Tra contoterzismo e agricoltura

Giorgio Zorzoli
La Zorzoli Giorgio in provincia di Pavia si suddivide equamente tra servizi agromeccanici e azienda agricola. Con quest’ultima in forte crescita

È sufficiente uno sguardo dal cavalcavia che supera la ferrovia Pavia-Mortara per capire che quella di Giorgio Pietro Luigi Zorzoli – noto a tutti soltanto col primo nome, Giorgio – non è la solita azienda agromeccanica. Basta dare un’occhiata alla dimensione della sede, che la fa assomigliare a un centro abitato piuttosto che a una realtà produttiva, e alla cura con cui i capannoni sono pitturati in giallo pastello. In effetti, la sede centrale della Zorzoli Giorgio, alla periferia di Gropello Cairoli, è un hub in cui confluiscono tutte le attività di un’azienda che ha ramificazioni nei quattro angoli della provincia di Pavia e si spinge fino al Monferrato, dove coltiva olio e vino.

La Zorzoli Giorgio è per metà contoterzismo e per metà – ma quest’ultima in forte crescita – agricoltura. «Abbiamo quasi 1.100 ettari di terreni, tra proprietà e affitto, e non appena un appezzamento o un’intera azienda si rendono disponibili, li rileviamo. L’obiettivo è potenziare progressivamente il lavoro sui nostri terreni, anche a scapito delle lavorazioni agromeccaniche. L’agricoltura sta attraversando un periodo difficile e ottenere pagamenti dagli agricoltori non è semplice. O almeno, non è facile farsi pagare in tempi ragionevoli. Per cui, in futuro lavoreremo sempre più sul nostro e sempre meno sui terreni altrui», riassume con una certa efficacia il titolare.

La sede principale della Zorzoli Giorgio, a Gropello Cairoli in provincia di Pavia

Con i piedi nell’acqua

Giorgio Zorzoli, oggi affiancato dai figli Massimiliano e Alessandro, è il fondatore di questa primaria realtà dell’agricoltura e del contoterzismo. «Siamo comunque di famiglia agricola. Mio nonno Battista ebbe sette figli, tutti maschi, e ricordo ancora le riunioni settimanali in cui distribuiva a ciascuno i compiti per la gestione dell’azienda, che ai tempi contava 1.500 pertiche (100 ettari, ndr). Con una dimensione simile, al giorno d’oggi si fatica a sopravvivere, ma allora era sufficiente per una grossa famiglia. Non, però, per assicurare il lavoro anche a noi della terza generazione, che infatti ci dedicammo ad altro. Io ero attratto dalla rete dei canali e dall’irrigazione, così aprii una ditta e cominciai a fare la pulizia dei fossi. Dapprima con quei bracci speciali detti ragni, poi con escavatori cingolati e gommati, infine con le motofrese».

Queste ultime, meglio note come barche fresafossi, sono piccole imbarcazioni in acciaio dotate di un rullo-fresa per la rimozione di alghe e altri materiali che si depositano sul fondale dei corsi d’acqua. Manovrate da un addetto, sono piuttosto comuni in tutte le zone con forte presenza di irrigazione superficiale, come appunto Gropello Cairoli. Il comune in cui ha sede l’azienda si trova infatti nel pieno della vasta area risicola che comprende Pavia, la Lomellina e il Vercellese, distante meno di 50 km.

«La rete dei canali per risicoltura è particolare e richiede macchine specifiche. Per questo motivo iniziammo a costruire da soli le motobarche, su progetto di un disegnatore meccanico che avevo contattato allo scopo. L’attività si espanse per tutti gli anni Ottanta e in breve decidemmo di allargare il giro ai grandi canali, che sarebbero i Navigli. Fu necessario iscriversi all’albo dei costruttori, per accedere a lavori appaltati da enti di diritto pubblico, ma negli anni successivi riuscimmo ad avere la gestione di una buona parte della rete: Naviglio Grande, Pavese, Martesana, di Bereguardo. Si tratta di un lavoro molto più complesso rispetto alla pulizia dei fossi. Sono corsi d’acqua con una grande portata, correnti forti, profondità importanti, in cui entriamo – ovviamente quando sono asciutti – anche con trattore e livella, per ricreare le pendenze necessarie a garantire lo scorrimento».

