Agricoltori e contoterzisti. Più uno o più l’altro? Difficile dirlo, guardando alla realtà imprenditoriale dei fratelli Bianchini, una famiglia assai nota nella bassa valle del Potenza e in genere nella provincia di Macerata. Qui, per la precisione a Montelupone, i Bianchini hanno la loro sede e qui coltivano i terreni. Molti terreni: 200 ettari di proprietà, 800 in affitto e poi altri 1.200 e rotti in conto terzi, per un totale che supera abbondantemente i duemila ettari lavorati ogni anno.
Con un migliaio di ettari di terreni in conduzione diretta, i Bianchini si potrebbero forse definire grandi agricoltori più che agromeccanici, ma è principalmente il loro sistema di lavoro ad avvicinarli al contoterzismo. Per esempio, la scelta di offrire, accanto ad arature, semine e trebbiature, anche l’essiccamento dei cereali e perfino la vendita di mezzi tecnici, dalle sementi ai concimi.
«Siamo a servizio dell’agricoltura e cerchiamo di chiudere il ciclo per i nostri clienti, ai quali forniamo concime, seme, lavorazioni e stoccaggio dei cereali», ci spiega Massimo Bianchini, che con Mauro e Claudio rappresenta la seconda generazione di quest’azienda fondata negli anni Sessanta dai genitori degli attuali titolari.
Nella valle del Potenza
Montelupone è un piccolo borgo che conserva tratti tipicamente medievali. Sorge su un colle che sovrasta la valle del Potenza ed è qui, tra collina e pianura, che i Bianchini coltivano le proprie terre e quelle dei clienti. «La vallata del Potenza è, a mio avviso, una delle più fertili dell’intera regione Marche. Il terreno – continua Massimo – è fertile e in pianura, grazie alla vicinanza del fiume, la falda è a cinque metri di profondità, per cui è molto facile irrigare. La collina, pur non essendo irrigua, è fresca e produttiva, ci si può mettere di tutto».
In effetti, le coltivazioni praticate in questa zona sono parecchie. Grano tenero e duro, per cominciare, ma anche girasole, favino, sorgo, foraggi e bietole. «Queste ultime – interviene Mauro – sono abbastanza diffuse. Noi ne raccogliamo quasi 550 ettari, tra le nostre e quelle dei clienti. Da quattro anni le portiamo a Minerbio, in provincia di Bologna. È un viaggio lungo, ma la bietola è necessaria per fare una buona rotazione, per cui continuiamo a coltivarla».
I Bianchini, del resto, oltre a trattori e macchine da raccolta hanno anche quattro trattrici stradali, per cui sono attivi nel settore dei trasporti. Compresi, ovviamente, i trasporti di prodotti agricoli. La lista dei prodotti coltivati in zona non è però finita. «Facciamo, sui nostri terreni, anche mais: una cinquantina di ettari, per avere granella da vendere nel nostro negozio. In inverno, poi, si coltivano radicchi e spinaci da industria».
Al servizio dell’agricoltura
Il negozio cui fa riferimento Mauro è un centro per garden e hobbistica, con piante e mangimi per animali, che i Bianchini hanno aperto da pochi anni e che si affianca allo spaccio di mezzi tecnici, attivo dal decennio scorso.
«Lo spaccio è stato creato per dare un servizio aggiuntivo agli agricoltori, ma soprattutto per gestire meglio l’approvvigionamento di concimi, prodotti fitosanitari e sementi. Coltivando tanta terra – spiega Massimo – il tempo è la cosa più preziosa e non possiamo permetterci di sprecarne perché non abbiamo in casa i prodotti necessari.
Con il negozio questo problema non c’è più: quando manca qualcosa, si va nel magazzino e si fa scorta. È grazie a questa organizzazione che riusciamo a essere tempestivi, sia sui nostri terreni sia su quelli dei clienti. Quest’anno, per esempio, abbiamo fatto un trattamento antifungino sul grano nel giro di un fine settimana. Dal sabato mattina alla domenica sera abbiamo irrorato 200 ettari di grano. Si è trattato di un intervento anticipato rispetto alla tradizione, fatto a inizio spigatura, perché minacciava tempo brutto nei giorni successivi. Infatti, dal lunedì ha iniziato a piovere e chi non aveva trattato, non ha più potuto farlo, così ha avuto problemi di ruggine e funghi vari. Se non avessimo avuto i prodotti a disposizione, nemmeno noi avremmo fatto il trattamento, perché difficilmente si trova un emporio aperto al sabato pomeriggio o alla domenica».
Siccità, questa sconosciuta
L’accenno alle abbondanti precipitazioni ci porta a parlare della stagione ormai in fase conclusiva. «È stato un anno particolare. Certamente qui non vi sono stati i problemi di siccità di cui si è parlato tanto in primavera. Ha iniziato a piovere in gennaio, ha continuato per tutto febbraio e poi anche a maggio e giugno, tanto che durante le prime fasi del raccolto avevamo problemi a entrare in campo con le mietitrebbie».
