Lo stillicidio di furti nelle campagne, e nel territorio rurale in genere, non accenna a diminuire sia a causa dell’isolamento e della minore sorveglianza rispetto ai centri urbani, sia per la scarsa conoscenza e diffusione dei sistemi di prevenzione. Gran parte del nostro territorio è poco abitato e, proprio per questo, è trascurato dagli operatori telefonici, che preferiscono coprire le aree urbane e peri-urbane: per questo la rete a banda larga è assente e talvolta anche la semplice copertura telefonica.
Il fenomeno, in alcune regioni, arriva a coprire oltre metà della superficie, rendendo difficile il controllo a distanza e perfino la possibilità di dare l’allarme, oltre al fatto che le forze dell’ordine non possono controllare il terreno palmo a palmo. Fra i casi che suscitano scalpore possiamo ricordare gli impianti di irrigazione che non funzionano o le pompe che non svuotano le fognature, a causa del furto dei cavi di rame, oppure di blocco dei treni dovuto alla sottrazione dei cavi di massa dei binari. Se il rame può essere facilmente sostituito con l’alluminio, altri furti sono assai più difficili da prevenire, come quelli che hanno per oggetto apparecchiature, veicoli o macchinari che possono essere facilmente occultati sotto il telone di un mezzo di trasporto.
Per quanto il furto di un grande trattore, escavatore o mietitrebbia possa essere redditizio per i ladri, la fase di trasporto in un luogo sicuro è molto difficile e richiede lo smembramento della macchina, cosa impossibile da fare sul punto di “prelievo”. Per questo motivo la maggior parte degli eventi avviene a danno di macchine di dimensioni tali da rientrare facilmente nel cassone di un “telonato” o comunque di un vano chiuso, tale da sottrarre alla vista il mezzo rubato e consentire il passaggio attraverso dogane e varchi elettronici. La “vittima” ideale è un trattore con potenza sui 90-180 cv, di costruzione recente e dotato di accessori qualificanti come cabina, inversore, trasmissione power shift o continua, sollevatore anteriore, pneumatici a bassa pressione ecc.
Protezione aziendale
Esistono dispositivi di tracciamento che consentono di registrare gli spostamenti del veicolo per un periodo più o meno lungo, in relazione alla capacità delle batterie ma, come vedremo, possono essere scoperti o neutralizzati. Se il trattore può essere messo in moto, i primi chilometri verso il nascondiglio temporaneo vengono percorsi alla guida del mezzo: il viaggio definitivo verrà poi compiuto su un autocarro, come avviene nel caso – frequente – di esportazione all’estero, di solito con documenti falsificati. Le probabilità di recuperare il trattore rubato diminuiscono in proporzione all’aumento della distanza percorsa: se non sono state prese particolari precauzioni per identificare univocamente la macchina, è assai difficile riportarla a casa, specie se si esce dall’Unione europea.
L’unico fattore realmente efficace è la prevenzione dell’evento, a cominciare dalle precauzioni da prendere riguardo alle persone che frequentano il centro aziendale: un buon impianto di videosorveglianza da tenere sempre acceso e una memoria abbastanza estesa. Anche i ladri vanno a scuola, e la prima lezione verte sulla perfetta conoscenza del luogo in cui si deve “lavorare”, sulla presenza di sistemi di allarme, di cani da guardia, sulla frequentazione da parte del personale o di estranei: diversamente si rischia di essere colti con le mani nel sacco.
Da quando esiste la possibilità di effettuare filmati con il cellulare è aumentata la probabilità che qualcuno si introduca nel cortile con motivazioni legittime (o comunque credibili) e riprenda i particolari che potranno interessare a un eventuale ladro. Se il sistema di archiviazione può tenere in memoria alcuni mesi di riprese video, è possibile scoprire il “basista” anche a distanza di tempo e risalire all’organizzazione criminale: magari non si riuscirà a recuperare il trattore rubato, ma si possono prevenire ulteriori furti.
La protezione del ricovero macchine si completa con un’efficace recinzione (e cancello che obblighi le persone a transitarvi), di tipo sia passivo sia attivo, con un allarme perimetrale: il semplice presidio del capannone può far saltare i piani e obbligare i ladri a rinunciare al furto. È bene ricordare che nei territori più infestati da queste bande di malfattori le Camere di Commercio sono solite stanziare somme per sostenere l›installazione di antifurto e sistemi di videosorveglianza, con un contributo che può arrivare fino al 50% della spesa. Quando il luogo di esecuzione dei lavori è lontano dal centro aziendale, è opportuno prevedere il rientro del trattore – per esempio in pausa pranzo – fino a un luogo presidiato o frequentato: molte macchine vengono rubate proprio in occasione di brevi soste in campo.
