Quella per le macchine è una passione difficile da contenere. Ne è un esempio Gianmario Cattaneo, dipendente Enel in quel di Gorlago (Bg), che nel 1972 decide di comperare una vecchia mietitrebbia e di “sfruttare” le sue ferie, quindici giorni tra giugno/luglio e altri quindici a settembre/ottobre, per iniziare a fare la campagna di trebbiatura del frumento prima e del mais poi. Questa piccola azienda, nata così quasi “per gioco” negli anni Settanta, oggi è condotta da uno dei tre figli di Gianmario, Pietro Cattaneo, perito elettronico, che dall’età di 18 anni ha deciso di fare sul serio e di dedicarsi al 100% a questa attività. «Il giro di clienti era diventato interessante e io non volevo proseguire gli studi – racconta Pietro –. Adesso l’unico che lavora a tempo pieno in questa azienda sono io, ma l’azienda agromeccanica da due anni è intestata a me e ai miei due fratelli, Stefano e Marcello, ovviamente in percentuali diverse, che nel tempo libero mi danno una mano. E comunque senza dimenticare mio papà, che nonostante sia in pensione da anni sulla trebbia ci sale ancora. Per il resto ho solo un dipendente stagionale che mi dà una mano durante la raccolta. In più ho un’azienda agricola di 70 ettari tra affitto e proprietà, messa insieme rilevando alcune aziende della zona che stavano cessando l’attività. E ora non mi manca certo il lavoro».
Agricoltura e neve
L’attività conto terzi di Cattaneo si svolge tutta in agricoltura (fatta eccezione per qualche appalto di sgombero neve) e copre tutti i settori, a parte la fienagione. «Il grosso è ovviamente rappresentato da trebbiatura e trinciatura (1.000 ettari complessivi), dopo di che facciamo preparazione del terreno, semina, concimazione e trattamenti su seminativi (frumento, orzo, mais e soia). Anche nella mia azienda le colture sono più o meno le stesse: orzo e frumento su 25 ettari (con soia in secondo raccolto) e mais sui restanti 45 ettari. Insomma, considerato che mio fratello Stefano mi dà una mano quando riesce, siamo un po’ tirati».
La tecnica agronomica è essenzialmente quella convenzionale, con qualche puntata di minima lavorazione, solitamente sui secondi raccolti, e l’inserimento di cover crop come la senape. «Credo che i nostri terreni non si prestino tanto alla minima lavorazione – spiega Pietro – tanto che se la fai per due anni consecutivi, ho verificato che la produzione cala rispetto all’aratura. Forse dovrei insistere per più tempo, ma anche i clienti non la richiedono e per ora va bene così». Il fatturato generato da attività conto terzi e azienda agricola è simile, anche perché «con il conto terzi sono capace di farmi pagare – spiega Pietro –. Ho selezionato i clienti giusti e ho fatto capire che se vogliono qualità, tempestività e precisione, allora devono pagare il giusto prezzo. Se invece vogliono una qualità approssimativa, possono scegliersi un altro terzista, ma poi non devono più venirmi a cercare. Non pretendo che accettino il prezzo dei nostri tariffari (che comunque sono un punto di riferimento imprescindibile), ma con quello che costano le macchine e i mezzi tecnici, non possiamo permetterci di rimetterci dei soldi. E purtroppo non riusciamo a “fare cartello” per evitare che qualcuno si proponga a prezzi assurdi. E aggiungo che meritiamo più rispetto da parte dei clienti stessi, che a volte pretendono davvero troppo».
Parco macchine per lo più giallo-verde
Per quanto riguarda il parco macchine, prevale il giallo-verde John Deere (nella scelta incide anche la vicinanza del concessionario, Agribertocchi) e oggi Cattaneo dispone di una mietitrebbia, una trincia (in questo caso Claas), cinque trattori e tutte le altre attrezzature (aratro, coltivatore, ripuntatore, seminatrici, spandiconcime, irroratrice, rimorchi ecc,). «L’ultimo trattore acquistato, due anni fa, è un 6195 M, mentre lo scorso anno ho comperato due nuovi rimorchi, un Ravizza e un Crosetto entrambi da 7 metri. Il prossimo passo sarà un nuovo trattore, ma i miei acquisti sono sempre ben ponderati, non mi piace fare il passo più lungo della gamba».