Dai canali ai campi

«Nel frattempo – prosegue Zorzoli – i miei zii, uno dopo l’altro, si ritirarono dal lavoro agricolo, per anzianità. Mi proposero quindi di coltivare i terreni dell’azienda, che ormai ammontavano a 200 ettari. Avviammo così l’attività agricola, che estendemmo al contoterzismo, iniziando a fare arature, trattamenti e raccolta per le cascine della zona. Dunque, proseguiva la gestione della rete irrigua, ma nel frattempo nasceva anche un nuovo ramo di attività, che possiamo definire un contoterzismo più tradizionale».

La normalità, in casa Zorzoli, non è però la regola e così, ben presto, l’agromeccanica assunse forme diverse. «Man mano che i nostri clienti invecchiavano, se non avevano figli o parenti in agricoltura, cedevano a noi i terreni, con contratti di vendita o affitto. Del resto, gestivamo al 100% già diverse di queste aziende. Diciamo che è stata la naturale evoluzione di quel rapporto».

Da un’acquisizione all’altra, Zorzoli è così arrivato alla stratosferica superficie di quasi 1.100 ettari in conduzione diretta, che ne fanno uno dei principali agricoltori della provincia di Pavia, se non dell’intera Lombardia. «Le nostre coltivazioni vanno da Vigevano a Mortara, passando per Gambolò e Sairano. Inoltre, abbiamo un’azienda nel Monferrato, dove produciamo vino e olio che parzialmente vendiamo, assieme al riso e alle farine, nel nostro spaccio, qui a Gropello Cairoli. I miei famigliari – scherza Zorzoli – dicono sempre che ho un’amante, che annuso, accarezzo e calpesto, pur volendole bene. Si chiama terra».

Trasporti e biogas

Il ramo trasporti, con trattrici stradali e autocarri ribaltabili per fanghi e inerti, si è aggiunto ai lavori agricoli e alla pulizia dei canali irrigui. C’è poi un altro settore, per quanto riguarda l’attività in conto terzi, ed è il servizio agli impianti di biogas.

«Ce ne sono cinque o sei in zona – ci conferma Giorgio Zorzoli – e il nostro compito è rifornirli di biomasse, sia di nostra produzione sia acquistate in piedi, quindi raccolte e poi rivendute ai digestori. Facciamo inoltre la distribuzione del digestato. Per valorizzarlo meglio abbiamo un Hydro Trike della Vervaet, equipaggiato con dispositivo Nir, per fare distribuzione basandoci sulle unità di azoto e non sui metri cubi di liquame. Per non perdere nutrienti, interriamo il digestato con diversi attrezzi. Per il mais usiamo uno strip tiller, che ci consente di passare rapidamente alla semina, soprattutto in secondo raccolto, dopo orzo o grano foraggero. In risaia adoperiamo invece un erpice a molle, che rompe il terreno superficialmente e interra il refluo. Abbiamo infine una testata con dischetti per la fertilizzazione dei cereali vernini a fine inverno».

Distribuzione per chili di azoto, interramento rapido… tutto il necessario, insomma, per valorizzare il fertilizzante organico. «Purtroppo siamo ostacolati, in questo, da una burocrazia ingiustificata. Faccio soltanto un esempio: tutte le acque piovane che cadono nei piazzali dei digestori devono essere raccolte e scaricate nella vasca del digestato. Che in questo modo si diluisce e dunque perde potere fertilizzante. Senza contare che, con piogge abbondanti, le vasche si riempiono rapidamente; e siccome piove, non c’è modo di vuotarle».

Un’azienda multimarchio

La componente solida del digestato, prosegue Zorzoli, è invece distribuita con i tradizionali spandiletame, che vanno ad ampliare il già vasto parco dei carri. «In tutto, sono una cinquantina, fondamentalmente a servizio delle trinciacaricatrici, ma anche per trasporto di granaglie e altri materiali».