Prevenzione
Fin qui si è parlato di sistemi di protezione aziendale, cioè di impianti fissi di sorveglianza e di sistemi di allarme in grado di segnalare intrusioni non autorizzate, ma la prevenzione si fa anche proteggendo il mezzo con un sistema che ne impedisca la messa in movimento. È bene ricordare che l›orario in cui si perpetra la maggior parte dei furti è quello che si identifica con il “cuore della notte”: dopo che l›ultimo nottambulo è andato a dormire e prima che i mattinieri siano di nuovo operativi. In questo lasso di tempo, che nella stagione estiva è limitato a un pugno di ore, bisogna fare tutto: disattivare l’allarme perimetrale, neutralizzare i cani da guardia, scassinare la serratura e il blocchetto di accensione, mettere in moto e fuggire. Il “cantiere” si completa con un complice che sorveglia il sito e un altro che si occupa del carico e del trasferimento in luogo sicuro per fare sì che il corpo del reato si “raffreddi”: nonostante i social e il passa-parola, più tempo passa più cala l’attenzione verso il trattore rubato. Se c’è il rischio che il veicolo possa essere dotato di un localizzatore satellitare sfuggito al controllo iniziale, una sosta consente di vedere se il mezzo viene rintracciato: se ciò non avviene, può essere esportato (con documenti falsi) fuori dell’Unione europea, dove i controlli sono minori.
Molte macchine sono state salvate dalla presenza di sistemi “ridondanti” con diversi dispositivi antifurto: magari il primo ha potuto essere individuato e disattivato, ma il secondo no, occupando il ladro per tanto tempo da costringerlo a rinunciare.
Il criterio fondamentale è quello della prevenzione:
- rendere impossibile l’ingresso nell’area dall’esterno, con recinzione e fossato anticarro (basta un fosso di 2 metri di profondità, con le pareti rivestite in lastre di cemento;
- proteggere locali e accessi con cancelli metallici e sistemi di videosorveglianza;
- non lasciare mai le macchine incustodite, specialmente in aperta campagna;
- chiudere sempre a chiave le macchine e non lasciare le chiavi nel quadro, neppure per brevi periodi: a volte vengono compiuti piccoli atti di sabotaggio preventivo proprio per distrarre il conducente mentre entra o esce dal luogo di deposito;
- ricordare sempre che la migliore protezione si realizza in presenza di diversi sistemi, meccanici ed elettronici, per rendere difficile il furto.
Vediamo ora i principali sistemi di sorveglianza, allarme e protezione della macchina, prima e dopo il furto, e quelli che consentono di tracciare il suo percorso.
Sistemi meccanici, luci e ombre
Molto diffusi nel settore automobilistico, si fondano sulla presenza di una struttura in acciaio ad alta resistenza che impedisce al conducente di azionare uno o più comandi indispensabili alla guida del veicolo, come sterzo, freno o frizione. Se il blocco è a vista, può essere facilmente disattivato con un utensile a batteria dotato di mola flessibile, capace di tagliare anche l’acciaio più resistente: l’unico ostacolo è il rumore prodotto dalla mola, che comunque è assai più silenziosa di un utensile alimentato dalla rete elettrica. Se invece il meccanismo è nascosto e dotato di un perno di blocco tale da non consentirne l’estrazione in mancanza dell’apposita chiave, oppure di effrazione del sistema, l’antifurto rimane efficace fino a che la serratura non sia stata fatta a pezzi, ma anche qui facendo parecchio rumore.
Per i trattori esistono sistemi che mettono in folle il volante rispetto al cannotto di sterzo, impedendo la sterzatura, posizionati in modo da non essere facilmente aggredibili da una mola. Altri sistemi meccanici impediscono allo stelo del servosterzo di rientrare e di sterzare le ruote: la posizione relativamente esposta (asse anteriore) li rende più vulnerabili al taglio da parte di un elettroutensile a batteria, anche se poi non è così facile estrarne i frammenti.
Sistemi agenti sull’alimentazione o sull’impianto idraulico
Il primo tipo è assai diffuso e consiste in un rubinetto a chiave che intercetta il gasolio in uscita dal serbatoio: se ben posizionato e nascosto (per esempio, dalla testa di una vite simile a tante altre), è assai difficile da individuare e disattivare e può fare perdere abbastanza tempo da sventare il furto. Bisogna però che il segreto rimanga tale: se tutti sanno dov’è nascosto il rubinetto, c’è il rischio che prima o poi lo impari anche il ladro o il basista che lo informa, considerando che molto spesso entrambi conoscono assai bene la loro prossima vittima.
