Burchiellaro, diversificazione e specializzazione

Massimo Burchiellaro
La Burchiellaro srl è una delle aziende agromeccaniche più grandi della provincia di Mantova e ha individuato in questi due concetti la formula vincente

Per essere un’azienda agromeccanica di successo, non è sempre obbligatorio adottare tecnologie “avanzate” come il rateo variabile o “alternative” come l’agricoltura conservativa. Può essere sufficiente eseguire lavorazioni tradizionali, diversificare le attività e scegliere un comparto in cui specializzarsi, offrendo sempre all’agricoltore un servizio di consulenza a 360 gradi con professionalità.

L’azienda Burchiellaro srl di Castiglion Mantovano (Mn) ha scelto da sempre questa strategia, fin dalla sua fondazione nei primi anni 80, quando Gino Burchiellaro, suo fratello Alfredo e suo cugino Gianni decisero di aprire un’attività di contoterzi in agricoltura dopo aver gestito per anni un’azienda agricola con tanto di stalla. Successivamente, dal 2006/07 rimase operativo solo Gino con i figli Massimo e Manuele Burchiellaro. Sono loro che gestiscono oggi l’azienda e che le hanno fatto fare il vero salto di qualità. «Diciamo che la crescita è stata graduale – spiega Massimo – anche se l’impulso più forte si è verificato negli anni 90. Allora compravi le macchine e te le pagavi nel giro di due o tre anni. Con la fuoriuscita di mio zio Alfredo nel 2000, lo sviluppo ha rallentato un po’, ma la nostra politica è sempre stata quella di avere macchine all’avanguardia e aggiornate, per cui a piccoli passi siamo arrivati fino a oggi».

Veduta dall’alto dell’azienda Burchiellaro

Circa 3mila ettari di trebbiatura

La Burchiellaro è una delle realtà conto terzi più grandi del Mantovano, che lavora qualcosa come 3mila ettari in trebbiatura sulle colture tipiche della zona, quindi riso, mais, soia, grano duro e tenero, «per le quali seguiamo tutte le fasi colturali – continua Massimo – dalla preparazione del terreno con le livelle alla semina, fino a concimazione, diserbo e trinciatura. Per quest’ultima non vogliamo strafare, perché la trincia è una macchina importante da mantenere, per cui ci limitiamo a servire stalle e impianti di biogas: per fortuna in questa zona abbiamo la zootecnia, perché dove c’è zootecnia c’è ancora un discreto movimento di soldi. Diciamo quindi che arriviamo a 1.500-2.000 ettari di trinciatura a seconda delle annate».

Abbiamo parlato di diversificazione e di specializzazione, cerchiamo di capire cosa significa per i Burchiellaro. Innanzitutto, per alcuni clienti non si limitano a trebbiare/trinciare il prodotto, ma lo essiccano anche. «Abbiamo tre impianti fissi di essiccazione per coltura (mais, soia, riso) – conferma Massimo – più uno “jolly”, che sfruttiamo nelle emergenze. C’è il cliente che ritira il suo prodotto per il suo allevamento, così come c’è quello che me lo vende e successivamente io lo rivendo in base ai prezzi di mercato».

E poi la specializzazione, ovvero il riso. «Mio padre ha sempre lavorato sul riso – ricorda Massimo – dalla preparazione del terreno con livellatura alla semina fino al controllo delle acque e ai trattamenti, e oggi curiamo anche la fase di essiccazione. Insomma, è la nostra coltura per eccellenza, tanto che gestiamo anche 150 ettari di risaie in proprio. Tutti i nostri mezzi sono cingolati o con ruote in ferro proprio per entrare nelle risaie e il nostro prodotto lo vendiamo alle riserie. Questi sono anni buoni per i risi e i risoni, perché se dovessimo solo seminare mais e soia con i prezzi attuali di affitto…».

Parco macchine imponente

Come azienda agricola i Burchiellaro gestiscono circa 400 ettari di terra e come conto terzi hanno una decina di dipendenti fissi, che all’occorrenza lavorano anche per l’azienda agricola. «È importante dare loro continuità lavorativa, altrimenti rischi che se ne vogliano andare e con la carenza di manodopera che abbiamo oggi, sarebbe un problema».

Il parco macchine è imponente: attrezzature a parte, si contano quattro mietitrebbie, tre trince e decine e decine di trattori. «Fino a 5 o sei anni fa viaggiavamo con sei trebbie – continua Massimo – ma il problema è che trovare dipendenti ormai è diventata una cosa rara nel nostro settore, come del resto in altri, e devi dotarti di macchine sempre più performanti per ridurre il numero di dipendenti che ti servono. Purtroppo, rimarremo sempre di meno, e non siamo nemmeno furbi, perché ci sono ancora agromeccanici che vanno a proporsi a tariffe sotto costo. Fortunatamente a noi il lavoro non manca, anzi a volte mi capita di dover rinunciare ad alcune richieste».

Una cosa sicuramente balza agli occhi passando in esame il parco macchine dei Burchiellaro: è decisamente giallo-blu. «La prima trebbia MZ della Claeys ad arrivare in Italia la prese mio padre – ricorda Massimo – per cui diciamo che il marchio Fiat è sempre stato di casa. Parliamo di un marchio affidabile che soprattutto sul riso è garanzia di qualità, oltre che di quantità: stiamo parlando infatti di mietitrebbie assiali, cioè macchine “da produzione” che, quando le metti in campagna, ti consentono di trebbiare 30 ettari di mais in una giornata. E poi crediamo molto nella filosofia monomarca, perché porta con sè molti benefici: la manutenzione è la stessa per tutte le macchine, le testate sono intercambiabili senza problemi ecc. per non parlare di un certo potere contrattuale che hai quando le devi cambiare».

I segreti del successo

Ma allora cos’è che fa la differenza tra un terzista e un altro? «Il servizio – risponde senza esitazione Massimo –. Tempistica, programmazione, qualità del lavoro svolto, disponibilità a risolvere i problemi dell’agricoltore, queste sono le qualità che deve avere un’impresa agromeccanica. Noi ormai abbiamo raggiunto una posizione per cui non dobbiamo andare a cercare per forza altro lavoro nelle aziende agricole, quello che più conta è il passaparola tra i clienti che dicono che Burchiellaro lavora bene. E io non devo impazzire a trovare clienti».

Stoccaggio ed essiccazione sono tra le attività di punta dei Burchiellaro

Incuriosisce il fatto che un’azienda come questa non abbia perseguito la strada del rateo variabile. «È un servizio che alla fine qua in zona non viene richiesto – risponde sinceramente Massimo –. In ogni caso le nostre macchine sono tutte predisposte per la guida satellitare, il controllo delle sezioni e la mappatura di resa».

Dunque, la strategia futura sarà quella di consolidare il lavoro fatto finora. «Abbiamo già diversificato abbastanza, per il mais in particolare – conclude Massimo – in modo da valorizzarlo di più. CI siamo dotati di un sistema di analisi del flusso di prodotto che ci arriva in azienda molto più preciso e rappresentativo dei classici campionamenti, cosa che ci permette di identificare il mais con caratteristiche qualitative superiori e di venderlo al prezzo migliore. In più, facciamo anche l’analisi delle aflatossine, insomma il nostro prodotto è super certificato. Forse potremmo valorizzare anche il mais o la soia in altre forme, penso alla schiacciatura o cose simili, ma non sono investimenti da poco e il momento non è quello ideale. Vedremo in futuro».

Burchiellaro, diversificazione e specializzazione - Ultima modifica: 2025-02-21T08:30:05+01:00 da Francesco Bartolozzi

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