Coltivare mille ettari di terreno e fare anche lavori in conto terzi richiede un parco macchine di tutto rispetto. Quello di Zorzoli è, per alcuni aspetti, imponente. Autocarri, trattrici stradali, una dozzina di escavatori e poi oltre quaranta trattori, cinque trince e sei mietitrebbie. Tutte le macchine da raccolta, marchiate Claas.

«Abbiamo avuto trebbie di diversi marchi: John Deere, New Holland e poi Claas. Ormai lavoriamo stabilmente con questo gruppo, usando Lexion 760 e 770 per la trebbiatura e Jaguar per la raccolta degli insilati. Trinciamo di tutto: cereali vernini, miscugli e ovviamente mais. Nel 2022, quando la siccità fece abortire le fioriture del riso, trinciammo anche quello, per recuperare almeno la pianta».

Mais, soia e risone sono essiccati in quattro essiccatoi aziendali e poi stoccati in sili e magazzini in attesa della vendita, che avviene nel corso di tutta la stagione. I trinciati, come si è detto, finiscono invece nei digestori del territorio.

Torniamo però alla meccanica. Quello con Claas è l’unico rapporto per così dire privilegiato dell’azienda. Le attrezzature, infatti, sono di svariati marchi – da Kuhn a Lemken, passando per Maschio, Bogballe e molti altri – e lo stesso vale per i trattori. «Non abbiamo un costruttore di riferimento – conferma Zorzoli – anche se ultimamente stiamo lavorando molto con Agco. Gli ultimi acquisti, per esempio, sono Fendt: 942 e 728 Vario, ma abbiamo anche parecchi Valtra e un buon numero di Massey Ferguson. Fendt è una garanzia, per molti aspetti, ma apprezzo parecchio anche i Valtra, soprattutto nel rapporto qualità-prezzo».

Nella lunghissima lista dei trattori figurano anche John Deere e New Holland. «Di Cnh mi piacciono soprattutto le macchine piccole e con poca elettronica. Sono l’ideale per lavorare in risaia e non hanno mai noie, vanno sempre. Più si sale coi cavalli e con l’elettronica, più ci sono problemi. Che, guardacaso, non sono quasi mai meccanici, ma sempre elettronici. O, al limite, di urea. Le macchine moderne sono comode, ma a mio parere si è andati troppo veloci con la digitalizzazione. Mezzi che lavorano nel fango o in mezzo alla polvere soffrono quando hanno dotazioni elettroniche sofisticate; chi fa riso lo sa bene e forse qualche scelta dovrà essere ripensata, se i costruttori vogliono continuare a vendere in zona di risaie».


Un’associazione a sostegno del contoterzismo pavese

Giorgio Zorzoli è presidente degli Agromeccanici e Agricoltori della Provincia di Pavia. Dopo alcuni anni travagliati, l’associazione locale, aderente a Cai Agromec, lavora oggi a tutela del contoterzismo locale.

«I problemi sono tanti. Soprattutto burocratici, come sappiamo. Ma anche la redditività delle imprese è importante. Spendiamo molto tempo, in riunioni e incontri, per spiegare agli associati che gli investimenti in questo settore sono necessari, ma devono essere ben ponderati. Troppo spesso si cede alla tentazione di comprare il trattore grosso per orgoglio aziendale, più che per reali necessità. È importante – ribadisce Zorzoli – calibrare bene le spese in funzione del reddito che possono determinare. Ed è anche importante, prima di acquistare una nuova macchina, assicurarsi di avere chi la usi. Quello della manodopera sta diventando un problema molto grave, per la nostra categoria. I dipendenti invecchiano e ci sono pochi giovani pronti a sostituirli. Quelli che arrivano, non conoscono la campagna e spesso non sono animati da vera passione. E purtroppo questo lavoro, senza passione, diventa faticoso. Fisicamente e mentalmente».

Tra contoterzismo e agricoltura - Ultima modifica: 2025-05-23T11:34:48+02:00 da Roberta Ponci

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