Più complessi ed efficaci sono i blocchi che intervengono sul sistema idraulico della macchina e che, se attivati, non consentono la normale circolazione dell’olio impedendo alla macchina di svolgere alcune funzioni come la sterzatura o la trazione per i mezzi a trasmissione idrostatica. Oltre alle semplici saracinesche, che interrompono il flusso dell’olio, altri dispositivi mettono in corto circuito le condotte, impedendone il normale funzionamento, oppure ingannano i sistemi di blocco automatico facendo credere alla macchina che ci sia un’importante perdita di fluido. Nel tempo la “serratura”, che consente di disattivare l’antifurto e di mettere in moto il veicolo, si è perfezionata sia nei materiali con cui è costruita (acciai speciali resistenti a trapani e mole) sia nel congegno, con chiavi sempre più sofisticate. I sistemi più efficaci restano quelli a funzionamento continuo, disattivabili solo per consentire l’uso della macchina, che si riattivano automaticamente all’estrazione della chiave: l’eventuale taglio o foratura del dispositivo determina l’uscita dell’olio, immobilizzando definitivamente la macchina.
Immobilizzatore elettronico
Il dispositivo si compone di due elementi, un trasmettitore radio per il comando di blocco e sblocco, che può essere inserito nell’impugnatura della chiave, e un transponder, nascosto all’interno del cruscotto, costituito a sua volta da un ricevitore e da un interruttore collegato all’avviamento. In mancanza di segnale, oppure se il segnale – univoco per ogni coppia di apparecchi – è diverso, il veicolo non si avvia: il sistema è stato risolutivo fino a una decina di anni fa, poi ha perduto di efficacia sulla scorta dei progressi compiuti dalle organizzazioni criminali.
Per disattivare un immobilizzatore si può intervenire in vari modi, dalla sostituzione temporanea della centralina che sovrintende al funzionamento (e all’avviamento) del motore, alla cancellazione dei codici di accesso, che vengono sostituiti da una combinazione nota solo al ladro. Il punto di accesso, presente in ogni macchina, è la multipresa (Obd) collegata alla centralina, impiegata per la diagnosi dei guasti e posizionata sotto il cruscotto o in altri punti della cabina. Collegando alla presa Obd una centralina dotata in un software “pirata”, questa prende il controllo del trattore consentendo la messa in moto e ogni funzione, esattamente come se il ladro avesse inserito la chiave originale.
Esistono immobilizzatori più sofisticati che si aggiungono alla centralina originale e di cui nessuno sospetterebbe l’esistenza, che inibiscono l’avviamento oppure lo consentono per qualche istante, simulando un guasto all’alimentazione. L’immobilizzatore originale, per quanto disattivabile da un ladro esperto, mantiene comunque un suo valore se abbinato ad altri dispositivi (come il blocco idraulico), perché fa perdere tempo prezioso ai malviventi aumentando la probabilità che il tentativo possa essere scoperto.
Tracciamento del veicolo
La tecnologia satellitare si è diffusa in Europa a partire dagli anni Duemila, quando la costellazione Gps è stata resa disponibile per gli usi civili a costi accettabili, e soprattutto con dimensioni tali da poter nascondere un navigatore agli occhi indiscreti. I dispositivi di navigazione installati sulle macchine agricole per l’assistenza alla guida o per correlare i dati rilevati alla posizione sul campo potrebbero essere utilizzati per tracciare la posizione o il percorso del veicolo, ma hanno il grave difetto di essere facilmente individuabili.
Assai più utili sono i dispositivi, spesso di piccole dimensioni, che possono essere facilmente celati dietro a un rivestimento, in un’imbottitura o all’interno di uno spazio “morto”: se dotati di alimentazione propria (non collegata all’impianto elettrico), sono assai difficile da trovare. Alcuni di questi, a dispetto delle piccole dimensioni, sono alimentati da una batteria di grande capacità che consente loro di funzionare per settimane o mesi: l’autonomia è tuttavia fortemente influenzata da come viene impostato il trasmettitore. Se l’obiettivo è tracciare gli spostamenti, l’invio del segnale dovrebbe essere continuo o quasi; se invece si vuole conoscere il punto preciso dove il veicolo staziona, l’intervallo di invio della posizione si può allungare e con esso la durata della batteria.
I segnali vengono inviati alla rete da un trasmettitore ad alta frequenza e con ridotta potenza di emissione, per consumare il meno possibile: questo rende possibile “coprire” le onde radio con una sorgente più potente, che ne rende difficile la ricezione. Come quando non avvertiamo la suoneria del cellulare a causa del rumore di fondo, così accade alla rete di localizzazione satellitare quando la risposta del dispositivo è coperta da un segnale radio simile, ma molto più forte: non udendo sulla, la rete considera “perso” il localizzatore. Il disturbo radio deriva da un piccolo apparecchio (detto jammer) che i ladri professionisti portano con sé durante il furto e che potrebbero lasciare a bordo per confondere il sistema di tracciamento satellitare almeno fino a quando saranno esaurite le batterie. Si tratta di apparecchiature di cui è vietata la vendita (e il possesso), ma che possono essere acquistate on line nel più completo anonimato. Poiché tale pratica è sempre più diffusa, è conveniente regolare il temporizzatore della trasmissione sul massimo intervallo fra un segnale e l’altro, confidando nel fatto che a un certo punto il disturbo verrà meno (per esaurimento della batteria) e si renderà visibile la posizione del veicolo rubato.