di Angelo Frascarelli e Michele Pisante
La nuova Pac 2023-2027, in vigore dal 1° gennaio 2023, decreta il superamento del greening e l’introduzione degli eco-schemi, i nuovi regimi ecologici che, su base volontaria, possono generare annualmente un pagamento disaccoppiato a superficie in favore degli agricoltori per l’esecuzione di alcune pratiche “benefiche per il clima e l’ambiente”. Si tratta della più importante novità della Pac 2023-2027, che richiede conoscenza, innovazione e un’attenta valutazione.
Eco-schemi e pagamenti diretti
La Pac 2023-2027 classifica i pagamenti diretti in cinque tipologie: sostegno al reddito di base per la sostenibilità; sostegno ridistributivo complementare; sostegno complementare per i giovani agricoltori; regimi per il clima e l’ambiente (eco-schemi); sostegno accoppiato al reddito.
Il massimale disponibile per i pagamenti diretti in Italia è pari a 3,496 miliardi. Il Piano Strategico Pac (Psp) ha fissato le percentuali del plafond da destinare alle diverse tipologie dei pagamenti diretti (tab. 1).
Gli eco-schemi rappresentano una parte importante della nuova Pac, con una percentuale del 25% dei pagamenti diretti. Per l’Italia, il plafond è di 874,06 milioni di euro annui. Dopo il sostegno di base, gli eco-schemi sono la voce più importante dei pagamenti diretti e non vanno confusi con l’attuale greening, perché sono molto più selettivi.
Infatti, nella Pac 2015-2022, tutti gli agricoltori avevano la certezza di percepire il pagamento di base+greening, pari all’85,08% del massimale dei pagamenti diretti. Nella Pac 2023-2027, gli agricoltori hanno la certezza solo del nuovo sostegno di base, pari al 48% del massimale dei pagamenti diretti.
Per mantenere lo stesso livello di sostegno, gli agricoltori devono necessariamente accedere agli altri pagamenti diretti (ridistributivo, eco-schemi, giovani, accoppiato), ma non sono accessibili a tutti. Di conseguenza, è ragionevole prevedere una forte riduzione dei pagamenti complessivi, intravedendosi sfide e opportunità per le diverse specializzazioni aziendali.
Si può aderire a più di uno
Il Psp ha previsto 5 tipologie di eco-schemi (tab. 2 e tab. 3), strettamente correlati e integrati con la condizionalità rafforzata. Gli eco-schemi sono cumulabili all’interno della stessa azienda, per cui un agricoltore può beneficiare di più eco-schemi nello stesso anno. Ad esempio, un’azienda olivicola può beneficiare dell’Eco 2 “Inerbimento dell’oliveto”, dell’Eco 3 “Oliveti paesaggistici” e dell’Eco 5 “Colture a perdere di interesse mellifero”. Un’azienda zootecnica può beneficiare dell’Eco 1 “riduzione del farmaco” e dell’Eco 4 “Sistemi foraggeri estensivi”.
Molte aziende, invece, avranno difficoltà ad aderire agli eco-schemi, come quelle specializzate a mais, cereali a paglia, ortive, colture industriali. Gli agricoltori si troveranno di fronte alla necessità di conoscere bene ed in tempo utile gli eco-schemi, valutare la fattibilità e la convenienza nel proprio ordinamento produttivo, per applicarli nel modo più efficace ed efficiente. Per contribuire a raggiungere gli obiettivi realizzativi ed una sostenibile adozione di ogni eco-schema, nelle pagine che seguono si riporta un’analisi ragionata dei potenziali impatti e le possibili criticità che potrebbero insorgere con l’attuale impostazione, considerate le prescrizioni e gli indicatori raccomandati. Inoltre, con lo sguardo rivolto alle misure agro-climatico-ambientali (Aca), l’obiettivo è di valorizzare ulteriormente l’impatto per specifici indicatori di risultato monitorabili e verificabili, prevedendo un compenso aggiuntivo agli agricoltori che si impegneranno in questa transizione senza ritorno.
Le proposte di esperti e agricoltori per migliorarli
Dei punti di forza, dei talloni d’Achille e delle possibili modifiche per migliorare gli ecoschemi si è parlato al convegno organizzato da Edagricole e Terra e Vita a Verona, durante Fieragricola.
Roberto Edoardo Villa (Università di Milano) sull’eco-schema 1 del benessere animale: gli incentivi andrebbero utilizzati per migliorare le condizioni di allevamento e ridurre le patologie.
Alberto Palliotti (Università di Perugia) sull’eco-schema 2, dedicato all’inerbimento delle colture arboree: per le aziende convenzionali non copre i costi di gestione, mentre nelle aziende che già utilizzano questo tipo di gestione rappresenta un sostegno aggiuntivo al reddito di base.
Rita Biasi (Università della Tuscia) sull’eco-schema 3, dedicato alla tutela paesaggistica degli oliveti storici: tra le criticità c’è il fatto che non sempre la potatura viene praticata con periodicità annuale.
Amedeo Reyneri (Università di Torino) ha fatto le pulci all’eco-schema 4 dei sistemi foraggeri estensivi: una simulazione indica che può essere conveniente soprattutto al Sud per frumento duro, orzo e girasole, al Centro per tenero, duro e orzo, e al Nord solo per l’orzo.
Giacinto Salvatore Germinara (Università di Foggia) ha illustrato l’eco-schema 5 per colture a perdere di interesse mellifero: è di fondamentale importanza garantire una sua applicazione almeno a livello comprensoriale (area wide) in quanto l’efficacia delle misure appare direttamente proporzionale alla superficie interessata. S.M.