Le aziende di contoterzismo qualche volta nascono, più spesso muoiono. Generalmente, però, passano di mano: all’interno della famiglia, da padre a figlio o figlia. Talvolta, da datore di lavoro a dipendente, che si trasforma in imprenditore. Questo mese vi raccontiamo una storia diversa e, a quanto ci risulta, praticamente unica: quella di un’impresa agromeccanica acquisita da una società esterna al mondo agricolo. Abbiamo avuto casi (pochi) di imprenditori del settore industriale o logistico che si sono messi a fare i contoterzisti, ma non ci risulta un’operazione come quella che Faro, consorzio a responsabilità limitata di Argenta (Fe), ha fatto nei confronti di una storica realtà del contoterzismo locale come la Fratelli Gualandi. Una ditta creata da Roberto e Bruno Gualandi e portata avanti per oltre un anno da quest’ultimo dopo l’improvvisa e tragica scomparsa del fratello (marzo 2023). Fino al dicembre scorso, quando Bruno ha passato la mano, cedendo il 100% della società, per l’appunto, a Faro. Un colosso nella manutenzione stradale, che gestisce i servizi invernali di sgombero neve e distribuzione di sale per concessionarie autostradali e aeroportuali, e vanta clienti come Autostrade per l’Italia e Gruppo Gavio. È allora lecito domandarsi, al di là della vaga affinità tra pulizia strade e contoterzismo, per quale motivo un gruppo che muove 1.400 mezzi e duemila operatori specializzati abbia deciso di far sua una realtà che conta sì e no venti dipendenti.
Sinergie e diversificazione
È quanto chiediamo a Paolo Piazzi, figlio del fondatore del consorzio Faro, nonché direttore generale di quest’ultimo. «Le ragioni sono diverse. La prima è che ci consente di ampliare il periodo lavorativo del consorzio Faro che, pur operando tutto l’anno, ha il suo picco massimo di lavoro in inverno. Far entrare nel gruppo un’attività tipicamente primaverile ed estiva come il contoterzismo agricolo ha un suo senso. Secondariamente, abbiamo pensato di sfruttare le sinergie che si possono creare tra la Gualandi e alcune aziende associate al consorzio. Penso per esempio a Sera Srl, che realizza macchine e componenti di carpenteria e che quindi fornirà ricambi e parti alla nuova arrivata. Infine, c’è, da parte nostra, la volontà di diversificare l’attività di Faro, attualmente molto concentrata su un solo settore. Abbiamo pensato che avere una presenza in un ambito come quello agricolo potesse essere stimolante, sebbene il modo di lavorare sia completamente diverso dal nostro».
L’allusione di Piazzi è alle ben note differenze che vi sono tra l’attività in agricoltura e quella di un settore industriale come può essere lo sgombero neve su larga scala. «In effetti, relazionandoci con realtà importanti come Autostrade per l’Italia abbiamo sviluppato un approccio e dei processi ben precisi, anche sotto il profilo della gestione dei costi. Un modo di lavorare molto differente da quello del contoterzismo agricolo, in cui si sostengono subito i costi - ingenti - nella speranza di ottenere in seguito dei ricavi. È uno stato di cose su cui occorrerà fare un ragionamento, anche da parte nostra».
Ripensare l’organizzazione del lavoro
«Nel contoterzismo agricolo si affrontano spese importanti per macchine, carburanti, manutenzioni, per poter offrire un servizio che sia rapido e qualificato. Tutto ciò comporta costi così ingenti da farmi dire che un singolo contoterzista non può fare tutto, arrivare dappertutto. In questo quadro, credo che un’unione strutturata con altre realtà simili possa essere una soluzione. Chiaramente occorre creare accordi duraturi, con partner affidabili e che abbiano una certa ampiezza di vedute, ma credo che sia il giusto percorso per razionalizzare il lavoro».
Una visione che non sorprende, se si considera che la famiglia Piazzi è capofila di un consorzio che vede varie imprese e cooperative collaborare per trattare da pari a pari con i colossi del mondo stradale e aeroportuale. Né stupisce che questa ricerca di partnership strutturate sia già iniziata, coinvolgendo due aziende del territorio ferrarese come Mainardi e Protti. «Collaboravamo già con queste imprese ai tempi di Roberto, ma ora stiamo cercando di arrivare a un rapporto più strutturato, in cui ci si aiuta in caso di necessità o per lavorazioni con tempi stringenti, come la trinciatura», spiega Andrea Dalle Vacche, storico dipendente della Fratelli Gualandi e che ora ricopre il ruolo di referente della proprietà.

