Non è la prima volta che ci occupiamo, su queste pagine, di aziende che hanno a che fare con il terremoto: in almeno altre due occasioni visitammo contoterzisti che erano stati colpiti dal sisma dell’Emilia Romagna, per esempio. Questa volta, invece, siamo a pochi chilometri da Macerata, per la precisione a San Severino Marche. Una terra, come sappiamo bene, che ancora oggi convive con scosse di assestamento che si susseguono giorno e notte e fanno pensare al peggio. «Noi non abbiamo avuto grandi danni: qualche crepa in una casa e basta, ma con queste scosse ininterrotte non si riesce a recuperare un minimo di tranquillità», ci dice al telefono Andrea Mizioli, che con tre fratelli e il nipote manda avanti l’azienda fondata nel 1968 dal padre Mario, il quale, dopo averla amministrata e fatta crescere per anni, la lasciò poi ai figli.
Attivi nel movimento terra
Quella dei Mizioli è un’azienda moderna, che nel tempo è ulteriormente cresciuta e ha cercato fonti di reddito alternative ai soli lavori agricoli. Trovandole, come tanti colleghi, nell’edilizia e nel movimento terra: attività iniziata una quindicina di anni fa e sviluppatasi progressivamente fino alla crisi di inizio decennio. «Avevamo fatto qualche acquisto, ampliato un po’ il giro. Ora tuttavia il settore è in piena crisi, praticamente fermo. Facciamo un po’ di scavi di fondamenta e qualche sede stradale per i clienti, oppure i ripristini post-pioggia, al più. Inoltre, abbiamo una piccola sezione dedicata ai trasporti, con tre motrici e un mezzo d’opera. Ce ne serviamo, ormai, soprattutto per il trasporto dei cereali».
Questo, chiaramente, prima del terremoto, perché probabilmente la ricostruzione darà nuovo lavoro anche in questo settore. Ma non è ancora il momento di pensare al dopo, purtroppo. Per ora, ci sono ancora strade da aprire e macerie da sgombrare. «Anche noi abbiamo dato una mano, nel nostro piccolo, come potevamo», ci dice ancora Andrea, che per accordo famigliare ha assunto la carica di amministratore della Fratelli Mizioli. «Il mio incarico ha soprattutto fini burocratici, perché è ovvio che le decisioni si prendono tutti assieme, in famiglia».
Più soci che dipendenti
Quello dei Mizioli è in effetti un clan abbastanza numeroso: quattro fratelli, come abbiamo visto, e il figlio di uno di essi. «Oltre al sottoscritto, lavorano nella ditta Daniele, Roberto e Stefano. L’ultimo arrivato in società è mio nipote Massimiliano, che ha 33 anni».
Come qualche volta accade, l’azienda finisce così con l’avere più titolari che dipendenti, visto che gli stipendiati sono quattro: uno a tempo indeterminato e altri tre part time. Tutti assieme si occupano di lavori agricoli ad ampio spettro: aratura, semine, trattamenti – eseguiti grazie a due semoventi della Barigelli – e, ovviamente, raccolta, con tre New Holland: una 7050 e una AL 59 autolivellanti e poi una 7060 Laterale. Tutte macchine, come si vede, adatte alla collina. Non stupisce, dal momento che nel Maceratese di pianura ce n’è davvero poca. «Raccogliamo, oltre al grano, i prodotti tipici della zona, come girasole, medica e trifoglio, sorgo e, infine, mais. Che, però, da queste parti non è molto diffuso».
L’ambito di lavoro resta locale, come si conviene a una ditta di contoterzismo a carattere famigliare. «Cerchiamo di ridurre i trasferimenti al minimo, per non perdere tempo inutilmente. Comunque con i trattamenti arriviamo a Civitanova Marche e, verso nord, fino a Foligno».
Sebbene circoscritta territorialmente e nel numero di dipendenti, la Fratelli Mizioli non è un’azienda così piccola come si potrebbe credere, visto che – per esempio – nell’ultima stagione ha fatto circa mille ettari di trebbiatura, senza contare ovviamente i lavori precedenti. In aggiunta, fa notare Mizioli, vi sono i terreni in conduzione diretta: circa 250 ettari, di cui una ventina di proprietà.
Settore in sofferenza
L’edilizia, come abbiamo visto, ha sofferto pesantemente la crisi di inizio decennio. E nemmeno l’agricoltura se la passa molto bene, come noto. «In effetti no, soprattutto per colpa dei prezzi bassi. Tolti quelli, tira avanti; un po’ come tutti i settori. Diciamo che il settore primario ha il vantaggio, rispetto ai lavori edili, di essere molto più stabile: non dà grandi guadagni ma non si ferma neanche in modo così drastico».
I prezzi ancora una volta sono la prima preoccupazione per chi opera in agricoltura. «Purtroppo è così: i guadagni bassi creano grosse difficoltà alle aziende e, a cascata, si ripercuotono su tutta la filiera, dai costruttori di macchine agricole ai concessionari, senza escludere noi contoterzisti ovviamente».
Per capire di cosa stiamo parlando, chiediamo a Mizioli di fare il punto sulle quotazioni (al momento in cui stiamo facendo l’intervista, siamo a fine settembre, ndr). «Grano e mais sono a livelli molto bassi, da mesi. Si salva soltanto il girasole, che al momento è quotato sui 30 euro al quintale e ha avuto una resa di 30 quintali per ettaro, in media».
La realtà del Maceratese
Guardando alle aziende agricole, il Maceratese è caratterizzato da realtà di media dimensione: con poche micro-aziende ma, sul versante opposto, anche poche grandi imprese. «Diciamo che si va da 50 a 200 ettari, indicativamente. Uno standard medio, che richiede l’opera del contoterzista in modo abbastanza saltuario, salvo alcune eccezioni».
A proposito di contoterzisti, qual è la situazione di Macerata e dintorni? «Le imprese sono parecchie, ma per fortuna sono passati i tempi della concorrenza spinta. Pian piano, stiamo tutti capendo che con la collaborazione e il rispetto reciproco si lavora meglio. Certo, ora che la domanda è un po’ calata, la concorrenza sta riprendendo, ma è un fatto normale. Da parte nostra, cerchiamo di avere rispetto per tutti e di non fare torto a nessuno; ci sembra la via migliore per fare il nostro lavoro ed essere in pace con il prossimo».
Le macchine
Per la meccanica, i Mizioli si affidano soprattutto a New Holland: «Abbiamo quindici trattori e tre mietitrebbie; è un marchio con cui ci troviamo bene. Anche il nostro ultimo acquisto, un T7070, è blu». Unica eccezione di rilievo, continua Andrea, è il Challenger, «Indispensabile, da queste parti, se vuoi fare aratura o lavorazioni di un certo tipo. Abbiamo anche provato il nuovo T7 a quattro cingoli, trovando che ha una buona aderenza. Ci sono ancora degli aspetti da perfezionare, a nostro avviso, ma fra qualche tempo potrebbe essere un’alternativa interessante».
Nella scorsa stagione i Mizioli hanno infine avuto in prova, per due volte, la nuova mietitrebbia semi-livellante Everest. «Ci hanno dato la versione CR. È una buona macchina, con un interessante sistema di livellamento sia posteriore sia anteriore. Fa indubbiamente molto lavoro, per cui ci vogliono i terreni giusti per alimentarla. E anche un buon conto in banca per acquistarla, del resto». O.R.