Nel corso dell’estate le cose non sono cambiate: a inizio agosto, ci dice Massimo, in due giorni il cielo ha scaricato 100 mm di pioggia, proprio mentre era in corso la campagna delle bietole. Una stagione così ricca d’acqua è ovviamente oro per le colture primaverili, assai meno per quelle autunnali. «Abbiamo avuto rese scarse per il grano, con un peso specifico che, dagli iniziali 85 punti, è sceso fino a 75 nel corso della campagna di raccolta. Viceversa, girasole, sorgo, bietole e anche la medica sono bellissimi». Una fortuna per i Bianchini, che quest’anno avevano in campo 200 ettari di medica, in buona parte da seme: un’altra delle tante colture praticate da questa famiglia “agricolmeccanica”.
Da Laverda a Claas
Dal momento che siamo a casa di contoterzisti, parliamo ovviamente anche di macchine, partendo proprio dalla raccolta. «Mio padre e mio zio – spiega ancora Massimo – iniziarono con Laverda, nel 1979. In azienda sono passate la M132, le L 3350 e 3550, poi la 3700, la 521 integrale (autolivellante, ndr) e l’evolutissima, per l’epoca, 3900». Successivamente iniziò un ciclo, che dura tutt’ora, con Claas. «La prima fu una 626, seguita da una Lexion 460 ancora presente in azienda, anche se la usiamo soltanto per raccogliere 50 ettari di mais all’anno. Vennero poi la 430 Montana, che ai tempi era una preserie, tanto che per vederne una al lavoro dovemmo andare in Francia, una Lexion 570 e poi le 760, che sono ancora pienamente operative».
Oggi, dunque, il parco macchine da raccolta è composto, oltre che dalle cavabietole, dalla vecchia 460, da due Lexion 760 ma anche dall’ultimo acquisto: una Trion 540 Montana che a Montelupone è arrivata prima ancora di andare in produzione. «Dovevamo cambiare la vecchia Dominator 198 VX, che aveva ormai ottomila ore, e stavamo cercando un’autolivellante. Claas ci ha proposto questa Trion, una preserie, e siccome a noi sono sempre piaciute le novità, abbiamo accettato. All’inizio sembrava che non arrivasse in tempo per la campagna del grano. Poi, fortunatamente, ce l’ha fatta...». Con piena soddisfazione, aggiungiamo, dei proprietari, che alla fine della prima stagione di lavoro se ne dichiarano entusiasti (vedi box qui sotto).
Non possiamo però abbandonare il capitolo dedicato alla meccanica senza dare uno sguardo al parco trattori, che è colorato in prevalenza con il verde di Fendt, in particolare per le alte ed altissime potenze. «Abbiamo un 1050, un 943 e poi un 936», dice Mauro. In azienda sono però presenti anche tre Claas e alcuni New Holland; questi ultimi soprattutto per le potenze inferiori. Infine, due Challenger, indispensabili per l’aratura in terreni tenaci come quelli marchigiani. Tanti trattori, dunque, ma necessari in un’azienda che conta, tra famigliari e dipendenti, 14 addetti, cui si aggiungono i quattro autisti dei mezzi stradali. Una nutrita squadra che coltiva più di duemila ettari di terra marchigiana.
Trion Montana una nuova classe di livellanti
L’ultimo acquisto della famiglia Bianchini è l’autolivellante Trion 540 Montana, che andrà in catena di montaggio dall’autunno. Quella dei Bianchini appartiene a una preserie di otto macchine, distribuite lungo tutto lo Stivale per un test finale di produttività e affidabilità.
La Trion Montana, come abbiamo spiegato sul numero scorso del Contoterzista, cambia radicalmente rispetto alle precedenti autolivellanti di Claas. Più grande, più produttiva, con un nuovo sistema di livellamento posteriore e soprattutto una nuova trazione posteriore, basata su un solo motore idraulico con differenziale per la ripartizione della coppia. «Questo – sostiene Bianchini – a nostro parere fa la differenza con tutte le altre livellanti. Da sempre il problema del lavoro in pendenza con macchine idrostatiche è dato dalla doppia pendenza: quando la collina pende su due livelli, la ruota che sta a monte riceve poco olio e perde trazione e, in manovra, anche aderenza. La Trion, avendo un solo motore con differenziale, distribuisce sempre la coppia sulle due ruote. Così ha aderenza e un traino eccezionale, mai visto su una macchina da collina». Promossa anche la sterzata, che peraltro è preziosa per lavorare con una barra da 7,7 metri come quella scelta dai Bianchini. «In collina non si può correre, per cui è meglio andare piano e avere una barra un po’ più grande per fare comunque produzione. La 7,7 metri per noi è perfetta. Con la Cerio facciamo tutti i prodotti, a eccezione del girasole, per il quale abbiamo una barra apposita, della stessa larghezza».