di quelle reversibili, grazie a una robusta coppia conica devia il moto a un albero rotante oppure, nel caso delle trinciatrici latero posteriori, a un mozzo. La rotazione dell’asse o del mozzo muove un sistema a pulegge e cinghie che aziona il rotore.

Talune trinciatrici latero posteriori ad assetto variabile sono invece caratterizzate da un sistema di trasmissione del moto in cui il cardano trasferisce il moto impresso dalla pdp a una scatola ingranaggi fissata sul telaio della trinciatrice. La scatola ingranaggi grazie a un mozzo in uscita muove una trasmissione a pulegge e cinghie che, a sua volta, trasferisce il moto al rotore di triturazione. Le cinghie, presenti in numero di 3, 4 o 5 sono trapezoidali e dentate al fine di offrire maggiore aderenza alle pulegge e aumentare la superficie di dispersione del calore generato nel movimento.

Nel sistema di trasmissione del moto al rotore di trinciatura è tenuta in dovuta considerazione anche la sicurezza. La scatola di rinvio, infatti, è provvista di un dispositivo di sicurezza a ruota libera che, in caso di ingolfamenti di prodotto all’interno della camera di trinciatura, lascia girare a folle gli organi della pdp del trattore, evitando così contraccolpi. A sua volta, il sistema di trasmissione a pulegge e cinghie si avvale di un dispositivo tendicinghia manuale o automatico per consentire un’efficace trasmissione del moto. Il tendicinghia manuale è costituto da una vite a regolazione manuale che allontana tra loro le pulegge causando una maggiore tensione delle cinghie. Il tendicinghia automatico, invece, si avvale di una terza puleggia che, grazie a un dispositivo a molla, esercita una pressione sulle cinghie tenendole ben tese.

Nella foto il sistema di trasmissione a pulegge e cinghie trapezoidali dotato di tendicinghia automatico a molla che aziona il rotore delle trinciatrici (foto Kverneland)

Camera di trinciatura, rotore e utensili

La camera di trinciatura è l’apparato essenziale delle trinciatrici. Si avvale di un telaio in profilati d’acciaio, con due pareti laterali chiuse, coperto da un robusto carter in lamiera di acciaio che ne delimita il perimetro ed impedisce il lancio del materiale trinciato verso l’esterno. In particolare, sulle due pareti laterali chiuse è imperniato il rullo di trinciatura che ruota su robusti cuscinetti. Il rullo, per meglio triturare la vegetazione presente nell’area di lavoro, può essere allestito con utensili di differente forma. Inoltre, per ottenere un inserimento progressivo nella vegetazione, gli utensili sono disposti a ellisse sul rotore. Tale disposizione degli utensili permette anche di limitare lo sforzo richiesto per la movimentazione del rotore. Gli utensili sono costruiti in acciaio trattato e i più utilizzati sono le doppie lame a Y con l’interposizione di un coltello diritto. Tali utensili sono capaci di triturare erba, cannette e arbusti dal diametro di 3-4 cm. Per triturare la vegetazione dall’importante consistenza di lignina, il rotore può essere dotato di mazze concave. Questi utensili, infatti, sono in grado di eseguire la triturazione del materiale legnoso e assicurare una maggiore ventilazione per favorire l’espulsione del materiale trinciato dalla camera di trinciatura.

Nella parte superiore della camera di trinciatura sono presenti una o più lamiere di consumo sostituibili, che conferiscono maggiore resistenza all’abrasione esercitata dalla biomassa in triturazione, e una o più file di contro-coltelli dentellati che coadiuvano l’azione di triturazione degli utensili. Il materiale trinciato viene espulso nella parte posteriore della camera di trinciatura grazie alla forza centrifuga impressa dal rotore durante il suo movimento.

In lavoro la trinciatrice reversibile portata dal sollevatore anteriore appoggia al suolo su robuste slitte in acciaio Hardox mentre la trinciatrice latero posteriore appoggia al suolo tramite slitte in acciaio Hardox e rullo posteriore (foto LG1)

Organi di controllo dell’altezza di lavoro

Le trinciatrici si avvalgono di organi di controllo dell’altezza di lavoro che possono essere costituiti da slitte tondeggianti regolabili nella loro posizione, di solito costruite in acciaio Hardox, poste sotto le pareti laterali della camera di trinciatura oppure da un rullo fissato alla parte posteriore della trinciatrice tramite un’apposita struttura metallica. Il rullo può essere regolato nella sua posizione in altezza rispetto al piano del terreno e può assumere due posizioni di lavoro: arretrata oppure avanzata.

La posizione di lavoro arretrata consente una triturazione più fine della vegetazione, finezza di triturazione che può essere incrementata con l’ausilio dei denti di raccolta che trattengono più a lungo la vegetazione all’interno della camera di trinciatura. La posizione di lavoro avanzata del rullo consente, invece, di trinciare una maggiore quantità di vegetazione che, una volta trinciata, non viene schiacciata dal rullo. In questo modo lo strato di vegetazione rimane soffice, può essere eventualmente lasciato a essiccare e successivamente raccolto e avviato alla formazione della lettiera negli allevamenti oppure alla conversione in terriccio per florovivaismo. Quel che più interessa dal punto di vista operativo è che, in tal modo, il rullo si mantiene più pulito. Inoltre, per la regolazione dell’altezza di lavoro, la trinciatrice portata dal sollevatore anteriore può avvalersi anche di ruote pivotanti o autosterzanti dotate di pneumatici.

Un’ottima combinata per grandi aree verdi - Ultima modifica: 2024-09-27T14:28:34+02:00 da Roberta Ponci

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