Nonostante disponga di macchine tecnologicamente abbastanza all’avanguardia, Cattaneo non spinge l’acceleratore sull’agricoltura di precisione. «Ho il satellitare sull’ultimo John Deere acquistato e poi una guida automatica che uso quando concimo o diserbo per evitare le sovrapposizioni, mentre per la semina mi affido alla mia esperienza. Nella mia zona, fatta di aziende molto piccole (3-4 ettari), non credo valga la pena investire in queste tecnologie, nel senso che i benefici che si otterrebbero sono minimi, se non nulli. E poi richiedono tempo da dedicarci, senza dimenticare che i clienti agricoltori non sono disposti a pagare di più per quel servizio. Chiariamo, il futuro sarà in quella direzione, perché sulle grandi superfici fanno la differenza, ma almeno per il momento non intendo puntarci».
Diversificazione
Questo non significa che Cattaneo non guardi a tecniche innovative. «Nel mais ho installato un impianto di irrigazione a goccia – conferma – e al momento sta andando bene, tanto che il mais è identico, se non più bello, di quello bagnato a scorrimento. Diciamo che per funzionare bene devi avere sempre a disposizione l’acqua, perché a volte devi intervenire ogni 4-5 giorni. In ogni caso credo molto in questa tecnica, anche perché la spesa per le manichette viene più che compensata dalla maggior produzione». Altra particolarità di Cattaneo è quella di produrre, come azienda agricola, farina per polenta macinata a pietra. «Ho iniziato nel 2017 – conferma – e su un ettaro coltivo mais per tre tipi di polenta (Taragna, Bramata e Integrale di mais antichi) e grano tenero di forza W360 per pane, pizza, focacce e dolci. Non sono grandi quantità (30-40 quintali l’anno), però ho messo su un bel giro tra fornai, fruttivendoli, piccoli rivenditori e ristoranti».
Chiudiamo con quello che Cattaneo considera forse il problema più importante degli ultimi anni. «C’è una grandissima carenza di personale preparato, molti sono giovani che vanno formati da zero e affiancati, con un costo non indifferente per l’azienda. E con il rischio di non soddisfare il cliente, che è abituato a vedere te e conosce bene come lavori, per cui non è facile mandare qualcun altro al posto tuo. Chi ha la fortuna di avere dei figli o nipoti che decidono di lavorare in azienda, in qualche modo se la cava, ma il problema andrebbe risolto diversamente».
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IN PRIMA PERSONA NEL SINDACATO
Nonostante il papà non fosse interessato alle questioni sindacali, Pietro Cattaneo già dall’età di 18 anni ha cominciato a occuparsene e oggi è vicepresidente di Confai Bergamo. «Diciamo che nel coinvolgermi dentro l’allora Associazione Bergamasca Imprese Agromeccaniche (Abia) hanno giocato un ruolo determinante Enzo Cattaneo e Leonardo Bolis, rispettivamente ex-direttore e attuale presidente di Confai Bergamo –. Sono entrato come revisore dei conti (due mandati), poi ho fatto il consigliere (un mandato) e infine l’anno scorso sono stato votato vicepresidente. Il mio credo è che il compito di un presidente sia quello di portare avanti le idee di tutti i consiglieri, non solo quelle proprie. Poi credo che la voce di un’associazione sia sicuramente più ascoltata di quella del singolo socio, anche se poi è difficile riuscire a ottenere qualcosa che vada a beneficio di tutti. Come obiettivo primario della categoria, ritengo fondamentale il riconoscimento della nostra figura nel settore agricolo: dobbiamo continuare a perseguirlo, anche per evitare storture come quella delle attività connesse».