Creare partnership, spiega Piazzi, è possibile in quanto il lavoro non manca, mentre gli investimenti necessari per effettuarlo al meglio sono onerosi. «Vedo che di lavoro ce n’è e ce ne sarà in futuro, visto anche l’invecchiamento degli agricoltori. Penso che adottando una gestione un po’ più evoluta vi siano ampi margini di miglioramento e crescita. In questo settore, come in molti altri, sopravviveranno soltanto i migliori, ossia le aziende che riescono a efficientare i costi, essendo al tempo stesso affidabili e competitive. Capisco inoltre che sia importante la tempestività della risposta ai bisogni della clientela, anche se, non essendo del mestiere, non mi capacito di alcuni aspetti. Per esempio, il costo esorbitante di macchine che si utilizzano 20 giorni all’anno, come le mietitrebbie. Ma mi rendo anche conto che sono un male necessario, perché per tenersi i clienti occorre offrire loro il ciclo completo di lavorazioni».
Al riguardo, la Gualandi ha recentemente ampliato la sua attività alla fienagione, un settore in passato trattato soltanto marginalmente. «Dal momento che alcuni nostri clienti hanno fatto investimenti importanti sulla medica, abbiamo deciso di seguirli, attrezzandoci con falciacondizionatrici, voltafieno e due presse quadre: una BB 9080 New Holland e una Quadrant 5300 RC Claas; quest’ultima presa a noleggio nelle settimane di lavoro più intenso», spiega Dalle Vacche. «Investire - conferma Paolo Piazzi - non ci spaventa, anche per andare incontro a una richiesta espressa di un cliente. Naturalmente ci deve essere la garanzia di continuità nel tempo, perché non possiamo acquistare macchinari impegnativi per usarli una sola stagione».
Aperti a nuove acquisizioni
Già oggi il ventaglio dei lavori offerto è comunque assai vario. «Facciamo tutto: partendo dall’aratura, che in zona è ancora richiesta, per arrivare a trinciatura e trebbiatura, per la quale abbiamo nove mietitrebbie. Siamo particolarmente forti sulle semine - prosegue Andrea Dalle Vacche - grazie a macchine come le Pronto di Väderstad e le combinate Lemken. Poi ci sono, ovviamente, i trattamenti, effettuati con semoventi, e il ciclo della fienagione, che è l’ultimo lascito di Roberto Gualandi. L’obiettivo, ora che la proprietà è cambiata, è mantenere tutto questo e, se possibile, migliorarci ancora».
Obiettivo confermato pienamente da Paolo Piazzi: «Per prima cosa, cerchiamo di mantenere la nostra posizione: diciamo che si punta a portare a casa il risultato facendo meno errori possibile. Tuttavia, è nella nostra indole di imprenditori la ricerca del miglioramento continuo, per cui non escludiamo né nuovi investimenti né l’ampliamento dell’azienda. Anche con nuove acquisizioni, se dovesse presentarsi l’occasione. Ma, più probabilmente, con l’avvio di attività corollarie come quella agricola. Apriremo presto una partita Iva per azienda agricola: mi piacerebbe molto, con il tempo, acquisire terreni e creare un’attività nostra, per valorizzare ulteriormente le macchine che già possediamo. Nella nostra storia imprenditoriale abbiamo sempre guardato avanti, senza paura di affrontare nuove sfide. È quanto vogliamo fare anche con la Gualandi».
Parco macchine da sogno
Quella dei fratellli Gualandi è sempre stata un’azienda agromeccanica attenta al puntuale rinnovo delle macchine e anche alla ricerca di soluzioni innovative. Tra le prime a dotarsi di mappatura satellitare dei raccolti, lavora oggi con il Plm di New Holland e Telematics di Claas, mentre per le attrezzature si serve di Trimble. Fu anche tra le prime, nel territorio, a proporre le lavorazioni alternative, che oggi si riassumono in seminatrici da sodo e combinate (sette in tutto, per la semina a file), sebbene si pratichi anche l’aratura, con un sei corpi Lemken abbinato a un colosso come lo Xerion 12.650 di Claas. Sempre di Claas otto delle nove mietitrebbie aziendali (convenzionali e ibride), nonché la falciatrinciacaricatrice (Jaguar 950). A chiudere il parco macchine acquistato presso la Agroservizi di Argenta (Fe), un buon numero di trattori, tra cui Axion 960 Terratrac e 870 e poi alcuni modelli della gamma 600. Fendt è ben rappresentata, con due 942 e altrettanti 936 Vario, oltre a macchine più piccole quali 516 e 210 Vario. Tutt’altro che trascurabile anche il parco macchine John Deere: 8370R (in fase di sostituzione con un 8410) e poi 6250R e alcune macchine più piccole. Chiudiamo con diserbi e difesa delle colture, per cui si impiegano semoventi Mazzotti Maf 4180 e 3180 e irroratrici Amazone e Maschio Gaspardo, oltre all’immancabile trampolo per trattamenti contro la piralide.